E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.

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RebelGrrrl
view post Posted on 12/5/2011, 19:07




17 Settembre, Anno di Grazia 1666. Londra.


LILITH

L'aria fresca di fine estate ancora porta con sè sentori di fumo e carbone. Sembra che ancora aleggi cenere, come pulviscolo, nonostante il Grande Incendio si sia placato da ormai dieci giorni. Una carrozza trainata da una coppia di cavalli, tanto neri da confondersi con la notte, percorre a velocità sostenuta una strada di periferia, muovendosi sull'acciottolato quasi come se nemmeno toccasse il terreno irregolare. Il cocchiere non ha volto, nascosto nel mantello. Ferma davanti ad un'abitazione modesta ma dignitosa, e, dettaglio curioso, rimasta inviolata dalle fiamme. Una donna, alta e pallida, scende e si avvicina alla porta d'ingresso. Indossa un abito di seta cangiante color rosso scuro, l'ampia gonna damascata adatta più a un ballo che a una visita di cortesia, il colore stesso di certo sconsigliato dopo l'avvento di una tragedia che tanto aveva scosso l'Europa intera. Una cesta di vimini, coperta da un velo nero, sorretta dalla mano candida e dal braccio nudo fino al gomito, senza sforzo. Il viso della donna è celato da un drappeggio di pizzo del colore di piume di corvo, che però non riesce a nascondere il luccicare di due occhi incredibilmente verdi. Bussa, sa di essere inaspettata, ma allo stesso tempo di non sorprendere affatto la persona che deve, assolutamente, incontrare.


PSICHE

Qualcuno in quell'abitazione così sinistra e isolata dalla città, ubicata nel centro del bosco, nella vicina campagna Londinese, stava riposando. Un sonno leggero il suo, a fatica riusciva a prendere sonno, sempre all'erta com'è e come era stata abituata ad essere sin dalla più tenera età. La selezione naturale sarebbe dovuta essere crudele con lei, ma lei l'aveva beffata con garbo e malignità.
Non è stata una notte particolarmente serena, al contrario qualcosa la turba e le scuote l'animo e non è la notizia che la città è distrutta e le perdite sono state molte. No, c'è dell'altro, qualcosa che non sa spiegarsi.
La sorpresa la coglie quando sente qualcosa di estremamente potente ed estremamente oscuro avvicinarsi alla porta. E' sdraiata sul suo giagiglio e quando sente quel colpo secco sulla porta di legno non può che non sobbalzare, ma si alza. Lentamente e tastando ogni superficie disponibile, nel buio pesto dell'abitazione, giunge sino all'entrata.
La donna esile apre piano la porta, i cardini ormai quasi arrugginiti, provocano un lamento quasi umano, ma non se ne cura: avrà tempo per pensare ad oliarli. Porta una benda che le copre gli occhi, ma pare essere totalmente a proprio agio senza aver il dono della vista. Non erano stati giorni semplici, ma non per lei come persona, lei era salva. Sapeva perfettamente come salvarsi. Ben altro le aveva creato qualche disturbo ai proprio delicati occhi: quella polvere e quella cenere le recavano un fastidio che cercava di placare con bende imbevuti di impacchi ben studiati e funzionavano.
Socchiude le labbra quando ha modo di percepire l'enorme aura della creatura che ha di fronte e in un lampo si sposta dalla porta in modo da poter far entrare la donna.
"Entrate pure.." dice frettolosamente, senza un saluto. Se Lei giunge qui a quest'ora, qualcosa di molto importante è accaduto e non vi è tempo per i convenevoli, pensa la giovane strega che conta ormai quasi setteccento anni.


LILITH

Un breve cenno al cocchiere e la carrozza riparte, probabilmente per fermarsi lontano dalla casetta che, sebbene isolata, potrebbe diventare oggetto di curiosità da parte di chi vedesse sostarvi davanti un mezzo tanto elegante e senz'altro costoso. La donna torna a rivolgere lo sguardo sulla padrona di casa, e senza proferire parola entra nella piccola dimora, quasi di fretta e non senza essersi lanciata un'occhiata alle spalle. Non vaga con lo sguardo sull'arredamento, anzi, sembra trovarsi perfettamente a suo agio: quella stanza non le è affatto sconosciuta. "Perdonate la visita inattesa, ma si tratta di una questione di estrema urgenza, di cui desidero occuparmi nel più breve tempo possibile...e sono certa che voi saprete come esaudire questa mia necessità." Sposta il velo che le copre il viso, sebbene sappia che la sua interlocutrice non ha la facoltà di poterla vedere: un segno di rispetto per la sua favorita fra le tante creature che da lei dipendono e sono governate, la sua strega più antica e potente. L'unica che possa aiutarla.


PSICHE

"Certo, mia Regina.." la regina delle Streghe, la suprema regina dell'ordine oscuro delle figlie del Male. Rispettoso è il tono con il quale si rivolge alla donna pallida e bellissima che ha di fronte. "Non recate alcun disturbo.. Anzi, sedetevi e ditemi cosa vi turba.. Sento che qualcosa si smuove dentro di voi e mi traspette angoscia, non posso mentirvi.." Ogni movimento è pacato e leggero, quasi la strega fosse un fantasma. Lo sente davvero quella sottile ansia che coglie la Regina e non può che riflettersi in lei che tanto le è legata e alla quale deve i molti poteri che possiede.
Si siede a sua volta su una sedia di legno molto semplice.
"Perdonatemi se non tolgo la benda dagli occhi, ma la cenere degli ultimi giorni mi provoca molto fastidio.. In ogni modo, parlate.. Vi ascolto.." Attende che si sia accomodata anch'essa prima di proseguire.


LILITH

Inspira profondamente, non è abituata a provare sulla propria pelle ansia che tanto ama trasmettere agli altri, e questo non fa altro che irritarla ulteriormente. Ma il modo con cui si rivolge alla strega è cortese ed educato, sebbene il tono della Regina non venga mai attraversato da una benchè minima parvenza di calore o coinvolgimento. "Non preoccupatevi per queste formalità, possedete mezzi ben più potenti e sensibili per vedere e non sarà certo la benda con cui proteggete gli occhi a turbarmi, o ad impedirvi di comprendere ciò di cui vi voglio parlare." Continua a reggere la cesta con una tale naturalezza da far pensare che possa essere vuota, ma se la giovane donna potesse osservarla senz'altro di accorgerebbe dei leggeri movimenti che increspano il tessuto che ne cela il contenuto. "Sono a Londra ormai da diversi mesi, e per una questione di gravità assoluta. Spero che l'Inghilterra mi perdoni il piccolo incidente dell'epidemia, ma anche se così non fosse...credo che sopravviverò ugualmente." Il sarcasmo è un dono che non si perde nemmeno nelle situazioni più difficili, a quanto pare, soprattutto se l'animo che lo ospita è uno fra i più spietati che il mondo abbia mai conosciuto. "Ho un...incarico da affidarvi, Psiche, e non ho intenzione di rivolgermi a nessun altro che non siate voi. Vi siete guadagnata il titolo di mia prediletta, in tutti questi secoli: con gli onori che questa condizione comporta, ma, purtroppo, con altrettanti oneri. Ma badate...dovete accettare, o rifiutare, in questo momento: non posso concedere di sapere più del dovuto nemmeno a voi." E' troppo delicato, troppo assurdo, perfino per essere svelato prima di aver ricevuto un giuramento di discrezione.


PSICHE

Si sistema la lunga treccia di capelli corvini su una spalla e ne accarezza le punte come è solita fare quando la mente sta macinando le congetture più strane. Non avrà il dono della vista, ma ha un udito impeccabile ed allenato per di più il silenzio che circonda la propria dimora le consente di percepire il più flebile fruscio. Dagli spostamenti d'aria e dagli scricchiolii di quel cestino che Lilith porta con sè sente che vi è qualcosa all'interno e quel qualcosa si muove. Ascolta attentamente le parole della Regina senza farsi sfuggire nemmeno una nota nella voce melodiosa delle donna. Persino nel momento di sarcasmo riesce a cogliere quella punta di disagio celata, tuttavia, con maestria.
"Vi ringrazio per i complimenti che mi donate, mia Regina.." sorride inarcando appena gli angoli delle labbra rosee e la cicatrice che le solca il viso deturpandole la candida pelle si muove mostruosa sotto l'occhio bendato. "Una pestilenza per gli uomini è un castigo divino, ma ben sappiamo che dietro si cela qualcosa di più..." annuisce appena e prosegue.
"Ancora una volta non posso sottrarmi ad una vostra richiesta.. Per caso, la risposta ad ogni dubbio è celata in ciò che portate con voi?" Per un altro essere umano una tale affermazione susciterebbe stupore e paura, ma sa che in Lilith non farà altro che suscitare ammirazione e in qualche modo vuole essere all'altezza della situazione, come sempre.


LILITH

Annuisce, concedendo alle sue labbra di piegarsi in qualcosa di molto simile a un sorriso soddisfatto. E' la risposta che voleva ricevere, l'ennesima conferma di quanto Psiche sia degna della sua fiducia. "Se gli uomini hanno ricevuto un castigo, di recente, posso assicurarvi che la peste e l'incendio possono essere considerati nulla, al confronto." Sibillina. Ma certe notizie non hanno alcuna necessità di ulteriore chiarezza. Prende un respiro, preparandosi a pronunciare per la prima volta il proprio segreto, il più grande e sconvolgente che possa portarsi dentro. "Non sbagliate, Psiche. La risposta a tutto è in questa cesta. Ed è bene che siate voi a prendervene cura, nel migliore dei modi possibili, adeguandoli al suo rango. Io...non so che farmene, se non assicurarmi che il suo sangue venga onorato come si conviene." C'è bisogno di dire altro? E' necessario specificare? No, è certa che tutto sia sufficientemente chiaro anche per colei che da sempre vive al buio. Non una nota di rimpianto, o di affetto, o di rimorso: si sta liberando di un peso.


PSICHE

"Capisco.." taglia corto, la strega. Non vuole sapere chi sia il padre, non vuole sapere nulla di più di ciò che la Regina le vorrà dire. Lo sente il profumo tenero e piacevole di un neonato. Le manine che si muovono sotto la copertura della cesta. Se si concentrata abbastanza sente persino il respiro cadenzato e ritmico della creaturina.
"Potete darla.." una breve pausa, valuta gli odori, i movimenti e persino quanto possa essere grande lo scricciolo che si muove lì sotto "E' una femmina, vero?" di nuovo inquietante riesce a capirne il sesso. Dopo tutto, dotata di poteri come ella è e cieca sin dalla nascita, è il minimo che riesca a fare. "a me.. Me ne prenderò cura.. Se è ciò che mi chiedete.. Eseguirò i vostri desideri.. C'è altro che io debba sapere, mia Regina?" Solo ora si alza dalla sedia e si avvicina alla Regina allungando una mano verso di lei. Cosa significhi quel gesto è chiaro capirlo: comprensione. Nient'altro, qualsiasi cosa stia pensando Lilith, Psiche l'ha già compresa.


LILITH

"Sì, è una femmina. L'unica nota positiva, e so che voi potete comprendere cosa intendo." Ghigna appena, anche se non divertita, non è in grado di ridere, nè di scherzare amabilmente, nè al momento nè, probabilmente, mai. Lilith è stata la prima fautrice della parità, se non della supremazia, del sesso femminile sul genere maschile: d'altronde, non ci potrebbe aspettare nulla di diverso dalla regina delle Streghe. La bambina, forse sentendosi chiamata in causa, emette qualche versetto che alle orecchie dei più potrebbe apparire adorabile, ma che invece dalla madre viene accolto con freddezza, e forse fastidio. Non accenna minimamente a prenderla fra le braccia, nè a controllare se tutto vada bene, anzi, rotea gli occhi con un'aria che non è eccessivo definire disgustata. "Sì, un'ultima cosa: questo non è stato altro che un incidente. Nessuno ne sa nulla, nessuno dovrà saperne mai nulla. Dovrà essere nascosto talmente bene da essere dimenticato, da tutti tranne che da voi. E al momento siamo in tre a conoscere l'esistenza di...lei." Prende la mano di Psiche, stringendola appena con le sue dita affusolate e gelide: non aggiunge altro, sa che la strega ha capito cosa dovrà fare, ed ha fiducia in lei e nella potenza della sua magia, che lei stessa ha in parte infuso. "E il prima possibile...questa città inizia ad annoiarmi..." Sarà un bene anche per l'umanità intera che la Regina non si trattenga ancora a lungo sulla terra, alla luce degli effetti che il suo disagio e la sua rabbia hanno portato al destino degli uomini negli ultimi mesi.


PSICHE

Le stringe a sua volta la mano gelida traendo ulteriore forza da quel contatto. Lilith, per Psiche, è come una fonte di potere alla quale può attingere. Quando poi il contatto si interrompe si china a raccogliere la bambina. I gesti sono misurati e studiati. Le mani vagano con sicurezza come se la strega potesse realmente vedere con gli occhi quello che sta facendo. Raccoglie il fagottino e lo tiene fra le braccia con la delicatezza di una balia. Psiche fu madre un tempo, la madre più amorosa che un figlio potesse mai avere. Culla la piccola che smette di far versetti e rimane in silenzio, pare essersi addirittura addormentata. In quel lungo istante Psiche ha potuto ponderare velocemente il da farsi.
"Serve un incantesimo della memoria, mia Regina.." ripone nuovamente la piccola nel cestino, avendo cura di coprirla dal freddo della notte e di quelle parole. "Un incantesimo che coinvolga voi e alla vostra controparte..."


LILITH

Osserva i gesti e le movenze di Psiche come una spettatrice vagamente annoiata. Non le importa come si tenga in braccio una neonata, o come si possano placare le sue richieste di attenzioni, o qualunque altra delicatezza debba essere riservata a una bambina: sa che la sua discepola favorita saprà occuparsene in modo che cresca sana e potente, ma il suo interesse si esaurisce in questo.
Forse è un bene che Psiche non possa vederla attraverso il senso predisposto a tale scopo, perchè il suo viso totalmente inespressivo, forse, farebbe rabbrividire perfino lei. "Domani saremo qui entrambi, ero certa che avreste saputo offrirmi la soluzione a questo spiacevole inconveniente...e voi potrete essere altrettanto certa che sarete ripagata per il vostro disturbo, ed ancor più per la vostra dedizione. Non posseggo un'anima nè una morale, ma non dimentico i debiti, Psiche, e li onoro sempre..." Parlare di gratitudine sarebbe forse troppo, ma di certo riconosce che la strega la sta sollevando dalla più gravosa delle situazioni, e forse perfino da un destino infamante. "Intanto...voglio solo dimenticare." E' forse qui l'unico segnale di un qualche sentimento? Forse nemmeno la più sensibile delle anime saprebbe come interpretare la nota stonata che la voce di Lilith assume. E forse è meglio così.


PSICHE

Torna a rivolgersi dalla parte della regina, seguendone la voce poi posa compostamente le mani sul grembo. Una dea bendata e austera nella sua vestaglia da notte lunga e bianca che si confonde col candore mortale della pelle.
"Domani a mezzanotte, entrambi qui.. Nel frattempo mi occuperò di reperire tutto ciò che mi serve.. Ciò che farò è reversibile, però.." fa una breve paura. Ha già pensato esattamente a quale incantesimo serva alla causa che sta per prendersi sulle spalle. "Se mai un giorno dovreste incontrarla, i ricordi torneranno tutti.. Ogni sensazione che avete provato entrambi correlata a questo avvenimento tornerà a galla.. Come un cadavere trascinato via dalla corrente.. E rimarrò solo io a sapere di questo.. Io e solo io, ma mai verrà proferito dalle mie labbra ad anima viva o morta che sia.. Avete la mia parola di Figlia del Male, mia Regina.." la voce risuona come suonerebbe una campana di morte in una valle desolata e abbandonata. Inquietante e funesta.


LILITH

Ascolta soddisfatta le parole della strega, e finalmente pare rilassarsi appena: ancora poche ore, e tutto sarà finito. "Mi sembra una condizione accettabile, Figlia mia. Sono certa che la soluzione da voi proposta è la migliore, e confido pienamente in voi e nella vostra abilità. Ma vi do un consiglio: fate in modo che certi ricordi non debbano mai essere risvegliati." Il suo tono torna duro e secco, freddo come il ghiaccio: non vuole più avere nulla a che fare con quella bambina, che non riesce a definire figlia nemmeno dentro di sè, mai più. E 'mai' assume un significato incredibilmente esteso, quando la propria esistenza viene scandita dall'eternità. Sta per aggiungere qualcosa, quando il silenzio viene interrotto dal rumore degli zoccoli di una coppia di cavalli: la visita è finita. Con una mano liscia e bianca come l'alabastro accarezza la guancia sfregiata della strega, un contatto che saprà ripagarla dello sforzo che dovrà profondere da questo momento agli anni a venire. "Siete la depositaria del mio segreto più atroce e pericoloso, e della mia stessa memoria, Psiche. L'unica al mondo." E' il suo modo di ringraziare, e comunicare quanto possa significare che si sia rivolta proprio a lei. Senza aggiungere altro dispiega nuovamente il velo di pizzo sulla testa, il cui aspetto luttuoso confligge con l'estrosità dell'abito, ed apre la porta senza far scomodare la propria ospite. "Domani, a mezzanotte. Non vi faremo aspettare. Lunga notte, mia diletta..." Un ultimo sguardo. Forse sofferto. Forse sollevato. E la carrozza riparte al galoppo, scandendo ritmicamente il tempo che la separa dalla fine di ciò che davvero può definire il suo primo, e più spaventoso, incubo.

Edited by MedeAthena - 13/5/2011, 08:25
 
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RebelGrrrl
view post Posted on 19/5/2011, 21:48




Inverno 1666.
Viscere dell'Inferno.

BELIAL

Dove andavano le anime dopo la Morte? Si chiedeva il genere umano. Be', vi erano due possibilità: o finire assolti nel regno dei Cieli, Beati per l'Eternità immersi nella luce Divina e nella Grazia eterna oppure finire dritti all'Inferno senza possibilità di ritorno.
Se da un lato il Cielo era era retto da angeli, esseri così luminosi che l'occhio umano non poteva guardarli senza rimanere accecato per sempre, dall'altra parte vi erano Demoni. Esseri così crudeli e meschini che non mostravano alcuna pietà per le anime che veniva loro affidate. Anime macchiate dai più orrendi peccati.
Come si potrebbe pensare i Demoni che regnavano all'Inferno, i più potenti e antichi, non avevano fattezze orrende come le altre creatura dell'Inferno, bensì erano esseri un tempo Angeli che, perse le loro ali e la loro Grazia, mantenevano l'ordine caotico agli Inferno, assicurandosi che tutto andasse secondo i loro piani. I dieci Principi regnanti erano belli, di una bellezza maligna e perversa che avrebbe ammaliato il più puro degli uomini. Conducevano vite sfrenate al pari degli uomini, ma al contrario erano crudeli e malvagi e incutevano timore in coloro in cui si imbattevano, erano senza morale sia sulla terra che all'Inferno e mandavano avanti così il Male di secolo in secolo. E fra di loro, due, quella notte di gennaio si sarebbero incontrati.
Un uomo alto, molto alto, più di un uomo medio, dai capelli biondi con ciocche nere come la pece ed un completo elegante e ricercato se ne stava seduto nei suoi alloggi all'Inferno. Una camera studiata in ogni minimo dettaglio, accogliente, ma dall'atmofera lugubre. Ogni anima che era entrata lì dentro non era mai più uscita. Sorseggiava vino al pari degli umani visibilmente pensieroso, mentre davanti alla finestra dai tendoni neri scostati, osservava il cielo Infernale.


LILITH

Non tutti nacquero angeli: una di loro, l'unico demone femminile fra i dieci principi, venne plasmata dalle stesse mani Divine, ma per uno scopo ben diverso. Essere la prima donna del Creato. La predestinata genitrice dell'intero genere umano, essere perfetto al pari del primo uomo. Talmente pari da rifiutare la sottomissione al compagno e, ancor più grave, alle leggi del suo Creatore: la prima disobbediente, colei che abbandonò volutamente il celestiale paradiso terrestre per le oscure e fumose profondità infernali. Il solo luogo in cui avrebbe potuto sentirsi libera...libera di scegliere la gloria, il potere, il Male. Regina non solo di se stessa, ma di orde di demoni inferiori, e di creature oscure che avrebbero dipeso da lei finchè il mondo sarebbe esistito. Un'anima corrotta e priva di sentimento, incarnata nel corpo perfetto di una donna pallida ed alta, i lunghi capelli nerissimi ad incorniciare un viso che nemmeno gli occhi di un verde irreale riuscivano ad illuminare completamente. Il corpo fasciato da un abito ampio e regale, scuro come la notte, che rimarca ogni suo passo con un serico fruscio. Non bussò alla porta del demone, sapendo di poter evitare certi formalismi, soprattutto quella sera: aprì la porta, fermandosi sulla soglia. Il suo sguardo era fermo e gelido, ma un'ombra sembrava attraversarle i diafani lineamenti: la Luna era ancor più nera, quella notte. "Devo parlarti...fratello."


BELIAL

Il bicchiere portato alle labbra per un sorso di vino d'annata, si girò lentamente con la stessa serietà con la quale era rivolto al cielo pochi istanti prima. Il tono grave della sorella, perchè questa era la loro parentela, non lasciava spazio a dubbi. La voce di Lilith, solitamente così profonda e sensuale, lasciava trasparire una nota stonata, una lieve incrinatura in un cristallo caduto a terra. Inarcò un sopraciglio.
"Che cosa accade di tanto urgente?" Pochi passi e le fu perfettamente di fronte, solo una spanna li divideva ora. Era qualche giorno che la testa del demone sentiva qualcosa di strano nell'aria, non si sarebbe mai spiegato cosa fosse, ma era qualcosa di particolare e il sesto senso dei demoni difficilmente sbagliava.
Appoggiò il bicchiere sul tavolino lì accanto e prese solennemente la mano della sorella portandola alle labbra con fare ambiguo e la guardò di sottecchi con la mano davanti alle labbra.
"Forse è bene che prendiate da bere.." sussurrò contro la pelle pallida e la tirò delicatamente verso il divano e le poltrone davanti al camino, vezzo assolutamente estetico e di dubbia utilità.


LILITH

Lo sguardo rimase fisso su di lui e sui suoi movimenti affascinanti, sebbene il momento non fosse certo il più indicato a pensieri lascivi. Socchiuse le palpebre, solo per un instante, prima di tornare a guardare Belial negli occhi: nessuna emozione traspariva dai suoi gesti, se non quel pungente sentore di angoscia che proprio loro erano tanto bravi a captare, quasi golosi di ricevere. "Credo...che io e voi abbiamo un problema, Belial. Uno sgradevole fuori programma, che ora risolveremo insieme." Il tono non suonò affranto e preoccupato, ma bensì quasi come un ordine. La cortesia del demone ammorbidì per qualche istante la glaciale attitudine della Regina, le cui labbra si incresparono solo per un attimo in un tentativo di sorriso o, meglio, nella sembianza di un ghigno compiaciuto...ma non colse l'invito a sedersi, rimanendo in piedi davanti a lui, il mento appena sollevato per osservare negli occhi il suo interlocutore. "Penso che anche voi avrete bisogno di bere, quando avrete ascoltato le mie parole..." Una nota sarcastica, mentre gli porge con le dita affusolate il medesimo bicchiere da cui stava bevendo prima, di nuovo colmo di liquido scuro e profumato.


BELIAL

"Un problema?" inarcò le sopraciglio neanche troppo stupito. Non lasciò la sua mano mentre le girava intorno sino ad arrivarle alle spalle spingendo il proprio corpo contro quello di lei. La spinge con altrettanta delicatezza verso la finestra e lì rimase. Il contatto lo aiutava a sentire quel sesto senso che pareva affliggere entrambi. Cosa poteva essere quella strana sensazione che sentiva in sè stesso e, ora così vicino, nell'essenza di le. Una forza vitale, l'avrebbe definita. Ma cosa ci poteva essere di vitale all'Inferno, luogo in cui abitava solo la Morte, l'Assenza e la Sofferenza? "Sentivo nell'aria qualcosa in effetti e dimmi, Sorella Mia, di che porblema si tratta? Dovrò pur saperlo se.. E' necessario risolverlo insieme, no?" Un braccio ora le cingeva la vita senza, tuttavia, averle lasciato la mano che aveva colto come un fiore proibito poco prima.
"E.. Sapete che per bere un buon sorso di vino non c'è bisogno di trovare pretesti.. Ditemi.." Appoggiò le labbra sul collo di lei e socchiude gli occhi. Poteva sentire il battere del cuore del Lilith, eppure si diceva che i demoni non avessero un cuore. Ed invece lo avevano eccome, ma serviva solo a pompare il sangue letale che scorreva nelle loro vene.


LILITH

Il contatto con il corpo di Belial le provocò un brivido lungo la schiena, come una scintilla che per qualche istante riuscì a scaldare la sua anima resa ghiacciata da ciò che stava per rivelare. Come due magneti che si attraggono e creano un campo di energia incredibilmente potente, così era per loro avvicinare le loro essenze: il Male allo stato puro sa come nutrirsi di se stesso. Un breve cenno del capo mentre posava la sua mano libera sul fianco del demone, scostando lievemente il collo per accogliere le labbra del fratello. Fratello, complice di indicibili orrori, incestuoso amante. "La Sventura ha un suo venefico profumo, che solo i più attenti sanno cogliere..." Si girò quel tanto che bastava per lasciar balenare il verde dei suoi occhi nel ghiaccio di quelli di Belial, senza allontanarsi dal languido bacio che le veniva offerto. "Ti risparmierò giri di parole ed inutili abbellimenti di qualcosa che di gradevole non ha nulla...è successo qualcosa di inspiegabile. Il mio grembo, Belial...ospita il frutto del nostro scandaloso peccato..." Ghignò di nuovo, utilizzando con scherno e vago disgusto parole dal sapore tanto perbenista e morale: non abbassò lo sguardo, nemmeno per un attimo, concentrata nel cogliere la reazione del fratello a una notizia tanto sconvolgente, e che tanto avrebbe stravolto il destino degli Inferi e, con tutta probabilità, dell'umanità intera.


BELIAL

Enorme fu la sorpresa delle parole di Lilith. Ma com'era possibile? Esseri sterili di sentimenti e sterili fisicamente aver concepito una cosa.. Viva?
Inconsapevolmente la strinse più forte premendo col braccio contro il ventre di lei, ma non staccò mai le labbra dal suo collo mentre parlava.
"E ne sei assolutamente certa?" domanda inutile poichè sapeva ora cosa era quel sesto senso che lo punzecchiava come uno spillone impazzito. Ma era davvero possibile che nascesse una vita da loro due?
Sì, lo era. Le possibilità erano remote e molto rare, ma avevano pur sempre un corpo dal funzionamento perfetto donato anche agli esseri umani, che al contrario non invecchiava mai.
"E soprattutto.. Di me, mia Luna Nera? E' potuto accadere per colpa mia e ne sei assolutamente certa?"


LILITH

Vedere un simile stupore sul volto di Belial fu per lei quasi un sollievo, come se attraverso la sua incredulità potesse lenire ed annullare la propria. Aumentò la stretta alla mano che ancora teneva congiunta a quella calda e forte del demone, non tanto per cercare un conforto di cui sembrava non aver bisogno, quanto per confermare attraverso la propria essenza ciò che aveva appena detto. Con delicatezza guidò le loro mani fino a posarle sul suo ventre: non certo il gesto romantico di una coppia in attesa di un erede, bensì nient'altro che un rendere palese ciò che avrebbe potuto essere solo un sospetto. "Credi forse che sentire...qualcosa di estremamente...vivo...dentro di me, possa essere equivocato? A meno che in un momento di scarsa lucidità io non abbia ingoiato un pipistrello vivo, direi che lo spazio per i dubbi è decisamente scarso..." Un movimento quasi di scatto, di malcelata offesa, uno sguardo risentito fiammeggiava nei suoi occhi mentre si voltava verso Belial: "La mia promiscuità è ben nota, e non me ne vergogno affatto...ma pensi che qualcuno di inferiore a te, a noi, possa aver avuto un qualche ruolo in ciò che mi sta accadendo, mio adorato fratello?" Il tono è secco e piccato, in contrasto con l'appellativo melenso con cui si rivolge al demone.


BELIAL

Lilith aveva ragione. Era inutile mentire a se stessi o chiedere inutili conferme: perchè aveva avuto quella sensazione allora? Tutto aveva un senso, in effetti. Un senso che aveva dello spaventoso, ma i fili si ricollegarono presto. Ecco cos'era quella senzione di vita. Strinse la mano sul grembo di Lilith in un gesto non troppo garbato, ma ben presto dovette affrontare gli occhi verdi e profondi della donna. Quando si girò non ebbe più alcun dubbio, non poteva mentirle.
"Mh.. Capisco.." si lasciò sfuggire una sforma. Strano fu che nessuna rabbia era presente in lui, come se un problema simile fosse un cavillo ed una sottigliezza alla quale poter far fronte alla svelta. Non era così. un altro sentore dentro di lui urlava e non lasciava la mente del tutto libera e questo tarlo andava estirpato.
"Hai già pensato a qualcosa sul da farsi o vuoi che ti esponga il mio punto di vista, mia.. adorata sorella?" usò lo stesso tono di Lilith assumendo sul viso un sorriso beffardo che non era ancora comparso sul suo viso pallido.


LILITH

Studiava l'espressione di Belial, alla ricerca di sentimenti simili a quelli che lei stava provando, ben sapendo che lui era sempre stato più abile di lei nel celare le emozioni più profonde e violente. In lei c'era rabbia, un livore infinito rivolto a qualcosa di effimero come il destino, o qualcosa di ancor più nebuloso a cui non sapeva dare un nome: aveva rinunciato alla gloria dei Cieli pur di non essere sottomessa ai travagli della gravidanza ed al peso di crescere una creatura che lei non avrebbe mai nemmeno saputo amare. Non era altro che un intralcio, forse perfino una vergogna, ora che il suo trono era piantato ben saldo agli Inferi. "Ho qualche idea in proposito, ma mi piacerebbe ascoltare...il tuo punto di vista..." Un canino appuntito, bianchissimo e quasi lucente, ferì il suo labbro inferiore in modo del tutto inconsapevole, un piccolo gesto involontario di malcelato nervosismo. Ascoltare Belial per lei era più di una cortesia, piuttosto un segno di rispetto, forse una speranza in una soluzione rapida, sebbene nel profondo del suo cuore privo di sentimenti sapesse già perfettamente quale dovesse essere l'epilogo di tutto: sbarazzarsene. Il meglio e il prima possibile.


BELIAL

"Togliere alla mente questo spiecevole incindente, Lilith.." disse asciutto assumendo l'aria seria e truce del demone che era. Si massaggiò il mento pensieroso, non era sicuro, nella prima volta nella propria esistenza, del piano che stava pensando, ma tanto valeva provare. Qualcosa gli diceva che doveva farlo, che avrebbe avuto un significato tutto questo. Non sapeva qual era, forse solo una beffa del destino o forse qualcosa di più.
"Porterete avanti la gravidanza.. Poi ci dimenticheremo di questo spiacevole incidente.. Cosa ne dite? Puntò gli occhi in quelli di lei attendendo una risposta.


LILITH

Chiuse le palpebre, prendendosi qualche istante per riflettere. Il suo primo pensiero era stato quello di sbarazzarsi del fastidio nel modo più drastico ed allo stesso tempo più semplice per lei, il Demone degli aborti. Ma...per quanto assurdo ed incomprensibile, ciò che era successo poteva davvero essere interpretato solo come un infausto scherzo del destino? E, ancor più ragionevolmente, poteva permettere che una creatura nata da due Principi dell'Inferno, unica per razza e nobiltà di stirpe, potesse concludere così brevemente la sua altrimenti immortale esistenza? La risposta poteva essere solo negativa, per entrambi i quesiti. Aprì le palpebre, fissando negli occhi Belial con aria grave "Sono d'accordo, per quanto sgradevoli saranno i mesi a venire...credo che questa sia l'unica soluzione accettabile. E so anche a chi rivolgermi, quando tutto sarà finito, quando finalmente potremo liberarci di ogni ricordo riguardo a questa...maledizione." Un sospiro d'irritazione, mentre la sua mente già correva a colei che sarebbe stata un aiuto fondamentale per il piano che era appena stato elaborato, un altro sguardo rivolto al fratello, indecifrabile.


BELIAL

Annuì ricercando gli occhi della sorella, ricambiando quella sottile complicità che si era creata fra di loro nei secoli ed era accresciuta in quella serata. Le prende di nuovo la mano, ma stavolta per tirarla a sè e avvicinare il viso al proprio.
Sentiva esattamente ciò che sentiva lei e ne era certo. Non sapeva cosa fosse, ma sarebbe stato così.
Posò le labbra su quelle di Lilith donandole un bacio perverso quanto profondo e quando si stacco sussurrò solo semplici parole. "Allora a presto.." poi sogghignò. Poteva sentire il respiro della donna contro la sua guancia e per non cedere al loro ormai incestuoso peccato la lasciò libera dalla presa.
"Questo è.. Un piccolo arrivederci, Lilith..."


LILITH

Non c'era nulla da aggiungere, tutto ciò che si doveva dire era stato detto, e per ciò che non si poteva esprimere a parole c'era il loro legame a sopperirne la mancanza. Ricambiò il bacio con passione e rabbiosa lascivia, comunicando silenziosamente tutto ciò che sentiva dentro di sè e che si confondeva con quello che Belial allo stesso modo stava provando. Quando le labbra si separarono, lasciò una mano candida posata sul petto del demone, quasi a voler prolungare quel contatto che, alla luce degli ultimi fatti, doveva essere inderogabilmente interrotto...seppur controvoglia. "Saranno i mesi più lunghi, oscuri e irritanti della mia vita...ma confido nella vulnerabilità umana per trovare qualche passatempo..." Un ghigno malvagio, preludio delle conseguenze che il soggiorno di Lilith a Londra avrebbe causato.(*) Fissò i suoi occhi dentro quelli di Belial, ritrovando l'attitudine superba e superiore che da sempre caratterizzava il suo apparire, e lasciò scivolare via la mano in una sorta di carezza priva di qualsiasi briciolo di tenerezza, ma colma di complicità. "Arrivederci, Belial...fa' il bravo, senza di me..." Una risata sarcastica e gelida, un umorismo fra menti deviate che traggono gioia solo dal dolore...


BELIAL

"Oh ci puoi scommettere che farò il bravo, Lilith.. Io sono.. Un Angelo.." il tono con cui pronunciò la frase avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque l'avesse sentita. Unghie contro una lavagna, ma Lilith avrebbe senz'altro apprezzato il sarcarmo, poichè lui il bravo sicuramente non l'avrebbe fatto. Avrebbe continuato a reggere il Male all'Inferno così sulla terra e non nascoste la curiosità quando Lilith menzionò la vulnerabilità umana. "Non donar loro la Morte.." disse serio, per poi aggiungere subito dopo "In fretta, si intende.." e scoppiò in una lugubre risata. "Vi osserverò da qui e nel caso abbiate bisogno..." lasciò in sospeso la frase, Lilith lo avrebbe sicuramente trovato.
E così lei se ne andò lasciandolo solo nella stanza appena in tempo prima che i suoi istinti avessero la meglio sulla ragione. Che cosa sarebbe accaduto una volta nata quella creatura? Non lo sapeva, lui avrebbe dimenticato tutto e ciò che sarebbe successo in futuro.. Solo il tempo avrebbe saputo dirlo.


(*) Dal Gennaio 1666 a Settembre 1666 la Grande Peste di Londra ha mietuto vittime al ritmo di 7000 morti a settimana. L'epidemia venne debellata solo grazie (!) al Grande Incendio di Londra.

Edited by MedeAthena - 19/5/2011, 22:58
 
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RebelGrrrl
view post Posted on 25/5/2011, 23:08




<@Harley_> <allora. Una creatura, presumibilmente donna dati gli abiti, sta camminando lentamente per i corridoi di Point of Evil. Totalmente coperta da un mantello nero, priva del viso - celato da un incantesimo sotto al cappuccio - e quindi impossibile da riconoscere, pare abbia in mente una destinazione precisa. Attorno a se regna il silenzio, l'unico leggero rumore è il frusciare della sua veste che tocca il pavimento. La sua direzione? Una riservatissima saletta al primo piano>

<@_Belial_> <in una sala del primo piano c'è un demone seduto ad un tavolino. Sopra di esso vi una bottiglia di assenzio, dello zucchero e tutto l'occorente per drogarsi in allegria. Al momento si sta accendendo una sigaretta, l'accendino portato ad accendere l'inizio. Quando ha fatto sposta solo le pupille verso la sua compagna della serata con un sorriso affabile.>

<_Lilith_> <l'amabile compagna del demone è seduta al tavolino, sulla poltrona vicina a quella di belial...non davanti nè accanto, diciamo ad angolo retto. l'abito è discreto come al solito http://fc03.deviantart.net/fs22/i/2008/021...rozenStarRo.jpg ed osserva l'armamentario da assenzio con aria compiaciuta> Mi mancavano serate come questa e come quelle appena trascorse, Belial...<eh vedrai fra un po'!> Occupatevene voi, siete stato sempre più bravo di me...<come fa l'assenzio belial...lei comunque tira fuori la sua bottiglina personale di laudano e la tiene fra le dita, ammiccante çç>

<@Harley_> <la donna arriva alla porta della saletta e, sempre in perfetto silenzio, abbassa piano la maniglia per entrare. Senza chiedere permesso e senza parlare si avvicina ai due che banchettano tranquilli, fermandosi come se niente fosse ad un metro da loro. Ciò che vedranno Lilith e Belial sarà un mantello, due mani femminili unite sul grembo e un cappuccio praticamente nero al proprio interno. Capiranno subito che si tratta di un incantesimo ma sopratutto percepiranno un immenso fastidio in presenza della donna. Come se non bastasse le famose urla sempre presenti all'interno di PoE, segno di torture o di chissà quali macabre circostanze, paiono tacere non appena la creatura si blocca nella stanza. Silenzio totale e nient'altro che quello *_*>

<@_Belial_> <lui stava per rispondere a Lilith e di fatti ha ancora le labbra socchiuse quando vede entrare la donna. Non dice altro. Accompagna il silenzio irreale che si è creato nella stanza. Assottiglia lo sguardo riducendo gli occhi ad una fessura. Una sensazione strana. Una sensazione di passato. Il passato che torna prepotente e non ricordarsi di nulla.. Sposta solo le pupille verso Lilith. Sì, Lilith perchè sente qualcosa anche da lei. Due calamite che si attragono e allo stesso tempo lo stesso sentore, ma al rovescio, per la donna incappucciata.>

<_Lilith_> <il sorrisetto sulle sue labbra si spegne, come se fosse stato gelato dallo spostamento d'aria provocato dal mantello. Si gira lentamente a guardare la donna incappucciata, ancora tenendo la boccetta di vetro decorato fra le mani. Apre la bocca come per dire qualcosa, ma la voce le muore in gola. Una sensazione strana, come una serpe gelida che striscia lungo la colonna vertebrale, come un vuoto all'altezza dello sterno. I suoi occhi incontrano quelli di Belial...non capisce, non può capire, ma *sente* che qualcosa sta per succedere...qualcosa che li riguarda entrambi. recupera il controllo delle sue corde vocali, e con voce sprezzante si rivolge alla donna> Ebbene?

<@Harley_> <la creatura immobile di fronte a loro non dice una parola, si limita a fare un passo avanti e a muovere le mani dal grembo al cordoncino che tiene legato il mantello nero attorno al collo. Lo slega con una lentezza maniacale, al punto che farebbe perdere la pazienza anche ad un Santo. Una volta slegato lo abbassa lentamente partendo dal cappuccio che, rompendo l'incantesimo, svela poco a poco il viso - abbassato verso il pavimento - di una giovane donna. Una cascata di lunghi capelli neri cade sulle spalle della ragazza mentre il mantello cade a terra. Il vestito che porta sotto ha un'aria antica, segno che la giovane non è esattamente nata in tempi moderni http://fc04.deviantart.net/fs42/i/2009/098...by_Azurelle.jpg - solo quando il suo aspetto è completamente visibile solleva lo sguardo aprendo gli occhi, intensamente verdi, e sorridendo a due quasi come se li conoscesse da sempre. Parla? No, non ancora>

<@_Belial_> <ed ecco che la profezia della cara Psiche torna indietro TUTTA. Non si può che dire che la strega non la sappia lunga. Lui rimane serissimo, come poche volte lo si è visto. Ricorda la serata con Lilith. Ricorda la serata da Psiche. Ricorda... Ricorda ogni cosa ora. E' come ricevere una fucilata alla tempia -e non c'è Sam nei dintorni- Al momento non riesce a macinare nulla la sua mente perchè i ricordi stanno vagando per la sua mente ricollocandosi tutti al proprio posto.... Non guarda nemmeno Lilith, solo la donna... Dagli occhi così conosciuti.. Li ha seduti di fianco..>

<_Lilith_> <nello stesso istante, si sente come se il cervello esplodesse dentro al cranio. le sembra di sentire fisicamente la botta dei ricordi che tornano tutti insieme. la scoperta di essere incinta, i mesi della gravidanza a londra, mascherata fra gli umani, l'incendio, psiche, l'incantesimo, tutto. La boccetta di laudano le cade di mano, distruggendosi in mille frammenti sul pavimento. Non riesce nè a muoversi nè a parlare, solo fissa quegli occhi identici ai suoi, e quell'incarnato, quei lineamenti decisi che tanto sono simili a una perfetta sovrapposizione del suo viso...e di quello di Belial.>

<@Harley_> <assottiglia lo sguardo, sempre tenendo quel finto sorriso di gioia stampato sulle labbra. Li osserva, osserva le loro reazioni per attimi che sembrano interminabili prima di decidersi a parlare alternando lo sguardo dall'una all'altro> Madre, Padre.. sono così *felice* di fare la vostra conoscenza.. <la voce è quella di una giovane donna, delicata e carezzevole. Degna discendente dei propri genitori, dopotutto, almeno per quanto riguarda le caratteristiche fisiche> iniziavo a non sperarci più dopo oltre 400 anni dal vostro abbandono.. <la finta gioia lascia spazio ad un'espressione di puro odio mentre, una dopo l'altra, le candele nella saletta iniziano a spegnersi. Ne resta accesa una soltanto, quella posta sul tavolino che divide i due dalla giovane donna. Illuminando solo i loro tre volti e nient'altro che quelli>

<@_Belial_> <lui non ha staccato gli occhi di dosso dalla donna. Non si impressiona nemmeno quando le candele si spengono. Solo ora la mente ha iniziato a macinare le congetture più strane. Che cos'è quell'essere? Inclinanzione dei genitori? Strano.. Tuttavia gli basta uno sguardo al viso della donna e all'inclinazione della voce per capire che qualcosa non va. Le cicatrici pulsano sotto la camicia..> E così.. Finalmente.. <il tono suona piatto, ma non per l'assenza di emozioni. Tutt'altro.. Per la mente piena di pensieri...>

<_Lilith_> <lei lo sa, lo sente che c'è qualcosa che non va. che non è una figlia felice di incontrare finalmente i suoi genitori...come del resto lei stessa non è affatto felice di vederla. Ama con tutta se stessa Astaroth ed Elaine, ma loro...sono appunto il frutto del suo amore, venuti così tanti secoli dopo la donna che ora la guarda con odio. Non c'è traccia di amore materno, anzi, solo diffidenza, e una strana sensazione...di pericolo. Se sei la sventura, certe cose te le senti. Quando le candele si spengono non fa una piega, solo risponde alle parole della ragazza> Madre e padre sono coloro che crescono i figli, non coloro che li generano...<si attacca ai cavilli...le fa venire un brivido sentirsi chiamare 'madre' da lei. eppure...l'aspetto della ragazza dice l'esatto contrario>

<@Harley_> Mi permetto di correggervi, Madre.. <la chiama così apposta, perché immagina di darle un immenso fastidio> i genitori sono coloro che crescono i figli, non quelli che li abbandonano perché scomodi e d'intralcio al proprio incestuoso amore.. <assottiglia lo sguardo continuando a guardarli a turno> sono oltre quattrocento anni che aspetto questo momento, quattrocento anni di esperienze, allenamento costante e di battaglie solo per potervi trovare e potervi rendere la vita una lenta e infinita agonia.. <ferma gli occhi sulla candela, fissandola, mentre lentamente dal pavimento pare sollevarsi una luce che si arrampica sui muri, così come potrebbe fare una pianta rampicante, fino ad arrivare al soffitto. Pare quasi congelare la stanza riempendola di tutto il bene che una strega di magie bianche può contenere. Harley sorride e riprende a guardare i due> voi non immaginate in quale immenso guaio vi sto per trasportare.. <sì, perché lei ha le idee ben chiare a riguardo. Non le importa nemmeno morire, le importa demolire l'esistenza ai loro genitori *_*>

<@_Belial_> <lui si sporge in avanti appoggiando i gomiti alle ginocchia massaggiandosi il mento. Non ha ancora smesso di fissarla, non guarda nemmeno quelle luci rampicanti sui muri. Se gli danno noia, non lo dice o non lo fa vedere.. O semplicemente è un clone, chissà..> Quindi.. Fatemi capire.. State per ucciderci entrambi? Qui? Ora e adesso? <assottiglia lo sguardo, gli occhi ridotti ad una fessura e la mente che macina ancora mille e più pensieri. E' tutto così.. veloce...>

<_Lilith_> <alle parole di Harleen lei si alza in piedi, si sa che Lilith ha un certo temperamento. rimane immobile davanti a lei, e se potesse la ridurrebbe in cenere solo con lo sguardo di quegli verdi identici a quelli che sta fissando> Voi...non avete nemmeno una minima idea di quello che state dicendo...<ghigna, soffiando l'aria dal nasino mentre rotea gli occhietti> Allenamento, battaglie, esperienze...pensate che 400 anni siano una gran cosa? <però quella luce di Bene la zittisce...si sa che lilith ha un grosso problema con il Bene: il contrappasso di ciò che ha fatto a cassiel. man mano che i rampicanti di luce salgono, le ferite sulla schiena le si aprono, iniziando a sanguinare. Belial, ferma pure lei o finisce come avon e trillian> Ridicola...nemmeno sembrate davvero sangue del mio sangue...questo mi solleva parecchio...<lilith .__.'>

<@Harley_> <e mi sa che Harley il temperamento lo ha preso dalla mammina dal momento che quando Lilith si alza lei fa un passo avanti, per niente intimorita> voi dite che io non ho idea di quello che vi sto dicendo? <solleva un sopracciglio> ho preso una scorciatoia <eh si, si è presa i poteri della madre di Sam ._.>, ho più potere di quanto possiate immaginare. <inclina appena la testa> non sottovalutatemi Lilith, non provateci nemmeno o vedrete la fine del vostro regno giungere al termine questo stesso anno, ricordatevi di chi sono figlia, ricordatevi chi mi ha cresciuta e chiedetevi se 400 anni di odio non bastino per darvi più di un problema. <rivolge lo sguardo a Belial> Qui, ora e adesso? <ride appena> assolutamente no. Tenete a mente un'ultima cosa, miei amati <..> io non ho niente da perdere ma qualcosa mi dice che invece voi alla fine avete ceduto all'amore.. <sorride. Eh sì, loro hanno figli e protetti che lei potrebbe benissimo colpire, peccato però che sia anche sposata con Sam, e questo si guarda bene dal dirlo çç> forse dovreste andare a controllare i piccoli letti di.. <aggrotta la fronte> Elaine e Jude, erro? <fa un passo indietro, pronta a lasciarli col dubbio sull'integrità dei loro bimbi *_*>

<@_Belial_> <si sa che Belial è più strategico, meno impulsivo.. Anche se quando si incazza diventa intrattabile. Allunga una mano fino a toccare Lilith. Lui inarca solo un sopraciglio.> Correremo verso i giacigli di quelli che ormai sono ragazzi.. Sì.. <jude al momento è nell'Underdark. Lui non si preoccupa, ma fa finta di nulla. E' palesemente il temperamento di Lilith, non c'è che dire. Si alza in piedi anche lui in tutta la sua altezza. Non si perde un solo lineamento di quel volto quando indietreggia.>

<_Lilith_> <man mano che Harleen parla, lei sente la rabbia salire ed accecarla...per non parlare del dolore causato dalle ferite. Per fortuna il tocco di Belial è una sana iniezione di Male, e pare placare blandamente un po' di bruciore alla schiena. quando nomina Elaine, però, che ancora ha 8-9 anni circa ed è una bambina, Lilith punta il dito contro Harley...attenzione, la Sfiga sta per parlare> Alzate un dito contro...la mia unica figlia...e vi garantisco che scoprirete di avere anche voi qualcosa da perdere, molto più di quanto possiate immaginare...<fatica a rimanere al suo posto, se Belial la trattiene per un polso è pure meglio visto che sembra pronta a saltargli al collo. la conclusione scrivetela voi che io devo andare a letto *_*>

<@Harley_> <solleva le sopracciglia alle parole di Belial> so chi sono i vostri protetti, so che aspetto hanno i vostri figli. So chi, quando, come e dove colpire.. quest'epoca deve giungere al termine, dovete perire tutti, voi e tutto il male che avete portato nel mondo. Uno ad uno soffriranno e la colpa sarà solo ed esclusivamente vostra. <sorride alle parole di Lilith> c'è una piccola differenza tra me e voi, ed è che io so tutto della vostra vita mentre voi non sapete niente di me e.. <abbassa la voce> vi svelerò un segreto, l'unico modo per tenermi lontana da voi sarà uccidermi. Impresa non facile per chi porta nelle proprie vene il vostro stesso sangue. Presto scoprirete che gli errori si pagano tutti, sopratutto quelli di gioventù.. <si congeda con un leggero inchino, girando le spalle e avviandosi alla porta in perfetto silenzio esattamente così come è arrivata>

<@_Belial_> <lui stringe il polso di Lilith, ma ancora spreca poco fiato a riguardo. E' un comandante infernale mica per niente, è molto calcolatore e se Lilith parte all'assalto ora è la fine. Non può non essere stranito, come essersi svegliati da un sogno all'improvviso e ricordarsi ogni particolare di quel sogno lontano. Ora la prossima mossa sarà rimettere a posto ogni singolo tassello... Quando la donna esce lui è ancora in silenzio, rivolge un cenno a Lilith. Il viso serissimo, gli basta uno sguardo d'intesa con la donna per farle scemare la rabbia.. Per quella ci sarà tempo.. e rimarrà lì a confabulare con Lilith dell'accaduto.>

Edited by MedeAthena - 26/5/2011, 08:11
 
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