Posts written by • Mirage

view post Posted: 14/12/2012, 17:00 [PG GIOCANTE] Edonil - >> 05
Oddio! Sei un esempio per tutte noi Elisa, brava!

E bella l'oreo *__*
view post Posted: 11/10/2012, 20:04 The Return Incidents - >> 05
La scorsa notte, Castello di PoE, Camera di Dagon {e Ginevra}

Non se n’era andata, non ce l’aveva fatta. Dire che non ci aveva pensato era una bugia, ci aveva riflettuto a lungo, certo per quello che poteva definirsi “riflettere” nello stato in cui il demone l’aveva lasciata. Ma anche in quella terribile confusione che le si era creata attorno, aveva mantenuto salda l’unica cosa che poteva definirsi il suo punto fermo: Dagon. E li, in quella stanza, Dagon era presente in ogni cosa e forse era proprio per questo che non era riuscita ad andarsene. O forse, anche, perché preferiva rimanere coerente con quel poco di coerente che c’era in lei, facendo la rompipalle, come lui amava definirla, fino all’ultimo, rimanendo li fino a che lui non sarebbe tornato e riprovarci, a parlare, a discutere, a scusarsi… Insistere. Ancora una volta, ancora mille. Non era più quella che scappava ad ogni problema, lo aveva promesso a se stessa e soprattutto a lui. Non sarebbe scappata, ma avrebbe trovato la soluzione. Tutto pur di riaverlo con sé, avrebbe fatto di tutto e mai questa parola aveva compreso così tanto.
L’aveva lasciata in piedi in mezzo alla stanza e ancora era li, non avrebbe saputo dire se erano passati secondi, minuti oppure ore, per quel che ne sapeva lei era già passata una vita intera da quando l’aveva lasciata. Lasciata. La parola le rimbombava in testa come un’angosciante cantilena che si ascolta per caso ma che non si riesce più a togliere dalla mente, perché è qualcosa di talmente insidioso che, anche volendo, turba così tanto da non poter fare a meno di pensarci.
Non ci credeva ancora e decise che non doveva crederci, che forse era un brutto sogno che durava da settimane e che ora era culminato in un incubo vero e proprio. Si convinse che, una volta sveglia, non se ne sarebbe neppure più ricordata e la sua vita sarebbe continuata così com’era prima di tutta quella confusione: lei e Dagon.. Soli. Neppure l’idea di un possibile figlio l’avrebbe mai sfiorata così com’era stato fino adesso. Invece, proprio come se l’avesse richiamato ai propri pensieri da un’epoca lontana, nella sua mente, nelle sue orecchie e, maledicendosi, anche nel suo cuore, risuonò di nuovo quel flebile rumore che era diventato parte dei suoi giorni.
Tum tum
Non avrebbe saputo come definirlo. Era più forte del battito d’ali di una farfalla, ma meno rumoroso di quello di un passero. Era meno intenso dello schiocco di un bacio appassionato ma più sentito di un cauto sfiorarsi di labbra.
Tum tum
Era come sentire i passi di qualcuno di conosciuto, qualcuno di conosciuto ma lontano che piano piano si avvicinava. Qualcuno che, una volta arrivato nel cuore della notte, per non svegliare chi era già addormentato si toglieva le scarpe camminando sul tappeto.
Tum tum
Era il battito del cuore di suo figlio. La sua gioia e la sua condanna. Si sfiorò la pancia. C’era una lieve rotondità che, si rendeva conto, avrebbe notato solamente lei che poteva così accuratamente accorgersi dei cambiamenti del suo corpo. Era ancora in quel periodo in cui, secondo lei, la gravidanza rimaneva qualcosa di segreto tra una madre e un figlio. Nessuna pancia che sottolineasse la cosa agli altri, nessuno che accorgendosi di questa avrebbe potuto fare domande. Era in quel momento delicato in cui solo lei lo sapeva e poteva ancora gelosamente custodirlo. Decise in quel momento di provare disgusto per quelle madri che si facevano toccare il pancione dalle amiche come se fosse un vestito nuovo. Il suo pancione sarebbe rimasto suo, qualcosa da proteggere e non da sbandierare in giro. Decise anche che lei non si sarebbe mai comportata così perché lei non avrebbe mai avuto l’occasione di arrivare a quel punto della gravidanza. Ma l’avrebbe interrotta prima. Ora.
“Abbiamo fatto un grosso casino io e te, lo sai?”
Tum tum

Si asciugò le lacrime e chiamò a gran voce la Madre. Non si sarebbe di nuovo fatta prendere in giro da quel suono lieve e sconcertante che ora le rimbombava nelle orecchie. Era stata debole e, maledizione, dava ragione a Dagon. Se continuava a comportarsi così, a cedere a stupidi sentimentalismi, non sarebbe mai stata degna di lui. E lei voleva esserlo, voleva renderlo orgoglioso di sua moglie, non farlo pentire di averla scelta.
“È colpa tua, tu hai fatto un grosso casino. Io non ti volevo, non ti ho mai voluto. Si può sapere perché hai scelto me? Non voglio fare la madre, capito? Non posso, non so come si fa e ti farei più male che bene.. Mi capisci? Questa cosa non può esistere..”
Tum tum

Richiamò la Madre un paio di volte ad alta voce. Nessuna risposta, nessun alone luminoso, nessun rumore. Nessuno, tranne uno.
Tum tum
“Devi smetterla, ok? SMETTILA!”

Urlò l’ultima parola, sfogando con questa tutta la rabbia verso di lui. Richiamò ancora la Madre e ancora e ancora e mai nessuno le rispose. Continuò fino a che non venne a mancarle la voce e invece le lacrime ripresero a scendere. Si sedette sul letto, sfinita, rannicchiandosi subito dopo sulle lenzuola che avevano ormai impregnato il profumo di suo marito. Si strinse la pancia in un gesto disperato, indecisa se abbracciare quella parte di Dagon che era in lei o se graffiarla via con tutte le sue forze, sperando che se ne andasse da sola sentendosi indesiderata. Con quell’ultimo pensiero tremendo di terribile speranza si addormentò esausta senza rendersene conto quando ormai il sole stava sorgendo.

Poco fa, Castello di PoE, Camera di Dagon {e Ginevra... E Bau}

Era sveglia ormai da quasi un’ora, il sole era ormai tramontato e l’oscurità regnava sull’Isola. Lo aveva deciso appena aveva aperto gli occhi: se la Madre non voleva venire ad aiutarla, lo avrebbe fatto da sola. Non aveva tempo per cercare qualcuno e ancora meno per convincere chicchessia. Aveva bisogno che tutto tornasse com’era prima, aveva bisogno di Dagon e, quando lui sarebbe tornato sperando di avere la camera libera, l’avrebbe trovata. E questa volta sarebbe stata sola, nessun bambino indesiderato in mezzo a loro. Gli avrebbe fatto capire quanto ci teneva a lui, quanto fosse importante... Quanto fosse al di sopra di tutto e soprattutto di tutti per lei.
Aveva passato l’ultima ora a cercare un oggetto con cui tempo fa aveva familiarizzato e non per sua scelta. Non sapeva dove lo tenesse però Dagon, perché non le era mai interessato curiosare tra le cose del marito né, tanto meno, aveva mai avuto bisogno di questa cosa in particolare. Le rimaneva solo il comodino da frugare e fu proprio nel cassetto di questo che lo trovò. Era in un astuccio elegante, di velluto nero, leggero e pesante al tempo stesso per i ricordi che portava con sé. Si sedette sul tappeto ai piedi del letto, tenendolo tra le mani e sfilando con cautela il velluto. Appoggiò la custodia per terra e, con timore e reverenza al tempo stesso, esaminò alla luce della luna ciò che teneva ora in mano. Un bisturi. Se lo ricordava perfettamente e con lui ricordava allo stesso modo il dolore che aveva provato quando Dagon, il suo salvatore, le aveva tagliato entrambi i polsi fino a farla quasi morire… E allo stesso tempo a salvarle la vita.
Era consapevole che quel dolore ora sarebbe stato mille volte più forte? Si. Voleva farlo? Si. Era pronta? Se continuava a pensarci non lo sarebbe mai stata, aveva bisogno di agire subito, di... Eliminare il problema. Non voleva lasciare spazio ai sensi di colpa, non voleva pensare a quello che veramente stava facendo, non voleva pensare nemmeno per un attimo che stava per uccidere suo fi... NO, non era suo figlio. Era qualcuno di indesiderato che stava rovinando la sua vita e quella di suo marito. Era qualcuno a cui aveva sbagliato ad affezionarsi, qualcuno che andava eliminato, un peso che non voleva.
Si alzò, accese la luce,si mise davanti allo specchio.
Si svestì lasciando cadere a terra ogni indumento, il bisturi duro in mano, e, preso un profondo respiro, cominciò a tagliare.
Ginevra non era Dagon, Ginevra non era un chirurgo.
Ginevra non sapeva quello che stava facendo ma lo faceva comunque.
Ginevra era solo guidata dal folle amore per suo marito.
Non aveva idea di quale fosse il punto giusto, di come si tenesse in mano quell’infernale arnese né di come lo si dovesse usare. Sembrava tenesse in pugno un coltello da cucina e, proprio come avrebbe fatto questo, il bisturi nelle sue mani inesperte non tagliava la pelle, la lacerava senza pietà.
Non smise. Non si fermò nemmeno un istante. Non quando iniziò a sentire il dolore peggiore della sua vita, né quando a incredibile velocità il sangue cominciò a uscire copioso dal taglio che le sfigurava la pancia, né quando le sembrò, in lontananza, di sentire dei guaiti e qualcuno o qualcosa, in quel momento non si rendeva conto di nulla se non del suo corpo, che grattava contro la porta.
Continuò a tagliare, gemendo e singhiozzando, insensibile alla debolezza di tanto sangue perso, troppa l’adrenalina in circolo per quel gesto sconsiderato, valutando in quel momento di follia se il taglio bastava oppure no, se era profondo quanto le occorreva. Non lo sapeva, ma sperò di si, perché nella sua pazza logica insensata era ora di incidere verso l’interno, di estirpare letteralmente suo figlio dal suo grembo.
Puntò il bisturi al centro del taglio, iniziando con una smorfia orribile in volto a tagliare verso l’interno. Si fermò solo perché d’un tratto ebbe la sensazione che l’inferno stesso fosse fuori dalla porta. Si girò esitante, il bisturi fermo dentro la ferita aperta, il sangue che continuava a colarle lungo le cosce formando una pozza scura, densa e sempre più vasta ai suoi piedi. Un ringhio basso e sommesso. La porta barcollò. Il bisturi la tagliò dove non doveva perché le stava tremando la mano. Aveva paura e non capiva cosa stava succedendo. Un secondo ringhio, più feroce del primo, più intenso e crudele. La porta questa volta volò dai cardini e un mastino infernale si avventò su di lei senza lasciarle il tempo di accorgersi di quello che stava succedendo.

Edited by • Mirage - 11/10/2012, 21:32
view post Posted: 22/5/2012, 19:10 The Return Incidents - >> 05

"Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.

Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.



Caldo, caldo soffocante. Urla indistinte provenivano da ogni direzione, destra, sinistra, dal basso, dall'altro, non faceva differenza. Per un momento credette di essere nel mezzo di una folla inferocita: qualcuno urlava, qualcun'altro piangeva, qualcuno ancora sembrava supplicare, qualcuno addirittura minacciava. Non avevano ancora capito che non potevano fare niente per tornare indietro? Lei invece si, le bastarono infatti pochi secondi per capire dove era finita, che posto era quello.

Aprì finalmente gl'occhi, le urla si zittirono, e, per un momento, dovette ricredersi. Da quando in qua all'inferno c'era il sole? Si accorse che i piedi, nudi, poggiavano su un tappeto d'erba che morbido era dir poco e che pareva distendersi fino a perdita d'occhio. Dove diavolo -era il caso di dirlo- era finita? Per qualche istante pensò addirittura che ci fosse stato un'errore allo smistamento. La sua anima in paradiso? Che barzelletta era mai quella? Il solo fatto che per nutrirsi doveva uccidere le aveva per sempre negato quel posto da quando era poco più alta di un folletto! Ad un'occhiata più accurata, però, si accorse che il caldo torrido era ancora presente, infatti l'aria davanti a lei tremolava, come se sotto quel prato infinito ci fosse dell'acqua bollente.. O forse lava, o sangue, chissà.
Decise di avanzare, stare ferma li non l'avrebbe riportata dall'uomo che le sembrava di aver già lasciato da un'eternità. Quanto tempo era passato? Non poteva dirlo con certezza, poteva essere un secondo come un'ora o un giorno, comunque un tempo già troppo grande. Si sentiva vuota e, soprattutto, in colpa per aver infranto una promessa: lo aveva lasciato e non poteva perdonarselo, la sola idea di averlo fatto soffrire la distruggeva più della morte stessa. Doveva tornare indietro e, a costo di scalare l'inferno fino all'uscita, ce l'avrebbe fatta.
Camminando, si accorse che il prato iniziava a scendere, con una pendenza sempre più ripida, tanto che si trovò a doversi aggrappare con le mani a quell'erba soffice per non rischiare di ruzzolare chissà fino dove. Forse qui i pensieri venivano resi realtà e la sua idea di scalare l'inferno era stata resa reale. Simpatici, questi demoni, davvero.
Continuò per quello che le sembrò un tempo infinito: in poco tempo si ritrovò sudata, sporca di terra e con fili d'erba tra i capelli, una modella degna di una rivista patinata. Avrebbe voluto avere davanti quello che ha detto "la morte ti fa bella".. Col cavolo!
Dal nulla il caldo aumentò, così come la ripidità di quel prato che, ormai, era diventato una parete.. Si inclinava sempre di più, fino a non lasciarle alcuna presa: cadde in quello che alla fine era davvero un fiume di sangue in ebollizione. Chiuse gl'occhi, incapace anche di urlare, e quando ormai si aspettava l'impatto con il liquido bollente, sentì invece qualcosa di freddo e duro sotto la guancia. Rialzandosi, capì di essere finita dal nulla in un corridoio di pietra. Cosa stava succedendo? Qualcuno si stava probabilmente divertendo a farla impazzire, scaraventandola da un posto all'altro senza darle pace, senza farle trovare la via d'uscita. Ma quel corridoio aveva qualcosa di familiare e le bastarono pochi sguardi per riconoscerlo. Si trovava nel castello delle Dee e quel corridoio in particolare portava alla stanza di Dagon. Era stato lui a portarla fino li? La stava aiutando a raggiungerlo? Scosse la testa, ignorando le mille domande che le si accavallavano nella mente per proseguire senza indugiare troppo. Arrivò davanti alla porta tirando un sospiro di sollievo, era proprio la porta che ricordava e poteva sentire l'odore del suo uomo come se fosse li accanto a lei. Abbassò più volte la maniglia, ma la porta non si apriva. Per poco non morì una seconda volta quando una figura dai lunghi capelli candidi le comparì vicino, spaventandola. Il primo impulso fu quello di farle del male.. Una donna davanti alla camera di suo marito? Doveva avere davvero un motivo valido per trovarsi li, ma prima che Ginevra potesse soltando aprire bocca la donna scosse la testa, sorridendole e indicandole di nuovo la maniglia. Non poteva entrare? Dagon non era in camera? E questa cosa ne sapeva dei movimenti di SUO marito? Aprì di nuovo la bocca per protestare, ma la donna sorrise di nuovo e le fece segno di aspettare prima di entrare. La indicò, facendole notare quanto fosse in pessime condizioni e per un attimo si vergognò di presentarsi così, quando la donna che aveva davanti non era solo bellissima, era anche perfetta e pulita. Senza dire una parola, le porse il vestito che le era apparso dal nulla tra le mani. Ginevra lo prese, esaminandolo. Era lungo, di un tessuto nero talmente morbido e leggero che scivolava tra le dita. Glielo mostrò da ogni lato, poi la invitò a indossarlo. Accettò, un vestito non poteva farle male e poi, almeno, si sarebbe fatta trovare in condizioni decenti. Si accorse subito che non era un vestito qualunque.. Sembrava.. Da cerimonia. I suoi dubbi vennero confermati dal secondo regalo della fanciulla: le pose in capo quello che non poteva essere nient'altro che un velo da sposa,nero anch'esso, incorniciato sul capo da una corona di rose nere.. Con tanto di spine, che le si conficcarono nelle tempie, facendole scorrere rivoletti di sangue sul viso. La ragazza non sembrava preoccupata di averla appena incoronata col sangue e quel dolore, per Ginevra, non era nemmeno paragonabile a quello atroce che aveva sentito quando le avevano sparato, per cui non ci badò, anzi, ringraziò silenziosamente la ragazza che finalmente le fece un cenno di assenso verso la porta. Posò la mano sulla maniglia, ora titubante, e questa si aprì subito, rivelandole finalmente ciò che sperava.. Dagon. Era in piedi, davanti a lei, esattamente come se lo ricordava, vestito come la prima sera che uscirono insieme, elegante e tremendatamente sensuale. Rischiava di perdere già l'uso delle gambe perchè avevano iniziato a tremarle al solo vederlo. Lo raggiunse, poi aspettò a qualche passo da lui. Dagon -perchè era sicura fosse lui davvero e che tutto quello che era successo finora fosse solo un qualche brutto scherzo- coprì la distanza che li separava, mostrandole cosa teneva in mano, cosa aveva in serbo per lei. Il suo cuore, proprio come se lo ricordava, fresco, adagiato su quel cuscino scuro come il più prezioso dei gioielli. Le lacrime iniziavano già a rigarle gl'occhi per la felicità di rivedere di nuovo il suo cuore, quando Dagon, guardandola con odio e rabbia, prese un coltello e lo taglio nel centro esatto, facendolo rovinare a terra in due metà perfette. Non meritava il suo cuore, non meritava il suo amore, non meritava di sposarlo. Era questo che le stava dicendo mentre continuava a guardarla come se fosse la peggiore delle creature esistenti. Nemmeno si accorse che dal cuore iniziò a uscire del sangue, prima a gocce, poi a fiotti, fino a diventare un fiume in piena che la travolse, inghiottendola nel suo corso mortale. Riemerse poco dopo, tossendo e aggrappandosi.. Alla riva. Alzò lo sguardo. Londra. In realtà era ancora all'inferno, lo capiva bene dalla temperatura e dal quel vago sentore sinistro che solo una tortura infernale poteva imprimere su ogni cosa. Si trovava su una delle rive del Tamigi di questa Londra infernale, a poca distanza da un ponte. Dal ponte. Un altro di quei ricordi che non avrebbero mai potuto cancellarle. E infatti, su quel ponte, appoggiato al bordo murato come se niente fosse, c'era di nuovo Dagon. Bello, possente, noncurante degli sguardi che attirava su di sè. Solo. Aspettava lei? Se lo augurò, perchè la solo vista dell'uomo che amava la spronò a farsi forza, a uscire da quel finto fiume terreno e a issarsi sulla riva, strappando la parte finale del lungo vestito, ormai ridotto male dalla corrente.
Lo aveva perso di vista un secondo, e in quell'unico battito di ciglia tutto era cambiato. Dagon non era più solo. Con lui c'era sua madre. Sua cugina. Sua zia. Le sue amiche. Era circondato da donne che conosceva e non solo, anche elfe di cui si ricordava a malapena di aver visto al villaggio o umane intraviste per le strade di Londra. Ed erano tutte addosso a suo marito. Sembravano degli avvoltoi su una carogna o peggio ancora delle tigri affamate addosso alla preda. Se lo contendevano, le vedeva sbracciarsi, farsi largo a spintoni, prendersi per i capelli le une con altre pur di riuscire ad avvicinare Dagon e toccarlo e, chi ci riusciva, lo facevo in un modo talmente lascivo da darle la nausea. Vedere quelle espressioni soddisfatte e maliziose sulle donne che lei stessa amava le dava il voltastomaco. Ma la cosa peggiore di tutte era il volto di Dagon, un dio radioso in mezzo a una folla adorante. E ne era soddisfatto, aveva perso tutto l'interesse che poteva avere per lei, era concentrato su quel branco disarmante di donne che lo venerava. Si girò, la guardò, e sogghigno. Povera stupida Ginevra, cosa pensava, che aspettasse lei? Glielo aveva detto, vero, che se non tornava da lui sarebbe finito in pasto a qualcun altra? E lei aveva perso tempo, si era sicuramente persa per qualche fottuto corridoio infernale, finendo nelle mani di qualche torturatore che ora giocava con la sua anima, trattenendola lontana da lui. Urlò, come non aveva mai urlato, facendo sembrare un gridolino confuso e insignificante quello che aveva emesso quando le spararono. La sentirono anche le donne, che, furiose per la sua intromissione, si tramutarono in un branco di bestie feroci che scattarono, scavalcando il ponte come se nulla fosse, e le arrivarono addosso, in massa, dilaniandole le carni.
Poi tutto diventò buio, e il paesaggio cambiò ancora una volta.
Era quasi sicura di essere tornata a casa, sull'isola, ma le solite impronte infernali le dicevano il contrario, era ancora morta, era ancora un'anima nelle mani di qualcuno che si divertiva a farla girovagare senza meta. Forse avevano capito che, come aveva messo piede all'inferno, voleva già andarsene e cercavano di trattenerla il più possibile.
Si trovava su una strada, ciottoli, sembrava uno dei sentieri qualunque che portavano al villaggio. Lo imboccò, sicura, camminando per un tempo indefinito prima che il paesaggio iniziasse a cambiare. La strada, infatti, finalmente si arrestò, dividendosi in due. Era arrivata a un bivio. Guardò a sinistra: Adam. Corresse subito il suo pensiero, un angelo. Non lo aveva mai visto così.. Angelico. Un enorme paio di ali bianche spiccava dalla sua schiena, nascondendo un po' la luce celeste che lo incorniciava.
Guardò a destra: Dagon. Splendido nei suoi vestiti scuri, lo sguardo profondo, penetrante, misterioro. Erano entrambi rivolti verso di lei. Ma non capiva il perchè di quella situazione. Questa scelta l'aveva fatta molto tempo fa e, anche ora, iniziò a camminare sicura verso destra, diretta verso il suo uomo. Poi si fermò, osservando la scena incredula. Da dietro le gambe di Dagon spuntò un bambino, una copia in miniatura del demone. Capelli scuri, occhi grigi, chiarissimi come un vetro che rifletteva uno specchio d'acqua, e misteriosi, come quelli del padre. Avevano un figlio? Quella pallattola doveva averle fatto davvero male per farla dimenticare di qualcosa di simile. Guardò meglio quel bambino e, pian piano, capì che non era loro figlio. Almeno, non suo, perchè nei suoi tratti non c'era niente di lei. Infatti, affianco a Dagon, c'era una donna. Un'altra donna. Avvolse la vita del demone con un braccio per stringerselo vicino, come era solita fare lei quando passeggiavano, passando una mano sulla testa del bambino, scompigliando i capelli scuri del ragazzino, che rise per quel gesto affettuoso. E Dagon guardava entrambi con quello sguardo, quello sguardo che aveva promesso solo a lei, quello sguardo che la faceva sentire amata, speciale come niente al mondo. Quello sguardo che la faceva sentire sua.
C'era un filo, rosso, era sicura che per gl'altri fosse invisibile, ma lei lo vedeva: collegava lei e il demone. Poteva dire con sicurezza che era color rosso amore. Quel colore forse non esisteva, ma lei era certa di quella tonalità.
Poi il filo si spezzò.
Incredula spostò lo sguardo verso sinistra: l'angelo osservava la famiglia con disappunto, dispiacere e rammarico. Sembrava così sinceramente coltò di sospresa quanto lei che, per un momento, Ginevra pensò che tutto quello stava succedendo veramente, perchè sentì il cuore frantumarsi e andare in mille pezzi come riposò lo sguardo su quella famiglia in cui lei non c'entrava niente. L'angelo le venne vicino e, per una volta, quella figura celeste non le procurò alcun dolore, ma solo pace. Voleva aiutarla, capì. Per cercare di farla sorridere, le fece un regalo: le porse un ciondolo, che riconobbe come il ciondolo della morte che, una volta, aveva rischiato di uccidere lo stesso angelo che aveva davanti.
Non capì quel gesto, non capì l'avvicinarsi di Dagon. Adam si allontanò, tornando dov'era quando era arrivata, da una parte del bivio. Rimaneva solo il demone davanti a lei, la donna e il bambino spariti. La guardò a lungo. Lei abbassò lo sguardo, il ciondolo cadeva in mezzo ai seni, leggermente spostato verso sinistra, all'altezza del cuore, dove il vestito da sposa ormai sgualcito lasciava intravedere la pelle, bianca e cadaverica. Il demone presa la mira. Alzò di nuovo lo sguardo, incrociando quello di Dagon. Poi lui sparò e lei cadde all'indietro, in una voragine scura che si era aperta alle sue spalle.
C'era un secondo filo, questa volta argenteo; ne seguì il corso, come a rallentatore, mentre cadeva. Univa lei e quell'angelo ormai lontano. Anche il secondo filo si spezzò e l'angelo prese il volo.
Dagon rimase a guardarla cadere, sempre più a fondo, sul baratro di quell'infinito burrone, circondato da tutte quelle donne che l'avevano perseguitata fino adesso. Ridevano, ridevano tutti, perchè lei aveva fatto tardi e aveva perso.

In qualsiasi posto finirai, voglio che tu combatta per tornare indietro. Ascoltami, Ginevra.. devi ricordarti quello che ti sto dicendo, non vuoi lasciarmi nelle mani di altre donne, vero?

No che non voleva, nessuna doveva toccare il suo uomo. Era di nuovo finita stesa a terra, contro un pavimento freddo, a dispetto della temperatura calda dell'aria. Questa volta si rese conto di essere in un posto reale. Era un'anima all'inferno, un'anima dell'inferno.

Io sono tuo, mi hai sposato. Non lasciarmi andare, ti prego..

No, era un'anima e apparteneva a una sola persona. Non potevano trattenerla ancora, non contro il suo volere, non quando voleva ancora lottare per ritornare da lui.. Potevano torturarla una vita intera facendole credere quello che volevano, non avrebbe ceduto.

DAGON!



Una sola parola, un urlo prolungato mentre correva per quei corridoi. Doveva andarsene da li e tornare da lui.

Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense".
Queste parole da lor ci fuor porte.

Inferno, canto V [Paolo e Francesca]



Anima di Ginevra, Inferno, oggi
view post Posted: 7/5/2012, 19:18 The Return Incidents - >> 05
Inferno, alcune settimane fa

Dulcinea

Erano passati pochi giorni da quando Ren aveva lasciato l’inferno. Sua madre lo aveva cercato disperatamente ma l’unica cosa che aveva trovato era stata la sofferenza. Non aveva idea del fatto che suo figlio fosse scappato con suo padre, ma qualcuno aveva fatto di tutto pur di tenerla all’inferno. Un demone, probabilmente una sentinella, l’aveva trovata nei corridoi del castello e l’aveva torturata, per ore. Senza un apparente motivo. In realtà un motivo vi era, ma Dulcinea non sarebbe mai nemmeno riuscita a supporlo. Non sapeva CHI era suo figlio, non sapeva cosa sarebbe stato capace di fare. Non sapeva che creature molto potenti, oltre Georgian, erano interessate a lui. Devastata in ogni fibra fisica e morale, era stata abbandonata nella stanza delle torture, legata per polsi e caviglie a una ruota che non aveva nulla a che fare con la fortuna. Il sangue le colava dai polsi lacerati, dalla testa, nel petto, molto vicino al cuore, aveva conficcato un paletto di legno. Non abbastanza per ucciderla, ma per metterla fuori gioco sicuramente si.

Aleesha

Anche se ormai era morta, Aleesha era ancora la vitalità in persona. Non stava un attimo ferma e si poteva dire che ormai grazie a questo suo continuo correre avanti e indietro conosceva l'inferno molto bene. Lo stesso, purtroppo, valeva per suo figlio. Suo figlio che non vedeva da un paio di giorno e, quando succedeva, era talmente per breve tempo che non aveva nemmeno un momento per salutarlo. Dopo aver appreso della storia di Maya da suo padre, Noah era diventato sfuggente anche con lei, ma se prima era disposta a lasciargli i suoi spazi, ora era preoccupata per lui. Come tutti i bambini cuoriosi sapeva che i luoghi meno sicuri erano sicuramente quelli che lui prediligeva e, infatti, ora era proprio nel corridoio delle torture che lo cercava. "Noah!" Lo chiamò una volta, aprendo una prima porta che si aprì su una stanza nuova. Quel bambino era così terribilmente umano e in pericolo in un posto simile, eppure lo preferiva li che non solo a Return. "Noah!" Richiamò il figlio, aprendo una seconda stanza. Diede una rapida occhiata in giro, un corpo tumefatto e ferito giaceva appeso sulla ruota delle torture. Quanti ne avevi già visti? Davvero tanti, infatti senza indugiare oltre stava già per richiudere la porta, certo non erano affar suo le pene di quella creatura, quando qualcosa in quel volto straziato le fece spalancare gl'occhi e correre dentro di colpo. "Dulcinea! Per Elvira, cosa.." Cosa le era successo? Bè che era stata torturata le pareva fin troppo ovvio. Iniziò a esaminare ogni ferita e ogni taglio, indugiando insicura con lo sguardo sul paletto.

Dulcinea

Al contrario della lupa,la vampira era l’esatto opposto della vitalità. Non solo per via della sua natura così intimamente legata alla morte, ma proprio perché sembrava che nulla di *vivo* fosse rimasto in lei appesa a quella ruota micidiale. Era rimasta lì per chissà quanto tempo e, dopo tutto il sangue perduto, il suo colorito era diventato violaceo, la pelle quasi rinsecchita e i bulbi oculari, a momenti, le uscivano dalle orbite. Ma non era morta, non completamente. In lontananza le arrivò l’odore di una persona che conosceva molto bene, sentiva delle urla lontane. Non riusciva ad essere certa che si trattasse di Aleesha perché anche quando la lupa parlò dopo essere entrata in quella stanza, quelle parole non le arrivarono chiare nella mente. Era come se l’amica stesse farfugliando e, sebbene tutto la riconducesse a lei, sapeva che all’inferno c’erano demoni capaci di emulare gli altri esseri. “S..” Non riusciva a parlare, né tantomeno a muoversi. Ma non aveva perso lo spirito combattivo che faceva parte di lei. Restò in silenzio qualche attimo per racimolare tutte le sue forze poi disse una sola parola. L’unica che le avrebbe fatto capire se quel’ombra sfocata che vedeva, era proprio Aleesha. “Sangue”.

Aleesha

"Chi è stato.. Vorrei sapere chi ha provato a fare questo.." scuote la testa incredula di aver trovato Dulcinea in quelle condizioni. Continua a girarle intorno cercando di capire com'è messa e, alla fine, sotto tutto quel sangue trova i legacci che la tengono ancorata alla ruota. "SAngue, certo, ma non ora.. Prima devo tirarti fuori di qui.." Sospira, appoggiandosi col corpo addosso alla vampira "Ti darei da bere il mio, ma.." bè, è morta, non le farebbe bene, anzi, peggiorerebbe e basta. "Quando ti senti cedere appoggiati a me, va bene?" Ora le scioglierà i nodi dei legacci, ovviamente il peso di un corpo morto le franerà praticamente addosso, ma è l'unico modo che ha per toglierla da quella ruota letteralmente infernale e poi aiutarla con il paletto " Restisti, farà male, ma.. Oh ti prego Dulcinea, ci sono io!" Era dispiaciutissima delle condizioni dell'amica, così subito inizia ad armeggiare col nodo del primo braccio.

Dulcinea

Per quanto volesse, non riusciva nemmeno a sforzarsi per parlare. I legacci le stringevano polsi e caviglie fino a farla sanguinare, ma non era per quello che avvertiva quel peso opprimente sul petto. La punta del paletto le sfiorava appena il cuore e sentiva che, con un movimento sbagliato, il suo corpo si sarebbe potuto trasformare in cenere. “ah.. ah.. ah..” Non era una risata la sua, ma un urlo soffocato di terrore quando la lupa le si posò sul suo corpo. Non aveva mai temuto così tanto la morte con il quel momento. Aveva paura di perdere tutto quello che aveva costruito, di non poter rivedere i suoi figli. E in quei pensieri che si lasciò scivolare sul corpo dell’amica, quasi inconsapevole di avere un braccio libero. “Aiutami..” Era quello che stava facendo, ma con quel paletto nel petto, era difficile percepire la realtà lucidamente.

Aleesha

"Sh, calma Dulcinea.. Sto cercando di fare piano.."
Infatti, per come poteva, cercava di tenersela addosso senza sfiorare il paletto che, anche se non sapeva essere così vicino al cuore, immaginava comunque tenesse la vampira a un passo dalla morte. Una volta slacciato un polso, passò al secondo, cercando di usare sempre il suo corpo come sostegno per l'amica: non era facile, ma ci riuscì liberandole entrambi i polsi. "Ora viene la parte più difficile.. Devi ascoltarmi, Dulcinea.. Un piccolo sforzo poi non ti chiedo più nulla.. Ti devo liberare le caviglie, ma rischi di rovinarmi addosso e muovere il paletto.." Chiuse gl'occhi un istante e, quando li riaprì, una pedana, che niente non era se non una semplice lastra di metallo creata dalla sua illusione, stava ai piedi della vampira, esattamente a sfiorarne le piante. "Quando senti una caviglia libera appoggiati alla lastra e cerca di tenerti su, si tratterà di un secondo, sarò velocissima a liberare anche l'altra e portarti via.." aspettò un cenno di assenso da parte di Dulcinea, poi iniziò a slacciare i cordini della prima caviglia da liberare.

Dulcinea

Calma. Era davvero quello di cui aveva bisogno, ma non riusciva a smettere di pensare a quello che aveva subito per mano di chi nemmeno sapeva cosa volesse da lei. Era stata torturata senza un’apparente motivo e tutto quello che lei voleva, era solo trovare suo figlio. Le parole della lupa le arrivarono in lontananza, come un’eco appena udibile. Poi sentì entrambi i polsi liberi ma non aveva la forza necessaria per reggersi all’amica e le cadde addosso a peso morto. Aveva capito che, una volta libera dai legacci, avrebbe dovuto cercare di sostenersi da sola e, dopo aver annuito alle parole dell’amica, avverti la sensazione di qualcosa di solido sotto i piedi. Non si chiese cosa fosse e da dove era apparsa quella pedana, ma quando la sua caviglia fu finalmente libera, raccolse tutte le forze che le erano rimaste e appoggiò il piede per terra. “E’ freddo..” Era strano che una vampira sentisse freddo, all’inferno poi. Ma era a un passo dalla morte, dalla morte vera. Girò appena la testa per guardare Aleesha e abbozzò un mezzo sorriso sofferente. Non poteva ancora permettersi il lusso di parlare, ma in qualche modo doveva ringraziarla e quello era il metodo meno dispendioso di energie.

Aleesha

Non voleva contare troppo sulle poche energie di Dulcinea così, non appena vide il suo piede sulla lastra e la sentì parlare, rapida passò alla seconda caviglia, liberando finalmente la vampira da quella orribile ruota della tortura. "Ecco, ci siamo.. Ora sei al sicuro" Non lo era ancora, non di certo con quel paletto infilato nel petto, ma almeno ora era libera e, una volta fatta sparire la pedana così come era apparsa, prese in braccio l'amica, stendendola a terra dolcemente, in modo da non farle sbattere la testa sul freddo pavimento. "Devo toglierti il paletto, Dulcinea.. Cercherò di fare il più piano possibile, ma non prometto niente.. Poi ti porto via e io e Xavier ti aiuteremo, va bene?" Guardò il paletto per interminabili secondi, aveva paura di farle del male, di poter far peggio. Ma certo sarebbe andata sempre peggio anche lasciandole il paletto in corpo, quanto sangue aveva già perso? Dall'odore le sembrava fin troppo. "Ok, al mio tre.. Respira veloce.. Uno.. Due.." lo estrasse prima del tre, con un colpo deciso.

Dulcinea

Aspettò ad occhi chiusi che l’amica la liberasse completamente dalla ruota sulla quale era stata torturata. Non sentiva più i polsi e le caviglie ma quello che più le faceva male, era il paletto che la teneva sospesa tra la vita e la morte. Cercò di tenersi in piedi come meglio poteva, cercando di far forza sulle sue gambe. Sapeva che Aleesha non l’avrebbe mai lasciata da sola a morire e quando capì che ormai si trovava distesa sul pavimento, aprì gli occhi per guardare l’amica. “Fa male..” voleva che facesse presto, voleva liberarsi di quel paletto e trovare suo figlio che pareva svanito dall’inferno. Ma quando la lupa strappo via il paletto con un colpo deciso, il suo estremo dolore venne fuori sotto forma di un urlo acuto. Un fiotto di sangue schizzò, sporcandole appena il viso. Se sentiva come se le avessero strappato via il cuore ma, man mano che i secondi passavano, avvertiva che la sensazione opprimente che sentiva al petto, stesse scomparendo. Allungò la mano per afferrare quella di Aleesha e la strinse. Poi, dopo qualche minuto, trovò la forza di parlare. “Voglio.. andare.. via..” Non poteva più restare in quella stanza che era avvolta dalla sofferenza non solo di esser stata torturata, ma anche che qualcuno avesse potuto fare le stesse cose al suo bambino.

Aleesha

"Lo so che fa male tesoro, lo so.."
In realtà non lo sapeva, ma poteva immaginarlo. D'altronde non era lei quella che per poco era perita dopo un attacco di Morgan? Probabilmente, si disse, la punta affilata del paletto non andava troppo lontano ai denti acuminati della lupa che un tempo era stata sua madre e che, nel suo cuore, ancora lo rimaneva. Voleva urlare con Dulcinea quando sentì il suo dolore, ma in quel momento doveva dimostrarsi forte, un fermo sostegno per l'amica, ma dentro di sè era veramente dispiaciuta di averle provocato dolore, anche solo per aiutarla. Strinse la mano della vampira, sorridendole cauta ma fiduciosa, come se non si fossero appena rimepite entrambe del sangue di Dulcinea. "Ora ce ne andiamo, Dulcinea.. Ti porto da noi, va bene? Probabilmente Noah e Ren stanno giocando insieme da qualche parte, vedrai che tra un paio d'ore torneranno a casa e tuo figlio vorrà vederti sorridere.." Con attenzione sollevò il corpo della vampira tra le braccia, senza il minimo sforzo apparente, e tenendola stretta a sè iniziò a scivolare fuori da quella stanza degli orrori, attenta a non incrociare nessuno che potesse reclamare quel corpo ferito che aveva con sè.

Dulcinea

Lasciò che la lupa la portasse via dalla stanza, il più lontano possibile da quella sofferenza. Ora che si trovava tra braccia amiche sentiva di potercela fare. Lei doveva farcela perché, nonostante ormai fossero grandi, i suoi figli avevano bisogno di lei. Ren soprattutto. Rimase in silenzio finchè non furono fuori e, una volta in corridoio, lasciò ricadere la testa sulla spalla di Aleesha. Poi sospirò, prima di sforzarsi per parlare. “Vuoi dire che anche Noah non è a casa?” Lei sperava che il piccolo umano potesse sapere dove si trovasse suo figlio, sperava di ricavare informazioni utili da lui. Ma a quanto pare erano spariti entrambi e, dopo quello che avevano fatto a lei, stentava a credere che i bambini stessero semplicemente giocando. Scosse piano la testa. “Non è una coincidenza che siano spariti entrambi, Aleesha..” In quel momento doveva solo pensare a riprendersi, ma il suo primo pensiero erano sempre stati i suoi figli. “E inizio a credere che nemmeno quello che è accaduto a me sia una pura coincidenza..” Parlava intervallando lunghe pause a ogni due parole, ma non avendo più quel paletto nel petto le veniva più semplice cercare di parlare. “Dobbiamo trovarli. Dobbiamo capire chi c’è dietro questa storia, Aleesha..” Ma non era il caso di parlarne nel bel mezzo del corridoio infernale. anche se lei non sentiva la presenza di nessuno oltre a loro due, questo nonvoleva significare che non erano osservate.

Aleesha

"Noah ha scoperto da suo padre cos'è successo tra noi e Maya e ora.. Ora si fa vedere a casa davvero poco e ci evita, non vuole parlarci.." Sospirò "deve prima capire da che parte stare, credo.." Purtroppo per loro Noah sapeva dov'era l'amico Ren, dato che i due si erano visti prima della partenza del vampiro, ma non avrebbe mai rivelato i segreti dell'amico. Poi aggrottò la fronte, immaginava che Noah stesse fuori di casa proprio con Ren, non di certo con qualcun altro o da solo. "Vorresti dire che Ren non è più con te, Dulcinea? E dove può essere altrimenti?" iniziava a temere per l'incolumità del suo di bambino, anche se non era poi così piccola, i ragazzi, all'inferno, crescevano a vista d'occhio. Nel mentre contiò a camminare, attenta ad essere veloce ma cauta allo stesso tempo per non rischiare di provare ulteriori malori alla vampira. "Appena Noah tornerà a casa potremmo chiedergli quello che sa, sta tranquillo.. è vero che siamo all'inferno, ma nessuno qui a motivo di fare del male a te o a Ren.." O almeno era questo che lei pensava.

Dulcinea

Annuì con fermezza. Conosceva la storia di quella famiglia e il modo in cui erano morti lei e Xavier. Poteva benissimo immaginare il desiderio di una figlia che vuole uccidere il proprio genitore, lei stessa provava lo stesso desiderio nei riguardi di suo padre. Ma sapeva che persona fosse Aleesha. Lei i suoi figli li amava. “Mi dispiace, Aleesha. So quanto tieni ai tuoi figli. Entrambi..” Sospirò, mentre si lasciava trasportare lungo il corridoio. Scosse la testa, riappoggiandola poi sulla spalla della lupa. “Non lo vedo da giorni ma credevo che fosse con Noah. Non ho idea di dove sia e sono estremamente preoccupata. L’inferno è pericoloso per un ragazzino come lui..” Lei ne aveva avuto la riprova. Chiuse gli occhi mentre sospirò. “Non lo so Aleesha. Credo che ci siano persone estremamente interessate a mio figlio, tanto da volermi togliere di mezzo. Quello che non mi spiego è come siano arrivate qui..” Non sapeva che suo padre e il padre di Ren, avevano più di un contatto negli inferi. “Spero che Noah torni presto a casa..” e lo sperava non solo per lei, ma anche per l’amica che aveva già dovuto lasciare una figlia. Si lasciò andare a una smorfia di dolore. la ferita al cuore le doleva, era stata davvero vicina alla morte. più di quanto lo era mai stata. se poteva ancora sperare di rivedere le persone che amava, era merito di Aleesha. "Grazie, Aleesha.."

Aleesha

"Credo che siano loro che non l'abbiano ancora capito però, sai?"
Sorrise, mandando sul ridere quella frase che in realtà le metteva davvero trsitezza. Forse Noah no, non era ancora a questi livelli, ma era ormai certa che con Maya un rapporto fosse irrecuperabile. Intanto continuò a camminare, i corridoi si facevano mano a mano più luminosi, sebbene la luce rimanesse pur sempre fioca e tetra come si confaceva a un luogo del genere. "Noah torna a casa la notte, certo tardi per non farsi vedere da noi, ma ritorna.. Ma non c'è Ren con lui, spesso si fermava a dormire da noi, ma se non è con Noah, non saprei cosa dirti.. Qui nessuno lo conosce e, seppur ci sia della pessima gente, non ho mai visto far del male gratuitamente a un bambino" e infatti non era andata così, ma loro certo non potevano saperlo. "Persone tipo chi, Dulcinea?" Intanto, tra camminare e parlare, erano ormai arrivate alle stanze della lupa e di Xavier. Con una pedata degna del fratello, Aleesha aprì la porta, poggiando delicatamente il fragile corpo dell'amica sul divano. "Mi ringrazierai quando ti vedrò stare meglio, poi Ren lo cercheremo insieme e tartasseremo Noah di domande.." Non poteva sapere che quella sera nemmeno Noah sarebbe rientrato.

Dulcinea

“Non è necessario che loro lo capiscano. L’importante è che sia così per te..” Perché una madre, ama sempre i propri figli.. qualunque cosa accada. Chiuse gli occhi quando intrapresero il corridoio appena più illuminato, con le poche forze che le restavano non riusciva di certo anche a sopportare la luce, seppur fioca che fosse. Annuì, lasciando che l’amica la conducesse fin dove lei e il suo compagno risiedevano. “Speravo anche io di saperlo con tuo figlio. Di saperlo a casa tua. Quando ho deciso di venire all’inferno è perché sapevo che avrei potuto contare su di voi” Fece una pausa per riprendere fiato e riaprì gli occhi quando si sentì adagiare sulla superficie morbida del divano. Provò una leggera sensazione di sollievo e si portò una mano al petto dove sentiva che quello squarcio era ancora aperto. “Credevo che qui fossimo al sicuro, ma inizio a credere che lo abbiano trovato” Parlò prima che l’amica le chiedesse di chi pensava si trattasse e, a quella domanda, richiuse gli occhi sospirando “Mio padre.. e suo padre”. Sentiva che le forze le stavano venendo meno e che aveva bisogno di riposare. Non era saggio farlo in quelle condizioni, ma non riusciva a controllare il sonno che, lentamente, stava prendendo possesso del suo corpo. Riuscì ad annuire, nella speranza che Noah avesse potuto aiutarle. Ma non sarebbe andata così. Quella notte, le due madri, avrebbero pianto entrambe la scomparsa dei loro figli.
view post Posted: 7/4/2012, 17:04 The Return Incidents - >> 05
Oggi, foresta comune, Casa sull'albero, tramonto

"Faremo i conti più tardi io e te, vai a strafogarti di eucalipto, con la pancia piena sarai una preda più facile!"
Nemmeno se quello fosse stato un nemico vero, la vampira guardò il koala con aria di sfida, muovendo addirittura la mano come a dire che non doveva ancora cantare vittoria, nonostante fossero 1 a 0 per Hector. L'animale l'aveva avuta vinta poco prima in un battibecco riguardo al rifarsi le unghie sulla ringhiera della terrazzina davanti alla casa.
Ok, ora stava sfidando un koala. Stava parlando con lui come se fosse un nemico giurato, ci mancava soltanto gli tirasse uno schiaffo con il guanto e lo sfidasse a singolar tenzone. Dagon aveva ragione, quella non era lei. Si chiese se non stesse iniziando seriamente a impazzire, forse il prossimo passo era iniziare a parlare da sole, era sicuramente peggio farsi domande e anche rispondersi ad alta voce da sole che prendere seriamente un duello con un koala.
Si appoggiò al legno del davanzale esterno, chiudendo gl'occhi e prendendo un bel respiro profondo. Rimase in quella posizione qualche momento, cercando di capire cosa c'era che non andava in lei da un po' di giorni. Già, cosa le stava capitando? Le parole del demone, la sera prima, l'avevano fatta sinceramente riflettere e, forse, era giunta a una conclusione. Aveva iniziato ad andare in corto circuito in un istante ben preciso, ovvero quando aveva visto Dagon ricoperto di sangue e lividi e, dietro tutto quel caos di ferite, il suo sguardo. Poteva ancora vederlo davanti a sè se solo si concentrava un po': occhi grigi e arrabbiati, accesi d'argento in netto contrasto col rosso scuro del sangue. Aveva avuto paura, paura per lui, paura di lui. E la sua reazione era stata la più stupida che potesse mai avere, cercare di rigirare la situazione in modo da sembrare lei quella colpita. Dio, che idiota. Lo aveva sempre fatto quando si sentiva attaccata, attaccava a sua volta per difendersi, quando sarebbe bastata una semplice parola, un semplice scusa, un mi dispiace sentito. Non aveva ancora imparato a gestire bene tutte queste senzazioni così forti che provava da quando aveva scoperto quanto era intenso amare qualcuno e, se è vero che sbagliando si impara, si era ripromessa di non voler mai più vedere quello sguardo negl'occhi dell'uomo a cui era -letteralmente- legata.
Il senso di colpa era ancora li, lo sentiva stretto addosso come un cappotto e si rese conto che era stato quello a renderla così.. Diversa. Non sapeva nemmeno come descriverlo, se non come un peso opprimente contro il cuore che le faceva dolere ogni muscolo, ogni fibra, ogni vena, tanto da non riuscire a ragionare lucidamente. O forse era proprio il contrario, la faceva ragionare anche troppo. Doveva essere questo l'effetto del senso di colpa: se prima davanti a un problema reagiva d'istinto, ora ci pensava non una, ma mille volte. E ogni volta che un pensiero nuovo si affacciava nella sua mente, il problema si ingrandiva e non riusciva più a districarsi da quella fitta rete di pensieri confusi, perdendo ciò che l'aveva sempre distinta, il buttarsi di testa in qualsiasi situazione senza pensare a tanti se e a tanti ma, solo a quello che la rendeva veramente felice. Dio, aveva affrontato un lycan solo per poter restituire una spada ad un'amica! Si era buttata da un'altezza assurda con una spalla fratturata solo per poter stare tra le braccia di Dagon! Se n'era infischiata delle raccomandazioni, sempre, per avere quel che desiderava e ora, invece, era lei a farle a sè stessa, nonostante il sangue che le usciva copioso dal taglio sul palmo della mano le ricordasse ogni secondo quanto Dagon soffrisse a non averla e quanto lei stessa desiderasse lui sopra ogni rassicurazione. Doveva tornare lei.. Col suo caratteraccio imprevedibile e a volte odioso, è vero, ma pur sempre lei, la ragazza di cui il demone si era innamorato e che sentiva esserci ancora da qualche parte, sotto a tutto quel peso, dentro il suo cuore.
Sbattè le palpebre un paio di volte, le pupille di adeguarono alla luce sempre più calante della sera e, attraverso il vetro, osservò Dagon riposare. Non aveva un cuore umano, ma poteva percepire il ritmico e lontano ticchettio di quello di metallo del demone. Sentiva lo scorrere lento del sangue nelle sue vene e il dolce respiro che gli faceva alzare e abbassare il petto, come un'onda lontana. Seppure riposasse poteva scorgere quel cipiglio serio sul suo viso, era stufo di doversene stare fermo a letto e non poteva di certo biasimarlo.
Aveva bisogno di lui e lui aveva bisogno che lei glielo dimostrasse. Ma prima di tutto aveva bisogno di dimostrare a sè stessa che poteva ancora agire d'istinto, poteva ancora fare qualcosa che agl'occhi di qualcuno poteva sembrare solo stupido, ma, ai suoi, era un gesto sentito per provare che era ancora Ginevra e che, soprattutto, non si sarebbe arresa.
Si staccò svelta e silenziosa dalla finestra, entrando in casa solo per recuperare la sua borsa di pelle nera e riportarla fuori con sè. Era il momento ideale per fare quell'incantesimo, il tramonto. Il sole, la luce, se ne andava per lasciare spazio alla notte, il buio. Bè, lei non stava per fare lo stesso? Non stava per calare il buio sui suoi occhi dopo tanta luce? Non sarebbe proprio diventata cieca, ma quasi. Si sedette con la schiena appoggiata contro alla parete di legno, le gambe incrociate. Dispose due candele davanti a sè, rosse, di un rosso talmente scuro da sembrare nero e le accesse con una parola sussurrata a fior di labbra in una lingua sconosciuta ormai da secoli, per non dire millenni. Prese dalla sua borsa vari oggetti che dispose in grembo e, pian piano iniziò a cantilenare una lenta nenia che sembrava provenire dal più remoto abisso del mare, tanto suonava antica e struggente. Mentre quelle parole legavano la sua vista alla sola figura del demone, da una delle bende che teneva in grembo staccò quello che era niente meno che sangue raggrumato di una delle ferite del demone, almeno era stato facile recuperarlo senza doverlo in qualche modo rubare a Dagon stesso, e lasciò che questo cadesse sulla prima fiamma. Quando ebbe fatto lo stesso col suo sangue, lasciando gocciolare la sua mano sopra la seconda candela, entrambe le fiamme parvero crescere fino a formare un luminoso cerchio di fuoco che inglobava entrambe le candele. Prese l'ultimo oggetto che aveva in grembo, un rubino e, con l'aiuto della telecinesi, lo mandò in mille irrecuperabili pezzi. Portò la mano piena di finissima polvere rossa vicino alla bocca e, con un'ultima parola, soffiò quello che restava del minerale nel mezzo del cerchio di fuoco. Seppe che l'incantesimo aveva funzionato nello stesso istante in cui si alzò un vento fortissimo che, oltre a spettinarle i capelli, spense il fuoco, non lasciando più traccia nè delle fiamme nè del rubino. Il vento, così come era arrivato, cessò dopo pochi secondi. Si sentiva stanca, fisicamente, ma rinvigorita e pronta a dimostrare a lei e a Dagon che era tornata e che ora si sarebbe meritata di nuovo la sua fiducia.
Si rialzò perchè voleva assicurarsi di aver davvero perso la vista o almeno, parte di essa. Perchè vedeva ancora tutto attorno a sè, la casa, gli alberi, persino Hector che dal ramo sopra la sua testa si era goduto tutto lo spettacolo e che, come se avesse capito, le lanciò una foglia di eucalipto in segno di approvazione. Scese la passerella, restando a terra in silenzio alcuni minuti. Lei stessa sapeva rendersi invisibile agl'occhi degl'altri e lo fece, ascoltando i passi di una creatura in avvicinamento. Nello stesso istante in cui questa la sfiorò col suo profumo, capì di averla vicino, ma non la vide. Sentiva il battito del suo cuore, il rumore del suo respiro e dei piedi, che avrebbe detto scalzi, sul terreno erboso. Poteva quasi dire con certezza che aveva dei lungi capelli ricci solo per come l'aria si muoveva diversa intorno a lei e che, probabilmente, non era nemmeno un elfa pura, ma era sicura fosse una donna. Poteva dire tutte queste cose grazie ai suoi sensi vampirici, poteva addirittura ascoltarne i pensieri grazie alla telepatia, ma non poteva osservarla con gl'occhi come avrebbe potuto fare solo poco fa.
Lasciò che la creatura se ne andasse, ignara di essere appena passata a fianco di una vampira, tornando visibile solo quando il profumo di quell'elfa era solo una scia lontana. Rapida risalì fino in casa, rimettendo in ordine la borsa e le candele come fossero sempre state li e, osservando dalla finestra Hector che pacifico sgranocchiava la sua cena sul ramo, si strinse sopra il vestito la camicia del demone che si era appena infilata, appoggiandosi alla parete, rivolta verso Dagon, in attesa che, aprendo gl'occhi, notasse che sul suo viso c'era di nuovo il sorriso furbo e sicuro di chi aveva appena ottenuto qualcosa.

Ginevra {e Hector}
view post Posted: 21/3/2012, 12:26 [PG GIOCANTE] Rehael - >> 05
Benvenuta *__*

Le schiere angeliche aumentano, sarà contento Castiel!
view post Posted: 20/3/2012, 17:12 The Return Incidents - >> 05
Londra, oggi all'alba.


Catherine

Nonostante stesse arrivando la primavera, quella notte a Londra era stata fredda. Fredda per il cuore di una vampira che era tornata umana e aveva scoperto cosa era stata capace di fare, che aveva scoperto chi era diventata. Non aveva chiuso occhi ed era rimasta per tutto il tempo distesa sul grande tappeto del salone della casa di Stephan a piangere. Le ore passavano lente, come ogni volta che qualcosa ci tormenta. Le sembrava di essersi appena svegliata da un incubo e probabilmente era proprio così. Stava iniziando ad albeggiare quando, abbassando gli occhi sul proprio corpo, si accorse degli abiti che indossava. Si tolse le scarpe e, in punta di piedi, si avviò verso il bagno per darsi una risistemata mentre le lacrime continuavano a scorrere lungo le sue guance. Non sopportava l’idea che quel modo di vestire, quel modo di essere, aveva fatto parte di lei e, credeva, che se avesse bruciato quegli indumenti quella sensazione di violenza che le sembrava di aver subito, sarebbe scomparsa. Arrivata nel bagno padronale, si fermò davanti allo specchio e appoggio le mani al lavandino mentre fissava attonita il suo riflesso nello specchio. Gli occhi ambrati avevano assunto un colore più naturale, più caldo. Ma erano cerchiati di rosso e incavati in occhiaia viola. Il trucco le era colato e si mescolava alle lacrime sulle guance. Iniziò a passarsi le dita sul volto lentamente, poi aumentando di intensità. Sempre più forte. Voleva grattare via quella faccia, faceva male ma.. non le importava. Si faceva schifo.

Ginevra

In quella casa, nello stesso momento in cui una prima vampira cercava di togliersi la faccia, una seconda vampirina stava girovagando, ma non a caso. Infatti, dopo aver dormito, o meglio cercato di farlo, alcune ore su un divano sotto la vigile compagnia del demone, aveva avuto le umane necessità di trovare un bagno. Se Cathy si trovava nel bagno padronale, Ginevra aveva usato quello di servizio, ma le era bastato per darsi una sistemata, cambiarsi e pettinarsi. Come sempre quando era umana adorava prendere in prestito i vestiti dell'amica, infatti aveva aperto le valige di Catherine, che lei stessa un paio di giorni prima aveva preparato, *rubandole* un maglioncino leggero ma lungo che aveva messo sopra i leggins, infilati negli immancabili anfibi, e così vestita si era messa proprio alla ricerca dell'amica, non trovandola più sul tappeto, dove era sicura era rimasta a singhiozzare fino a poco prima.
"Cathy?" Non le ci era voluto molto per trovarla, proprio ora stava impalata sulla porta del bagno, guardandola mentre disperata si graffiava "Cathy fermati, per piacere.." le andò vicino, prendendole le mani dal viso e stringendogliele, in modo da abbracciarla da dietro e farle smettere la tortura.

Catherine

Continuò a torturarsi il viso finchè non si accorse che Ginevra era arrivata alle sue spalle. Non riusciva ad affrontare quello sguardo nemmeno guardandolo da dentro lo specchio. Sapeva di aver fatto del male alla sua migliore amica e non credeva che sarebbe mai riuscita a perdonarsi per quello. Lasciò che lei le prendesse le mani ma tenne la testa bassa, continuando a piangere senza dire una parola. Sapeva che Ginevra sarebbe stata comprensiva con lei. Sapeva che non era arrabbiata. Ma lei odiava se stessa e credeva di non meritare che una persona come lei avesse chi si prendesse cura di lei. Si liberò le mani e, sempre tenendo lo sguardo rivolto verso il basso, iniziò a togliersi quel vestito che non le apparteneva. Era un gesto simbolico il suo, quasi come se spogliarsi di quegli abiti volesse dire spogliarsi di quello che era stata fino a poco prima di giungere a Londra. Adesso era al sicuro, ma non lo era dal tormento che provava dentro. “Io non ti merito..” Fu l’unica cosa che riuscì a dire mentre il vestivo scivolava verso terra lasciandola completamente denudata.

Ginevra

"Mh ne dubito, forse quella st..upida vampira di Armand non mi merita, ma tu si.." La lasciò spogliarsi da sola, aiutandola solo a districarsi il vestito dai piedi e poi, senza chiedere nulla, riempì la vasca di acqua calda e bagnoschiuma profumato, sedendosi sul bordo di questa mentre aspettava che si riempisse. Purtroppo Ginevra non aveva un carattere facile e, nonostante sapesse che quella non era la sua migliore amica, l'aveva terribilmente infastidita vederla comportarsi in certe maniere, specialmente con il demone. "Ti vestivi addirittura peggio di me.." cercò di sdrammatizzare, indicando l'abito più velato che altro a terra e poi, di seguito, una pila di vestiti puliti che aveva adagiato poco prima di andarle in contro sul portabiancheria. "Soprattutto.." si alzò, di nuovo, spostando un indumento indicando cosa c'era sotto. Il cofanetto di velluto nero e la chiave di casa di Stephan. "Queste cose sono tue, mi dispiace averti rubato gl'anelli, era l'unico modo per farti parlare con me e Dagon.." altrimenti sapeva che li avrebbe evitati come la peste, lei soprattutto. Tornò sul bordo della vasca, chiudendo l'acqua e indicando all'amica con un sorriso stanco la vasca ormai piena di schiuma e fumante di acqua calda.

Catherine

Il bagno era il posto dove solitamente si confidavano e di dedicavano a loro stesse. Era successo in Giappone, nella loro stessa camera e adesso anche a Londra. Catherine si sentiva sempre coccolata quando l’amica le preparava un bagno caldo, ma in quel momento non riusciva a pensare di meritarselo davvero. “No..” Lei credeva di essersi arresa al volere di Armand. Era certa che se avesse lottato contro se stessa con maggiore forza sarebbe riuscita a controllare quel legame. Ma si sbagliava perché era troppo giovane e Armand troppo potente. Si avvicinò alla vasca coprendosi il seno con le mano, come se fosse infreddolita. Tremava ma non era per il freddo.. era sconvolta. Scosse la testa. “Non devi scusarti per niente, Ginevra..” la sua voce era solo un filo, ma le sembrava assurdo che fosse l’amica a dispiacersi per ciò che aveva fatto. Si infilò nella vasca e solo allora lanciò un occhiata verso la scatolina di velluto e la chiave di quella casa. E ancora una volta fu colta da un pianto inconsolabile. Era troppo per lei, affrontare tutto quello. Non poteva perdonarsi, non ci riusciva. “Lasciami sola..” disse tra un singhiozzo e l’altro. In verità non voleva che l’amica andasse via, ma non voleva nemmeno che si prendesse cura di lei che l’aveva ferita senza riguardo. “Sono un mostro..” ed il fatto che lo riconoscesse, voleva dire che ormai non lo era più.

Ginevra

"No cosa, Cathy? Lo sai tu e lo so io che la colpa di tutto questo casino è di Armand. Avanti, mi ha vista vero quando ero sotto l'effetto del sangue altrui? Non mi interessava di niente e di nessuno se non di me stessa.." Rimase a guardarla dal bordo della vasca, non voleva allontanarsi di certo, infatti rimane impassibile li, una vedetta di guardia all'incolumità psicofisica di Catherine. "E tu sei sotto l'influsso del sangue di un vampiro antico, Catherine, e sei maledettamente giovane per avere la forza di poterlo contrastare.." guardò per un istante la scatolina di velluto "Ma il solo fatto che tu abbia conservato quegl'anelli significa che tu c'eri ancora, Cathy, non ti sei persa del tutto.." Quando la vampira ricominciò a piangere non fece altro che allungare una mano per carezzarle i capelli corvini, rimanendo accanto a lei. "No, Armand è un mostro, non pensare mai più qualcosa di simile di te stessa.. Quando tornerà Stephan andrà tutto meglio, ne sono sicura.." Ginevra non aveva ancora pianto ed era lei stessa stupita di non averlo ancora fatto. Quando si trattava di consolare Catherine si dimostrava sempre più forte di quello che in realtà era.

Catherine

Continuò a piangere prima di riprendere fiato per rispondere all’amica “La colpa non è solo di Armand. Non è stato lui a suggerirmi quelle cose che ho detto di te. Non è stato lui a farmi mordere Elros. Sono stata io, Ginevra. Io..” Ma lei non era certo quella persona. Non avrebbe mai morso Elros e, soprattutto, non si sarebbe mai comportata così con la sua migliore amica. Si immerse completamente nella vasca per evitare quella carezza che credeva di non meritarsi affatto. Ma da umana aveva bisogno di respirare quindi riemerse quasi subito, con il volto lavato dalle lacrime. “Io sono debole rispetto a lui. Ma potevo fare qualcosa.. invece mi sono arresa. E ti ho trattata come mai avevo pensato di poter fare..” La guardò negli occhi per la prima volta. Le sembrava che il soffitto le stesse crollando addosso ma non poté trattenersi. Allungò le braccia verso Ginevra che si trovava sul bordo e la strinse, appoggiando la testolina bagnata sul suo petto mentre le lacrime riprendevano a scorrere. “Non merito il tuo perdono. Non merito nemmeno quello di Stephan. Quando sarà cosa ero diventata mi odierà. Lui odia i vampiri, Ginevra. Butterà via quegli anelli e la promessa che rappresentano. Come si può voler sposare una persona del genere? Come si può volere come amica una persona come me? Vi sto rovinando la vita..”

Ginevra

La ascoltò senza interromperla, guardandola riemergere e spingendole a sua volta il volto sott'acqua, con un sospiro, aspettando di parlare quando la vampira sarebbe riemersa per la seconda volta. "Cathy non ti voglio sentire così, va bene? Devi smetterla di compatirti e prenderti tutte le colpe, perchè non le hai, ok? E la cosa che mi fa più male non sono le parole che sono volate mentre non eri te stessa, sono le lacrime che stai versando ora inutilmente.. Quindi, smettila.." però ricambiò la coccola, sorridendo per i vestiti ora bagnati "Meriti di essere perdonata, sia da me che da Stephan.. E lui in tutto questo potrà odiare solamente Armand, tu non hai fatto nulla, non hai scleto tu di diventare una sua vampira.." le prese il viso tra le mani, guardandola con gl'occhi verdi e dolci che si ritrovava da umana "Smettila di piangere e rialzati, lotta per tornare a essere te stessa e, se proprio insisti nel darti delle colpe, allora lotta per farti rivalere con me e Stephan.. Perchè io so chi è la vera Catherine e so che la mia migliore amica mi vuole davvero bene e non mi avrebbe mai detto niente di simile, mai.."

Catherine

Si passò la mano sul volto per ripulirselo dalla schiuma che le arrossava i già lacrimanti occhi castani. Le parole di Ginevra l’avrebbero sollevata se non si fosse sentita tanto in colpa con se stessa. “Non ci riesco a non sentirmi in colpa per quello che ho fatto, Ginevra..” Era più forte di lei. Non poteva evitare di sentirsi così perché quelle cose le aveva fatte lei e, anche se era sotto il controllo di Armand, non bastava a giustificarla. “Ho fatto male e te e a tutte le persone che mi hanno sempre amata. Mi sono comportata come una..” sospirò, abbassando nuovamente lo sguardo sull’acqua che riempiva la vasca in cui era immersa. “..puttana. Solo poche ore fa stavo per lanciarmi tra le braccia di Dagon! Lo capisci Ginevra? Lo capisci?” Non riusciva nemmeno ad alzare il tono della voce. “Faccio schifo, come amica e come persona. Io.. non potrò mai perdonarmi per questo e non lo farete nemmeno voi. Non potete..” Non spettava a lei decidere, ma non si sentiva tale da poter essere perdonata. Continuò a restare abbracciata a lei, mentre piangeva. L’ascoltava e in fondo a se stessa sapeva che non si poteva arrendere, ma era troppo presto per tornare a rialzare la testa. “non ho mai pensato nulla di quello che ho detto su di te. Non ho mai pensato quelle cose su Dagon. Io ti voglio molto più che bene, ma non posso permettere che torni a farvi del male, Ginevra. Non posso.” Perché se fosse tornata la bamboccia di Armand, sarebbe sicuramente ripiombata nel baratro.

Ginevra

"E chi lo dice che non possiamo, tu?" le venne sinceramente da ridere. "Ascolta, Cathy.." alzò gl'occhi al cielo cercando le parole giuste "Ti ho perdonata dal momento in cui sono entrata in questo bagno, anzi no, da ieri notte quando hai iniziato a piangere perchè eri tornata tu, anche se ero ancora leggermente infastidita da.. Quello che era successo.." appunto da come si era comportata con Dagon. "Ma so anche che la mia Cathy non avrebbe mai nemmeno guardato così il mio ragazzo e che quella non eri tu, assolutamente no. Inoltre a parte fare la civetta dalle lunghe vedute non lo hai nemmeno sfiorato" alzò un dito, un po' più seria "in quel caso probabilmente Armand o non Armand ti avrei staccato la testa.." rise, ma era una risata che sotto nascondeva qualcosa di molto più serio perchè nessuna scusa avrebbe retto di fronte a tanto. "comunque.." le lasciò andare la testolina, alzandosi dalla vasca per porgerle un asciugamano "Ora vediamo si risolvere la situazione, va bene? Qui non c'è Armand, ci siamo noi e tra poco ci sarà anche Stephan.. Pensa a questo, e soprattutto al fatto che dovrai iniziare a imparare a cucinare, lavare, stirare e queste fantastiche cose umane.." cercava di cambiare discorso, per non continuare su quella strada che poteva portare Cathy solo a deprimersi di più.

Catherine

Non rispose alla sua prima domanda. Non era lei che poteva decidere chi doveva o non doveva perdonarla, ma poteva pensare di non meritarsi affatto alcun perdono. “Non ho mai pensato di poter andare oltre con il tuo ragazzo, Ginevra” Forse solo un po’ ieri sera, ma non si trattava di reale attrazione per il demone.. era piuttosto un voler indispettire colei che le aveva rubato quella scatolina che aveva conservato così gelosamente. E poi, nonostante lo stato penoso in cui si era ridotta per il legame con Armand, l’amore per Stephan non era mai morto, altrimenti non si sarebbe tenuta gli anelli. “E in quel caso mi sarei meritata la morte. Dopo tutto quello che hai fatto per me e che stai continuando a fare.. anche se continuo a pensare di non meritarlo” Sollevò la testa e la guardò con gli occhi ancora colmi di lacrime. Amava la sua amica e non voleva perderla. Afferrò l’asciugamano e si alzò per avvolgerselo attorno al corpo. I capelli che si appiccicarono bagnati sulla schiena. “Voglio vederlo. Mi manca terribilmente e.. ho bisogno di lui. E’ questo ciò che più mi importa adesso. Ritrovare me stessa. Una parte ce l'ho già qui.." ed intendeva la sua amica "Il resto verrà da se.” Uscì dalla vasca sollevando prima una gamba poi l’altra. Nuovamente si ritrovò ad abbracciare Ginevra, stringendosi forte a lei per trovare conforto. Sapeva che lo avrebbe trovato “mi sei mancata..” E questo era quanto di più vero le potesse dire per farle capire che era davvero rammaricata per essersi comportata in quel modo con lei. Solo il tempo, però, avrebbe potuto risanare le cose completamente. Il tempo e.. l’amore e l’amicizia che erano fondamento della sua vita. Una ,l'amicizia, l'aveva già ritrovata, se mai l'avesse davvero persa. Per l'altra, l'amore, forse doveva pazientare ancora un po'.

Ginevra

"Meglio così.." Ma in cuor suo lo sapeva, perchè di Catherine si era sempre fidata ciecamente, certo della Catherine impazzita si fidava molto meno, ma alla fine tutto si era risolto per il meglio, almeno sperava, ed era inutile rimuginare su cosa poteva succedere se fosse andata a finire peggio. La strinse forte in quell'abbraccio bagnato, baciandole la guancia tiepida. "Smettila, tu ora meriti solo di rifarti una vita, qui, con Stephan, sapendo che ci sarò sempre per te.. Ok?" Poi le sorrise, guidandola verso il tappeto del bagno, per farle tenere i piedi all'asciutto e aiutarla poi ad asciugarsi e cambiarsi "Allora, sai di cosa hai bisogno ora? Di dormire, prima di tutto, o Stephan tornerà e non ti troverà più dietro quelle terribili occhiaie.." accennò un sorrisò, prima di ricambiare un forte abbraccio e annuire alla sua domanda senza rispondere ad alta voce. Che le era mancata lo si leggeva negl'occhi e non poteva essere più felice di ave ritrovato la sua migliore amica.
"E ora andiamo.." furono le ultime parole che le disse prima di guidarla a letto, in quella che l'amica le indicò come la camera di Stephan, e lasciarla li a riposare, sperando che potesse fare un sonno se non pieno di sogni positivi almeno tranquillo.
view post Posted: 19/3/2012, 18:11 The Return Incidents - >> 05
La scorsa notte a mezzanotte, al limitare del villaggio, villetta di Layla ed Ethan

Ormai la temperatura notturna iniziava a essere fresca, ma di un fresco piacevole, il tempo del freddo pungente e dei cappotti pesanti stava lentamente scemando.
Nonostante questo, gli abitanti di Return sembravano aspettare la primavera, il sole e la temperatura tiepida per mettere finalmente il naso fuori di casa, infatti il villaggio sembrava deserto. Probabilmente però, pensò Elle, era tutta suggestione. Forse si immaginava di essere sola, forse la villetta in fondo alla via non era così abbagliante come in quel momento appariva ai suoi occhi e forse nemmeno lo scalpitare degli zoccoli di Brownie era così rumoroso come in quel momento a lei sembrava. Forse, si disse ancora, si sentiva così sotto pressione solamente perchè aveva aspettato troppo, decisamente troppo. Non aveva tenuto il conto, ma sapeva di essere tornata a Return da circa due settimane e di non aver fatto il minimo sforzo per cercare i suoi genitori. Si era confidata con Odile, con sua nonna, con sua zia, persino con Victor, dannazione, ma il coraggio di affrontare le vere persone per cui era tornata -e scappata- le mancava.
Senza nemmeno accorgersene era smontata da cavallo, aveva aperto il cancelletto bianco e aveva attraversato il giardino sul retro, facendo attenzione a non fare alcun rumore, fino ad arrivare alla stalla.
"Non nitrire, non muovere gli zoccoli e non respirare.. Non fare niente, ok Brownie?"
Il cavallo per tutta risposta girò il muso dall'altra parte. Con tutta calma Elle gli tolse la sella, le redini e tutta l'attrezzatura, riponendola al suo posto. Prese poi una spazzola e iniziò a passargliela sulla schiena, col colpi decisi ma al contempo leggeri.
"Ora parlo anche con un cavallo, bene. Senza offesa Brownie, ma davvero, tra poco inizierò a parlare con i muri anche.."
"Potresti sempre entrare in casa e parlare con tuo padre. è sul divano, sta riposando davanti al camino, Layla non c'è.."

Una vocina acuta ma piacevole aveva fatto capolino nella stanza. Elle si guardò intorno e inizialmente non capì da dove venisse, poi la luce della luna illuminò una meravigliosa gatta bianca che, adagiata sul fieno, si leccava placidamente la zampina.
"Cream Puff!"
La gatta restituì lo sguardo con i suoi meravigliosi occhi azzurri e un bel coro di fusa. Dio, come le era mancata! Lasciò cadere la spazzola senza preoccuparsi del rumore, prendendo la sua gatta speciale tra le braccia.
"Scusami se non ti ho cercata, sapevo che mi avresti aspettata solo a casa e non.. Non volevo metterci piede, non ero ancora sicura.. Mio dio scusami Creamy, sono una pessima compagna" forse sembrò solo a Elle, ma le fusa della gatta parvero per un istante una risata. Andò a sedersi dove prima stava lei, sul fieno, tirando su i piedi e tenendosi la gatta sul grembo. Cream Puff, la sua anima, il suo Daimon. Ora che si erano ricongiunte le sembrava di sentirsi meravigliosamente bene.. Quasi completa. Si ricordava ancora di quando suo padre cercò di spiegarle cos'era un'anima e ora, guardando gl'occhioni della sua gatta, lo capiva ancora meglio. Come se lo avesse richiamato da un ricordo lontano, le venne istintivo girarsi e trovarsi faccia a faccia proprio con Ethan che, appoggianto con una spalla alla porta d'entrata alla stalla, la stava osservando. Il suo viso era al buio ed Elle non riusciva a distinguerne bene l'espressione ma, era sicura, quello non era un sorriso.
"Papà?" che domande, ovvio che era suo padre.
"Sentivo delle voci, pensavo fosse tornata tua madre e si fosse messa a parlare col tuo cavallo.. Non sarebbe una novità, credo abbia chiesto addirittura a lui quando potevi tornare.. Mi domando se si aspettasse davvero una risposta.."
"Papà io.."
Non riusciva a schiodarsi dal fieno. Strinse la gatta al petto, affondando le mani nel pelo bianco. Cream Puff era in silenzio, sembrava una semplicissima gatta domestica.
"Tu cosa? Comunque.." il fatato le diede le spalle, uscendo dall'ombra ed entrando nel cono di luce della luna "Mi aspettavo entrassi in casa, Elle. Non intendo più aspettare i comodi di tua madre, sappi che per te vale lo stesso. Sei grande, ormai, se hai qualcosa da dirmi sai do.." il resto della frase fu un respiro mozzato perchè ora due mani stringevano la vita di Ethan. Passarono pochi secondi, prima che il ragazzo si decidesse a girarsi completamente e prendere sua figlia in braccio. La ragazzina iniziò a piangere, nascondendo il viso nell'incavo del collo del padre, e mentre piangeva gli chiedeva scusa, per essersene andata, per essersi arrabbiata con lui, per non essere andata subito a cercarlo e per altri mille motivi ma, probabilmente, Ethan non ne capì neanche uno tanto piangeva forte Elle mentre sviolinava tutto quel lungo monologo di mea culpa.
"Elle calmati per l'amor del cielo non ho capito niente.."
La rimise a terra e, con le sue mani calde sul viso le asciugò le lacrime che le rigavano le guance. La ragazzina prese un respiro, mordendosi il labbro per non ricominciare a piangere.
"Scusa.. Per tutto.."
"Così va meglio.. Vieni qui ora!"
la richiamò a sè con un sorriso, stringendola di nuovo tra le braccia e lasciando che continuasse a piangere ancora per quanto desiderava. Ed Elle pianse, pianse ancora parecchie lacrime prima di alzare il viso dalla maglia ormai imbrattata di trucco di suo padre.
"Sei arrabbiato, vero?" Lo vide alzare gl'occhi al cielo.
"Sinceramente? Non lo so, Elle. Lo ero, perchè pensavo mi avresti cercato appena arrivata invece di startene da tua zia o da altre persone" Ethan sospirò "Forse sono deluso, perchè mi aspettavo un comportamento diverso da te.. E sono decisamente rassegnato a constatare che sei identica a tua madre, e non fare quella faccia perchè lo sai anche tu, signorina. Quindi ti dirò una cosa.." si fece appena più serio "La stessa che ho detto tempo fa a lei. Io non sono più capace di starle dietro, va bene? Tua madre si allontana continuamente e forse sono stufo di correrle dietro, sempre. La amo, davvero, ma ho conservato ancora un po' di amor proprio per pensare un po' anche a me, quindi.. Se ora siete in due a comportarvi così io davvero non so più dove sbattere la testa, per cui.. Che sia l'ultima volta che ti allontani da me, Elle. Se qualcosa ti fa arrabbiare urlamelo contro, prendimi a pugni se necessario, ma non andartene. Intesi?"
"Non ti lascio più, promesso. Ma puoi sempre lasciare la mamma.."
"Elle!"
"Affari vostri, io con te sto bene, ma non voglio vederti triste per lei o per quel.."
fece una smorfia schifata nemmeno stesse parlando di qualcosa di schifoso come un ragno peloso "..coso" riguardò il padre, abozzando un sorriso "Non voglio stare a casa con lei, non ancora. E non voglio lasciare la zia finchè non torna Ephram, è triste e si sente sola.."
"Lo immaginavo. Mi prometti che almeno una volta al giorno ti fai vedere, però?"
"Anche due, promesso!"
Rise,asciugandosi col dorso della mano le ultime lacrime sotto gl'occhi. Poi sospirò, guardando l'espressione del padre e facendosi di nuovo seria.
"Davvero, secondo me dovresti mollarla, tanto non siete sposati.."
"Sei una vipera, Elle. Sai cosa ti dico, invece? Potresti aiutarmi a fare il contrario"
Sospirò, togliendo una ciocca di capelli bianchi dalla guancia della figlia e ricambiando il suo sguardo curioso "Se mi aiuti possiamo trovare una soluzione per togliere tua madre dalle grinfie di Sorat definitivamente. Pensi di volermi aiutare? Consideralo un favore in cambio dell'averti perdonata.." le fece l'occhiolino, aspettando che annuisse.
"Bene, così remissiva mi piaci, dovresti esserlo sempre, sai?" prima di prendersi un'altra occhiataccia continuò "C'è un libro, un libro antico, dalla copertina rossa e probabilmente scritto in una lingua arcaica e sconosciuta. Tuo nonno Dan mi ha detto che al suo interno c'è scritto come liberare qualcuno da Sorat e bè.. Se riuscissi a scoprirlo, costi quel che costi, voglio liberare tua madre.. Ci stai?"
"Libro rosso, antico, Sorat. Immagino non si trovi in libreria o lo avresti già trovato.."
sospirò, aspettando qualche secondo prima di riabbracciare il padre "Va bene, ti aiuterò a cercarlo così *forse* quando si sarà liberata di lui farà meno danni.."
"Elle, da che pulpito.."
"Papà!"
"Ok, non ti paragono più a lei! Questa notte, però, dormirai con me, tua zia già lo sa, magari è la volta buona che Ephram torna e se lo mangia.."
"Sei terribile!"
"Lo so, ora andiamo dentro.."
"Ah, c'è ancora una cosa.."
alzò di nuovo lo sguardo per incrociare quello di Ethan "Buona festa del papà!"

Ethan&Elle
view post Posted: 5/3/2012, 15:44 [PG Giocante] Elle - >> 05

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Nome: Elle Celen

Tipo di Creatura: Fey'ri {Demone fatato}

Età: 18 anni

Inclinazione: Buona

Descrizione caratteriale/BG: Elle è la figlia di Layla ed Ethan e, sin dalla più tenera età, ha davanti a sè una situazione familiare piuttosto singolare. Nasce infatti all'inferno, dove Layla l'ha partorita con l'aiuto di Elvira -nascondendo a Ethan l'intera gravidanza per paura che la bambina fosse in realtà del demone Sorat- e dove cresce fino all'età di due anni, coccolata dai bisnonni materni. Una volta arrivata quasi per caso a Return viene presa con sè dal padre, che decide di farla crescere a PoG, lontana dalla madre e vicino a quei princìpi che fanno del luogo stesso ciò che è. Crescendo, in lei si delinea un carattere però sempre più simile a quello della madre, ribelle e incline al melodramma -che, pare, sia un gene femminile di famiglia- anche se in Elle ci sono tratti caratteristici del padre: l'amore per la natura e soprattutto per gl'animali (spesso la vedrete in groppa al suo cavallo nero, Brownie, o in compagnia della sua gattina-daimon bianca, Cream Puff), la generosità e l'odio profondo verso le bugie.
Elle è una ragazza vivace e curiosa, ma con un carattere difficile e particolare. Ci mette davvero poco a prendersela per una parola sbagliata, ma, se siete importanti per lei, saprà perdonarvi.. Prima o poi. Quando scopre che la madre è di nuovo incinta e, questa volta, di Sorat, decide di lasciare la famiglia, scappando prima all'inferno, dove si rifugia dal bisnonno materno, Dan, e poi nella Terra dei Draghi, dove regna il bisnonno paterno, Thiamanth, e dove sotto la guida di una balia e di un insegnante, entrambi draghi ovviamente, cresce negl'ultimi mesi. è proprio ora che torna a Return, decisa a fare pace con la sua famiglia o, almeno, con parte di essa. Con sè porta l'artiglio di drago, un pugnale portatore di verità che si è guadagnata durante la permanenza dall'Araldo del Caos.

Potere base: Ammaliamento Pirocinetico
Dimostrando sin da piccola di avere delle caratteristiche comuni alla madre, anche nei suoi poteri Elle rispecchia quello che è uno dei poteri base di Layla, ovvero la capacità di ammaliare e sedurre facilmente chicchessìa, spianandosi la strada così ovunque voglia. Dal padre, e dal sangue draconico che c'è in lei, eredita la pirocinesi, ovvero la capacità di creare e gestire il fuoco.

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♥ Grazie Bina ♥

Edited by • Mirage - 2/10/2012, 20:24
view post Posted: 17/2/2012, 15:54 The Return Incidents - >> 05
Maniero di Thiamanth. Vulcano. Terra dei draghi.

Liam

< Nella maestosa sala degli specchi, nel maniero del grande araldo del caos, si trova il drago di fuoco nelle sue sembianze umane http://data.whicdn.com/images/6114701/dbp2c9_large.jpg E' fermo davanti all’entrata della stanza dove le luci soffuse donano striature dorate ai suoi capelli. Lo sguardo grigio,con venature rosso fuoco, è fisso sul grappolo di fiori che si rigira nella mano e sta aspettando. Ha mandato un biglietto ad Elle e sa che, come tutte le altre donne, lo avrebbe fatto aspettare. Nessun problema, ha l’eternità davanti a se nonostante fosse già passato qualche millennio dalla sua nascita. Sa che quella, non sarà una semplice passeggiata con la ragazza ma nel biglietto non ha accennato al motivo per cui vuole vederla proprio lì. Passano i minuti e, il drago, cantilena tra se e se una nenia in una lingua che pochi lì conoscono perché non è il draconico. E' Druido.>

Elle

<una ragazzina di quindici anni circa http://data.whicdn.com/images/19212201/Ell...0-650_large.jpg quindi con un musetto appena più cresciuto, sta arrivando ora dove il drago la aspetta già da un po'. In realtà non lo sta facendo apposta di essere in ritado, ma ha letto il biglietto da poco perchè prima di trovava proprio da suo nonno, cosa l'araldo avesse da dirle non ci è dato saperlo, fattosta che appena ha trovato il richiao del drago, si è precipitata da lui> Liam! <alza una manina per farsi vedere ancora quando è all'inizio dell'imboccatura del corridoio, sorridendogli> Scusami ero dal nonno.. <lo guarda furba come se sapesse qualcosa che lui non sa, probabile che abbiano parlato di lui!>

Liam

<continua a rigirarsi il fiore tra le dita. Non ha ancora terminato di cantilenare quella specie di filastrocca e, pur accorgendosi della presenza di Elle, si prende tutto il tempo che serve per terminarla. Una volta pronunciata l’ultima sillaba, solleva lo sguardo e aspetta che lei gli arrivi praticamente di fronte> Elle. <le sorride> Non preoccuparti del ritardo.. sapevo che avrei dovuto aspettare.. come sempre, con voi donne, del resto.. <scosse la testa, accennando una risata. Guarda il fiore e, come d’incanto, quello scompare dalla sua mano. Non serve per il momento e Elle deve concentrarsi su quanto sta per dirle> Tuo nonno ha il dono del tempismo, devo ammetterlo. Tuttavia, non credo ti abbia parlato di cosa ho in mente di fare con te oggi. <la guarda, malizioso. Quello sguardo lascia intuire molte cose. Poi si volta ed entra nella grande sala che ha alle spalle. Alle pareti sono appesi un mucchio di specchi. Diverse le forme e le dimensioni e i colori.. Liam ne cerca uno in particolare, ma attende che Elle lo raggiunga nella stanza, prima di aggiungere altro>

Elle

Io non sono mai in ritardo, Liam, lo sai benissimo.. <sembra quasi risentita nel farglielo notare, si è sempre presentata i orario e anche ora si è precipitaa subito da lui, nonostante non avesse scelto lei di ritardare> Si, doveva palami di alcune faccende.. E, sai una cosa, ti fa i complimenti.. Per come possono essere i suoi complimenti ovviamente.. <ovvero probabilmente avrà annuito semplicemente nel constatare che Elle ha imparato un sacco di cose riguardo i draghi e tutte le faccende loro. Comunque sia, scuote la testa alla sua ultima affermazione> No, ma mi ha detto di correre da te.. <aggrotta la fronte, seguendolo menre si guarda intorno> Wow! <un'esclamazione di sorpresa e stupore quando guardandosi in giro vede niente altro che specchi e mille copie di se stessa che le rimandano indietro la sua faccia stupita> Dove siamo? Non mi avevi mai portata qui!

Liam

Lo so, Elle.. ti stavo solo prendendo in giro. <scuote la testa. Ridendosela per la reazione di lei. Più la conosce, più continua a pensare che quella ragazzina ha del fegato e sembra essere arrivato alla conclusione che è tempo di metterla alla prova. Chissà che avrà in mente> Sono certo che si sarà lasciato andare ad affermazioni euforiche sul mio conto.. <naturalmente è ironico, lo conosce bene il suo boss e immagina che abbia semplicemente annuito di fronte alle conoscenze della nipote> Bene, adesso sei qui e avrai tempo per farti perdonare del ritardo.. <non si capisce se stia scherzando o meno, ma quel sorrisetto malizioso continua a dipingergli il volto. Cammina nella stanza e quasi sembra che non stia seguendo una direzione precisa. Al centro, disposte in fila indiana, ci sono delle colonne alle quali sono appesi altri specchi che riflettono la loro immagine al loro passaggio> Questa è la grande sala degli specchi, io non ti consiglierei di guardare a ore 3. Sai, non tutti gli specchi hanno la semplice funzione di riflettere le immagini. Se ti ho portata qui solo adesso, c'è una ragione. Non eri ancora pronta. <continua a camminare, zigzagando tra le colonne. Deve raccontarle la storia e attende qualche minuto che cali il silenzio>I draghi sono sempre stati molto attratti dalle atri magiche -come ben saprai- e, spesso, gli specchi.. erano gli oggetti preferiti dalle streghe. Devo ammettere che anche io ho contribuito a riempire questo salone. Ma.. c’è uno specchio in particolare che vorrei mostrarti.. <e di colpo si ferma, di fronte a una parete su cui di specchi, ce n’è appeso uno solo www.gothic-twilight.com/images/NEM2538.jpg > Il dragon hole..

Elle

<annuisce soltato alle parole del drago, lo sa benissimo che conosce più di lei suo nonno e che non è la persona che regala complimenti se non necessari. Anzi, che non fa proprio complimenti> Ci sto, dimmi cosa devo fare! <un sorrisetto furbo le incurva le labbra mentre segue Liam in quel dedalo di specchi, guardandosi sempre più stupita anche se, dopo un po', la smette e fissa la schiena del drago, sia per non perderlo di vista, sia perchè inizia a incuterle un certo timore quella sala e, soprattutto, tutte quelle facce identiche che la osservano> A cosa..? <fortunatamente era persa in questi ragionamenti ed è troppo tardi per girarsi a ore tre, chissà dove sarebbe finita altrimenti> E ora invece che sono una provetta cadetta addestrata dal saggio Liam posso? <lo prende in giro, ma è anche fiera che lui la ritenga pronta a una prova come finora non ne ha mai affrontate> Sento dell'umiltà nelle tue parole, Liam.. <ovviamente lo sta prendendo di nuovo in giro, tantochè si lascia andare anche a una breve risata, finchè non ritorna seria e silenziosa quando si ritrovano di fronte allo specchio circondato dalla cornice draconica> Oh mio dio, è bellissimo! <è incantata>


Liam

Te lo dirò quando avremo finito. <cosa deve fare per farsi perdonare> Adesso devi concentrare la tua attenzione su questo specchio. <si volta a guardarla. Lui sa bene cosa sta accadendo ma sembra che Elle sia assorta sull’immagine che lo specchio le rimanda> Devi osservare tutto lo specchio, Elle..<solleva una mano e gliela posa sul vitino sottile. Le sue labbra sono molto vicine all’orecchio di lei> Tutto lo specchio.. <ripete, quasi bisbigliando. Si sente un labile frusciare e sembra che siano le squame stesse del drago sulla cornice a produrle. Si stava muovendo perchè non è un semplice drago inanimato. Gli occhi rossi della bestia, adesso, sono aperti e stanno fissando intensamente la ragazza. C’è un che di inquietante in quello sguardo, come se fosse stato disturbato dal suo immortale sonno e la cosa non gli piacesse affatto> Non è così antipatico come sembra, non lasciarti intimidire e guardalo.. dritto negli occhi. <le stava dicendo come muoversi. Sa che Elle non avrà paura> “cosa volete?”<dice la bestia con la voce che sembra un mezzo ruggito, infastidita da quanto il suo consanguineo sta dicendo alla ragazza>

Elle

Infatti sto osservando tutto lo specchio, Liam! <gli risponde con il tono di chi sta già facendo la cosa giusta, solo con il suo maestro fa così, ma le piace fargli capire che riesce a stargli al passo e a non perdersi semplicemente nei dettagli, anzi.. è stata proprio la cornice la cosa che l'ha fatta esclamare di meraviglia. Infatti, quando sente la sua mano sulla vista e le sue labbra che gli sussurrano all'orecchio fa apposta a girarsi, sfiorandogli la bocca con la sua> Tutto.. <no, ora sta osservando lui e infatti gli sorride furbetta, per tornare a voltarsi quando sente il frusciare e, per la sospresa, fare un passo indietro contro Liam> Ma è vivo! <sgrana gl'occhioni verde acqua, fermando però il suo sguardo in quello del drago, come le dice di fare il ragazzo> Chi sei tu? <ha detto proprio bene, non ha assolutamente paura, sembra solo curiosa di sapere cosa sta accadendo>

Liam

<quando lei si gira e gli sfiora le labbra, si ritrae appena perché non è quello il momento giusto per scambiarsi gesti d’affetto. La mano sulla vita però non l’ha spostata, anzi, si è stretta ancor di più> Chi lo sa? Dopotutto gli specchi, alle volte, possono creare delle illusioni.. Nessuno qua davanti può dire cosa sia reale e cosa no. <continua a parlargli nell’orecchio, quando lei si volta dopo essersi accorta appunto che quel drago che dormiva appollaiato sulla cornice non è una semplice statua ben fatta> Non evitare mai il suo sguardo.. non fino a quando sarà lui a dirti cosa devi fare.. <la bestia sta studiando la ragazza, guardandola in maniera penetrante> “Sangue reale.. “ <ha riconosciuto Elle e le sue ali si muovono impercettibilmente mentre nella superficie dello specchio si sta creando una specie di vortice che distorce le immagini che avrebbe dovuto riflettere nitidamente> “Io” <fa una pausa> “sono il custode dell’artiglio..” <il suo tono è cambiato. Riconoscere Elle come pronipote di Thiamanth sembra essere un vantaggio> “E voi volete passare..” <questa volta è Liam ad annuire e il drago sorride, stringendo Elle con decisione affinchè non arretri ancora> “Bene.. vi accontenterò, ma prima.. dovete risolvere un dubbio che mi attanaglia la mente da secoli..”

Elle

Ci siamo io e te in quello specchio, e a meno che io non stia sognando, siamo reali.. <si tiene però ben appoggiata a lui che vedere il drago muoversi l'ha sorpresa e non se lo aspettava> Va bene.. <lo sussurra a mezzavoce, senza mai staccare gl'occhi dalla creatura e ascoltandola con attenzione, annuendo alle sue prima parole. Per una volta è contenta di avere proprio quel sangue, ha come il dubbio che se fosse stata una semplice creatura a stare li di fronte avrebbe fatto una brutta fine> Dell'artiglio? <aggrotta la fronte, non sapendo a che artiglio si sta riferendo> Liam che artiglio? dove vogliamo.. <passare? Bè si risponde da sola notando finalmente il vortice nello specchio e , se possibile, sgranando ancora di più gl'occhi> Ti ascoltiamo.. <ci mancherebbe altro>

Liam

Fra sogno e realtà esiste un confine molto labile Elle. Potresti aprire gli occhi e accorgerti che tutto quello che pensavi fosse reale, in realtà non lo è.. <sorride mentre le parla e, dopo aver finito, le bacia leggermente il lobo dell’orecchio> Scoprirai presto di cosa si tratta, se sarai abbastanza abile. Io mi fido di te.. adesso è il momento di dimostrare che non mi sono sbagliato.. <finalmente allontana la mano dal corpo di elle e le si piazza accanto, mentre il drago sullo specchio si passa un artiglio sulla tempi, come se stesse cercando di ricordare esattamente cosa deve dire> “Secondo te qual è la differenza tra uno stupido ed uno specchio?” <liam scuote la testa. Sa che i draghi vanno matti per gli indovinelli e sa la fine che fanno quelli che non sono in grado di rispondere. Infine sbuffa> Ci risiamo.. <rotea gli occhi ma, purtroppo, non tocca a lui rispondere. Il vortice prende a girare sempre più velocemente e alla fine, l’immagine riflessa nello specchio si stabilizza. E’ una porta>

Elle

<non risponde direttamente a Liam perchè lui sta dietro a lei, lei invece sta mantenendo gl'occhi fissi sul drago> In questo momento voglio continuare a stare qui, che sia sogno o realtà.. <si, le piace come sta andando a svolgersi la situazione> non ti deluderò, Liam.. <no, qualsiasi cosa sia vuole dare il meglio di sè. Ascolta il drago, storgendo appena il labbrino, poi mettendo la bocca a coniglietto mentre ci pensa un pochino, facendo finta di non ascoltare i commenti del drago dietro a sè> Uno specchio riflette, mentre lo stupido invece no.. Altrimenti, non sarebbe tale.. <sorride, fiera del suo pensiero, ma subito rimanendo di nuovo stupita per la porta appena apparsa>

Liam

<sospira, perché anche lui sa che prima o poi Elle dovrà andare via.. e la cosa non gli piace molto. Si sta abituando alla sua presenza e, nonostante la differenza di età, lei gli riempie le giornate. Intanto il drago sullo specchio continua a guardarla torvo. Non si capisce se la risposta di Elle gli sia piaciuta o meno> Brava.. <un sorriso sulle labbra di Liam. Le prende la mano, stringendogliela. Gli sembra un’osservazione logica e infatti, come da copione, la porta all’interno dello specchio si apre sprigionando una folata di ombra che li attirerà nello specchio. E’ come una tromba d’aria fatta di fumo nero che, lentamente li trascinerà in un'altra dimensione> “Potete passare.. “ <una risata malefica accompagna il loro viaggio fino a che non verranno praticamente catapultati qui www.diabloiiikore.com/diablo%203%20shack%20town.jpg >

Elle

<lei freme per il verdetto del drago e quando Liam le fa i complimenti si lascia andare a un sorriso soddisfatto> Grazie, ho avuto un buon maestro.. <lui, ovviamente. Ricambia la stretta di mano, guardando la porta che si apre con un misto di timore e curiosità> Dove.. Liam? <lo sente per mano a lei ma, nel buio, non riesce a vederlo e la risata malefica non aiuta di certo a chiarirsi le idee. Quando arrivano alla meta, è ancora stretta a Liam> dove siamo? Ma ci credi? Siamo in un'altra dimensione! Perchè lo siamo, non è vero? <è esaltata>

Liam

Non è ancora finita, Elle. Questo è solo l’inizio e non sarà sempre così facile.. <si piega appena in avanti per cingerle la vita quando vengono risucchiati nello specchio. Era da tanto tempo che anche lui non andava a curiosare nella sala degli specchi e, quello specchio in particolare, lo ha sempre evitato. Atterrato davanti alla casa continua a tenerla stretta a se> Proprio così. Una dimensione in cui, tutti quelli che hanno provato ad entrare, non sono mai tornati indietro. Sei sicura di voler continuare? <conosce già la risposta, ma ogni gesto, ogni parola è tesa a metterla alla prova. Davanti a loro, c’è un cartello in cui c’è scritto> Se la vita avete cara, la via di fuga vi dev’esser chiara.. <lo legge Liam ad alta voce, indicandole con un cenno del capo, un sentiero che sembra portare alla stessa porta che avevano visto riflessa nello specchio>

Elle

Ma ci sarai tu, no? Lo so che devo cavarmela da sola, ma se mi stai vicino.. <e per la prima volta non è un tono malizioso, ma si sento meglio ad averlo vicino in un posto simile. Ora infatti si mette a osservare bene, guardando la casa, sperando le dica qualcosa, ma è un posto che non conosce e non ha idea di dove si trovi> Si, se siamo qui, c'è un motivo, no? <ne è sicura. guarda il cartello, seguendo mentalmente le parole che Liam dice ad alta voce> Va bene, ora vediamo la via per continuare però.. Dove dobbiamo andare? <non ha intenzione di tornare indietro, nemmeno un po'>

Liam

Pensi che ti lascerei da sola? <no. Liam non è il drago stronzo che è facile trovare nelle terre di Thiamanth. Anzi.. forse è uno dei pochi che in passato spesso si è fatto vedere sulla terra.. chissà perché *_*> Probabilmente si, c’è una ragione.. ma non estorcerai nulla dalle mie labbra Elle.. nemmeno se mi guarderai con quei tuoi occhi da cerbiatta.. <le prende la mano e, senza aspettare che lei dica altro, la guida fino alla casa> E’ questa la via per continuare.. dobbiamo entrare.. <e, arrivato davanti alla porta la apre, precedendola questa volta e non perché non conosce le buone maniere, ma perché la dentro potrebbe esserci qualsiasi cosa. Invece.. invece regna il silenzio se non per il fuoco che scoppietta in un camino. E’ una catapecchia quella casa. Mobili vecchi e maleodoranti. Polvere ovunque e l’unica fonte di luce è, appunto, il fuoco>

Elle

No, ma è sempre meglio assicurarsene.. <continua a tenergli la mano, trotterellandogli al fianco> Maledizione, speravo di incantarti ma mi è andata male! <sorride però perchè non sta parlando seriamente ma continuando a scherzare, finchè non si decide a farsi seria una volta per tutte quando entrano> Cosa c'è? C'è qualcuno? <quante domande, fortuna le fa sotto voce per non disturbare qualsiasi cosa si nasconda li dentro. Lo segue, fermandosi accanto a lui e sbirciando attorno> è vuota.. Credi sia disabitata? Io non mi fido, nemmeno un po'.. <guarda il camino e poi Liam> quello non si è acceso da solo..

Liam

Servirà molto di più degli occhi dolci per incantarmi, Elle.. <scuote la testa, zittendosi anche lui poi una volta dentro la casa. Si guarda attorno, probabilmente sta cercando qualcuno anche lui, ma pare davvero non ci sia nessuno> Una volta questo posto non era così.. ci viveva una famiglia di potenti streghe. Una di loro aveva tre figli ma.. <si blocca, sospirando appena. I tre bambini sono morti per mano di altri che avevano sperato di impossessarsi dell’artiglio. Ma c’è qualcos’altro a parlare al posto di Liam> “Non avete letto cosa c’era scritto sul cartello?” <la voce è brusca ma nella stanza non è apparso nessuno. Il fuoco.. è quello che ha parlato perché lì, magicamente è apparso lo stesso drago che prima si trovava sullo specchio, solo che è tutto fatto di fuoco *_*> ancora tu.. <scuote la testa, senza lasciare nemmeno per un momento la mano ad Elle>

Elle

Ma che cosa? Sono morti, vero? <può immaginarlo, non come, nè se uccisi o meno ovviamente, ma dal tono di Liam di certo quella storia non finisce bene. si guarda intorno quando sente la voce, ripuntando gl'occhioni sul fuoco quando si accorge della forma che ha assunto e capisce chi hanno di nuovo di fronte> Certo che lo abbiamo letto, ma non c'era scritto di non proseguire, solo di.. Ricordarsi la via d'uscita.. <stringe la mano a Liam, appoggiandosi contro il suo braccio e guardandolo> Non ci lascerà andare avanti?

Liam

Proprio così. Uccisi da chi come.. <il fuoco scoppietta aumentando di dimensione> “Non devi raccontare quella storia ai mezzi esterni!” <i mezzi esterni sarebbero come i mezzi babbani, Hermione ad esempio *_*. Dopotutto Elle non ha esclusivamente sangue draconico che le scorre nelle vene e i draghi son restii a raccontare le loro storie> Lascia perdere quello che dice Elle. Sta cercando di deconcentrarti. Credo che ti lascerà passare se risponderai a un altro dei suoi stupidi indovinelli.. <rotea gli occhi e il drago nel fuoco, tornato in dimensioni ridotte, assume lo stesso ghigno che aveva sullo specchio, fissando Elle>” In una casa ci son tre fratelli a volte son brutti e a volte son belli. Il primo non c'è perchè sta uscendo,il secondo non c'è perchè sta venendo, c'è solo il terzo, il più piccolo dei tre,ma quando manca lui, nessuno degli altri due c'è. Chi sono?”

Elle

<sussulta quando si sente accusare dal drago nel fuoco, già pronta ad ascoltare il resto della storia da Liam> Ma, io volevo saperlo.. E poi credo che il nonno vorrebbe io sapessi certe storie.. <questo lo dice guardando Liam ma chiaramente riferendosi al drago di fuoco con tono saccente, perchè Elle ha un bellissimo carattere e accetta di buon grado le accuse *_*> Va bene, mi sembra quella sfinge di cui mi hai raccontato l'altro giorno.. <sospira e sta ad ascoltare l'indovinello, corrugando la fronte> Questo è più difficile.. <lo dice tra sè e sè, mentre passa alcuni minuti pensierosa e in silenzio. Quando crede di avere la risposta esatta, rialza lo sguardo sul camino> Tre fratelli, come tre momenti, giusto? Uno sta uscendo, vuol dire che se ne va.. Quindi è il passato. Il secondo sta venendo, quindi vuol dire che sta arrivando, il futuro.. Il terzo è il presente, perchè dura un istante, quindi il più piccolo, e se ora è il presente, non ci possono essere nè passato nè futuro.. <sorride a Liam tutta tronfia> Allora, ho indovinato?

Liam

Te la racconterò, quando non ci saranno altre orecchie oltre alle nostre.. <si volta a guardare il drago nelle fiamme, ricambiando il ghigno allo stesso modo. Non sopporta che qualcuno si rivolga ad Elle in quel modo.. lui non ha alcuno problema con gli esterni, soprattutto se poi si tratta di una parente del boss> Sei più esterno tu di lei.. e se non chiudi quella boccaccia, smetterai di esistere in questo istante.. <liam è un drago paziente, ma molto intollerante alla maleducazione. Ascolta la soluzione proposta da Elle e quel sorriso sulle labbra si allarga> Ti ha fregato.. <annuisce alla ragazza e, proprio quando lei chiede se ha detto bene, da tre porta differenti sbucano tre fantasmi di bambini. I tre bambini uccisi in quella casa. Il passato, il presente e il futuro. Tutti e tre portano in mano un dono. Uno ha questa http://images.wikia.com/harrypotter/it/ima...izard_cupuj.jpg che è un passaporta. Il secondo, invece ha in mano una perla nera www.sicoligioielli.it/_SICOLI__files/24_grande.jpg Infine il terzo allunga le mani verso Elle per darle una foglia di una pianta. Nessuno specifica a cosa servono quelle cose, ma nel camino scoppiettante, il drago -che sta lentamente svanendo- aggiunge> "Ci rivedremo e quella sarà l’ultima volta.." <e ride, scomparendo completamente con la sua risata malefica>

Elle

<le verrebbe da fare la boccacce al drago di fuoco quando sente cos'ha da dire Liam, ma si trattiene perchè ormai è grande e ha smesso di comportarsi come se avesse cinque anni da un po', ma non si può dire che non sia soddisfatta di sentire il suo amico drago parlare così> E siamo a due punti per Elle e zero per il guardiano <ovviamente una cosa sciocca doveva dirla. Stringe la mano a Liam e gli fa l'occhiolino> Seriamente, devo dire al nonno che ti promuova.. <ma si zittisce quando appaiono i tre fantasmi, è una continua sospresa questa giornata> Sono loro? <la doanda è ovviamente retorica e passa in secondo piano quando vede che ognuno dei tre porta un dono> Grazie.. <questo lo dice al terzo bambino, prendendo tra le mani la foglia come se fosse un dono prezioso, si ricorda del semplice fiore che le hanno regalato le due bambine più dolci del mondo e, per un istante, sorride al loro ricordo> Per fortuna.. <questo lo dice solo quando il drago se n'è andato> Ora? <mostra la foglia a Liam>

Liam

<scuote la testa al commento della ragazza, sorridendo appena. Felice anche del fatto che quella bestiaccia fastidiosa sia sparita> Non c’è bisogno che tu dica nulla, Elle.. lui sa e vede tutto. Lo hai dimenticato? Lo farà se lo riterrà opportuno.. <alza le spalle e poi segue i tre bambini che sfilano davanti ad Elle. Quello che ha la perla, porge il dono ad Elle> E una spilla e, sono sicuro che ti servirà.. <si volta a guardare la ragazza e gli impunta l’oggetto sulla camicia bianca> Si, sono loro.. e pare che non sono ostili come quel cretino.. <torna a guardare i fantasmi e sorride> Grazie.. <e i ragazzi svaniscono esattamente come sono apparsi dopo aver donato ad Elle anche la porta> Tieniti forte al manico.. <detto ciò, afferra l’altra estremità e tutto inizia a vorticare attorno a loro, trasferendoli in un'altra dimensione http://static.desktopnexus.com/thumbnails/...igthumbnail.jpg Arriveranno sulla sponda di un lago, specchio di un cielo completamente scarlatto>

Elle

Lo stresserò talmente tanto che lo riterrà opportuno pur di togliersi sua nipote dai piedi.. <lo dice ridendo, ha scoperto di avere almeno un po' di acendente su quel rozzo uomo che è Thiamanth. Nell'altra mano prende anche la perla, rigraziando anche il secondo bimbo e poi sorridendo a Liam quando gliela appunta> è bellissima.. Grazie.. <ora li ringrazia entrambi, di nuovo> Poveri, ricordati che me lo racconterai cosa gli è successo.. <prende poi il manico, senza realmente sapere cosa le succederà di li a poco, infatti non si aspettava di venir risucchiata in quella maniera e, una volta arrivati sulla sponda del lago, mollerà la coppa finendo bella che stesa sull'erba> Ahia! Cosa diavolo hai combinato? <si porta una mano allo stomaco, le verrebbe da rimettere se il suo stomaco non fosse forte e, soprattutto, se la vista mozzafiato non le facesse dimenticare di essere appena stata catapultata brutalmente in un'altra dimensione> Non ti pare un po' troppo romantico come primo appuntamento? <ci scherza anche su ._.>

Liam

Forse ti darà ascolto ma in ogni caso, se sono qui con te non è di certo per ingraziarmi tuo nonno. Ho smesso di pensare a te come una cosa grazie alla quale posso ricevere quella promozione. Dopotutto non sono i gradi a fare grande una persona.. <la stringe a se mentre il vortice li catapulta in riva al lago. Ma durante il viaggio perde la stretta quindi quando atterreranno, Liam viene catapultato ai piedi di un grande albero http://s3.apkhub.com/2b8e85705fc911df8fb9000b2f3ed30f.jpg poco lontano da Elle> Ti assicuro che avrei preferito un posto diverso da questo, se ti avessi invitata ad uscire. <solleva la testa a guardare la chioma, poi torna sulla ragazza.. serio> L’erba Elle.. <è l’unica cosa che le dice. Quello sotto il quale si trova è l’albero del veleno e la foglia che uno dei bambini ha dato alla ragazza è Achillea. Una pianta che rende immune ai veleni. Non può aggiungere altro però. Questa è la prova di Elle e deve arrivare da sola alla conclusione. Le ha fatto studiare le piante apposta, probabilmente>

Elle

Questo vuol dire che all'inizio mi usavi! <apre la bocca fintamente sconcertata> Che persona spregevole, Liam, ma ci passerò sopra perchè hai un bel fondoschiena.. <ma Elle! Non la si può tenere certe volte *_* fortuna che poi lo scenario cambia ed è costretta a tornare una persona seria e concentrarsi su quella.. Missione> Lo spero bene, ma dove siamo? <si guarda intorno, cercando di riconoscere anche quel posto, ma non le viene in mente niente finchè Liam non le parla di nuovo> L'erba? Che erba? <segue il suo sguardo, osservando l'albero, e poi di nuovo l'erba> Proprio li dovevi rotolare? <sbuffa, facendo qualche passo avanti e poi fermandosi per pensare bene, intanto che si sventola la foglia sotto al naso, incurante di avere la soluzione in mano> Dannazione.. <ci arriva eh, un momento però, deve accorgersi che quella che ha in mano non è una pianta qualunque. Guarda la foglia casualmente, come se vi volesse trovare scritto le istruzioni per aiutare Liam, ed è li che la riconosce e la mostra al drago come se la avesse appena trovata ai suoi piedi> Ora arrivo.. <si, intanto si siede a terra sminuzzando le parti della foglia sul palmo della mano aperto, arriva è Liam, non temere *_*>

Liam

Che perspicacia. <le sorride, anche se quel sorriso sembra si stia spegnendo> Hai detto bene, comunque. All’inizio.. adesso le cose sono diverse.. <la guarda, è tornato serio e il suo colorito diventa sempre più pallido. Non ha scelto lui dove atterrare e in ogni caso.. è probabile che sia stata opera del guardiano> Giuro che lo ammazzo.. <digrigna i denti, accovacciandosi ai piedi dell’albero incapace di muoversi. Spera che Elle arrivi presto alla soluzione altrimenti è lui che ci lascia le squame> Dovresti.. <fa una pausa. Sta diventando difficile respirare e, in forma umana, ne ha davvero bisogno. Lancia un ultima occhiata ad Elle> prendine un po’ tu.. prima di.. <voleva dire avvicinarti ma non riesce. Chiude gli occhi e il movimento del suo petto si fa via via sempre più irregolare. Adesso, o Elle lo aiuta.. o dovrà proseguire l’avventura da sola>

Elle

Per fortuna, o altro che promozione, ti facevo spedire nelle segrete del vulcano.. <lei sta continuando a parlare e vaneggiare apposta perchè sa del veleno e vuole cercare di tenerlo sveglio il più possibile intanto che continua a sminuzzare la foglia rapidamente> Ecco, ho quasi fatto.. <si alza, quando in mano non ha nien'altro che pezzettini molto più facili da ingoiare di una foglia intera, infatti subito divide a metà l'ottenuto, ingoiando la sua parte con una smorfia> Che schifo, è amara.. Tanto amara.. <ma non ha tempo di disperarsi, infatti una volta inghiottito si avvicina al drago, chinandosi su di lui> Hei, apri la bocca, bravo.. Così.. <ovviamente lo aiuta lei, facendogli finalmente ingoiare la parte di briciole di foglia rimasta> Ingoia Liam, avanti! Se rimani qui ti porto avanti a calci.. <certo!>

Liam

<anche se lei parla per tenerlo sveglio, lui non può risponderle e non ingoia nemmeno quando lei gli infila a forza la pastura nella bocca. Sembra morto, tant’è che anche il petto ha smesso di muoversi. Era atterrato praticamente sotto l’albero del veleno e su di lui l’effetto è stato devastante. Nel mentre che Elle lo aiuta, però, alle sue spalle è arrivata -è proprio sbucata fuori dal lago- una creatura meravigliosa e lucente. Nuda con il capo ricoperto di fiori intrecciati ai capelli http://exogino.files.wordpress.com/2011/08/ninfa3.jpg “Si salverà..” <il suo volto è sorridente. Suppongo che Elle si distrarrà a guardare chi è arrivato alle sue spalle e, proprio in quel momento, Liam ingoia l’achillea e riapre gli occhi lentamente, trovandosi di fronte a quella donna.. una ninfa>

Elle

Liam! Liam per favore, ingoia.. Dai! <lo incita cercando di spingerli a forza l'antidoto in bocca, ma se lui non collabora, è difficile fargli ingoiare qualsiasi cosa> Liam ti prego.. <le sta iniziando a venire da piangere e ormai più che fargli ingoiare ha preso a scuoterlo> Liam.. <si accorge della ragazza solo perchè, cos' lucente, ne nota il bagliore contro l'albero violaceo> Chi..? <si gira, rimanendo ancora una volta incanta dalla figura> Ne sei sicura? Sono arrivata tardi, io.. è colpa mia.. Liam.. <lo sta sussurrando a fior di labbra e, non appena lo vede seriamente rinvenire, lo abbraccia di slancio, stritolandolo> Oh per fortuna, credevo.. Non fa niente, non fare più scherzi simili.. <un burlone!>

Liam

<la creatura continua a sorride ad Elle, ed è lei a parlare> “Sono talmente certa che quanto ho detto si è appena avverato..” <e lo dice come se lei c’entrasse qualcosa con la ripresa del drago. Liam si lascia stritolare sorridendo appena e incanalando tanta aria nei polmoni. Come quando stai sott’acqua tanto tempo e poi riaffiori in superficie> Prometto di non atterrare più sotto alberi velenosi.. ma non darti alcuna colpa. Sto bene e sei stata brava.. <solleva una mano per accarezzarle i capelli e, dietro di lui, magicamente sta apparendo un’altra porta, probabilmente l’ultima>” Voi volete passare.. “<nella mano della donna è comparsa una chiave che tende verso la ragazza. Liam si rimette seduto, senza mollare Elle, e guarda la creatura luminescente> Basta con gli indovinelli, però.. <la ninfa scuote la testa, non sono gli indovinelli che vuole ma qualcosa che Elle porta sulla sua camicia> “No. Niente indovinelli.. noi preferiamo.. le perle..” <e infatti è proprio alla perla che la donna rivolge un ultimo sguardo. La porta ormai si è completamente realizzata>

Elle

<ora non molla Liam manco a morire, ha paura che torni a perdere i sensi da un momento all'altro> Si ma ci ho messo troppo, dovevo essere più veloce.. <notare che aveva già gl'occhi lucidi, ma se li asciuga rapidamente rivolgendo la sua attenzione di nuovo alla ninfa> Fa che questa sia l'ultima porta, per favore.. <è una preghiera non si sa bene per chi, ma ancora prima che la ninfa le guardi la perla, se la stava già sfilando dalla camicetta per porgergliela in cambio della chiave> Ecco, è la perla più bella che abbia mai visto.. <infatti ora che gliela dona la osserva meglio ed è proprio stupenda, così nera> Ora possiamo passare?

Liam

<si tiene stretto ad Elle e si alza. L’erba lo ha completamente ristabilito ma ha perso un po’ della sua forza> Elle ci hai messo il giusto. Non ti ho nemmeno detto che questo albero era velenoso. Hai capito tutto da sola e sei stata bravissima. Non ti avrei scelto se non sapevo che sarebbe stato così.. <fa una smorfia e poi lascia che Elle possa donare la perla alla ninfa, che la raccoglie tra le sua mani, lasciando cadere la chiave in quella di Elle> “Grazie..” <le sorride, è una creatura buona.. ma dietro quella porta Elle non avrà la stessa fortuna> “Fate attenzione.. e ricordate l’artiglio di Drago vi tornerà utile..”<lancia un ultimo sguardo a Liam e la porta che si era formata sul tronco dell’albero si apre magicamente, mentre la ninfa scompare esattamente com’era apparsa> L’artiglio di drago.. sai di cosa parla, vero? <la verbena. E’ chiamata artiglio di drago e, se Elle si ricorda bene, Liam si stava rigirando un fiore tra le mani quando lei è arrivata davanti alla sala degli specchi çç> Dovremmo andare.. ma prima.. <schiude la mano e appare questa www.spicesmedicinalherbs.com/img/verbena-officinalis.jpg >

Elle

<lo ringrazia con un sorriso perchè si è fidato di lei, è già tanto che si limiti a quello e non a slanci più passionali, tempo al tempo. Tiene stretta la chiave nella mano, guardando l'elfa e accennando un sorriso anche a lei> Grazie.. L'artiglio di drago? <ovviamente, a primo acchito non pensa alla pianta ma a qualcosa di materiale, come un vero artiglio di drago o qualcosa che lo ricordi, ma alla domanda di Liam fa mente locale e annuisce> La verbena, giusto? Era nel tuo libro.. Aspetta, non era il fiore che avevi.. <infatti, sorride tra sè e sè quando vede il fiore in mano a lui> Appunto.. <prende il fiore tra le mai, riprendendogli la mano con l'altra> Andiamo?

Liam

Come vedi, ho fatto bene a riporre la mia fiducia in te.. sei sveglia Elle. Molto più sveglia delle frivole ragazze della tua età che girano al vulcano.. <infatti nessuna di loro è mai riuscita ad avvicinarlo. Nessuna di loro conosce i suoi segreti. Le stringe la mano e, dopo averle lasciato il fiore, si avvia alla porta. Questa volta nessuna caduta accidentale.. semplicemente percorreranno un lungo corridoio che, alla fine, li porterà in una caverna dove, al centro, si trova una teca di vetro, chiusa a chiave.. contenente questo http://emmegreca.files.wordpress.com/2009/...icale.png?w=418 > Eccolo.. <liam sorride. Attorno a loro una calma surreale. Troppo strana e soprattutto troppo semplice> Quello è l’artiglio della discordia. Il tuo premio. E’ un pugnale che tanto tempo fa aveva il potere di assoggettare a se chiunque lo guardasse. I migliori combattenti lottarono per averlo e molte città vennero rase al suolo.. <tiene lo sguardo fisso sull’arma, senza mollare la mano di Elle. Ma in un angolo della caverna c’è nascosto qualcosa o, qualcuno, che.. prende la parola al posto di Liam> “.. quegli stupidi non sapevano nemmeno come usarlo. Eppure lo volevano. Vero Liam?” <lentamente si fa avanti, ma in quel buio pesto è difficile capire cosa sia quella che appare solo un’ombra> “In ogni caso, la storia continua così: Degli stregoni, stufi di tutte quelle guerre per un pugnale, formularono un incantesimo che gli donò un potere diverso, ma allo stesso modo importante. Poi lo diedero ai draghi per custodirlo. E io, sono il suo unico custode.." <finalmente esce dall’ombra. E’ il drago che si trovava sullo specchio solo che, questa volta, è in tutta la sua grandezza www.planetcalypsoforum.com/gallery/...dragon_mean.jpg >” Il suo potere adesso è quello di portare alla verità.. e tu lo vuoi, vero Elle? Quanto ti piacerebbe conoscere la verità sui tuoi genitori.. su.. tuo fratello..” <la guarda, torvo.. mostrando le fauci> “peccato che non lo avrai mai..” <liam tiene lo sguardo fisso negli occhi del suoi simile> Non lasciarti distrarre da quello che dice Elle. Puoi prenderlo. Devi solo crederci..

Elle

Non sarei la degna erede dell'Araldo, altrimenti.. <già, e probabilmente Thiamanth non avrebbe fatto tanto se non fosse stata degna. Lo segue lungo il corridoio, sempre tenendolo per mano> Ecco cosa? <all'inizio non capisce bene cos'è, ma man mano che si avvicinano riconosce la forma di un pugnale> Che brutto potere, causa solo danni qualcosa di simile, ma hai detto che ERA il suo potere.. Ora? <ma non ha nemmeno il tempo di alzare lo sguardo su Liam per farlo continuare che qualcuno prende il suo posto> Gli stregoni sono stati saggi allora.. Quindi è questo il realtà l'artiglio di drago di cui parlava all'inizio? <parla con Liam, riferendosi a quello che disse il drago dello specchio. Per sicurezza continua a stare vicino a lui, che non si sa mai con un drago così grosso> Sei sicuro che posso? <ovvio che le viene il dubbio dato quello che le ha appena detto il drago. Si guarda però la chiave che tiene in mano, se ce l'ha lei, si dice, un motivo c'è, e infatti fa qualche passo verso la teca, con la chiave in mano. Si gira ancora una volta verso Liam, poi, finalmente, apre la teca, rimanendo però immobile che non è sicura sia tutto finito li>

Liam

No, non lo saresti. Penso che gli daresti grandi soddisfazioni se restassi.. <un po’ è quello che vuole lui, ma sa che la ragazza dovrà tornare a Return, quando verrà il tempo. Le tiene la mano, per tutto il tempo in cui il drago termina la storia che aveva iniziato lui. E solo alla fine, guarda Elle per rispondere alla sua domanda> E’ tuo Elle. Hai superato tutte le prove.. adesso.. devi solo prenderlo.. ci penserò io a tenerlo a bada.. <perché si, non sarebbe stato così semplice. Infatti quando Elle si avvia verso la teca, il drago verde si alza in volo, pronto a fermarla. E’ diretto proprio contro la ragazza, determinato a fermarla a qualsiasi costo. Sta per abbattersi su di lei, ma proprio in quel momento qualcosa di molto grande e rosso, si frappone tra i due www.santharia.com/pictures/isilhir/...re_dragon_2.jpg > Sbrigati, Elle.. <la voce era un ringhio adesso e lo sguardo di fuoco, Elle non l’aveva mai visto nella sua reale forma> Non le torcerai un capello.. l’artiglio è suo e non sarai tu ad impedirle di prenderlo.. non senza passare sopra il mio cadavere.. <e, giratosi verso il drago verde, lo attacca, sprigionando dalle fauci una fiammata diretta al guardiano. Non servirà a ucciderlo ma, almeno, Elle potrà recuperare il pugnale mentre liam lo tiene occupato>

Elle

Lo so.. <dice solo questo, infondo lei è divisa dal tornare o no a Return, anche se ha promesso a suo padre alla fine ed è una promessa che vuole mantenere> Sei sicuro? <glielo chiede perchè non vuole metterlo in pericolo, anche se immagina che Liam sappia il fatto suo in quanto a tenere a bada un drago> O mio dio! <è meravigliata e impaurita da quel Liam che ora non conosce. I due draghi occupano gran parte dello spazio e, guardandosi alle spalle, non vede nient'altro che un'immensa massa rossa contro quella verde. Finamente si decide a infilare la mano all'interno della teca, estraendo il pugnale e sollvandolo in aria> Ce l'ho, Liam, l'ho preso! <lo abbassa, tenendolo stretto in mano>

Liam

<non risponde più alle domande di Elle. E’ troppo impegnato a lottare e ad evitare che il guardiano lo oltrepassi per arrivare alla teca e quindi ad Elle. Sta cercando di afferrarlo con i suoi artigli e glieli infilza praticamente nelle spalle. IL drago verde ringhia furioso e cerca di divincolarsi.. ma Liam, per quanto sia molto pacato nella forma umana, diventa una vera belva quando è drago. Una belva capace di uccidere un suo simile se si frappone tra lui e la sua meta. Riesce in qualche modo ad immobilizzare il grardiano e punta lo sguardo su Elle che finalmente è riuscita a prendersi il pugnale> La verbena.. <un urlo simile a un ruggito. Deve strofinarla sulla lama e poi, con decisione, colpire il guardiano dritto al cuore. Le avrà detto come uccidere un drago e Elle, ha il pugnale giusto>

Elle

La verbena? <ha un attimo di confusione, probabilmente perchè è intimorita dal combattimento tra i due, date le moli imponenti, ma sir icorda del fire che le aveva donato prima Liam, riprendendolo subito in mano quando le viene alla mente. Lo strofina lungo tutta la lunghezza della lama per un paio di volte, sperando questo basti> O mio dio, ma sei sicuro? E se il nonno non vuole? <dubbio lecito, ammazzare un drago del genere è un affronto diretto a Thiamanth ma pensa anche, che se è li, un motivo c'è e probabilmente l'Araldo è già a conoscenza di tutto. Il suo essere minuta ora a confronto dei due draghi gioca a suo favore, perchè può insinuarsi in mezzo a quegli immensi corpi senza fatica, arivando praticamente di sospresa accanto al drago guardiano e, con un colpo preciso, salta per infilargli il pugnale nella pelle coriacea fino a devastargli il cuore>

Liam

E’ un drago guardiano.. <e con ciò intende dire che se è stato messo a vegliare su un pugnale così speciale, c’era la possibilità che qualcuno potesse ucciderlo per appropriarsi dell’arma. Poi Liam non avrebbe mai fatto fare ad Elle una cosa contro il volere del boss. Continua a tenere a bada il drago verde e, quando si accorge di Elle, cerca di tenerlo fermo il più possibile affondando maggiormente gli artigli nelle squame delle spalle. Il guardiano, colpito al cuore, si dimena e gli artigli delle zampe posteriori stanno per colpire Elle> Elle.. <un ringhio risuona in tutta la caverna facendola vibrare e liberando pezzi di pietra dalle pareti. Liam ha fatto scudo alla ragazza con un braccio e gli artigli del drago gli hanno lacerato la pelle coriacea. Il guardiano, ferito a morte, si accascia al suolo mentre Liam, tornato umano per il colpo, si appoggia alla pancia del drago ormai sul punto di morire, tenendosi il braccio ferito con l’altra mano> Ce l'hai fatta.. <un sorriso soddisfatto, misto a smorfie di colore. Ma ha ragione. Il guardiano è morto e Elle ha il suo pugnale. E' finita>

Elle

<non avrebbe avuto la prontezza di sfuggire alla zampata di un drago se non fosse intervenuto Liam, infatti non ha nemmeno tentato di scappare, si è solo accucciata coprendosi la testolina bianca con le mani e chiudendo gl'occhi, che riapre solo quando sente il drago stramazzare al suolo e la voce di nuovo umana di Liam> Ce l'abbiamo fatta.. <gli sorride, andandogli subito vicino> Grazie, mi hai salvato la vita.. <un po' per ciascuno. Gli bacia le labbra, ma senza nessuna malizia, è il suo modo per ringraziarlo> Ora ce ne dobbiamo andare..

Liam

<scuote la testa> Io non ho fatto granchè.. e poi te lo dovevo. Sei stata tu a salvarmi dal veleno dell’albero. <ricambiò quel bacio, ma stancamente. Lottare lo ha spossato e si vede. Lascia che il braccio ferito gli ciondoli di fianco e poi, con quello sano, l’avvicina a se e se la stringe al petto> Non abbiamo alcuna fretta. Ho cambiato idea sai? Penso che l’appuntamento al lago della ninfa sia abbastanza adeguato dopo una giornata come questa.. <le soffia nell’orecchio, bisbigliando> E poi quell’acqua è miracolosa.. <le bacia leggermente il lobo e beh.. direi che entrambi si sono guadagnati come minimo, una settimana intera di nullafacenza>

FINE
view post Posted: 2/2/2012, 14:28 The Return Incidents - >> 05
Ieri sera, Point of Evil

Si era resa conto di aver rimesso piede in camera a ora tarda quando, effettivamente, notò che il cielo fuori dalla finestra ormai era di un blu talmente scuro da sembrare nero, e certamente qualcuno che non scorgeva così bene le tonalità come lo facevano i suoi occhi poteva affermare senza ombra di dubbio che quello non era nient'altro che un banalissimo cielo nero, ovvio come il fatto che fosse ormai notte.
Era talmente distratta che non aveva nemmeno notato l'elfo che, poco prima di sbattergli la porta in faccia, tentava di raggiungerla per consegnarle un messaggio; era assente e con la testa tra le nuvole e sapeva benissimo il perché, anche se era ancora dura ammettere che il sorridere al nulla cosmico davanti a lei era dovuto al solo fatto che, per un istante, il pensiero di un certo demone le aveva sfiorato la mente.
Pensiero dopo pensiero, non aveva nemmeno apprezzato il fatto di aver messo di nuovo piede al villaggio di pomeriggio, di aver visto il sole tramontare, di aver appena appoggiato sul comodino un caffè da asporto che, con tutta probabilità, non aveva gustato come invece si era aspettata quando lo aveva ordinato allo Starbucks e nemmeno del fatto che, se ora si stava togliendo la giacca, era perché all’esterno sentiva di nuovo il freddo, certo non come lo percepiva una creatura normale, ma questi erano gli standard a cui era abituata lei, una mezza vampira.
Finalmente dopo quelli che parvero lunghissimi minuti si rese conto che qualcuno bussava alla porta: il povero elfo faceva solo il suo lavoro di messaggero, ma questo servì solo a riportare la testa di Ginevra sull’Isola quel tanto che bastò per ordinare all’elfo di attendere pazientemente fuori da questa e di aspettare. Era uscita al villaggio per un buon motivo e, ora che se ne ricordava, iniziò subito a togliere dalla borsa gl’oggetti che aveva comprato: candele blu e un incenso profumato. Doveva trovare al più presto Harleen, la strega di cui le aveva parlato Bonnie, per cui doveva eseguire quello che, per lei, era un semplice incantesimo di localizzazione. Era uno dei primi incantesimi che le aveva insegnato sua madre quando, per scherzare, spiavano suo padre mentre lui non era in casa.
Fece spazio sul pavimento, spostando la valigia, ormai vuota, che non aveva più considerato dal suo ritorno a Tokyo. Cathy era tornata, ma l’aveva vista solo di sfuggita in questi ultimi giorni e, sinceramente, non poteva più aiutarla: lei aveva preso la sua decisione e sapeva, perché lo provava sulla sua pelle ora, quanto si può essere testarde in certe occasioni.
Dispose le quattro candele blu in un immaginario quadrato, agl’angoli, una per ogni punto cardinale. Accese l’incenso, sistemandolo poco lontano, lasciandosi per un momento cullare da quell’aroma di erbe speziate, prima di sparire in bagno a riempire un calice d’acqua. In poco tempo ormai la fragranza impregnava la stanza e, immergendosi totalmente nell’incantesimo, si sedette al centro delle candele, chiudendo gl’occhi mentre, come animate da un fantasma, con un tremolio una fiammella apparve sulla candele ora accese. Appoggiò il calice a terra di fronte a lei, prendendo un respiro profondo prima di concentrarsi. Le streghe erano nate come custodi della natura e degli elementi, infatti era da loro che traevano la loro forza ed era a loro che, ora, chiedeva aiuto. In una lingua arcana e sconosciuta sussurrò alcune parole: stava invocando l’Acqua, chiedendo aiuto alla guardiana dell’isola che regnava su quell’elemento. Il contenuto del calice parve tremare, ma durò tutto solo qualche istante. Alla vampira bastò per sapere che Hydor le aveva dato ascolto. Immerse l’indice e il medio della mano destra nell’acqua e, con un movimento circolare e ripetuto, si concentrò intensamente sulla strega di cui aveva bisogno: pensò e ripensò il suo nome più e più volte, perché aveva solo questo di lei, mentre di nuovo sussurrava una litania in una lingua ormai persa da tempo. Ci volle diverse tempo ma, finalmente, l’acqua sotto le sue dita diventò per un attimo un mare in tempesta. Aprì finalmente gl’occhi togliendo le dita dall’acqua e guardandovi dentro. La superficie tornò piatta e calma come uno specchio e, proprio come se fosse un simile oggetto, rifletté il volto bellissimo e terribile di una donna. Sorrise subito, compiaciuta di esserci riuscita, perché era sicura che quella fosse proprio Harleen; ora non mancava altro che dirlo a Bonnie e, finalmente, concludere questa storia.
Di nuovo qualcuno bussava alla porta, si era dimenticata dell’elfo, non c’era da stupirsene, ma non poteva essere lui perché era sicura di avergli imposto il suo potere. Sbuffò alzandosi velocemente cosa che, unita alle energie perse durante l’incantesimo, le fece venire un immediato capogiro.
“Questo perché lo faccio troppo di rado..” si ripromise mentalmente in quell’istante di esercitarsi di più, non poteva stancarsi così per un incantesimo di base. Riuscì comunque ad arrivare alla porta e aprirla, aggrottando la fronte alla scena che aveva davanti: una bellissima elfa le porgeva un biglietto, sorridendole. L’elfo che aveva vicino, invece, la guardava inebetito come fosse stato appena colpito da un fulmine. Gli tolse subito l’imposizione, facendosi passare anche la sua busta e la scatola che la accompagnava e congedando entrambi con un sorriso. Per un istante rimase indecisa se costringerli o meno a uscire insieme, ma poi decise che non erano affari suoi quelli. Buttandosi di peso sul letto iniziò a leggere: la prima era una lettera di Lyra e, appena finito di leggerla, buttò subito giù qualche riga di risposta, le avrebbe poi riscritto per sapere se alla fine Dagon avrebbe acconsentito o no.

Tu sei l’ultima che deve scusarsi quando mi scrive per chiedermi un favore, Lyra, con tutti quelli che ti ho chiesto io finora sono ancora in debito! Comunque, proverò a chiedere a Dagon non appena lo vedrò, sperando di averlo davvero questo *prezioso ascendente*! Mi dispiace che la contessa sia finita in una situazione simile e, anche se la conosco poco, è sempre stata carina con me e mia madre per cui farò il possibile per farlo accettare. Dobbiamo assolutamente incontrarci, avrai capito da te che, alla fine, è stato lui che ho voluto.. Non sorridere, lo so che lo stai facendo! Ti spiegherò però tutto quando ci vediamo, va bene? Non vedo l’ora e grazie per i cioccolatini, sono davvero ottimi! Dai un bacio alle piccole e saluta Matt, se hai bisogno di farli tramortire tutti per qualche ora sai chi chiamare.. Sto scherzando! Lo so che tu sopporti volentieri anche quel caos perché si tratta della tua famiglia! Saluta davvero tutti, ci sentiamo presto, un bacio
Ginevra


Arrotolò il foglietto che, con qualche parola, prese il volo diretto a PoG. Furba, davvero, ecco come far aumentare il mal di testa in pochi attimi. Sospirò, fortuna che non doveva uscire, o almeno era quello che pensava quando si decise ad aprire anche il secondo biglietto.
“Merda..” lo esclamò sprofondando con la testa nel cuscino: chiuse gl’occhi, decisa a farsi passare il mal di testa prima di uscire di casa e andare a cercare il demone. Peccato che non si accorse nemmeno che lentamente si stava addormentando. L’ultima cosa che fece prima di calare completamente nel mondo dei sogni fu sussurrare qualcosa a fior di labbra che suonavo molto come “stupido”, di certo perché aveva deciso di mandarle un'elfa a consegnarle quel biglietto e non un elfo comune. Però era un sorriso quello che le increspò le labbra poco prima di addormentarsi definitivamente. Sorrideva al pensiero del demone, era decisamente tornata se stessa.

Ginevra
view post Posted: 25/1/2012, 18:46 The Return Incidents - >> 05
Questo pomeriggio, Tokyo

Ginevra

Una ragazza umana accompagnata dal un forte mal di testa e dal vago senso di nausea e malinconia, che probabilmente non erano dovute solo alla sbronza della sera prima, si trova in una delle librerie di tokyo, seduta a uno dei tavolini della zona lettura, con un enorme bicchiere di caffè davanti e un libro sulle ginocchia: caffè e libro, l'abbinamento perfetto che le aveva sempre portato conforto, persino sull'Isola. Aveva perso Catherine dietro uno scaffale qualche minuto fa, ma contava di ritrovarla presto, altrimenti sapeva che il bagno era comunque una buona opzione dove andare a cercarla. Il libro che sta leggendo è questo e non è nemmeno troppo stupita di ritrovarlo in una libreria del genere, dato che l'insegna fuori dall'edificio prometteva "occulto e misteri" all'interno. Ginevra per prima sapeva che le favole raccontate in quel libro non erano solo per umani speciali e affascinati dalle arti oscure, ma erano dedicati veramente a streghe e maghi e lei, facendo parte della specie, appunto, le conosceva tutte a memoria grazie a sua madre, che gliele raccontava da bambina. Ma si sa, agl'umani piace credere che certe cose non esistano realmente ma, nonostante questo, non sapevano nemmeno loro quanto erano vere nel mondo da dove proveniva la vampira che, ora, era immersa nella lettura mentre sorseggiava il caffè dalla cannuccia.

Catherine

Un’altra ragazza umana così vestita http://data.whicdn.com/images/20817436/ber...+woop_large.jpg ,con tanto di occhiali da sole che le coprono le profonde occhiaie dovute a una notte insonne e post sbornia, si trova esattamente dove l’amica pensava che fosse. Stava curiosando tra gli scaffali di manga a tema magico, quando presa dal forte impulso di rimettere anche l’anima, era scappata nel bagno della libreria. Non era stata per niente bene la mattina ma, dopo questa ultima confessione inginocchiata davanti a una tazza vecchia, ma pulita, iniziava a sentirsi meglio. Infila gli occhiali da sole nell’orlo della maglietta e si sciacqua il viso prima di uscire per andare a ripescare Ginevra. L’aveva vista dirigersi verso i tavoli da lettura ed è lì che la trova dopo aver girato attorno agli stessi scaffali per due volte consecutive. Le si siede di fronte e la guarda cercando di scorgere il titolo del libro.. ma l’odore del caffè le arrivava alle narici quasi come se avesse ancora i sensi che generalmente appartengono ai vampiri. “Ti arrabbieresti molto se facessi volare il tuo caffè nella spazzatura? Quell’odore mi urta terribilmente lo stomaco” Qualcuno dietro di lei fa il verso che di solito si fa quando si chiede a qualcuno di tacere, ma Catherine rotea gli occhi cercando poi gli occhi umanamente verdi dell’amica. “Adesso mi alzo e lo meno, chiunque sia stato” Forse, più che di un caffè, lei, aveva bisogno di una camomilla.

Ginevra

Rimane ancora con lo sguardo fisso sul libro, http://data.whicdn.com/images/21321785/594...601_z_large.jpg probabilmente sta rileggendo la stessa frase per la quindicesima volta senza relmente capire cosa c'è scritto, ma finalmente nota l'arrivo di Catherine e le viene da ridere a guardarla.
"Ancora? Ricordarmi di non farti bere mai più, Catherine.. Cos'è, già la terza volta questa mattina?" Non occorreva essere vampiri per sentire certe cose, purtroppo. Il caffè lo allunga verso di lei, indicandoglielo minacciosa, anche se ora di minaccioso in lei non c'è niente, specialmente perchè da umana sembra una comunissima e dolce ragazza.
"Bevilo, piuttosto.. E mangia qualcosa, devi fare tappo.." Disse l'esperta in materia. Si dondola leggermente sulla sedia per far cenno al signore dietro Cathy che non intendono disturbare oltre, infatti abbassa la voce avvicinandosi al'amica, mentre posa il libro sul tavolo, tenendo il segno con il dito.
"Shh, stai calma.. Diventi violenta quando stai male, sai?" però le viene di nuovo da ridere, almeno nella tragedia trovano il lato comico.

Catherine

Osserva il caffè che si sta minacciosamente avvicinando al suo naso e poi l’amica che glielo porge. “Non lo so, non ho tenuto il conto.. ma spero di aver finito” Sente lo stomaco sottosopra e la prospettiva di mangiare o introdurre qualsiasi cosa nella bocca, non è poi così alettante. “Mi dispiace ma per il momento passo. E poi ho visto un bel ristorantino venendo qui, forse potremmo farci un salto dopo per..” Si volta, guardando male il tizio che ancora le sta ordinando di tacere. Torna su Ginevra, abbassando di qualche tono la voce. “..riempire lo stomaco di entrambe” Allontana il caffè con una mano, riavvicinandolo alla sua proprietaria. Poi guarda il libro e finalmente riesce a scorgere il titolo. “ The Tales Of Beedle The Bard..” Lei non lo conosce. Ama leggere ma i suoi soggetti preferiti sono altri, come le storie di Samurai e Geishe. Non per niente aveva scelto proprio quella città come meta del loro viaggio. “Di cosa si tratta? Mi sembravi estremamente interessata e soprattutto ti stai preoccupando fin troppo del fatto che possano cacciarci da qui..” Certamente non per colpa di Ginevra. Si passa una mano nei capelli, per sistemarseli. Ha gli occhi profondamente rossi e gonfi, segni della notte tormentata che avevano passato. “E’ una caratteristica che non mi abbandona nemmeno sulla terra. Quando sono..” Depressa, voleva dire.. “Triste, divento altamente irritabile..

Ginevra

Fa spallucce, ultimamente offre caffè a tutti quelli che trova nel post sbronza, con lei aveva sempre funzionato, ma di certo non insiste.
"Allora dopo ci andiamo, tu hai bisogno di rimettere nello stomaco qualcosa di solido.. E io di mangiare.." perchè facendo un rapido calcolo è circa da due giorni che non mangia: lunedì sera aveva saltato la caccia per uscire col demone e ieri di certo non aveva fame, oggi ancora meno, ma se non vuole svenire di li a poco le conviene nutrirsi di qualcosa. Spinge il libro verso di lei, lasciando perdere il segno che tanto conosce a memoria ogni singola parola e riprendendosi il caffè, che sorseggia di nuovo stringendo le guance quando la cannuccia non aspira nient'altro che il fondo del bicchiere. "In realtà è un libro di fiabe, me lo leggeva sempre mia mamma quand'ero piccola e mi calma ritornare con la mente a quando avevo cinque anni e il problema più grave era raccogliere fiori.." sorride, indicandole il libricino che è piuttosto fino "Stavo rileggendo la storia dei Tre Fratelli, prima che l'uragano Cathy disturbasse la quiete pubblica.." continua a parlare sottovoce, anche se le occhiatacce del signore arrivano anche a lei.

Catherine

Annuisce con quella sua espressione che è un misto tra lo sconvolto e la tristezza. “Spero ti piaccia il pesce.. siamo in Giappone e non possiamo tornare a casa senza aver assaggiato la loro specialità: il sushi” Non ha idea se l’amica sappia cosa sia, ma a Return aveva sentito dire che avevano aperto un ristorantino con cucina tipica giapponese, anche se lei non ci aveva mai messo piede per ovvi motivi di dieta. Afferra il libro e lo apre mettendosi alla ricerca proprio della fiaba che stava leggendo Ginevra. La prima cosa che attira la sua attenzione è sicuramente una figura rappresentata da un triangolo con al centro una stecca che spacca un cerchio. Aggrotta la fronte. “Cosa è questo?” volta il libro per farle capire a cosa si sta riferendo, non ha la forza per mettersi a leggere, il suo mal di testa potrebbe perfino aumentare. “non chiedermi di leggere se mi ami come dici.. Raccontami..” E’ più una supplica la sua.. “e soprattutto, non parlare di uragani in un paese che da poco ha subito una terribile catastrofe naturale..” Catherine è informata su quella terra.

Ginevra

"Non so di cosa tu stia parlando, ma assegeremo anche questo sushi.. Watson.."
le viene da ridere a ripetere il soprannome che le aveva affibiato ieri sera designandola aiutante nell'ardua impresa di scrivere tre parole su un foglio di carta che, alla fine, è stato inutile. Le prende il libro di mano, sorridendo a vedere quel simbolo il simbolo dei doni della morte.." le riporge il libro, mettendosi comoda quando si prepara a raccontare.

C'erano una volta tre fratelli che viaggiavano lungo una strada tortuosa e solitaria al calar del sole. Dopo un po' i fratelli giunsero ad un fiume troppo pericoloso da attraversare. Essendo versati nelle arti magiche ai tre fratelli bastò agitare le bacchette per costruire un ponte. Ma prima di poterlo attraversare, trovarono il passo sbarrato da una figura incappucciata: era la morte. Si sentiva imbrogliata perché di solito i viaggiatori annegavano nel fiume. Ma la morte era astuta: finse di congratularsi con i tre fratelli per la loro magia e disse che meritavano un premio per la loro abilità a sfuggirle. Il maggiore chiese una bacchetta più potente di qualsiasi altra al mondo, così la morte gliene fece una da un albero di sambuco che era nelle vicinanze. Il secondo fratello decise di voler umiliare la morte ancora di più e chiese il potere di richiamare i propri cari dalla tomba, così la morte raccolse una pietra dal fiume e gliela offrì. Infine la morte di rivolse al terzo fratello, un uomo umile, lui chiese qualcosa che gli permettesse di andarsene da quel posto senza essere seguito dalla morte e così la morte con riluttanza gli consegnò il proprio mantello del invisibilità. Il primo fratello raggiunse un lontano villaggio armato della bacchetta di sambuco e uccise un mago con cui in passato aveva litigato. Inebriato dal potere che la bacchetta di sambuco gli aveva dato, si vantò della sua invincibilità... ma quella notte un altro mago rubò la bacchetta e per buona misura gli tagliò la gola. E così la morte chiamò a se il primo fratello. Il secondo fratello tornò a casa, tirò fuori la pietra, la girò tre volte nella mano. Con sua gioia la ragazza che aveva sperato di sposare prima della di lei morte prematura, gli apparve. Ma presto ella divenne triste e fredda perché non apparteneva al mondo dei mortali. Reso folle dal suo desiderio il secondo fratello si tolse la vita per unirsi a lei. E così la morte si prese il secondo fratello. Riguardo al terzo fratello, la morte lo cercò per molti anni ma non fu mai in grado di trovarlo. Solo quando ebbe raggiunto una veneranda età, il fratello più giovane si tolse il mantello dell'invisibilità e lo donò a suo figlio, poi salutò la morte come una vecchia amica e andò lieto con lei, congedandosi da questa vita da pari a pari.

~ www.youtube.com/watch?v=1Xs1mnEKlCc ~
[Cit. HP e i doni della morte, parte 1 - JK Rowling, le fiabe di Beda il Bardo]



Quando finisce di parlare, lasciando completamente perdere il discorso della catastrofe dato che lei non sa nulla, le sorride, prendendole la mano e girandola col palmo verso l'alto.
"La morale della storia è che nessuno può sconfiggere la morte, tuttavia.. Il messaggio nascosto è, appunto, quello dei doni della morte: si dice che se li possiedi tutti e tre puoi diventare il padrone della morte" le disegna un cerchio sul palmo della mano, sfiorandoglielo appena col dito indice "La pietra della resurrezione, si fa beffa della morte portando indietro ciò che essa ti ha tolto.." chiude il cerchio in un triangolo "Il mantello dell'invisibilità ti nasconde dalla morte.." infine disegna una linea dritta che attraversa il triangolo e il cerchio "E la stecca della morte, si dice l'unica bacchetta in grado di fare qualsiasi cosa.." le lascia la mano, sorridendole di nuovo.
"è una fiaba, ma a quanto dice la mamma esiste veramente chi crede nei doni e per secoli li ha cercati, ma invano.."

Catherine

“Se ti fa sentire meglio, io non ho idea di chi sia tale Warson..” e infatti non lo sa nemmeno nominare. “Ma questa storia sembra affascinante.. i doni della morte..” Ripete quanto detto dall’amica, imprimendosi nella mente quel simbolo. La prima immagine che le si raffigura è Maya con un pacco regalo in mano, ma quando Ginevra prende a raccontare la storia dei tre fratelli, quella immagine scompare così come il sorriso che aveva sulle labbra. Si fa sempre più attenta a che l’amica non si lasci sfuggire il minimo dettaglio.” Furbo il terzo fratello.. Non solo la morte era astuta..” Incrocia le braccia sul tavolino e la fissa concentrata. Loro due sanno che quella storia può essere realtà, anziché fiaba.. ma mille domande le turbinano nella testa. Aspetta che l’amica finisca la sua storia e le disegni il simbolo sulla mano, prima di rivelare i suoi dubbi. “Ammetto che si tratta di una storia molto bella, ma una domanda mi viene spontanea. Hai detto che tua madre pensa che c’è qualcuno che realmente crede nei doni della morte, anche se nessuno è mai riusciti a trovarli..” Ritira la mano, guardandola come se davvero ci fosse il disegno fatto da Ginevra. “Quindi mi chiedo.. tu ci credi? E pensi che da qualche parte esistano davvero questi doni?” A lei sembrava una faccenda fin troppo complicata, ma non era certamente lei l’esperta di magia.

Ginevra

"Furbo, si.. O semplicemente umile e intelligente come lo vuol far passare chi l'ha scritta.." si rimette comoda, giocando con la cannuccia nel bicchierone di caffè ormai vuoto, alla fine prendendola e iniziando a mordicchiare l'estremità. Lancia un'occhiata al signore dietro di loro che, tutto silenzioso, alla fine si era messo anche lui ad ascoltare Ginevra e ora, colto sul fatto, si alza, lasciandole sole nell'angolo lettura.
"Non lo so sinceramente, non ci ho mai pensato.. Era una fiaba che mi raccontava da bambina, non mi interessava sapere se potevo o no sconfiggere la morte.. E a dirla tutta, siamo vampire.. Io credo che la morte l'abbiamo già sconfitta.." Effettivamente, nascere praticamente morte non è da tutti. "e poi se ci pensi, abbiamo dei poteri assurdi che ci permettono di fare qualsiasi cosa.. E le persone che perdiamo non sono del tutto.. Perse per sempre.." alluderà al fatto che da poco è stata all'inferno a trovare gli zii che, teoricamente, sono morti.
"Siamo già le padrone della morte, ora che mi ci fai pensare.." le viene da ridere, lasciando perdere anche la cannuccia ora e riprendendo il libro, alzandosi per andare a riporlo dov'era.


Catherine

“Non so quanto la parola umile possa essere associata a qualcuno che ha come obiettivo quello di sfuggire alla morte. Ma furbo e intelligente sicuramente si.. anche io avrei scelto il mantello.” Lancia una veloce occhiata all’uomo che si sta allontanando e finalmente si sente libera di alzare un po’ di più la voce. “Diciamo che noi rappresentiamo la morte nel suo aspetto.. positivo in quanto possiamo continuare a condurre un’esistenza più o meno piacevole. Ma credo qui si parli di morte.. intendendo dire quella vera. Quella da cui non si può fare ritorno..” E sa che Ginevra ha incontrato i suoi zii all’inferno, ma all’inferno giacciono anche anime senza corpi che di dimenano per trovare una pace che non avverrà mai. Sospira, scacciando via quel pensiero. Rimane in silenzio mentre Ginevra a riporre il libro e quando torna, troverà una Catherine sorridente.. come non si vedeva da tempo. “lo sai che mi piace sentirmi padrona della morte? Io credo che.. dobbiamo rendere indelebile questa cosa e.. ho giusto in mente una cosa che potremmo fare” Si alza e prima che l’amica possa rimettersi seduta, l’afferra per la mano e la conduce con urgenza fuori dalla libreria che si trova su una strada che costeggia un fiumiciattolo http://weheartit.com/entry/21327254/in-set/102080-places la giornata è molto fredda e i ciliegi più che di fiori, son ricoperti dal ghiaccio.

Ginevra

"Chi non vorrebbe sfuggire alla morte, Catherine? L'eternità è uno dei desideri più richiesti.. E poi in un certo senso le stiamo sfuggendo anche noi. no? Siamo venute qui dove siamo due semplici ragazze come tante altre e non due vampire con strani e nefasti poteri" Rimane un po' tra gli scaffali, curiosando per vedere se riconosce qualche altro libro, ma dopo qualche minuto torna già da Catherine, aggrottando la fronte quando la vede sorridente.
"Indelebile in che senso?" ci pensa un attimo, ma ha capito dove vuole andare a parare l'amica. Ieri sera era ubriaca, ma qualcosa si ricorda "Bè è sicuramente meglio questo dei nostri nomi sul sedere.." le viene da ridere, al ricordo di quelle due ore in cui sono riuscite miracolosamente a ridere e scherzare senza pensare a nient'altro.
"Ginevra.." appunto "dove mi stai portando così di corsa?" è perplessa mentre la segue, ma non può fare il contrario se non tenerle la mano e andare ovunque Catherine voglia.

Catherine

“Si, ma con la differenza che a noi non è stata data nessuna facoltà di scegliere. Noi siamo nate così e a me è andata anche peggio perché di umano non ho proprio nulla. E sai quanto questo mi costi al momento” Sospira presa da un enorme senso di malinconia, pensa ogni momento al suo Stephan e muore dalla voglia di vederlo adesso che è sulla terra. Ma suo padre le ha sequestrato il cellulare e non ha imparato il suo numero a memoria. Si riscuote da questi pensieri e continua ad avanzare sulla strada, tenendo l’amica per la mano. “Vedo che mi hai capita subito. E’ in momenti come questi che capisco perché non te non c’è bisogno di parlare anche quando non hai quei abominevoli e nefasti poteri” Sorride. “No, direi che dobbiamo scegliere un altro punto, non ho intenzione di mostrare il mio sedere a uno sconosciuto” arrivate davanti a una porticina con un’insegna al neon che porta la scritta *Tatoo* si volta per guardarla. “allora, sei pronta a ricevere il tuo dono della morte, Catherine?”

Ginevra

Non le risponde perchè rischierebbe di parlare troppo e rovinare la sorspresa che ha organizzato per Catherine, infatti mentre questa mattina la vampira si trovava in bagno e lo guardava da una prospettiva diversa, lei è riuscita miracolosamente a mettersi in contatto con Stephan e sa che ormai manca poco.
"Perchè sono un imbecille e tu non sei da meno e tra sceme ci si capisce?" ride, ricordando le cose demenziali che si sono dette la scorsa notte, aggrottnado la fronte quando arrivano di fronte al negozio. è vagamente tesa, d'altronde sa che il suo corpo è completamente umano e gl'aghi li sentirà tutti. "Vorrei essere di nuovo ubriaca ora.." Guarda Catherine, stringendole la mano e sorridendole "Prontissima, Watson!" e lo sarà davvero, a farsi tatuare il simbolo dei doni della morte, uguale all'amica, sperando che le aiuti veramente a sconfiggere i loro *demoni*.

Ginevra&Catherine
view post Posted: 24/1/2012, 14:53 [NPG - trad. NON è un PG] Lain Namárië - >> 05
Perchè tu fai foto fighe anche solo prese dal gioco???? Ehhhhhh? U_U
Il becchino ci piace, ha il giusto retrogusto tetro!
view post Posted: 24/1/2012, 14:15 The Return Incidents - >> 05
Giovedì notte, dopo il matrimonio di Ephram e Anthea

Il giovane fatato, dopo aver sistemato con cura le coperte attorno all'esile corpo di Layla ed essersi assicurato che dormisse tranquilla e non più scossa dai conati di vomito o dal tremore, decise di lasciare la casa per cercare la figlia come, tra l'altro, aveva promesso alla demone poco prima che perdesse i sensi.
Fortunatamente non dovette allontanarsi tanto, il suo sesto senso paterno lo accompagnò direttamente alla piccola stalla sul retro della casa, dove una ragazzina dai lunghi capelli bianchi era seduta sul fieno accanto a Brownie, il suo fidatissimo cavallo nero.
"Ti sei già cambiata.." Esordì così, constantando che la bambolina non indossava più il vestito rosso da damigella, ma era vestita molto più comodamente, come se dovesse partire da un momento all'altro.
"Non ho intenzione di restare qui.. Ma questo lo sai già, vero?"
"Lo immaginavo.."
Le si sedette vicino, facendosi spazio tra i sacchi di fieno e di mangime per cavalli con cui, buon per lui, ormai aveva una certa affinità o, ne era sicuro, Elle gli avrebbe rinfacciato a vita di non essersi preso cura del cavallo.
"Come si sta dal nonno? Ti tratta bene? Elle.. Non devi per forza stare la solo perchè sei arrabbiata con noi.. Tua madre è distrutta e non lo sto dicendo per farti venire i sensi di colpa, lo è veramente.. Non sopporta ti averti fatta soffrire.. E io nemmeno.. Non puoi rimanere? Puoi sempre stare dai nonni.." Quali nonni non lo precisò, ma per lui era indifferente purchè rimanesse li sull'isola con loro, ma la negazione della figlia arrivò repentina.
"Non mi sento affatto in colpa per essermene andata.. Papà.." alzò finalmente gl'occhi sul padre, ricambiando un identico sguardo malinconino.
"Non sono arrabbiata con te.. Cioè si, tu potevi dirmelo.. Noi ci siamo sempre detti tutto, lo sai che odio le bugie quanto te.. Ma tu lo sapevi e non hai detto niente.. Cosa stavate aspettando? Che mi accorgessi che la mamma era incinta? O magari pensavate che prendessi quella pancia per un'overdose di muffin?"
"Non spettava a me dirtelo, Elle.. "
sospirò, allungando una mano per carezzarle i capelli bianchi "Ammetto che tua madre avrebbe dovuto chiarire tutto quando ti ha detto che doveva scendere per qualche tempo all'inferno, e che ha sbagliato a non dirti nulla.. Ma se te l'avessi detto io sai cosa sarebbe successo? Che tu avresti ritenuto tua madre una bugiarda peggiore di quello che non è adesso e io non sarei stato nient'altro che uno spione, che non vedeva l'ora di far passare tua madre per un'ipocrita.. Ma io, e nemmeno tu, non sono così, lo sai.. Volevamo dirtelo insieme per farti capire che poteva esistere la speranza di.. Formare un'assurda famiglia tutti insieme.."
"Questa non è una famiglia, quello non è nemmeno tuo figlio e non sarà mai"
sottolineò bene la parola mai "Mio fratello.. E ora quella non è nemmeno mia madre, mi ha presa in giro.. Mi credete forse stupida?"
"Non dire sciocchezze, Elle, sei più intellignte e furba di noi due messi assieme.. Lo sai com'è Layla.. Ha paura di fare casini, allora si allontana con scuse idiote, non sapendo che ogni volta che torna e la verità viene fuori il casino è ancora peggiore.. Ma ho imparato una cosa in tutto queso tempo.. Lo fa sempre in buona fede.. Fa così perchè spera di non deludere mai nessuno.. Ti ha nascosto da me perchè, se tu fossi stata la figlia di Sorat, io non avrei saputo niente di un figlio non mio.. E ora ha nascosto a te tutto questo perchè non voleva perderti.."
"Alla fine mi ha persa comunque.."
Si accoccolò al padre, stringendosi forte alla tenuta ancora elegante di Ethan.
"Come fai a starle vicino? Non ti fa.. Schifo che quel bambino sia di Sorat?"
"Devo essere sincero? Schifo è riduttivo, Elle.. Lo odio con tutto me stesso, eppure.. Eppure so che quell'essere è innocente quanto te.. Non ha scelto lui di chi essere figlio nè di venir concepito perchè qualcuno lo pretendeva.. Pensaci, Elle, lui, alla fine, non ha colpe.. Di conseguenze, mostricciattolo"
le strappò a malapena un sorriso "Sono vicino a tua madre perchè nemmeno lei ha avuto scelta.. Non lo ha fatto apposta, lo sai che odia Sorat quanto noi due.. E nonostante sia una casinista cronica la amo più di chiunque altro e non riuscirei mai a lasciarla da sola ora che ne ha davvero bisogno.. E poi" indicò la parte di casa visibile fuori dalla stalla "Non mi sono spaccato la schiena per niente, quella casa va usata, a costo di legare tua madre a una sedia o al letto.." rise, insieme a lei, passando qualche minuto in silenzio, accoccolati all'ombre di Brownie.
"Non voglio tornare ancora a casa, non riesco a starle vicino.. Dal nonno si sta bene, mi sta insegnando tanto.. E ho conosciuto tanti draghi, sai? Non è così male come sembra, e poi.. Mi ha raccontato tutto, so che non appartengo a Sorat ma che sono legata a lui come sua discendente.." alzò la gamba del jeans all'altezza della caviglia, mostrando a Ethan una specie di tatuaggio che, però, non era nero come i soliti ma sembrava semplicemente un'ombra sulla pelle di Elle, infatti lo si notava solo in controluce e, ovviamente, rappresentava un piccolo drago.
"Signorina, non è troppo presto per queste cose? Tuo nonno mi sente, davvero.." Però non riuscì a stare serio e ridette, se suo nonno la trattava bene, lui poteva sopportare la distanza purchè Elle fosse felice.
"Ah, c'è una cosa per te.. L'ho trovata qualche giorno fa, credo sia di una tua amica.." Le porse una lettera, baciandole poi la fronte e alzandosi in piedi.
"Mi raccomando, qualche volta fatti sentire.. So quando hai intenzione di tornare ma spero tu lo faccia prima.. Tua madre ha bisogno di te.. E anche io, soprattutto io.. Buonanotte, mostricciattolo.."

Ethan&Elle

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Lettera di risposta a Chandra, che le verrà recapitata invece oggi da un elfo postino un sacco ritardatario

Chandra! Sono una pessima, pessima amica, davvero! Non ti ho nemmeno avvertito che me ne sarei andata e ormai sarà passato quanto, un mese? Forse di più da quando ho lasciato l'isola. Sono stata avventata e ho agito di impulso, ma anche adesso non riesco a pentirmi di quello che ho fatto. Ma forse tu saprai già tutto, vero? Bè, tu parli di mia zia, io invece un giorno ti racconterò di quanto mio nonno le somigli. Sono stata all'inferno, da lui, ed è davvero una persona fantastica e, soprattutto, ha i capelli bianchi come i miei. Ma ora non sono nemmeno più la, sembra stia facendo apposta il giro dei miei parenti, ma non è intenzionale.. Ora sono da un altro nonno, si chiama Thiamanth e sono sicura che se curioserai in qualche libro di antiche leggende sui draghi lo troverai, ma non spaventarti! Al contrario di quanto si pensi mi tratta bene e ho un sacco di privilegi la dove vive, anche se è un burbero e non ha una parola gentile che sia una per nessuno, ma mi sta insegnando un sacco di cose e, quando ci inconteremo, non vedrò l'ora di mostrartele! Purtroppo sono fuori da questo clima dell'isola che sembra nascondere qualcosa di grosso in realtà.. Ma tu non devi preoccuparti di queste cose, Chandra, intorno a te c'è chi ti aiuta e ti difende e poi, sei una bambina, devi pensare solo a stare bene e divertirti, lascia che si occupino gli adulti di certe questioni! Spero tu abbia partecipato alla festa di cui parli, avrei voluto esserci solo per vedere quanto eri bella tutta vestita bene e acconciata come una principessa! Se dovessi incontrare Odette e Odile fammi il piacere di abbracciarle forte forte anche per me, di loro che mi mancano tremendamente e non passa un momento in cui non lo pensi.. Tornerò presto, credo, o quando me la sentirò di vivere di nuovo con una madre bugiarda e un fratellastro che odio. Ma quando sarà, prometto che sarai una delle prime a saperlo, dobbiamo assolutamente rifare una nottata come quella dell'ultima volta, magari questa volta proprio con le gemelle!
Mi manchi, Chandra, spero di vederti presto!
Baci, Elle
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