TERZA PROVA SETTIMANALE

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mary&dory
view post Posted on 1/5/2009, 22:16 by: mary&dory




Daventh&Diantha



Daventh
Il freddo del marmo posto sotto la mia pelle mi ridestò repentinamente. Non mi ero reso conto di alcun spostamento. Non ero più nel mio letto, di questo né ero sicuro, la buia stanza in cui mi trovavo non aveva alcunché di familiare. Sbattei le palpebre, affinché le pupille si abituassero a quel buio profondo, notai una piccola finestra, ed una lanterna che illuminava precariamente la stanza.
Mi alzai, tastando lentamente la parete. Cercavo un pomello, una maniglia, una chiave per poter uscire da quel luogo a me sconosciuto.

Diantha
Socchiusi gli occhi piano, cercando di abituarli al buio, all’oscurità che avvolgeva ancora ogni cosa attorno a me, un po' intontita cercai di capire dove mi trovavo tastando le pareti... e intanto mille domande affollavano i miei pensieri: "Dove mi trovo? Come ci sono arrivata qui? E soprattutto... come ho fatto ad addormentarmi?" ...e mentre ero assorta in questi pensieri sentii un respiro oltre al mio... sentii di non essere sola.

Daventh
Acquisii in un attimo una perfetta posizione eretta. Le mie pupille scure ormai avevano oscurato completamente le mie iridi celesti. Un movimento nell’ombra attirò la mia attenzione. Mi voltai, fulmineo, ed osservai i lineamenti snelli di un essere sollevarsi. Non provavo timore, non sentivo necessario quel sentimento, al momento. Socchiusi le labbra e, con un tono che ricordava i venti gelidi siberiani, parlai: “Chi siete?”

Diantha
La sua voce gelida e sicura mi fece raggelare il sangue... senza che io potessi controllarle le mie ali cominciarono a battere lievemente... raggelata non trovai il coraggio di avvicinarmi a quell'essere e con voce timorosa e flebile dissi ... "Voi chi siete? Dove sono?"

Daventh
Notai un improvviso movimento alle spalle della creatura. Appoggiai fulmineo una mano sul pugnale che portavo attaccato alla cintola, il contenitore era vuoto. Restai sorpreso di ciò. Non avevo né poteri né armi. In caso di attacco avrei risposto solamente con le mie nude mani.
Quella creatura era immobile, e nel momento in cui proferì parola mi resi conto che non avevo alcun motivo per cui provare timore. Risi sonoramente. Ero rinchiuso in una stanza vuota ed oscura con una ragazzina. “Se solo avessi la consapevolezza di ciò, secondo voi starei ancora qui a perdere tempo?” risposi seccato alle sue domande. O meglio risposi solo alla seconda in quanto non avevo alcun interesse a mostrarle la mia identità.

Diantha
La sua voce sprezzante e vagamente conosciuta mi procurava un sottile fastidio... non sapere con chi stessi parlando mi inquietava... decisi di rispondere ugualmente... "E così anche voi siete stato portato qui privo di sensi... scusatemi... pensavo foste voi la causa di tutto ciò... in ogni caso il mio nome è Diantha" restai nel mio angolino senza muovermi... in fondo non sapevo se quell'essere fosse pericoloso oppure no...

Daventh
Inarcai un sopracciglio ascoltando ciò che diceva.
Diantha, un nome che decisamente non mi era nuovo, ma che nella mia mente non suscitava alcun interesse. “Io la causa di tutto? Che pensiero gentile signorina.” Notando la sua riluttanza all’avvicinarsi, lo feci io cautamente.
Alle spalle della ragazzina vi era una piccola finestra sbarrata, potevo vedere chiaramente il mare che si stagliava infinito nella notte. La luce della lanterna illuminava i contorni della creatura, lasciando nell’ombra i lineamenti del viso. Feci un ultimo e lungo passo verso di lei, mi trovavo ad un passo dal suo esile corpo ed ancora non potevo osservare per bene il suo viso.”Se solo vi giraste cara, Diantha, potrei vedere il vostro viso.”

Diantha
Era vicino... troppo vicino... mi inquietava la sua presenza, la sua figura vagamente visibile mi suscitava brutte sensazioni... era come se un ricordo lontano fosse tornato a tormentarmi... ma in ogni caso non si era dimostrato ostile... era solo una mia sensazione... e poi... poteva essere il mio unico alleato in quella situazione assurda... quindi mi voltai... lasciando che la luce della lanterna investisse il mio viso tracciandone i contorni... "Ora sareste così gentile da fare lo stesso?"

Daventh
Osservai dapprima la precaria lanterna ed in seguito il viso della ragazzina. Inclinai il capo. No, non né conoscevo le fattezze. Solo il nome risuonava, ancora, nella mia mente.
Con un breve passo mi avvicinai al muro, tentando di mostrare i miei chiari lineamenti. La mia altezza non aiutava, non ero completamente illuminato, così, mostrando un briciolo di gentilezza, mi abbassai leggermente. Ora la luce poteva delineare perfettamente il mio viso.
Riacquisii, velocemente, una posizione eretta. “Perfetto, Diantha. Ormai conoscete il mio viso quindi mi sembra inutile non farvi presente il mio nome. Sono Daventh. Il Drow.”
Ripensai così alle parole di Alariel, al fatto che ero differente e quasi sorrisi di cio’.

Diantha
Un Drow.... il mio cuore batteva all'impazzata... indietreggiai lentamente... trovandomi presto spalle al muro... Daventh... questo nome... dove avevo sentito questo nome... possibile che lo avessi già conosciuto? possibile che lui fosse il pallido Drow di cui tutti parlavano? il mio cuore non voleva saperne di calmarsi... guardavo un po' in tutte le direzioni cercando freneticamente una via di fuga... non avevo scampo... ero sola con un Drow... avevo la consapevolezza che stanotte la mia vita sarebbe finita…

Daventh
Appoggiai la schiena al muro riflettendo sul tempo che avremmo dovuto passare in quella stanza.
Nel mentre stavo pensando, notai, con la coda dell’occhio, Diantha lentamente allontanarsi. Mi voltai leggermente perplesso. “Qualcosa vi spaventa?” La mia schiena non si mosse di un millimetro. Restai, tranquillo, appoggiato al muro. Non avevo la minima idea di cosa potesse spaventare la fanciulla.

Diantha
“Voi mi spaventate!" lo guardai con uno sguardo di disprezzo misto a paura... anche se il mio destino era forse già segnato non avrei lasciato che lui facilmente potesse arrivare a me... sentivo che il mio potere non scorreva più nelle mie mani... non potevo difendermi...le parole uscirono dalla mia bocca come frecce... colme di disprezzo.. "Siete un Drow"

Daventh
Quel suo modo di constatare che ero un Drow, era particolarmente irritante. Mi voltai completamente verso di lei e la osservai arcigno. “E dunque? Qualcosa che non va con la mia natura?” Il mio tono di voce era glaciale. Non amavo essere criticato, né tanto meno additato per la mia natura. Mi avvicinai e le alzai il viso violentemente. “Non fatemi irritare signorinella, non ho alcuna intenzione di passare del tempo in questa stanza con un individuo tremolante e spaventato. Non desidero consolare una fatina impaurita. Non sono una balia”.
Non le lasciai il mento, la fissai negli occhi attendendo una sua reazione.

Diantha
Quella mano sul mio viso... come aveva osato toccarmi con quelle mani sporche di sangue innocente?... gliela spinsi via e lo allontanai con tutte le mie forze "Non mi toccare!!!" gli urlai in faccia e lo guardai come se fosse il peggior essere sulla faccia della terra... e probabilmente lo era sul serio...

Daventh
La guardai, non comprendevo una così violenta ed improvvisa paura nei miei confronti. Non ostacolai i suoi gesti e tornai nella posizione che avevo tenuto prima. La osservavo, non un filo di preoccupazione attraversava il mio viso. “Dunque, siete impazzita o questa vostra paura è giustificata?” Chiesi pacato, cercando di non peggiorare la situazione in quel buco che ci conteneva. Non avevo molto interesse ad avere una sua spiegazione, ma almeno volevo accertarmi di non essere stato rinchiuso con una matta in una stanza.

Diantha
"Quale giustificazione migliore della tua stessa natura? Un Drow... un assassino a sangue freddo... peggiore dei licantropi e dei vampiri... almeno loro sono condannati per natura a cibarsi di sangue... voi Drow..." la gola mi si chiuse a pronunciare quella parola ma ripresi a parlare con voce flebile "Non lo fate per sopravvivenza... siete dei mostri"

Daventh
Appoggiai stufato due dita sull’attaccatura del naso. Quella donnina aveva la capacità di farmi arrabbiare. “Mostri dite?” riflettei su quelle parole, non mi ero mai visto sotto quella strana prospettiva. Era strano. Nulla di quel che facevo, o che la mia razza faceva mi aveva mai turbato. Era un semplice stile di vita, almeno così mi avevano insegnato. “Io agisco come preferisco. Non mi serve una fatina a farmi cambiare idea sulle mie azioni!” Nel mio tono si contraddistingueva, perfettamente, la rabbia. Tolsi la mano da mio viso ed incrociai le braccia al petto.
Inclinai il capo e sorrisi. “Quindi ogni mia azione vi spaventa a morte ora?” Risi di ciò.

Diantha
Quella sua risata non faceva altro che inquietarmi ancora di più... maledetto... rideva delle mie paure... dovevo calmarmi, non potevo dargli il vantaggio di essere l'unico con una mente lucida "Ridi delle mie paure? ti prendi gioco di me?" strinsi i pugni... dovevo fargli capire che non ero così spaventata da non reagire... "Come se io non sapessi tu chi sei in realtà?... mi ricordo di te..." dannazione perché lo avevo detto... non ero nemmeno sicura che fosse lui... anche se quello sguardo... non potevo dimenticarlo... lo vidi una sola volta molto tempo fa eravamo entrambi piccoli e lui come me era rinnegato dalla sua gente poiché considerato diverso...

Daventh
Sorrisi macabro. “Non mi prendo gioco di voi, cara. Mi diverte semplicemente il terrore che vi attraversa lo sguardo.” Mi staccai dal muro, non trovavo più alcun motivo per restare sotto la luce. Rendermi visibile non rendeva il gioco divertente. Ma mentre rivolgevo le spalle alla ragazza qualcosa attirò la mia attenzione: “Mi ricordo di te”. Un brivido mi attraversò la schiena. Si ricordava di me. Sapeva chi ero. Com’era possibile una cosa simile?
Mi voltai e repentino mi avvicinai a lei, alle sue spalle. Il mio respiro sul suo collo. “Vi ricordate di me, ed io non ho alcun ricordo di voi. Che disdetta!” Mi mostrai tranquillo anche se dentro di me un tumulto di pensieri, ricordi spezzati mi lacerava.

Diantha
"Non sono sorpresa che voi non ricordiate" sforzai un sorriso, per nascondere la paura... il suo fiato sul mio collo non aiutava... ma continuai a parlargli "eravamo due bambini... forse questo nome vi porterà alla memoria dove ci siamo incontrati... Nòre Isil... il villaggio che la vostra gente ha fatto cadere in rovina... sacrificando sangue innocente alla vostra spietata dea" mi girai di colpo guardandolo negli occhi... l'odio nei miei occhi era palese... non mi importava cosa mi avrebbe fatto... la mia rabbia non conosceva paura adesso.

Daventh
Mi sentivo stranamente inquietato. Il respiro mi si ruppe. Per una attimo, che mi sembrò eterno, ci fu solo il silenzio.
La guardavo, non ricordavo di lei, non ricordavo di Nòre Isil. Ma qualcosa nelle sue parole rievocava ricordo sfocati. Ricordi che mi erano stati prontamente eliminati dalle mie infantili membra.
Feci un passo indietro, appoggiandomi una mano sul viso. “Non dite oscenità! Io non vi conosco, il mio passato mi è stato cancellato ed io non ho alcun motivo per farlo ridestare! Non desidero ricordare!” Avevo impiegato anni per smettere di cercare il filo conduttore della mia vita passata. Anni d’ombra, anni di solitudine e terrore. E dopo tutta quell’immensa fatica, ora c’era lei a distruggere tutto. Non era giusto, minimamente giusto.

Diantha
"Non possedete ricordi della vostra infanzia?" Possibile? Possibile che dicesse la verità? "Meglio per voi... vorrei dimenticare anche io di avervi visto... di aver visto il vostro popolo... mi ricordo di voi perchè inizialmente pensai che fossimo uguali... due diversi.... due esseri a nostro modo maledetti... ma questo è stato prima di vedere di cosa era capace la vostra gente..."

Daventh
“No, non possiedo alcun ricordo.” Risposi sincero. Quei suoi occhi indagatori mi uccidevano. Mi sentivo sporco. Lo ero, in effetti.
Sospirai sonoramente. Non potevo restare nell’ombra, non potevo non conoscere il mio passato. Mi si stava presentando, apertamente, davanti ai miei occhi l’unica mia fonte di conoscenza. Appoggiai le mie mani sulle sue spalle, strinsi quasi come cercando di ancorarmi a quell’unico filo che legava la mia vita.
Ma mentre stavo per proferir parola, il fiato mi si spezzò in gola. Appoggiai una mano sul collo. Non potevo parlare. Ogni mio arto, ogni mio organo non rispondeva più al mio comando. Sentii, in seguito, il freddo del marmo accogliere il mio corpo caldo.
E fu così che mi ridestai, sudato, nel mio letto. Il respiro irregolare, il cuore impazzito. Era stata tutta un’illusione? Il frutto di una bevuta di troppo?
Scossi il capo e mi alzai frastornato. Lento mi avvicinai alla finestra e restai così, silenzioso, a riflettere, mentre l’alba salutava, gioiosa, queste lande oscure.

Diantha
Sembrava sincero... non ricordava ... mi mise le mani sulle spalle...anche se sembrava minaccioso però non mi sentii in pericolo... in quel momento mi dimenticai quasi che fosse un Drow... ma proprio mentre stava per chiedermi qualcosa sentii un torpore lungo tutto il corpo... le immagini diventarono sfocate e non sentii più le sue mani sul mio corpo... un battito di ciglia... e quando riaprii gli occhi ero nella mia stanza, nel mio letto... ma fui subito consapevole di una cosa... non era stato un sogno...

SPOILER (click to view)

M&D

http://www.koinup.com/mary_dory/work/138580/

Edited by mary&dory - 2/5/2009, 16:03
 
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