The Return Incidents, Topic di Scrittura

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view post Posted on 5/2/2012, 19:18
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Venerdì sera-PoE

Adam
Era sera e il giardino del castello di PoE era stranamente deserto. Il fatato http://4.bp.blogspot.com/-tAmKWxZA0Zc/TbXr...eankilkenny.jpg era da poco riuscito a raggiungere il portone d’uscita, aiutandosi con la stampella che Charon gli aveva cortesemente regalato. Non aveva usato gli unguenti preparati da Ginevra e il piede, non era ancora guarito completamente. Non voleva l’aiuto della vampira, voleva cavarsela da solo con il risultato che era ancora costretto a saltellare su un solo piede. Arrivato fuori, non senza difficoltà, era stato subito colto da una raffica di freddo, ma non aveva importanza. Voleva raggiungere PoG e provare a tornare nel posto che pensava gli appartenesse davvero. Così, aiutandosi con la stampella, raggiunse il cancello che si affacciava sul sentiero che si inoltrava nella foresta. Silenzio, buio, tenebra. La sua parte angelica iniziava a mancargli sul serio.

Maya
La ragazza http://data.whicdn.com/images/20560406/emi...to_02_large.jpg invece, che al momento angelo non era, si trovava sul sentiero che portava al castello di PoE. Stava rientrando al castello perchè iniziava a fare freddo e lei, anche se non soffriva particolarmente la temperatura pensava di essere poco vestita, e quindi stava rientrando per vestirsi un po' più pesante. In realtà, oltre ad andare in camera a vestirsi voleva anche provare a cercare l'angelo amico di Ginevra, il quale, da quel che le aveva detto la cugina, si trovava a PoE al momento. Dato che non era riuscita a trovare Castiel, non potendo lei andare a PoG, quale migliore occasione di cercare Adam proprio a PoE? In realtà era fortunata, perchè l'angelo si trovava appunto all'ingresso del giardino del castello.. Maya lo avrebbe riconosciuto? Probabilmente si, Ginevra gli aveva fornito una buona descrizione. Si fermò, a pochi passi dal ragazzo e lo guardò, incuriosita dalla stampella.

Adam
Si inoltrò sul sentiero, incapace di percepire le aure delle creature. Il problema di Adam era che, pur avendo perso la sua parte angelica, non aveva smesso di essere impavido e la paura non gli era d’ostacolo. Ma fu costretto lo stesso a fermarsi quando si ritrovò davanti una ragazza, poco vestita come lui, che gli impediva di proseguire. La guardò, non riconoscendo in lei una sua simile essendo Maya a tutti gli effetti umana. Non ho idea se lei ha il ciondolo della morte in evidenza –per via del quale lui ha avuto qualche problema- , ma in ogni caso Adam aveva gli occhi fissi in quelli della ragazza sconosciuta. “Chiunque tu sia, giuro che sto andando via da questo posto. Se mi lasci passare, prometto che nessuno dei due si farà male”. Non conoscendola, suppose che potesse essere una creatura della notte in cerca della sua preda. Preda che lui non voleva essere. In più, Adam si fidava poco delle donne, soprattutto se di PoE. Continuò a fissarla, tenendosi in allerta, sulla difensiva, e pronto ad usare la stampella come arma nel caso ce ne fosse bisogno. Quello che non sapeva era che la creatura davanti a lui, altro non era che un essere umano.

Maya
Continuò a guardarlo appena curiosa. Il ciondolo lo portava sempre con se, anche adesso, anche se al momento ne ignorava il significato, immaginandolo semplicemente una collana. Era nascosto però sotto al giubbino che indossava, quindi Adam non poteva vederlo. Solo quando l'angelo parlò però Maya si scosse dai suoi pensieri e lo guardò "oh no.. io.. non devi aver paura di me.. io sono solo.. umana" disse appena appena triste, il fatto di essere una semplice umana, a volte, le andava un po' stretto. Però, dato che gli aveva detto che voleva uscire da li ed andarsene lei gli aprì il cancello, permettendogli così di passare "Tu sei Adam vero? Sei l'angelo che adesso abita a PoE giusto?" da dove le venisse tutta questa sicurezza non lo sapeva ma c'era qualcosa dentro di se che gli faceva credere di essere proprio davanti ad un angelo "Io, ti chiedo scusa se mi sono sbagliata ma.. se sei Adam bè.. avrei bisogno del tuo aiuto.." non perse tempo, questo è sicuro.. ma se era davvero l'angelo di Ginevra bè.. non doveva e non poteva perdere tempo.. ogni momento che passava era un momento in meno della vita di Ciel

Adam
Il ciondolo era nascosto, ragion per cui Adam non poteva mai riconoscere Maya come l’angelo della morte cugina di Ginevra. Non sapeva nemmeno il suo nome, la vampira non glielo aveva mai detto. Però continuò a fissare la ragazza come se potesse essere il suo peggior nemico, fino a che lei non aprì bocca per parlare. “Eh?” Era scettico, non sapeva di esseri umani che vivevano a Return. Pensava non fosse possibile dato che i suoi erano stati rispediti sulla terra quando erano diventati umani. “Gli esseri umani vivono sulla terra.. sei, davvero sicura di esserlo?” La sua espressione cambiò, passando dal perplesso al curioso. Si avvicinò a lei un po’ di più muovendosi con la stampella sotto il braccio. “Si, io sono Adam, ma non sono un angelo.. e nemmeno vivo a PoE. In effetti stavo proprio cercando di tornare a casa.. Tu chi saresti, invece?” La sera prima Lisa Jane gli aveva mostrato la sua camera di PoG, tramite il suo dono del disegnare. E più che mai adesso voleva tornare lì. Ma non poteva non dare ascolto a una ragazza che chiedeva il suo aiuto. “se posso, ti aiuterò volentieri, ma.. ti dispiace se ci sediamo da qualche parte? Non è facile per me stare in piedi tanto tempo con questo piede rotto” che ancora non voleva saperne di guarire. Dopotutto era stato fracassato da una mano meccanica.

Maya
"Si che sono sicura.. io sono nata qui.. è logico che viva su quest'isola anche se sono umana" sbuffò.. dopo Ginevra anche lui le faceva quella sciocca domanda. Possibile che fosse così assurdo che lei fosse umana? Insomma.. ormai aveva 18 anni, viveva a Return da sempre.. perchè in due giorni le facevano le stesse domande, che prima nessuno le aveva mai posto? Non sapeva proprio capacitarsene. Quando però Adam riprese a parlare lei annuì e gli indicò la panchina li vicina dove potersi sedere. "Se tu sei Adam allora sei un angelo che abita a PoG, no? perchè altrimenti saresti l'omonimo della persona che sto cercando.." gli porse poi il suo braccio, per aiutarlo, se lo desiderava "Io.. sto cercando l'aiuto di un angelo.. per aiutare mio nipote ciel, che al momento.. è più morto che vivo purtroppo.." sospirò mentre raggiunta la panchina aspettò che lui si accomodasse "Io sono Maya, perdonami.. ho dimenticato di presentarmi" almeno da umana, le buone maniere le conosceva, a quanto pare.

Adam
La guardò, serio e appena infreddolito. “Non ti offendere. E’ che credevo che questa isola non fosse accessibile per gli esseri umani. Prima di te non ne avevo mai incontrato nessuno..” Lui non poteva sapere cosa fosse accaduto a Maya. Ma in quel momento lei aveva bisogno di un angelo e lui, anche se in quel momento non lo era più, poteva essergli utile. “Credo di essere io la persona che cerchi. Con la differenza che adesso la mia casa non è PoG.. anche se intendo raggiungere quel posto al più presto.” La guardò, facendole segno che ce la faceva da solo ad arrivare alla panchina. Non amava essere aiutato in quei giorni e le presenze femminili un po’ lo innervosivano. Arrivò fino alla seduta indicata dalla ragazza e, una volta lì, si sedette aspettando però che prima lo facesse lei. “Più morto che vivo, spiegati meglio.. Maya” Lui si era accorto che, in quei giorni, gli era tornato un potere che aveva prima di arrivare a return. Un potere che aveva a che fare con le anime. Ma Maya doveva essere più chiara perché lui non poteva *semplicemente* far resuscitare i morti.

Maya
"Bè non lo è per chi viene da fuori ma.. io ci sono nata.. e quindi credo che si normale per me, no?" alla fine, dato che lui le fece cenno di sedersi, si sedette, aspettò che anche Adam facesso lo stesso e poi lo guardò annuendo "so che magari per te non è così.. ma credimi.. sono fortunata a trovarti a Poe, dato che mi è impossibile venire a PoG, per le regole, sai.. conosco un altro angelo, oltre te, magari lo conosci, si chiama Castiel.. ma non riesco a rintracciarlo ed ho davvero bisogno di aiuto.." la voce appariva appena appena disperata, dato che se Adam non fosse riuscito nell'intento, Ciel rischiava davvero di morire "E' che ha lottato con un demone che.. gli ha tolto l'anima" il modo di spiegare di Maya non era perfetto.. ma lei era umana e di certe cose ne sapeva poco o niente "ed insomma.. ora la sua anima non è più nel suo corpo e se.. si insomma.. credo che solo un angelo potrebbe far tornare l'anima di Ciel nel suo corpo.." lo guardò negli occhi, come a supplicarlo di aiutarla e senza pensarci troppo su gli prese una mano stringendola nelle sue "Ti prego.. non dirmi di no.. dimmi che ci proverai.. ti prego.."

Adam
“Potrebbe essere, dopotutto non c’è da stupirsi di nulla qui a Return” E gli venne da pensare a quanto potesse essere complicata la vita per un’umana a Return. Ma scacciò quel pensiero quando Maya riprese a parlare. Ignorò la parte relativa al trovarsi a PoE, perché quello era il suo problema principale al momento e non aveva intenzione di restare in quel posto senza nemmeno provare a tornare a casa. “Castiel. Farebbe comodo anche a me trovarlo.. hai provato a cercarlo in spiaggia? Solitamente è lì che si ferma a fare le sue riflessioni..” Seguì le parole confuse di Maya, cercando di capire quale potesse essere il suo ruolo in tutto ciò. Adam *era* un angelo giovane ma capace. Gli ci volle un attimo a capire cosa gli veniva richiesto di fare. “Demoni.. è sempre colpa loro. Mai bisogna fidarsi.. sono falsi, spudorati. Disposti a tutto e capaci di usarti semplicemente per raggiungere i loro scopi..” le sue riflessioni personali sulla razza infernale. Non ne aveva di certo un’alta impressione, e i motivi erano svariati. Si voltò e la guardò quando lei gli prese le mani. Non amava i contatti e infatti cercò di ritrarsi quasi subito. “Credo di poterti aiutare.. ma, non dipenderà esclusivamente da me. Non posso impedirne la morte se questa è arrivata per giusta causa. Se è stato un combattimento leale. Tuo nipote, è umano anche lui?”

Maya
Tolse le mani quando si accorse che lui non gradiva e lo guardò "Scusa.. è che a volte.. non penso a quello che faccio.." sul discorso Castiel però scosse di nuovo la testa "non risponde alla mia chiamata.. ho passato un'intera notte in spiaggia aspettandolo.. di solito funzionava, sai? ma niente.. non si è fatto vivo ed io non so a chi altri chiedere.." si strinse nelle spalle, si sentiva così inutile al momento che aveva una gran voglia di piangere, e questo non era decisamente da lei "Sta andando tutto male.. il demone che ha fatto del male a Ciel mi aveva promesso che non gli avrebbe mai fatto del male ma.. lo ha fatto.. ora è sparito da Return.. Castiel non mi risponde.. ed io ho promesso alla mamma di Ciel che avrei sistemato tutto.." alle ultime parole di Adam si voltò a guardarlo "No, Ciel è un mezzo vampiro.. è.. un problema? hanno combattuto, si.. si odiano e.. era logico che finisse così ma.. Amon mi aveva promesso che non lo avrebbe mai fatto!" si portò le mani sul viso e trattenne a stento le lacrime "Scusa è che.. è tutto così incasinato"

Adam
A vederla così, in quel momento, si sentì in colpa per essersi allontanano bruscamente da lei. Nonostante tutto Adam, era una creatura fatta per aiutare il prossimo e Maya aveva bisogno di tanto di quel conforto. “Stai tranquilla, non è colpa tua.. sono io che..” Sbuffò, avvicinandosi alla ragazza per passarle una mano sopra la spalla. Non tutte dpvevano patire e sopportarlo per colpa di Ginevra. E Maya sembrava avere davvero bisogno di lui “Lasciamo perdere, ok?” Si, il discorso sui contatti, tanto ormai lui stesso la stava toccando. “Castiel non credo avrebbe potuto fare qualcosa. Sei venuta dalla persona giusta..” cercò di sorriderle, incoraggiante. “Riusciremo ad aiutare tuo nipote ma tu, fammi il piacere di non fidarti mai più delle parole di un demone. Loro sanno ingannare molto bene, soprattutto gli umani.. “ Lui non ppteva sapere quanto si stesse sbagliando. Ma alla fine roteò gli occhi quando sentì parlare di mezzi vampiri. Questa storia iniziava a piacergli sempre meno “ No, lo aiuterò. Se me lo chiedi così non posso rifiutarmi..” e le puntellò il dito sul naso per farle passare la voglia di piangere. Adesso, fosse stata la vera Maya quella, Adam oltre al piede.. di rotto avrebbe anche qualche altra cosa.

Maya
Voltò la testolina, con gli occhi pronti per piangere anche se ancora era riuscita a trattenersi "Scusa tu.. alla fine noi non ci conosciamo ed io sono qui a chiederti aiuto.. potresti anche dirmi di no, e sarebbe giusto, non credi?" al contatto lei non trasalì, alla fine per lei era normale che lui provasse a consolarla in quel modo. Si asciugò con le dita gli occhietti lucidi e continuò a guardarlo "Puoi davvero aiutare Ceil? Grazie Adam.. davvero.." ed era sincera, completamente sincera.. sul discorso del demone però si rabbuiò un pochino.. alla fine lei non riusciva ad odiare completamente Amon, i sentimenti che provava facevano letteralmente a cazzotti con quanto aveva fatto. Quando lui le toccò il naso lei si voltò, sentendosi imbarazzatissima.. perchè stava per piangere di fronte ad un completo sconosciuto e dentro di se, ovviamente, non le andava a genio mostrarsi così debole.. era pur sempre figlia di un lycan no? "Ciel si trova nella sua stanza di PoE.. ed anche la sua anima è li, mi ha promesso che non avrebbe lasciato il suo corpo.." tornò a fissare l'angelo negli occhi "Tu sei ferito.. quindi forse prima.. c'è bisogno che tu ti rimetta in sesto? Devi andare a PoG per guarire? Se vuoi posso accompagnarti fino al confine.. poi però.. devi tornare per aiutare Ciel.. cioè se vuoi che lo faccia portare da qualche parte.. si.. posso farlo ecco.. qualsiasi cosa.." e rimase in attesa di sapere quello che doveva fare per aiutarlo in questa impresa.

Adam
Continuò a rassicurarla, dandole leggere carezze sulla spalla. Non sopportava vedere le persone piangere soprattutto se si trattava di lacrime versate per dolore, preoccupazione. "Sta tranquilla Maya, davvero. E' tutto apposto. Adesso dobbiamo pensare ad aiutare tuo nipote. Lo farò volentieri se posso. E' vero, siamo estranei ma.. non c'è bisogno di essere amici per aiutarsi". Per lui era un comportamento naturale, quello di cercare di confortare e aiutare chi aveva bisogno. Adesso viveva a PoE ma nell'animo era sempre appartenuto alla fazione dei buoni. Sospirò, ascoltandola. Rabbuiandosi anche lui. Certi discorsi non era ancora pronto ad affrontarli. "Non credo che PoG possa guarirmi dalle ferite fisiche, ma non sono quelle a provocarmi dolore. Voglio sentirmi a casa, voglio respirare aria pura e in quel castello.." Indicò il castello del male con un gesto della testa. "Mi è impossibile.." Riprese la sua stampella e si alzò, convinto di poter attraversare il confine senza il minimo problema. "Vuoi davvero accompagnarmi in questa impresa? Aiuterò Ciel in ogni caso ma.. questo voglio farlo per me. Voglio essere egoista per un momento.." Ormai aveva deciso: doveva provarci.

Maya
Lo osservò alzarsi in piedi dopo averlo ascoltato attentamente. Adam gli sembrava così sicuro invece, si stava ricredendo. Aveva paura, le sue parole mostravano quanto timore ci fosse in quello che gli era successo e in quello che doveva affrontare. Per un momento si rese conto che forse essere umani non era poi così diversa da essere come una qualsiasi creatura dell'isola. Tutti alla fine sono tristi, felice.. hanno paura e si sentono coraggiosi.. proprio come lei. Annuì alle parole dell'angelo. Si glielo aveva detto, lo avrebbe aiutato senza pensarci su. Alla fine era andata da lui e pur non conoscendola le aveva promesso il suo aiuto quindi perchè lei avrebbe dovuto rifiutare? Si avvicinò al ragazzo e si mise dalla parte opposta alla stampella, pronta ad accompagnarlo "Non credo sia esser egoisti, sai? Credo sia semplicemente una sfida con te stesso.. e credimi posso capirti. Io spesso cerco di sfidare me stessa per vedere fin dove poso spingermi sai?" Gli sorrise. I sorrisi di Maya erano gli stessi sorrisi di sua madre. Se Aleesha avesse visto sua figlia in questo momento avrebbe sicuramente pianto. Era la bambina che ricordava, quella dolce e allegra che era, prima di diventare un angelo della morte.. chissà cosa le sarebbe rimasto di tutto questo, passata una settimana.
"Voglio solo che tu vada piano, ok? Io ti accompagnerò fino al confine, ma.. se non ce la fai, se stai male, dimmelo ok? Perché va bene provarci ma non a costo di rimetterci la salute" e così dicendo era pronta a seguirlo in questa sua *impresa*.

Adam
Lui non era diverso da Maya -l’umana. Provava tutte le sue stesse sensazioni perché era il suo essere fatato a non sapere come fare per sopprimerle. Continuava a credere nel senso di bontà e giustizia ed era appunto da questo che si era fatto convincere ad aiutare il mezzo vampiro che aveva, momentaneamente, smarrito la sua anima. Anche lui aveva perso una parte molto importante di se, e proprio a questo proposito, sperava che qualcuno potesse aiutarlo al più presto. Guardò Maya arrivargli di fianco e iniziò a camminare, saltellando, sul sentiero che portava a PoG. “No. Non si tratta di una semplice sfida con me stesso Maya. In questo caso non sto provando a rimanere più tempo sott’acqua per vedere quanto resisto senza respirare..” Guardò di fronte a se, con lo sguardo serio e, per certi versi, cupo. Non sapeva nemmeno perché stava raccontando tutto questo a una perfetta sconosciuta ma, ormai che senso aveva chiederselo? Si diceva che con gli estranei era molto più semplice parlare di cose private. “Io avverto il bisogno di ritrovare me stesso e se continuo a restare a PoE, ho paura di cadere nella sua letale trappola. Mi è già successo una volta con la conseguenza che..” Girò la testa per guardarla. Lei sembrava davvero poterlo capire ma qualcosa gli diceva di fermarsi. Probabilmente perché se lo avesse fatto, sarebbe dovuto arrivare a parlare di *lei* la donna che lo aveva sedotto e abbandonato. E non voleva. “Lasciamo perdere.. Sto bene, davvero..” Tornò a guardare davanti a se, gli alberi sembrano vedette pronte a sferrare l’attacco contro il nemico che tentava di superare i confini. E il nemico, era Adam.

Maya
Lo ascoltava in silenzio, pronta ad aiutarlo quando camminava più difficilmente. Non sapeva cosa dire perchè immaginava che gran parte del problema fosse dovuto proprio a sua cugina, e Ginevra, gli aveva espressamente detto di non parlargli di lei, se non voleva che Adam cambiasse idea e non l'aiutasse più.. ma lui si stava confidando e, anche se lei era felice che su cugina avesse scelto sapeva che comunque l'altro ragazzo, l'angelo che gli camminava di fianco, ci stava soffrendo.. forse molto di più di quanto Ginevra stessa poteva immaginare.. "ti sei innamorato.." le venne spontaneo, all'ultima frase di lui, terminarla lei stessa, senza pensarci stroppo su. Solo quando si rese conto delle sue parole lo guardò dispiaciuta "Mi dispiace.. scusa.. non sono affari miei questi" però lei conosceva tutta la storia.. far finta di niente era praticamente impossibile.. e se lui non avesse più voluto aiutarla, bè.. non poteva farci niente.
"E' che.. non so in realtà perchè tu ora sia finito a PoE però.. credo che sia giusto che tu voglia tornare a PoG, quello è il tuo lato, quello sei tu.. qui non sarai mai te stesso, ne sono convinta.. so che deve essere difficile questa situazione.. credimi.. fa un sacco male" a lei venne in mente Amon, il fatto che avesse tradito la sua fiducia ed ancora non fosse tornato a Return per salvare Ciel.. è vero, era un demone.. ma che senso aveva prometterle qualcosa che non poteva mantenere? "a volte mi viene da pensare che se avessi conosciuto solo persone di PoG sarebbe stato decisamente meglio, sai? Meno inganni, meno sotterfugi... nessuna bugia.. peccato che le persone di PoG tendano a.. evitarmi.." e le vennero in mente Calen, Castiel.. persone alle quali Maya pensava di tenere ma non si sa per quale motivo tendevano a starle lontana.
Lo guardò accennando un sorriso triste "forse lo farai anche tu, quando tornerai ad essere un angelo completo, sai? e la cosa non credo mi stupirebbe" ma loro alla fine si erano appena conosciuti.. sarebbe stato logico se si fossero poi persi di vista.. il problema era che Maya conosceva Adam dalle parole della cugina e, le sembrava quasi di conoscerlo lei stessa.

Adam
Rimase per un attimo interdetto, non riusciva a capire come avesse fatto Maya ad arrivare a quella conclusione -quasi- esatta. Non sapeva spiegare nemmeno lui cosa provava per la vampira. Era un sentimento che andava oltre l’amore, non aveva nulla a che fare con il sesso ma si trattava di un legame più profondo. Forse dovuto al fatto che nel corpo di ognuno, scorreva il sangue dell’altro. Non guardò la ragazza quando disse quelle parole.. ma annuì “Innamorato non è la parola esatta” sorrise, amaramente. “Sono uno stupido..” perché riusciva ancora a pensare a Ginevra con affetto, nonostante lo avesse ferito. “Sai, alle volte penso che non dovrei essere così duro.. ma se c’è una cosa che non sopporto, sono le bugie. I sotterfugi.. l’agire alle spalle sapendo che qualcuno potrebbe soffrirne. Non voglio entrare nei dettagli di questa storia Maya.. ma una volta mi sono concesso di lasciarmi andare a sentimenti diversi da quelli che mi erano stati insegnati ed è andata a finire che sono stato trattato come avrai intuito.” Non aveva colto il legame tra Maya e Ginevra. Pensava che quelle della umana che gli camminava di fianco, fossero semplicissime intuizioni. Però era buffo che due creature così diverse, la pensassero allo stesso modo. Entrambi non sopportavano le bugie. Si fermò, un attimo prima di oltrepassare il confine di PoG e girò la testa per guardarla negli occhi. “Se vivessi a PoG, Maya.. saresti la preda preferita di chi vive per ingannare e provocare sofferenza” Lui ne era un esempio. “Sei tu che scegli le persone che ti si possono avvicinare, e sai una cosa.. io ho scelto di non ignorati. E anche se non sono un angelo in questo momento, ti prometto che non ti eviterò se sarai sempre sincera con me. Dopotutto mi stai sopportando da storpio”. Cercò di sdrammatizzare, era preoccupato per quello che sarebbe accaduto non appena avesse mosso un passo dentro PoG. Guardò la terra sotto i suoi piedi. Pronto sulla linea di confine. “Vado”.

Maya
Camminavano lungo il sentiero da un bel po' di tempo ma solo quando Adam si fermò, lei si rese conto che ormai erano arrivati. si fermò a sua volta e lo osservò dispiaciuta "Se tu sei uno stupido Adam, credo di esserlo anche io.. perchè come te mi sono lasciata ingannare da un demone a cui credevo di piacere.. ma temo che i demoni non possano cambiare, come tutte le creature di Poe del resto.." sorrise amaramente alla parola preda, perchè lei era convinta che, nonostante abitasse a PoE, era comunque caduta vittima dei giochi di Amon "Forse sono già diventata preda.. anche vivendo a PoE.. e sono stata ingannata e sto soffrendo.. e nonostante tutto questo, anche se dovrei odiarlo, i sentimenti che provo, non me lo permettono.." già i due si somigliavano davvero. Quando le disse che non l'avrebbe ignorata sorrise e gli appoggiò una manina gelida sulla guancia "Non credo che resterai storpio per sempre.. non appena tornerai ad essere l'angelo che sei, vedrai che tutto andrà a posto.. e vorrò incontrarti di nuovo, per vedere quanto tu sia diverso.. quindi, non potrai ignorarmi anche se tu lo volessi, sai?" sorrise e tolse la sua mano "Io rimarrò qui, ad aspettarti" non sapeva se sarebbe tornato subito o meno, non glielo chiese.. ma non le importava, si fidava.. come si era fidata di Castiel la prima volta che lo aveva visto. Non sapeva perchè ma nonostante fosse umana, la sua "attrazione" per gli angeli era fortissima, e non riusciva a capirne il motivo.

Adam
Maya con lui sfondava una porta aperta, odiava i demoni più di ogni altra creatura e non poteva non trovarsi d’accordo con lei. “Anche tu sei di PoE, eppure mi sembra che, come me, odi le menzogne e i sotterfugi. Non credo sia il caso di generalizzare ma, per quanto riguarda i demoni.. e i vampiri..” sospirò, perché lo aveva detto senza nemmeno pensarci “..penso che sia sempre meglio diffidare. Sono fra le creature più meschine ed egoiste con le quali ho avuto a che fare e mi pare di capire che a te non è andata tanto meglio”. La guardò per un momento, sentendosi perfettamente in sintonia con quella ragazza. L’aveva conosciuta solo poche ore fa, eppure si sentiva.. capito. “So come ti senti Maya. Vorresti solo cancellare dalla tua testa questa persona e allo stesso tempo te lo impedisci perché non vuoi dimenticare davvero.. come ti ha fatto sentire.” Le sorrise, quando gli appoggiò la mano sulla guancia. “Ci rincontreremo. E non solo per aiutare tuo nipote.. è una promessa.” E un angelo che prometteva, era solito anche mantenere quella promessa che suggellò dandole un bacio sulla fronte, come se fossero due intimi amici e non due perfetti sconosciuti. Poi tornò a guardare verso la foresta di PoG. Mosse il primo passo lentamente. Proseguì con la stessa cautela fino ad arrivare nel punto il cui la foresta si faceva più fitta. Si fermò, sospirando. Non si sentiva diverso, eppure continuava a credere che quel posto lo avrebbe aiutato. Si voltò a guardare le ragazza e accennò un sorriso. “Tornerò..” E sarebbe tornato. Il problema era quando e, soprattutto, in che condizioni.

Maya&Adam
Lost Angels
 
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_mika_chan_
view post Posted on 7/2/2012, 00:14




Domani mattina Castiel riceverà, tramite un elfo returniano, questo messaggio:

Ciao Cass.. innanzi tutto grazie. Immagino sia stato tu a riportarmi al castello ieri sera, dato che mi sono ritrovata in camera e non ho idea di come ci sia arrivata. In effetti, mi ricordo ben poco dopo aver bevuto quella roba orribile che il barista ci ha dato.. non so nemmeno se ha te ha fatto effetto! Mi ricordo ben poco del dopo ma immagino di non aver dato un bello spettacolo.. e non mi sono nemmeno ubriacata! Assurdo vero? Comunque credo che dovrai raccontarmi che è successo perché immagino che dovrò scusarmi. Come minimo ti avrò vomitato sulle scarpe! Che scena orribile!!
Comunque non ti scrivo solo per questo, che poi non è strano scrivere ad un angelo? Penso di si ma dato che tra noi due la comunicazione sembra interrotta, immagino sia l’unico modo per contattarti. Ma veniamo al punto. Oggi ho visto di nuovo Adam, era al castello a Poe e mi ha aiutata, come mi aveva promesso. Il problema è che sta male. Molto male Cass, peggio di quando l’ho accompagnato al confine con PoG. Mi ha detto che PoG gli ha fatto malissimo ed infatti è ridotto uno straccio. Oggi poi si è indebolito ancora di più e sono preoccupata. Gli ho promesso che lo avrei aiutato ma non so nemmeno da che parte cominciare. Per cui l’unica soluzione che è trovato è quella di scrivere a te e chiederti di raggiungerlo. Per favore Cass viene a Poe e dagli una mano! Adam ha davvero bisogno di aiuto.
Magari tu riuscirai a capire come farlo tornare come prima.. sai, le vostre cose da angeli.
Spero che questo mio messaggio ti arrivi quanto prima.. e spero davvero che tutto si risolva.
Maya

Ps. Inizio a pensare che quanto mi hai detto in spiaggia non sia poi così assurdo sai? Sembra che anche per mio nipote io.. non sia un essere umano.. ma allora mi chiedo, se non sono umana, che cosa sono? Io davvero non lo so.

 
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..Kady..
view post Posted on 7/2/2012, 20:12




Ore 3.00 del mattino, circa. Appena fuori dalle scuderie di Point of Evil.

CATHERINE
<la vampira, o meglio, il suo alterego, dopo aver passato la notte in compagnia di Armand stava rientrando al castello soddisfatta di quanto era avvenuto. Quella parte di Catherine aveva sempre lottato per emergere e con il sangue del vampiro era diventata più forte. Peccato però che, la vera Cathy, grazie a Castiel, aveva imparato come fare per riprendere possesso di se stessa e, proprio mentre stava per giungere nel giardino del castello, sul retro, nei pressi delle scuderie, tornò se stessa. Lo shock per quello che Armand le aveva fatto fu tale che, perse i sensi. Era vestita così http://data.whicdn.com/images/21126718/tum...1_500_large.png con il vestito ormai rosso per il sangue delle sue vittime e l’ultima cosa che vide, fu la sagoma indistinta di un uomo che si trovava sulla soglia delle scuderie. Cadde, incapace di chiedere aiuto>

DAGON
<il mezzo Demone aveva invece avuto una serata piuttosto insolita grazie al salvataggio della Contessa Bathory. L'aveva accompagnata fino alle scuderie, sotto la pioggia, ed era rimasto lì poi per controllare che tutto fosse andato per il meglio. Ferenc non si era fatto vedere, ne in quel luogo ne nei paraggi, dunque Dagon era fermamente convinto che la donna fosse riuscita a scappare e fosse finalmente salva dalle torture che l'avevano accompagnata nelle ultime settimane. Proprio mentre stava uscendo dalla scuderia, sentì un rumore insolito, come un tonfo, qualcosa caduto di peso sopra al terreno bagnato. Si guardò attorno e, grazia alla vista perfetta anche al buio, ci mise veramente poco a notare il corpo di una donna disteso a terra, inerme. Aggrottò la fronte> Catherine? <si avvicinò velocemente per constatare che sì, il suo potere gli aveva rivelato il vero. La vampira giaceva immobile sul manto di foglie e pioggia> cosa diavolo.. <le scostò i capelli dal viso, era certo che fosse 'viva', il cuore non rivelava ferite e, a parte il sangue sull'abito, sembrava tutta intera. La scosse leggermente, sollevandole il busto da terra per farla poggiare a lui> Catherine!

CATHERINE
<furono le foglie bagnate ad attutire il colpo. Il suo viso, i suoi vestiti, i capelli, erano completamente fradici e la pioggia sembrava stesse lavando via il sangue dal suo corpo. Non era ferita, a parte il morso di Armand che aveva lasciato due piccoli forellini nel suo collo. Il sangue che aveva indosso non era il suo, ma sembrava confermare che quella doveva essere stata la sua prima notte come vera vampira. Come predatrice. Non si accorse subito che qualcuno le era arrivato vicino. Non sentiva rumori o odori attorno a se. Provava semplicemente una sensazione di vuoto, lasciato da quelle ore folli che aveva trascorso. Fu quando il demone la prese tra le braccia che sentì di non essere più da sola avvolta dalle tenebre. La testa le scoppiava, ma non era quella a dolerle veramente. Non era il suo dolore più profondo. Riaprì gli occhi ambrati lentamente. Quel viso le sembrava familiare nonostante non riuscisse a mettere bene a fuoco l’immagine. Sospirò, riconoscendo quegli occhi grigi. Poi richiuse i suoi e strinse le mani sulla maglia di Dagon> Portami via, ti scongiuro. <ovunque, lontana da quella fredda notte di pioggia>

DAGON
<anche gli abiti del Demone erano completamente fradici http://weheartit.com/entry/22511028 - giusto per dare un'idea - e, nonostante avesse quasi smesso di piovere, i capelli corvini gli gocciolavano ancora sul viso, facendolo rabbrividire. Era stato stupido a vestirsi così leggero quella sera, ma non aveva certo previsto che fuori si riversasse un uragano di pioggia. In quel momento poi, mentre teneva la vampira tra le braccia, non poteva certo preoccuparsi del freddo. Non lo sentiva come un qualsiasi umano, ne lo avrebbe mai sentito al punto di trovarlo insopportabile, ma, come tutte le persone 'normali' avvertiva su di se i drastici cambiamenti della temperatura. Poco male, non correva certo il rischio di beccarsi un raffreddore. Solo dopo aver fissato la ragazza attentamente notò i fori sul collo> sei stata morsa.. <non era una domanda e, anche se non aveva idea di chi fosse stato, sapeva che per un vampiro essere morso da un suo simile - salvo accordi - era un'esperienza ben poco piacevole. La sollevò da terra, portando con se foglie, sangue e fango, e si incamminò deciso verso il Castello> adesso andiamo a casa, stai tranquilla..

CATHERINE
<lei il freddo non lo sentiva e, con il sangue di un vampiro come Armand in corpo, a stento riusciva ad avvertire il dolore sul collo. Era più il significato di quel morso che le faceva male e, ancor di più, quello che era avvenuto dopo questo. Ricordava perfettamente cosa era accaduto. Tanti innocenti periti sotto la forza bruta sua e del suo compagno di caccia. La paura nei loro occhi e il desiderio nei suoi. Era diventata capace di restare vigile all’interno del suo stesso corpo e, per quanto aveva odiato in passo il non ricordare, adesso pregava che quelle immagini terribili svanissero dalla sua mente> mh.. <annuì all’osservazione di Dagon. Lui non poteva sapere chi l’avesse morsa e Catherine, il quel momento, non riusciva a parlare. Pensava a Stephan, a come avrebbe reagito se avesse scoperto come si comportava lei quando non poteva controllarsi. Si aggrappò al demone con più decisione quando la sollevò da terra. Aveva la testa appoggiata al suo petto e riusciva a sentire il suo calore. Era una sensazione piacevole sentirsi in qualche modo protetta. Ma non poteva bastare questo a rassicurarla. Adesso era diventata una succube di Armand e si odiava perché sapeva che da quel momento, non avrebbe potuto dirgli di no> Grazie.. <teneva gli occhi chiusi, ma sapeva bene che Dagon l’avrebbe portata in un posto sicuro>

DAGON
<scosse la testa, era la terza volta in due giorni che sentiva dirsi quella parola: Grazie. Prima era successo con Ginevra, l'aveva vista quasi svenire in corridoio per il dolore e le era stato vicino tutto il tempo, pur non potendo fare niente per diminuirle quella sofferenza atroce. Era stata poi la volta della Bathory, pochissime ore prima, che lo aveva ringraziato promettendogli una ricompensa per averla salvata. Ed ora era toccato alla giovane Catherine. Tre buone azioni nel giro di così poco tempo, incredibile. Stavano diventando troppe le persone che si sentiva in dovere di salvare, per un motivo o per un altro. Ma dentro al suo cuore meccanico sapeva che, più sarebbe cresciuto l'affetto per ognuna di esse, più nemici avrebbe dovuto affrontare. Non era un problema, si ripeteva, era addestrato più per uccidere e combattere che per fare da cavaliere, dopotutto. Arrivò nel Castello ed entrò dalla porta secondaria ancora aperta, richiudendola poi con una spallata. Salì le scale, lentamente. Iniziava a sentirsi stanco di quella giornata, stanco di tutte le persone terribili di quel luogo, ironico se si pensava che anche lui ne faceva parte> dove ti porto, Catherine? <nella sua camera? Sapeva che la condivideva con Ginevra. Era il caso di farla spaventare a quell'ora del mattino? Non toccava a lui decidere ad ogni modo, intanto prima o poi lo avrebbe scoperto. Continuò quindi ad avanzare per il corridoio, lasciando impronte bagnate ad ogni passo.>

CATHERINE
<continuò a tenere la testa contro il petto del demone e gli occhi chiusi per tutto il tragitto, fino alle scale. Catherine sapeva che per Ginevra scoprire cosa le aveva fatto Armand sarebbe stato un duro colpo e, in quel momento, non aveva la forza per leggere la sofferenza anche negli occhi dell’amica. Ne aveva passate così tante e non voleva addossarle i suoi problemi per l’ennesima volta. Capì che anche Dagon doveva averlo intuito, vista la domanda, e si sforzò per rispondergli, anche se la voce continuava a tremarle, tanto più che sembrava più un soffio> No. Non nella mia camera. Dagon.. Ginevra.. <le si spezzò il fiato e una lacrima le scese solitaria sulla guancia. Sapeva che Dagon avrebbe capito cosa intendeva dire. Non sapeva dove poteva portarla. Non di certo da sua madre. E suo padre, beh.. lui non era ancora tornato da Londra> Ovunque lontano da tutti. <non era ancora pronta per spiegare a chi le voleva bene quello che era accaduto la notte appena trascorsa. In cuor suo continuava a credere che sarebbe durata poco, perché presto sarebbe andata a vivere sulla terra con Stephan. Ma adesso non era più libera e in lei iniziò ad insinuarsi il dibbio, che qualcosa sarebbe potuta andare diversamente da come sperava>

DAGON
<annuì, sentendo lo sforzo nella voce della vampira oltre che la sua stessa preoccupazione. Sapeva quanto Ginevra fosse legata all'amica e, se l'avesse portata in camera in quel momento, si sarebbe disperata solo a vederla ricoperta di sangue e completamente bagnata> ho capito. <lontano da tutti, ovunque, ma lontano. Come capiva lo stato d'animo di Catherine in quel momento, anche se lui non era stato morso involontariamente da nessuno e non aveva paura quasi di niente, sapeva bene che quando si vuol stare lontani dalle persone che si amano, c'è solo una cosa da fare: sparire per un pò. Quando era ritornato dall'inferno non aveva forse fatto lo stesso? Aveva passato una settimana chiuso nelle segrete, fino a quando la stessa Ginevra non lo aveva trovato, ironia della sorte o, semplicemente, destino> so dove portarti, tu riposa.. <il pensiero delle segrete, una volta ritornatogli nella mente, non andò via. Decise di portarla lì, proprio nella camera dove lui stesso aveva deciso di dimorare per un pò. Era convinto che nessuno l'avrebbe trovata o cercata in quel posto, almeno per qualche giorno. Sospirò, aveva già salito le scale e dovette fare marcia indietro per riscendere e ritornare nell'atrio. Dovette mettere Catherine per terra un attimo per aprire la pesante porta con il braccio meccanico mentre reggeva la vampira con l'altro. La riprese poi, ed iniziò a scendere le scale buie in perfetto silenzio. Pochi minuti più tardi erano già nella stanza semivuota e tetra. Dagon fece adagiare la ragazza sulla chaise longue dove lui stesso aveva dormito per notti intere, poi si allontanò da lei e si tolse la maglia bagnata> hai bisogno di cambiarti.. <sparì così nel bagno, era sicuro di aver lasciato lì qualche vestito.>

CATHERINE
<il legame che avevano Catherine e Ginevra era un qualcosa che andava oltre l’amicizia. Si conoscevano fin da quando erano bambine ed erano, in pratica, due sorelle di genitori diversi. Per quanto la stessa Catherine stesse soffrendo, sapeva che per l’amica la notizia che adesso apparteneva ad Armand, sarebbe stato come un paletto dritto nel cuore. L’aveva invitata a vivere con lei anche per tenerla lontana da Armand. Ma ormai era fatto e doveva sopportarlo fino al momento in cui Stephan non le avesse detto che era ora di tornare sulla terra> Non me la sento.. <non era pronta a guardare gli occhi violacei di Ginevra e dirle la verità. Non era pronta ad accettarla lei stessa e confidarlo alla vampira sarebbe stato troppo doloroso con lei in quello stato, con la rabbia che le cresceva nel cuore morto. Non pensava nemmeno a sua madre, in quanto la riteneva in parte responsabile per quanto era avvenuto, perché era stata lei a chiedere l’aiuto di Lilith. Era esattamente come Dagon si immaginava che la piccola vampira si sentiva. Aveva bisogno di tranquillità per affrontare il futuro e sapeva che il demone era capace di procurargliela. Pur conoscendolo molto poco, sapeva che poteva fidarsi di lui. Non l’avrebbe mai esposta a rischi inutili. E questo pensiero si fissò nella sua mente con più imponenza, quando si sentì adagiare sul pavimento e aprì gli occhi. Non era un problema per lei abituarsi al buio e, infatti, si rese subito conto che quel posto erano le segrete del castello. Si riaggrappò a lui quando il demone la riprese in braccio. Gli era grata, davvero. E sperava che lui lo capisse senza che ci fosse bisogno di dirlo esplicitamente. Si guardò attorno nella stanza. Era deserta e buia. Proprio ciò che voleva. Cercò di tenersi aggrappata al demone quando lui la lasciò sulla chaise longue, ma aveva fatto abbastanza e si, lei aveva bisogno di abiti asciutti. Si tolse il giubbino di pelle e, con sforzo, si piegò su se stessa per slacciare gli stivali> Va bene anche una coperta.. <non si aspettava certamente che il demone le potesse procurare un vestito pulito, ma lei si sarebbe accontentata di qualsiasi cosa, punchè non fosse quell’abito che ancora portava su l’odore di Armand>

DAGON
Lo so.. <dagon non conosceva molto Catherine, ma non serviva certo un genio o un esperto di sentimenti per capire che la situazione era difficile. Ginevra adorava la sua amica e qualsiasi persona vedendo la propria 'sorella' in quello stato, avrebbe dato fuori di matto. Indipendentemente dal motivo. Era comprensibile quindi che la vampira volesse quanto meno calmarsi un pò e darsi una sistemata, prima di vedere Ginevra. E chi meglio di lui avrebbe potuto capirla e aiutarla? Il mezzo Demone era un asso quando si trattava di prendere tempo, a volte ne prendeva - o perdeva - fin troppo. Ad ogni modo pochi minuti dopo uscì dal bagno con una camicia tra le mani> è mia, non è molto femminile e ti starà sicuramente grande <alzò le spalle> ma è comoda e ti coprirà bene.. <accennò un sorriso guardandola un secondo quasi in modo fraterno. Quella ragazzina gli piaceva, la trovava forte e fragile allo stesso tempo e, sopratutto, per essere riuscita a diventare la migliore amica di Ginevra, doveva essere veramente speciale. Le prese poi anche una coperta che le posò sulle gambe prima di allontanarsi> cambiati e cerca di riposare, resterò qui, non sarai da sola e nessuno si avvicinerà a te. <era una promessa, pronunciata come tale, che non avrebbe sicuramente tradito. Una Catherine sofferente significava una Ginevra sofferente e in quel momento più che mai, dopo aver visto la mezza vampira piangere solo il giorno prima, non aveva alcuna intenzione di farle ripetere l'esperienza. Si allontanò da lei, andando a sedersi sul pavimento per fumarsi una sigaretta. Aveva ancora addosso i pantaloni bagnati e i capelli continuavano a gocciolargli ora sulla schiena ora sul viso. Ma aveva salvato due donne quel giorno, ed era quello che più contava.>

CATHERINE
<nel mentre che Dagon cercava vestiti in bagno, lei si tolse gli stivali e li adagiò ai piedi della chaise longue. La mente era fissa sul momento in cui Armand l’aveva messa in trappola e aveva bevuto da lei. Non aveva nemmeno provato a ribellarsi, sapeva che non avrebbe avuto fortuna se anche solo ci avesse provato. Alzò la testa, a guardare ciò che Dagon le stava porgendo e quei pensieri, per una frazione di tempo, scomparvero dalla sua mente> Andrà benissimo. Davvero. Mi sarei accontentata anche di una coperta.. <non era il tipo da restare in intimo davanti a un uomo che non era il suo uomo. Quindi era grata che Dagon avesse lasciato una camicia in quel posto. Si voltò, nonostante lui le avesse lasciato la privacy per spogliarsi. Era timida e se fosse stata umana, come più di ogni altra cosa sperava, le sue guance sarebbero diventate simili a due mele rosse. Si tolse il vestito, abbassando prima una spalla e poi l’altra. Lo lasciò scivolare verso terra e lo scostò con il piede scalzo> Dovresti cambiarti anche tu. Sei fradicio.. <si infilò la camicia e, ad uno ad uno, iniziò ad infilare i bottoni nelle asole. Le stava davvero grande, ma almeno riusciva a coprirle gran parte delle cosce. Cosa che non le spiaceva affatto> Ho finito.. <si rimise seduta, posandosi la coperta sulle gambe per coprirsele completamente> Io non voglio che tu stia chiuso qui con me, Dagon. Ginevra non me lo perdonerebbe. <le scappò un sorriso che subito scomparve quando avvertì una fitta al collo, dove era stata morsa. Il suo sguardo si fece cupo. Ma non disse nulla. Non aveva voglia di raccontare ciò che era accaduto e sapeva che Dagon non avrebbe chiesto. Si distese e si coprì con la coperta fin sopra il volto. Stava arrivando l’alba e anche se il sole non poteva giungere lì dove il demone l’aveva portata, la stanchezza iniziava a farsi sentire>

DAGON
<dagon rimase appoggiato con la schiena contro il muro per tutto il tempo. Accennò un solo sorriso quando sentì Catherine nominare Ginevra e abbassò gli occhi sulla ragazza per risponderle> quando scoprirà che sono rimasto qui per una buona causa <ovvero per proteggere lei> ci perdonerà entrambi. Vedrai. <riappoggiò la nuca al muro, fissando il soffitto. Più tardi si sarebbe cambiato anche lui, più tardi. Ora l'unica cosa che aveva voglia di fare era stare nel suo angolo a pensare, e di cose alle quali pensare era certo di averne parecchie.>
 
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_mika_chan_
view post Posted on 13/2/2012, 14:11




Mercoledì. Ore 19;00. Point of Evil.

Adam
La sera era giunta da poco. Non aveva mai immaginato che PoE fosse un posto così solitario. Non era così semplice incontrare qualcuno in quel castello, così come lo era nel suo gemello bianco, dall’altra parte dell’isola. E se si stava cercando qualcuno in particolare la si poteva definire un’impresa impossibili. La sera precedente aveva detto a Castiel che avrebbe cercato Maya e che l’avrebbe aiutata a ricordare quello che in realtà era: un angelo della morte. Si era fermato nell’atrio del castello appoggiato alla parete accanto al portone d’ingresso http://30.media.tumblr.com/tumblr_lz165oQM...nuwlbo1_400.jpg ad aspettare che la ragazza, prima o poi, passasse da lì. Era fiducioso e certo che, se fosse stato paziente e perseverante, l’avrebbe incontrata. Era solo. Il suo cane era rimasto a sonnecchiare nella sua stanza. Anche il suo piede sembrava essere migliorato, tanto che non aveva più bisogno di portare una stampella, anche se non poteva di certo sforzarsi. Erano stati giorni duri, ma più passava il tempo, più si sentiva a suo agio. Guardò l’orologio che era appeso alla parete di fronte. Segnava le 19;00 esatte. Quanto tempo avrebbe ancora dovuto aspettare? Non era importante. Non si sarebbe mosso di là fino a che non avrebbe raggiunto il suo scopo.

Maya
Era appena uscita da camera di Ciel, era arrivata Elise e quindi aveva salutato il nipote promettendogli che sarebbe tornata a trovarlo il giorno dopo. Era felice che il ragazzo stesse meglio, era felice che ci fosse stato Adam ad aiutarla. Insomma, per una volta, tutto era finito bene. Certo, c'era questo piccolo inconveniente che forse lei non era proprio del tutto se stessa ma in fondo, cosa cambiava? A Ciel sembrava andar bene comunque, Ginevra non ne era rimasta poi così sconvolta.. e sembrava che il suo modo di fare l'avvicinasse molto di più agli angeli di Return. cosa importava quindi se era stata ferita e presa in giro da un demone di cui si era innamorata? Sospirò mente scendeva le scale. Se avesse detto che Amon non le mancava avrebbe detto una bugia, ma come poteva ancora adesso sentire la mancanza di qualcuno che l'aveva ferita?
Scosse la testa mentre si sistemava la sciarpa sulla bocca. Voleva uscire fuori, anche se faceva freddo. Aveva bisogno di non pensare e l'unico modo per farlo era confondersi tra le persone. Sceso l'ultimo scalino però si accorse di una figura appoggiata alla porta, e per un attimo ebbe un sussulto "Amo--" scosse la testa "Adam! sei tu!" si mise in faccia il sorriso migliore e si avvicino all'angelo "Sei senza stampelle! Significa che stai meglio? Hai visto Castiel poi? Avete trovato la soluzione al tuo problema?" mille domande, nel tentativo di nascondere il suo stato d'animo in quel momento. Era sempre Amon che l'aspettava alla porta, in quella posizione, con la sigaretta accesa.. era con lui che cominciava a battibeccare ma.. non c'era lui stavolta, ma Adam.. e forse, pensò, si forse era meglio così.

Adam
Erano in due ad essere stati delusi da una persona a cui tenevano particolarmente, ma in Adam ormai si stava facendo strada un sentimento di riscossa. Non era il tipo che si piangeva addosso per giorni, era decisamente uno che, passato il primo momento di rabbia, reagiva. Ed era appunto quello che si era prefissato di fare. Attendeva paziente. Nessuno gli era passato davanti, se non gli elfi domestici che si occupavano delle pulizie. Aveva rivolto loro saluti cordiali e questi, lo avevano guardato male sconvolti dal fatto che qualcuno fosse gentile con loro. Adam rispondeva a quelle occhiate sempre con un sorriso gentile e, dopo un po’, anche gli elfi avevano smesso di passargli davanti. Non era fatto per quel posto eppure, era lì che doveva imparare a vivere. Avvertì dei passi sulle scale e, quando girò la testa, fu lieto di accorgersi che quei passi appartenevano proprio alla persona che stava aspettando. “Maya” le sorrise quando lei fu abbastanza vicino. “Si, ho visto Castiel e si, il piede va un po’ meglio anche se non è guarito del tutto. Almeno posso camminare senza stampelle.” Alzò le spalle, era già qualcosa che fosse capace di muoversi così in autonomia, anche se correre, ad esempio, era ancora impossibile. “Per il resto no. Nemmeno Castiel è capace di aiutarmi. Sto aspettando notizie da tua cugina..” La guardò, era uno di quei sguardi che lasciavano intuire che ormai era a conoscenza di tutto. “Tu come stai?” aveva avuto l’impressione che la ragazza si aspettasse di trovare qualcun altro ad aspettarla. E aveva idea di chi poteva essere. Non era riuscito a far capire a Ginevra che i demoni erano le peggiori delle creature mai esistite. Ma forse -forse- con Maya era ancora in tempo. Sospirò. “Quindi, non si è ancora fatto vivo?” la guardò negli occhi, intensamente. “Ciel come sta?”

Maya
Si avvicinò all’angelo e sollevandosi in punta di piedi gli baciò una guancia. Per lei era normale fare un gesto del genere.. non aveva idea di quanto fosse lontano dal suo vero io. Gli sorrise felice di sentire quelle parole “Allora, puoi accompagnarmi fuori? Che ne dici? Ho voglia di fare due passi.. non preoccuparti, puoi sorreggerti a me!” allungò la mano verso Adam e poi si voltò a guardare il portone del castello “Sto bene, ciel sta bene e tutto è andato per il meglio.. quindi non c’è niente che non vada.. tranne forse.. che non ti ho detto che era mia cugina..” aveva sorvolato si Amno, non voleva parlarne, perché non voleva mettersi a piangere.. dato che oggi si sentiva particolarmente triste a pensarci. “Scusa per non avertelo detto.. ma.. Ginevra mi aveva detto di non farlo, o meglio.. di non nominarla se volevo il tuo aiuto e.. io bè.. avevo davvero bisogno di aiuto” si voltò a guardarlo, con l’espressione un pochino triste “sei arrabbiato con me Adam?” ecco, questo era il problema. Lo sapeva, ma ciel doveva essere aiutato e lei, aveva fatto di tutto per salvarlo.

Adam
Sospirò, ormai sapeva. Era consapevole che quel gesto di Maya non faceva parte di se stessa. Non voleva approfittarsi di questa gentilezza e quando lei si allontanò lui scosse la testa. Ce la faceva da solo a camminare. “Si facciamo due passi. Faranno bene anche a me. Però faccio da solo.. sai, devo imparare ad essere indipendente. Presto..” Non concluse la frase, ma sapeva che quando Maya sarebbe tornata se stessa, non gli avrebbe più offerto il suo aiuto, e questo gli spiaceva. Aspettò che fosse lei ad aprire il portone, non sapeva se Maya era arrivata a scoprire chi fosse veramente e non voleva nemmeno che si sentisse in colpa per qualcosa che non aveva fatto lei. “Non sono arrabbiato. Solo, ascolta un mio consiglio. Non dare mai retta a quello che dice tua cugina. Non è capace di affrontare i suoi problemi, figurati quelli degli altri. Ti avrei aiutata lo stesso e sarei stato contento di sapere che almeno tu non mi avevi mentito. Capisco perché lo hai fatto ma..” Ricambiò lo sguardo. Lei era triste, lui serio. “..non farlo più, va bene? Devi fidarti di me Maya” Infine le sorrise dolcemente. Adam sapeva infondere pace, ma Maya aveva solo bisogno di conoscere la verità su se stessa. "Lo so, che non va bene come dici.. e voglio che tu sappia che con me potrai parlare, sempre." Si, sempre. Indipendentemente da chi pensava di essere.

Maya
Aprì il portone dato che lui non voleva essere aiutato. Sospirò un po' alle sue parole. Si sentiva in colpa per avergli mentito, era ovvio. Le spiaceva che un angelo potesse vedere questo lato di lei ma, in effetti lo aveva fatto.. e meritava i rimproveri che Adam le stava facendo "Non devi per forza essere indipendente se stai male, ma capisco che tu voglia non dover dipendere da altri.. però ecco, per quello che può valere a me fa piacere farti da.. stampella" aspettò che anche lui uscisse prima di riprendere a parlare "Io prometto di non mentirti più.. o di nasconderti qualcosa.. insomma hai ragione.. è che.. ho avuto paura.." è stato per quello che non gli ha detto niente. Alle sue ultime parole però scosse la testa vistosamente "No, va bene.. sul serio Adam. ciel ormai è salvo e, sai, oggi abbiamo parlato.. anche per lui io sono diversa ma mi ha detto che io sono io e che gli vado bene comunque quindi, perchè preoccuparmi?" non voleva parlare in alcun modo di Amon, non se la sentiva, e sperava che Adam capisse e sorvolasse sull'argomento.

Adam
La seguì con lo sguardo mentre lei apriva il portone. Non aveva problemi a toccare Maya, ma sapeva che sarebbe stata lei stessa a farsene se fosse tornata se stessa e non voleva complicare la situazione. “Lo so che mi aiuti con piacere Maya. Il problema è che se continuo ad affidarmi agli altri, non sarò in grado di cavarmela da solo nel caso in cui incontrassi creature poco inclini a darmi una mano.” La guardò sorridendo. Non voleva che si sentisse in colpa perché non era arrabbiato con lei. Dopotutto se gli aveva mentito era perché Ginevra le aveva detto di tacere sulla loro parentela. Ma cosa pensava? Che avrebbe odiato Maya a priori solo perché era sua cugina? Scosse la testa, amareggiato, mentre la seguiva fuori. “Ti avrei aiutata in ogni caso. Tu e Ginevra siete due persone distinte e mi dispiace ammetterlo, ma a quanto pare, lei non mi conosce davvero come crede.” Si fermò davanti ai gradini e afferrò la mano della ragazza per farla voltare. Poi la lasciò subito. Lo sguardo fisso nel suo, serio. Non avrebbe parlato di Amon, dato che lei non ne aveva voglia. Ma il demone non era l’unico argomento che voleva affrontare con lei. “Perché dovresti preoccuparti? Ti hanno detto CHI eri prima, Maya?” Sospirò. Forse era un po’ nervoso e doveva calmarsi. Scese gli scalini lentamente e si avviò verso una stradina che girava attorno al giardino del castello. “Avanti, vieni. Camminiamo”.

Maya
Sentiva che c'era qualcosa che non andava.. se n'era accorta. Il fatto che lui evitasse anche solo di sfiorarla p guardarla negli occhi. Era perplessa. Non sapeva se era vero che non fosse arrabbiato per la storia di Ginevra oppure era un tentativo per nasconderlo. Sospirò e stava per prendere le scale quando la mano di Adam toccò la sua. La fece voltare e lei alzò lo sguardo, stupita da quel gesto. Ma fu ancora più sorpresa quando lui la lasciò subito e le disse quelle parole "bè.. Castiel ha detto che sono un angelo della morte.. ma.. io non credo Adam.. insomma non ho alcun ricordo a riguardo" abbassò la testa come se fosse colpa sua. La gente continuamente le diceva che non era lei ma lei non ricordava altro che questo. Essere vissuta come essere umano sull'isola di Return, era l'unica cosa che ricordava e di cui era certa. Forse l'angelo dentro di lei si era sopito.. perchè no? magari se n'era andato "E anche se lo fossi stata, ora non lo sono più.. e mi va bene così, davvero.." quando Adam scese le scale lo seguì con lo sguardo. annuì con la testa e fece come gli aveva detto. Era dispiaciuta. Sembrava che ad Adam non andasse giù che lei fosse solo un essere umano.. eppure a lei piaceva così tanto.
Camminò accanto a lui in silenzio, per un po' di tempo, poi alla fine prese coraggio e aprì bocca "Temi che se fossi quello che dice Castiel non potremmo essere amici, Adam? E' per questo che ti comporti così stranamente con me ora? Io non voglio essere qualcosa che non ricordo, voglio essere quella che sono ora.. è così brutto?" si fermò, stringendo le mani a pugno, lungo i fianchi. Aveva una gran voglia di piangere al momento ma si stava trattenendo.

Adam
Iniziò a camminare sul sentiero in silenzio. Non c’era nessuno a parte loro due nel giardino e si respirava una stranissima sensazione di pace. Adam sapeva che era solo apparenza, e che sotto sotto quel posto nascondesse irrequietezza, la stessa che stava provando lui adesso. “Credi che davvero Castiel ti abbia mentito? Io mi fido delle sue parole Maya. E’ mio fratello.. riesci ad immaginare cosa intendo, no?” Lui era certo che Maya fosse un angelo della morte e non solo perché glielo aveva detto il suo amico celeste, ma perché lui, in prima persona, aveva sperimentato la morte sul suo corpo. Si fermò, quando furono arrivati nei pressi di un pozzo che regnava solitario in mezzo ai cespugli http://evenstarwen.files.wordpress.com/201...kes55.jpg?w=510 e si girò in maniera tale da averla di fronte. “Maya..” iniziò, cercando di trovare le parole adatte. “Non va bene così perché questo cambiamento non è stata una scelta.. tua. Qualcuno ha fatto in modo che tu dimenticassi chi fossi e questo non è giusto..” Alzò una mano e l’avvicinò al collo della ragazza. Stava cercando il ciondolo che aveva al collo e che, per qualche tempo, era stato in possesso di Ginevra. Lo trovò e lo lasciò scivolare fuori dalla maglietta della ragazza afferrandolo per la catenina. Ebbe un brivido nel toccarlo e allontanò subito la mano e quello si posò sul petto di lei. “Non è importante quello che temo io. E’ importante che tu possa essere libera di decidere cosa e, soprattutto, chi essere. Io ti resterò a fianco, che tu lo vorrai o no..” Ed era serio. Non si sarebbe lasciato scoraggiare da un possibile cambiamento di atteggiamento. Ormai sentiva di non poter più fare a meno di lei ed era certo che avrebbero potuto trovare un loro equilibrio. Lo stesso che, in fin dei conti, esisteva tra la vita e la morte. Sospirò e quando si accorse che lei stava trattenendo le lacrime, si lasciò andare e le cinse le spalle con entrambe le braccia. Poteva essere l’ultima volta che la abbracciava.. nessuno poteva saperlo. "Non ti abbandonerò mai.." Era quella la promessa che le aveva fatto il primo giorno in cui si erano incontrati. Ed era ciò che un angelo avrebbe detto a una sua sorella.

Maya
Non capiva perchè per Adam fosse così importante quello che era. Non si erano mai incontrati prima.. e lui l'aveva conosciuta da "umana". Allora perchè non poteva andar bene così? Perché a tutti i costi lui cercava di farle capire quando fosse "sbagliato" quello che era adesso? Si fermò davanti a lui, vicino al pozzo, voltando lo sguardo su di esso per non guardare Adam. Era così difficile non piangere nel sentire le sue parole. Gli sembrava ingiusto.. lei voleva essere solo quello che era, nient'altro.. anche se erano vere le parole di Castiel dentro di se sentiva che in questo modo era più felice "Io.. non dubito di Castiel.. ma.. so che quello che sono ora mi va bene.. anche se qualcuno mi ha fatto qualcosa io.. sto bene.." non riusciva a dire altro. Si portò una mano sul viso per asciugarsi una lacrima. Si sentiva così stupida per quanto stava succedendo. Eppure non ne capiva il motivo.
Quando lui le cinse le spalle non riuscì più a trattenersi. Chiuse gli occhi e pianse silenziosamente. Perché sentiva che dentro di se, se fosse tornata quella che davvero era, avrebbe perso tutto questo? C'era quell'assurda convinzione che ciò che aveva avuto quella settimana sarebbe svanito nel nulla e lei non lo voleva.
Si aggrappò ad Adam stringendosi a lui. Il viso contro il suo petto a nascondere le lacrime. Voleva piangere, ne aveva bisogno: per Ciel, per Amon, per l'essere sbagliata. Non piangeva mai di solito, lo sapeva.. aveva pianto, per quanto ricorda, solo per.. no.. non lo ricordava.. perchè non ricordava il motivo per cui aveva pianto? Eppure c'era Calen con lei quel giorno.. ma non lo ricordava. Aprì gli occhi e si allontanò di colpo dall'angelo. Lo fissò con gli occhi pieni di lacrime. Aveva dimenticato e solo in quel momento lo aveva compreso pienamente.
Ma quello che ancora non sapeva è che poco distante da loro, vi era il demone, Dagon, che era stato la causa di tutto.. e come promesso a Xavier le aveva donato la sua settimana di libertà.. settimana che di li a pochi istanti sarebbe finita.

Adam
Quando lei si appoggiò al suo petto le passò una mano tra i capelli, stringendola a se. Castiel gli aveva detto che la vera Maya non era una ragazza che si lasciava andare così facilmente. Ma adesso davanti aveva un’umana che aveva bisogno di non sentirsi sola. E lui era lì. Lui aveva deciso che i problemi di Maya sarebbero stati i suoi problemi. Dopotutto era una sorella anche lei. In un modo che non sapeva spiegarsi ma avvertiva lo stesso legame che avvertiva con Cass.“Se ti sta bene quello che sei adesso Maya, allora dovresti continuare ad essere così anche quando capiremo cosa ti è accaduto e riporteremo tutto alla normalità.. in quel caso si che sarebbe una tua libera scelta. Ma adesso l'unica cosa di cui siamo certi è qualcuno si è preso gioco di te.” Chiuse gli occhi mentre la ragazza si sfogava tra le sue braccia. Adam non sapeva molto sulle relazioni personali, ma si sentiva quasi in dovere di aiutare Maya. Era come se lei avesse chiesto il suo aiuto pur senza chiederlo esplicitamente. Riaprì gli occhi quando lei si allontanò. Non avvertiva nemmeno lui la presenza di Dagon e, di conseguenza, non poteva sapere che c’era il suo zampino dietro questa storia. “Ehi.. che succede?” allungò la mano per afferrare quella della ragazza. Non voleva vederla piangere, non voleva che soffrisse. “Ci sono io con te.. andrà tutto bene. Vedrai..” Ma non sapeva quello che avrebbe visto lui di li a non molto.

Maya
Nel momento in cui Maya si era resa conto di aver dimenticato gran parte della sua vita Dagon era li, pronto a ridarle tutti i ricordi. Ironica la situazione soprattutto perchè quando Adam le chiese cosa stava succedendo lei avrebbe desiderato rispondergli per dirgli che aveva ragione, che lui e Cass avevano ragione ma.. una fitta alla testa la costrizione a chiudere gli occhi. si portò le mani alla testa e chiuse gli occhi. I ricordi le stavano tornado tutti, inesorabilmente. come un fiume in piena rientravano nella sua mente.. quello che era, quello che aveva fatto.. tutto.. Si accasciò a terra, in ginocchi, tenendosi la testa tra le mani..
non riusciva a parlare, non riusciva a dire niente. Aprì gli occhi fissando a terra. Era sconvolta, letteralmente. Aveva vissuto una settimana da essere umano e ora, ora avrebbe dovuto farne i conti.
Si asciugò le lacrime sul viso.. lacrime.. assurdo.. stava piangendo.. davanti a qualcuno.. alzò la testa e il suo sguardo si posò su Adam. Rimase a fissarlo come se lo vedesse per la prima volta. Tutto quello che aveva fatto fino a pochi minuti prima le ritornò come una pugnalata al petto. Orribile.. Ma c'era di più.. nell'esatto momento in cui i suoi occhi incrociarono quelli di Adam, l'angelo avrebbe visto dietro la ragazza le sue ali nere, quelle di angelo della morte. Era solo un'illusione, dettata dal ritorno dei ricordi di quello che era ma, tanto bastava a far comprendere che Maya era tornata perfettamente in se.

Adam
In un primo momento non capì quello che stava accadendo sotto i suoi occhi. Maya con la testa fra le mani, pallida incapace di stare in piedi. Era logico che stesse accadendo qualcosa ma era difficile capire.. cosa. Mosse qualche passo in avanti per sorreggerla e fu in quel attimo che la ragazza cadde sulle ginocchia.. “Maya..” Era sconvolto da quella scena. Però stava man mano rimettendo insieme ogni tassello di quel puzzle e quello che stava accadendo ormai era ovvio.. Lei. Stava tornando lei. Guardò quelle ali nere vibrare dietro le sue spalle. Non aveva mai visto così da vicino un angelo della morte ma non ne sembrava spaventato. Erano così simili alle sue, se non fosse stato per il colore in netto contrasto. Luce e tenebra. Vita e morte. L’una serviva per dare equilibrio all’altra. Si abbassò, inginocchiandosi di fronte alla ragazza. Teneva su di lei lo sguardo pacifico e comprensivo che aveva avuto fino a pochi attimi prima, quando la stringeva al suo petto. Poteva immaginare come si sarebbe sentita Maya. Lui lo aveva sperimentato sulla sua pelle quando PoE lo aveva deviato e il risveglio era stato, distruttivo. Non la toccò, la reggeva il suo sguardo con la forza che, per certo, gli sarebbe servita. “Bentornata..”

Maya
Continuò a fissarlo anche quando lui si avvicinò e si inginocchiò davanti a lei. Era ancora abbastanza confusa da tutto ma, sapeva che si era lasciata andare con quell'angelo che aveva li davanti ai suoi occhi.. troppo.. in un modo così incrdibile da non risultare nemmeno reale. Il suo ciondolo, che poco prima Adam gli aveva toccato, brillava appena sul suo petto. Il primo gesto che fece fu quello di nasconderlo di nuovo sotto al giubbotto. Si asciugò poi il viso dalle lacrime che ormai non scendevano più dai suoi occhi e si sistemo i capelli, troppo acconciati per il suo modo di essere. Dopo quei piccoli gesti, come a riprendere il controllo di se stessa tornò a guardare Adam "Già.. a quanto pare.. chi mi ha fatto questo scherzo ha pensato di farmi tornare i ricordi proprio ora.." e dicendo questo si alzò in piedi e cercò di ragionare su quanto accaduto in quella settimana.. l'unica cosa di cui era sollevata era ciel e lo doveva proprio ad Adam "Senti, ti ringrazio per mio nipote.. gli hai salvato letteralmente la vita con il tuo intervento.. ma temo di non essere stata del tutto in me in questo periodo quindi.. ti prego di voler dimenticare le idiozie e le sciocchezze che ho commesso.. nei tuoi confronti.." era il suo modo maldestro per dire ad Adam che poteva considerarsi liberato da ogni sua promessa. L'aveva fatta a l'altra Maya.. e lei non aveva bisogno di nessun angelo che l'aiutasse.. ne Adam, ne tanto meno Castiel..
Con i ricordi però, stava tornando pure il suo lavoro.. le anime che dovevano essere accompagnate nell'aldilà.. ora Maya le sentiva di nuovo. La cosa le fece girare la testa tanto da perdere un po' l'equilibrio precario in cui già riversava. Doveva recuperare un sacco di tempo perso e ne avrebbe avuto per parecchi giorni.. bene, questo gli avrebbe permesso di poter riflettere meglio su tutto. Almeno era quello che credeva.

Adam
Pazienza. Adam sapeva che ce ne voleva molta con lei. L’aveva conosciuta casualmente e sempre casualmente era entrata nella sua vita. Il ciondolo che mesi prima gli aveva causato una serie di problemi, aveva ripreso a brillare sotto i suoi occhi, ma a lui non importava. Non importava nemmeno che Maya reputasse il loro rapporto un errore. Non era così. E non lo sarebbe mai diventato. “Alle volte la vita ci riserva delle strane coincidenze. Già..” E lo era il fatto che fino a pochi attimi fa quella ragazza desiderava essere una comune umana capace di emozionarsi. Il pensiero lo fece sorride, soprattutto quando lei prese a sistemarsi e a nascondere ogni segno di femminilità che aveva avuto in quei giorni. Ad Adam però non importava il modo in cui lo guardava, quello in cui gli parlava. Non era importante come lei portasse i capelli o i vestiti che indossava. Per lui una promessa era una promessa. E l’aveva fatta a lei. “Non devi ringraziarmi per Ciel. Ho fatto quello che andava fatto. Tu hai il tuo lavoro io il mio.” Il demone si era comportato slealmente. Aveva promesso a Maya che Ciel non avrebbe perso la sua anima e invece.. Adam aveva semplicemente rimesso le cose al loro posto. “Mi hai aiutato Maya. Questa per me non è un’idiozia. Sei stata l’unica che mi è stata vicina da quando sono arrivato a PoE e lo hai fatto anche dopo che io avevo aiutato Ciel.” La guardò serio. Questo era, invece, il suo modo di dirle che non l’avrebbe mai evitata. Non l’avrebbe abbandonata. “Avrai tempo per capire certe cose, Maya. Ricorda solo che adesso puoi scegliere..” Le sorrise mentre anche lui si alzava. Era un sorriso pregno di speranza. Le prese la mano quando lei perse l'equilibrio e la tirò in avanti per evitare che cadesse. "Ci rivedremo presto.." Le disse mentre le lasciò la mano. Nessuno poteva sapere cosa o chi la ragazza volesse. Nessuno poteva arrogarsi il diritto di cambiarla. Ma lui aveva visto le sue lacrime, aveva conosciuto le sue più intime paure, le sue insicurezze. La conosceva nel profondo e nel profondo sapeva, che avrebbe sempre teso la mano verso quella ragazza che adesso, era certo, avrebbe alzato un muro impenetrabile fatto di ombre dense e scure, che solo la più potente delle luci avrebbe potuto dissolvere. Sarebbe stato lui? Nessuno poteva saperlo. Ma ci sarebbe stato per lei. Sempre.
 
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view post Posted on 17/2/2012, 15:54
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Maniero di Thiamanth. Vulcano. Terra dei draghi.

Liam

< Nella maestosa sala degli specchi, nel maniero del grande araldo del caos, si trova il drago di fuoco nelle sue sembianze umane http://data.whicdn.com/images/6114701/dbp2c9_large.jpg E' fermo davanti all’entrata della stanza dove le luci soffuse donano striature dorate ai suoi capelli. Lo sguardo grigio,con venature rosso fuoco, è fisso sul grappolo di fiori che si rigira nella mano e sta aspettando. Ha mandato un biglietto ad Elle e sa che, come tutte le altre donne, lo avrebbe fatto aspettare. Nessun problema, ha l’eternità davanti a se nonostante fosse già passato qualche millennio dalla sua nascita. Sa che quella, non sarà una semplice passeggiata con la ragazza ma nel biglietto non ha accennato al motivo per cui vuole vederla proprio lì. Passano i minuti e, il drago, cantilena tra se e se una nenia in una lingua che pochi lì conoscono perché non è il draconico. E' Druido.>

Elle

<una ragazzina di quindici anni circa http://data.whicdn.com/images/19212201/Ell...0-650_large.jpg quindi con un musetto appena più cresciuto, sta arrivando ora dove il drago la aspetta già da un po'. In realtà non lo sta facendo apposta di essere in ritado, ma ha letto il biglietto da poco perchè prima di trovava proprio da suo nonno, cosa l'araldo avesse da dirle non ci è dato saperlo, fattosta che appena ha trovato il richiao del drago, si è precipitata da lui> Liam! <alza una manina per farsi vedere ancora quando è all'inizio dell'imboccatura del corridoio, sorridendogli> Scusami ero dal nonno.. <lo guarda furba come se sapesse qualcosa che lui non sa, probabile che abbiano parlato di lui!>

Liam

<continua a rigirarsi il fiore tra le dita. Non ha ancora terminato di cantilenare quella specie di filastrocca e, pur accorgendosi della presenza di Elle, si prende tutto il tempo che serve per terminarla. Una volta pronunciata l’ultima sillaba, solleva lo sguardo e aspetta che lei gli arrivi praticamente di fronte> Elle. <le sorride> Non preoccuparti del ritardo.. sapevo che avrei dovuto aspettare.. come sempre, con voi donne, del resto.. <scosse la testa, accennando una risata. Guarda il fiore e, come d’incanto, quello scompare dalla sua mano. Non serve per il momento e Elle deve concentrarsi su quanto sta per dirle> Tuo nonno ha il dono del tempismo, devo ammetterlo. Tuttavia, non credo ti abbia parlato di cosa ho in mente di fare con te oggi. <la guarda, malizioso. Quello sguardo lascia intuire molte cose. Poi si volta ed entra nella grande sala che ha alle spalle. Alle pareti sono appesi un mucchio di specchi. Diverse le forme e le dimensioni e i colori.. Liam ne cerca uno in particolare, ma attende che Elle lo raggiunga nella stanza, prima di aggiungere altro>

Elle

Io non sono mai in ritardo, Liam, lo sai benissimo.. <sembra quasi risentita nel farglielo notare, si è sempre presentata i orario e anche ora si è precipitaa subito da lui, nonostante non avesse scelto lei di ritardare> Si, doveva palami di alcune faccende.. E, sai una cosa, ti fa i complimenti.. Per come possono essere i suoi complimenti ovviamente.. <ovvero probabilmente avrà annuito semplicemente nel constatare che Elle ha imparato un sacco di cose riguardo i draghi e tutte le faccende loro. Comunque sia, scuote la testa alla sua ultima affermazione> No, ma mi ha detto di correre da te.. <aggrotta la fronte, seguendolo menre si guarda intorno> Wow! <un'esclamazione di sorpresa e stupore quando guardandosi in giro vede niente altro che specchi e mille copie di se stessa che le rimandano indietro la sua faccia stupita> Dove siamo? Non mi avevi mai portata qui!

Liam

Lo so, Elle.. ti stavo solo prendendo in giro. <scuote la testa. Ridendosela per la reazione di lei. Più la conosce, più continua a pensare che quella ragazzina ha del fegato e sembra essere arrivato alla conclusione che è tempo di metterla alla prova. Chissà che avrà in mente> Sono certo che si sarà lasciato andare ad affermazioni euforiche sul mio conto.. <naturalmente è ironico, lo conosce bene il suo boss e immagina che abbia semplicemente annuito di fronte alle conoscenze della nipote> Bene, adesso sei qui e avrai tempo per farti perdonare del ritardo.. <non si capisce se stia scherzando o meno, ma quel sorrisetto malizioso continua a dipingergli il volto. Cammina nella stanza e quasi sembra che non stia seguendo una direzione precisa. Al centro, disposte in fila indiana, ci sono delle colonne alle quali sono appesi altri specchi che riflettono la loro immagine al loro passaggio> Questa è la grande sala degli specchi, io non ti consiglierei di guardare a ore 3. Sai, non tutti gli specchi hanno la semplice funzione di riflettere le immagini. Se ti ho portata qui solo adesso, c'è una ragione. Non eri ancora pronta. <continua a camminare, zigzagando tra le colonne. Deve raccontarle la storia e attende qualche minuto che cali il silenzio>I draghi sono sempre stati molto attratti dalle atri magiche -come ben saprai- e, spesso, gli specchi.. erano gli oggetti preferiti dalle streghe. Devo ammettere che anche io ho contribuito a riempire questo salone. Ma.. c’è uno specchio in particolare che vorrei mostrarti.. <e di colpo si ferma, di fronte a una parete su cui di specchi, ce n’è appeso uno solo www.gothic-twilight.com/images/NEM2538.jpg > Il dragon hole..

Elle

<annuisce soltato alle parole del drago, lo sa benissimo che conosce più di lei suo nonno e che non è la persona che regala complimenti se non necessari. Anzi, che non fa proprio complimenti> Ci sto, dimmi cosa devo fare! <un sorrisetto furbo le incurva le labbra mentre segue Liam in quel dedalo di specchi, guardandosi sempre più stupita anche se, dopo un po', la smette e fissa la schiena del drago, sia per non perderlo di vista, sia perchè inizia a incuterle un certo timore quella sala e, soprattutto, tutte quelle facce identiche che la osservano> A cosa..? <fortunatamente era persa in questi ragionamenti ed è troppo tardi per girarsi a ore tre, chissà dove sarebbe finita altrimenti> E ora invece che sono una provetta cadetta addestrata dal saggio Liam posso? <lo prende in giro, ma è anche fiera che lui la ritenga pronta a una prova come finora non ne ha mai affrontate> Sento dell'umiltà nelle tue parole, Liam.. <ovviamente lo sta prendendo di nuovo in giro, tantochè si lascia andare anche a una breve risata, finchè non ritorna seria e silenziosa quando si ritrovano di fronte allo specchio circondato dalla cornice draconica> Oh mio dio, è bellissimo! <è incantata>


Liam

Te lo dirò quando avremo finito. <cosa deve fare per farsi perdonare> Adesso devi concentrare la tua attenzione su questo specchio. <si volta a guardarla. Lui sa bene cosa sta accadendo ma sembra che Elle sia assorta sull’immagine che lo specchio le rimanda> Devi osservare tutto lo specchio, Elle..<solleva una mano e gliela posa sul vitino sottile. Le sue labbra sono molto vicine all’orecchio di lei> Tutto lo specchio.. <ripete, quasi bisbigliando. Si sente un labile frusciare e sembra che siano le squame stesse del drago sulla cornice a produrle. Si stava muovendo perchè non è un semplice drago inanimato. Gli occhi rossi della bestia, adesso, sono aperti e stanno fissando intensamente la ragazza. C’è un che di inquietante in quello sguardo, come se fosse stato disturbato dal suo immortale sonno e la cosa non gli piacesse affatto> Non è così antipatico come sembra, non lasciarti intimidire e guardalo.. dritto negli occhi. <le stava dicendo come muoversi. Sa che Elle non avrà paura> “cosa volete?”<dice la bestia con la voce che sembra un mezzo ruggito, infastidita da quanto il suo consanguineo sta dicendo alla ragazza>

Elle

Infatti sto osservando tutto lo specchio, Liam! <gli risponde con il tono di chi sta già facendo la cosa giusta, solo con il suo maestro fa così, ma le piace fargli capire che riesce a stargli al passo e a non perdersi semplicemente nei dettagli, anzi.. è stata proprio la cornice la cosa che l'ha fatta esclamare di meraviglia. Infatti, quando sente la sua mano sulla vista e le sue labbra che gli sussurrano all'orecchio fa apposta a girarsi, sfiorandogli la bocca con la sua> Tutto.. <no, ora sta osservando lui e infatti gli sorride furbetta, per tornare a voltarsi quando sente il frusciare e, per la sospresa, fare un passo indietro contro Liam> Ma è vivo! <sgrana gl'occhioni verde acqua, fermando però il suo sguardo in quello del drago, come le dice di fare il ragazzo> Chi sei tu? <ha detto proprio bene, non ha assolutamente paura, sembra solo curiosa di sapere cosa sta accadendo>

Liam

<quando lei si gira e gli sfiora le labbra, si ritrae appena perché non è quello il momento giusto per scambiarsi gesti d’affetto. La mano sulla vita però non l’ha spostata, anzi, si è stretta ancor di più> Chi lo sa? Dopotutto gli specchi, alle volte, possono creare delle illusioni.. Nessuno qua davanti può dire cosa sia reale e cosa no. <continua a parlargli nell’orecchio, quando lei si volta dopo essersi accorta appunto che quel drago che dormiva appollaiato sulla cornice non è una semplice statua ben fatta> Non evitare mai il suo sguardo.. non fino a quando sarà lui a dirti cosa devi fare.. <la bestia sta studiando la ragazza, guardandola in maniera penetrante> “Sangue reale.. “ <ha riconosciuto Elle e le sue ali si muovono impercettibilmente mentre nella superficie dello specchio si sta creando una specie di vortice che distorce le immagini che avrebbe dovuto riflettere nitidamente> “Io” <fa una pausa> “sono il custode dell’artiglio..” <il suo tono è cambiato. Riconoscere Elle come pronipote di Thiamanth sembra essere un vantaggio> “E voi volete passare..” <questa volta è Liam ad annuire e il drago sorride, stringendo Elle con decisione affinchè non arretri ancora> “Bene.. vi accontenterò, ma prima.. dovete risolvere un dubbio che mi attanaglia la mente da secoli..”

Elle

Ci siamo io e te in quello specchio, e a meno che io non stia sognando, siamo reali.. <si tiene però ben appoggiata a lui che vedere il drago muoversi l'ha sorpresa e non se lo aspettava> Va bene.. <lo sussurra a mezzavoce, senza mai staccare gl'occhi dalla creatura e ascoltandola con attenzione, annuendo alle sue prima parole. Per una volta è contenta di avere proprio quel sangue, ha come il dubbio che se fosse stata una semplice creatura a stare li di fronte avrebbe fatto una brutta fine> Dell'artiglio? <aggrotta la fronte, non sapendo a che artiglio si sta riferendo> Liam che artiglio? dove vogliamo.. <passare? Bè si risponde da sola notando finalmente il vortice nello specchio e , se possibile, sgranando ancora di più gl'occhi> Ti ascoltiamo.. <ci mancherebbe altro>

Liam

Fra sogno e realtà esiste un confine molto labile Elle. Potresti aprire gli occhi e accorgerti che tutto quello che pensavi fosse reale, in realtà non lo è.. <sorride mentre le parla e, dopo aver finito, le bacia leggermente il lobo dell’orecchio> Scoprirai presto di cosa si tratta, se sarai abbastanza abile. Io mi fido di te.. adesso è il momento di dimostrare che non mi sono sbagliato.. <finalmente allontana la mano dal corpo di elle e le si piazza accanto, mentre il drago sullo specchio si passa un artiglio sulla tempi, come se stesse cercando di ricordare esattamente cosa deve dire> “Secondo te qual è la differenza tra uno stupido ed uno specchio?” <liam scuote la testa. Sa che i draghi vanno matti per gli indovinelli e sa la fine che fanno quelli che non sono in grado di rispondere. Infine sbuffa> Ci risiamo.. <rotea gli occhi ma, purtroppo, non tocca a lui rispondere. Il vortice prende a girare sempre più velocemente e alla fine, l’immagine riflessa nello specchio si stabilizza. E’ una porta>

Elle

<non risponde direttamente a Liam perchè lui sta dietro a lei, lei invece sta mantenendo gl'occhi fissi sul drago> In questo momento voglio continuare a stare qui, che sia sogno o realtà.. <si, le piace come sta andando a svolgersi la situazione> non ti deluderò, Liam.. <no, qualsiasi cosa sia vuole dare il meglio di sè. Ascolta il drago, storgendo appena il labbrino, poi mettendo la bocca a coniglietto mentre ci pensa un pochino, facendo finta di non ascoltare i commenti del drago dietro a sè> Uno specchio riflette, mentre lo stupido invece no.. Altrimenti, non sarebbe tale.. <sorride, fiera del suo pensiero, ma subito rimanendo di nuovo stupita per la porta appena apparsa>

Liam

<sospira, perché anche lui sa che prima o poi Elle dovrà andare via.. e la cosa non gli piace molto. Si sta abituando alla sua presenza e, nonostante la differenza di età, lei gli riempie le giornate. Intanto il drago sullo specchio continua a guardarla torvo. Non si capisce se la risposta di Elle gli sia piaciuta o meno> Brava.. <un sorriso sulle labbra di Liam. Le prende la mano, stringendogliela. Gli sembra un’osservazione logica e infatti, come da copione, la porta all’interno dello specchio si apre sprigionando una folata di ombra che li attirerà nello specchio. E’ come una tromba d’aria fatta di fumo nero che, lentamente li trascinerà in un'altra dimensione> “Potete passare.. “ <una risata malefica accompagna il loro viaggio fino a che non verranno praticamente catapultati qui www.diabloiiikore.com/diablo%203%20shack%20town.jpg >

Elle

<lei freme per il verdetto del drago e quando Liam le fa i complimenti si lascia andare a un sorriso soddisfatto> Grazie, ho avuto un buon maestro.. <lui, ovviamente. Ricambia la stretta di mano, guardando la porta che si apre con un misto di timore e curiosità> Dove.. Liam? <lo sente per mano a lei ma, nel buio, non riesce a vederlo e la risata malefica non aiuta di certo a chiarirsi le idee. Quando arrivano alla meta, è ancora stretta a Liam> dove siamo? Ma ci credi? Siamo in un'altra dimensione! Perchè lo siamo, non è vero? <è esaltata>

Liam

Non è ancora finita, Elle. Questo è solo l’inizio e non sarà sempre così facile.. <si piega appena in avanti per cingerle la vita quando vengono risucchiati nello specchio. Era da tanto tempo che anche lui non andava a curiosare nella sala degli specchi e, quello specchio in particolare, lo ha sempre evitato. Atterrato davanti alla casa continua a tenerla stretta a se> Proprio così. Una dimensione in cui, tutti quelli che hanno provato ad entrare, non sono mai tornati indietro. Sei sicura di voler continuare? <conosce già la risposta, ma ogni gesto, ogni parola è tesa a metterla alla prova. Davanti a loro, c’è un cartello in cui c’è scritto> Se la vita avete cara, la via di fuga vi dev’esser chiara.. <lo legge Liam ad alta voce, indicandole con un cenno del capo, un sentiero che sembra portare alla stessa porta che avevano visto riflessa nello specchio>

Elle

Ma ci sarai tu, no? Lo so che devo cavarmela da sola, ma se mi stai vicino.. <e per la prima volta non è un tono malizioso, ma si sento meglio ad averlo vicino in un posto simile. Ora infatti si mette a osservare bene, guardando la casa, sperando le dica qualcosa, ma è un posto che non conosce e non ha idea di dove si trovi> Si, se siamo qui, c'è un motivo, no? <ne è sicura. guarda il cartello, seguendo mentalmente le parole che Liam dice ad alta voce> Va bene, ora vediamo la via per continuare però.. Dove dobbiamo andare? <non ha intenzione di tornare indietro, nemmeno un po'>

Liam

Pensi che ti lascerei da sola? <no. Liam non è il drago stronzo che è facile trovare nelle terre di Thiamanth. Anzi.. forse è uno dei pochi che in passato spesso si è fatto vedere sulla terra.. chissà perché *_*> Probabilmente si, c’è una ragione.. ma non estorcerai nulla dalle mie labbra Elle.. nemmeno se mi guarderai con quei tuoi occhi da cerbiatta.. <le prende la mano e, senza aspettare che lei dica altro, la guida fino alla casa> E’ questa la via per continuare.. dobbiamo entrare.. <e, arrivato davanti alla porta la apre, precedendola questa volta e non perché non conosce le buone maniere, ma perché la dentro potrebbe esserci qualsiasi cosa. Invece.. invece regna il silenzio se non per il fuoco che scoppietta in un camino. E’ una catapecchia quella casa. Mobili vecchi e maleodoranti. Polvere ovunque e l’unica fonte di luce è, appunto, il fuoco>

Elle

No, ma è sempre meglio assicurarsene.. <continua a tenergli la mano, trotterellandogli al fianco> Maledizione, speravo di incantarti ma mi è andata male! <sorride però perchè non sta parlando seriamente ma continuando a scherzare, finchè non si decide a farsi seria una volta per tutte quando entrano> Cosa c'è? C'è qualcuno? <quante domande, fortuna le fa sotto voce per non disturbare qualsiasi cosa si nasconda li dentro. Lo segue, fermandosi accanto a lui e sbirciando attorno> è vuota.. Credi sia disabitata? Io non mi fido, nemmeno un po'.. <guarda il camino e poi Liam> quello non si è acceso da solo..

Liam

Servirà molto di più degli occhi dolci per incantarmi, Elle.. <scuote la testa, zittendosi anche lui poi una volta dentro la casa. Si guarda attorno, probabilmente sta cercando qualcuno anche lui, ma pare davvero non ci sia nessuno> Una volta questo posto non era così.. ci viveva una famiglia di potenti streghe. Una di loro aveva tre figli ma.. <si blocca, sospirando appena. I tre bambini sono morti per mano di altri che avevano sperato di impossessarsi dell’artiglio. Ma c’è qualcos’altro a parlare al posto di Liam> “Non avete letto cosa c’era scritto sul cartello?” <la voce è brusca ma nella stanza non è apparso nessuno. Il fuoco.. è quello che ha parlato perché lì, magicamente è apparso lo stesso drago che prima si trovava sullo specchio, solo che è tutto fatto di fuoco *_*> ancora tu.. <scuote la testa, senza lasciare nemmeno per un momento la mano ad Elle>

Elle

Ma che cosa? Sono morti, vero? <può immaginarlo, non come, nè se uccisi o meno ovviamente, ma dal tono di Liam di certo quella storia non finisce bene. si guarda intorno quando sente la voce, ripuntando gl'occhioni sul fuoco quando si accorge della forma che ha assunto e capisce chi hanno di nuovo di fronte> Certo che lo abbiamo letto, ma non c'era scritto di non proseguire, solo di.. Ricordarsi la via d'uscita.. <stringe la mano a Liam, appoggiandosi contro il suo braccio e guardandolo> Non ci lascerà andare avanti?

Liam

Proprio così. Uccisi da chi come.. <il fuoco scoppietta aumentando di dimensione> “Non devi raccontare quella storia ai mezzi esterni!” <i mezzi esterni sarebbero come i mezzi babbani, Hermione ad esempio *_*. Dopotutto Elle non ha esclusivamente sangue draconico che le scorre nelle vene e i draghi son restii a raccontare le loro storie> Lascia perdere quello che dice Elle. Sta cercando di deconcentrarti. Credo che ti lascerà passare se risponderai a un altro dei suoi stupidi indovinelli.. <rotea gli occhi e il drago nel fuoco, tornato in dimensioni ridotte, assume lo stesso ghigno che aveva sullo specchio, fissando Elle>” In una casa ci son tre fratelli a volte son brutti e a volte son belli. Il primo non c'è perchè sta uscendo,il secondo non c'è perchè sta venendo, c'è solo il terzo, il più piccolo dei tre,ma quando manca lui, nessuno degli altri due c'è. Chi sono?”

Elle

<sussulta quando si sente accusare dal drago nel fuoco, già pronta ad ascoltare il resto della storia da Liam> Ma, io volevo saperlo.. E poi credo che il nonno vorrebbe io sapessi certe storie.. <questo lo dice guardando Liam ma chiaramente riferendosi al drago di fuoco con tono saccente, perchè Elle ha un bellissimo carattere e accetta di buon grado le accuse *_*> Va bene, mi sembra quella sfinge di cui mi hai raccontato l'altro giorno.. <sospira e sta ad ascoltare l'indovinello, corrugando la fronte> Questo è più difficile.. <lo dice tra sè e sè, mentre passa alcuni minuti pensierosa e in silenzio. Quando crede di avere la risposta esatta, rialza lo sguardo sul camino> Tre fratelli, come tre momenti, giusto? Uno sta uscendo, vuol dire che se ne va.. Quindi è il passato. Il secondo sta venendo, quindi vuol dire che sta arrivando, il futuro.. Il terzo è il presente, perchè dura un istante, quindi il più piccolo, e se ora è il presente, non ci possono essere nè passato nè futuro.. <sorride a Liam tutta tronfia> Allora, ho indovinato?

Liam

Te la racconterò, quando non ci saranno altre orecchie oltre alle nostre.. <si volta a guardare il drago nelle fiamme, ricambiando il ghigno allo stesso modo. Non sopporta che qualcuno si rivolga ad Elle in quel modo.. lui non ha alcuno problema con gli esterni, soprattutto se poi si tratta di una parente del boss> Sei più esterno tu di lei.. e se non chiudi quella boccaccia, smetterai di esistere in questo istante.. <liam è un drago paziente, ma molto intollerante alla maleducazione. Ascolta la soluzione proposta da Elle e quel sorriso sulle labbra si allarga> Ti ha fregato.. <annuisce alla ragazza e, proprio quando lei chiede se ha detto bene, da tre porta differenti sbucano tre fantasmi di bambini. I tre bambini uccisi in quella casa. Il passato, il presente e il futuro. Tutti e tre portano in mano un dono. Uno ha questa http://images.wikia.com/harrypotter/it/ima...izard_cupuj.jpg che è un passaporta. Il secondo, invece ha in mano una perla nera www.sicoligioielli.it/_SICOLI__files/24_grande.jpg Infine il terzo allunga le mani verso Elle per darle una foglia di una pianta. Nessuno specifica a cosa servono quelle cose, ma nel camino scoppiettante, il drago -che sta lentamente svanendo- aggiunge> "Ci rivedremo e quella sarà l’ultima volta.." <e ride, scomparendo completamente con la sua risata malefica>

Elle

<le verrebbe da fare la boccacce al drago di fuoco quando sente cos'ha da dire Liam, ma si trattiene perchè ormai è grande e ha smesso di comportarsi come se avesse cinque anni da un po', ma non si può dire che non sia soddisfatta di sentire il suo amico drago parlare così> E siamo a due punti per Elle e zero per il guardiano <ovviamente una cosa sciocca doveva dirla. Stringe la mano a Liam e gli fa l'occhiolino> Seriamente, devo dire al nonno che ti promuova.. <ma si zittisce quando appaiono i tre fantasmi, è una continua sospresa questa giornata> Sono loro? <la doanda è ovviamente retorica e passa in secondo piano quando vede che ognuno dei tre porta un dono> Grazie.. <questo lo dice al terzo bambino, prendendo tra le mani la foglia come se fosse un dono prezioso, si ricorda del semplice fiore che le hanno regalato le due bambine più dolci del mondo e, per un istante, sorride al loro ricordo> Per fortuna.. <questo lo dice solo quando il drago se n'è andato> Ora? <mostra la foglia a Liam>

Liam

<scuote la testa al commento della ragazza, sorridendo appena. Felice anche del fatto che quella bestiaccia fastidiosa sia sparita> Non c’è bisogno che tu dica nulla, Elle.. lui sa e vede tutto. Lo hai dimenticato? Lo farà se lo riterrà opportuno.. <alza le spalle e poi segue i tre bambini che sfilano davanti ad Elle. Quello che ha la perla, porge il dono ad Elle> E una spilla e, sono sicuro che ti servirà.. <si volta a guardare la ragazza e gli impunta l’oggetto sulla camicia bianca> Si, sono loro.. e pare che non sono ostili come quel cretino.. <torna a guardare i fantasmi e sorride> Grazie.. <e i ragazzi svaniscono esattamente come sono apparsi dopo aver donato ad Elle anche la porta> Tieniti forte al manico.. <detto ciò, afferra l’altra estremità e tutto inizia a vorticare attorno a loro, trasferendoli in un'altra dimensione http://static.desktopnexus.com/thumbnails/...igthumbnail.jpg Arriveranno sulla sponda di un lago, specchio di un cielo completamente scarlatto>

Elle

Lo stresserò talmente tanto che lo riterrà opportuno pur di togliersi sua nipote dai piedi.. <lo dice ridendo, ha scoperto di avere almeno un po' di acendente su quel rozzo uomo che è Thiamanth. Nell'altra mano prende anche la perla, rigraziando anche il secondo bimbo e poi sorridendo a Liam quando gliela appunta> è bellissima.. Grazie.. <ora li ringrazia entrambi, di nuovo> Poveri, ricordati che me lo racconterai cosa gli è successo.. <prende poi il manico, senza realmente sapere cosa le succederà di li a poco, infatti non si aspettava di venir risucchiata in quella maniera e, una volta arrivati sulla sponda del lago, mollerà la coppa finendo bella che stesa sull'erba> Ahia! Cosa diavolo hai combinato? <si porta una mano allo stomaco, le verrebbe da rimettere se il suo stomaco non fosse forte e, soprattutto, se la vista mozzafiato non le facesse dimenticare di essere appena stata catapultata brutalmente in un'altra dimensione> Non ti pare un po' troppo romantico come primo appuntamento? <ci scherza anche su ._.>

Liam

Forse ti darà ascolto ma in ogni caso, se sono qui con te non è di certo per ingraziarmi tuo nonno. Ho smesso di pensare a te come una cosa grazie alla quale posso ricevere quella promozione. Dopotutto non sono i gradi a fare grande una persona.. <la stringe a se mentre il vortice li catapulta in riva al lago. Ma durante il viaggio perde la stretta quindi quando atterreranno, Liam viene catapultato ai piedi di un grande albero http://s3.apkhub.com/2b8e85705fc911df8fb9000b2f3ed30f.jpg poco lontano da Elle> Ti assicuro che avrei preferito un posto diverso da questo, se ti avessi invitata ad uscire. <solleva la testa a guardare la chioma, poi torna sulla ragazza.. serio> L’erba Elle.. <è l’unica cosa che le dice. Quello sotto il quale si trova è l’albero del veleno e la foglia che uno dei bambini ha dato alla ragazza è Achillea. Una pianta che rende immune ai veleni. Non può aggiungere altro però. Questa è la prova di Elle e deve arrivare da sola alla conclusione. Le ha fatto studiare le piante apposta, probabilmente>

Elle

Questo vuol dire che all'inizio mi usavi! <apre la bocca fintamente sconcertata> Che persona spregevole, Liam, ma ci passerò sopra perchè hai un bel fondoschiena.. <ma Elle! Non la si può tenere certe volte *_* fortuna che poi lo scenario cambia ed è costretta a tornare una persona seria e concentrarsi su quella.. Missione> Lo spero bene, ma dove siamo? <si guarda intorno, cercando di riconoscere anche quel posto, ma non le viene in mente niente finchè Liam non le parla di nuovo> L'erba? Che erba? <segue il suo sguardo, osservando l'albero, e poi di nuovo l'erba> Proprio li dovevi rotolare? <sbuffa, facendo qualche passo avanti e poi fermandosi per pensare bene, intanto che si sventola la foglia sotto al naso, incurante di avere la soluzione in mano> Dannazione.. <ci arriva eh, un momento però, deve accorgersi che quella che ha in mano non è una pianta qualunque. Guarda la foglia casualmente, come se vi volesse trovare scritto le istruzioni per aiutare Liam, ed è li che la riconosce e la mostra al drago come se la avesse appena trovata ai suoi piedi> Ora arrivo.. <si, intanto si siede a terra sminuzzando le parti della foglia sul palmo della mano aperto, arriva è Liam, non temere *_*>

Liam

Che perspicacia. <le sorride, anche se quel sorriso sembra si stia spegnendo> Hai detto bene, comunque. All’inizio.. adesso le cose sono diverse.. <la guarda, è tornato serio e il suo colorito diventa sempre più pallido. Non ha scelto lui dove atterrare e in ogni caso.. è probabile che sia stata opera del guardiano> Giuro che lo ammazzo.. <digrigna i denti, accovacciandosi ai piedi dell’albero incapace di muoversi. Spera che Elle arrivi presto alla soluzione altrimenti è lui che ci lascia le squame> Dovresti.. <fa una pausa. Sta diventando difficile respirare e, in forma umana, ne ha davvero bisogno. Lancia un ultima occhiata ad Elle> prendine un po’ tu.. prima di.. <voleva dire avvicinarti ma non riesce. Chiude gli occhi e il movimento del suo petto si fa via via sempre più irregolare. Adesso, o Elle lo aiuta.. o dovrà proseguire l’avventura da sola>

Elle

Per fortuna, o altro che promozione, ti facevo spedire nelle segrete del vulcano.. <lei sta continuando a parlare e vaneggiare apposta perchè sa del veleno e vuole cercare di tenerlo sveglio il più possibile intanto che continua a sminuzzare la foglia rapidamente> Ecco, ho quasi fatto.. <si alza, quando in mano non ha nien'altro che pezzettini molto più facili da ingoiare di una foglia intera, infatti subito divide a metà l'ottenuto, ingoiando la sua parte con una smorfia> Che schifo, è amara.. Tanto amara.. <ma non ha tempo di disperarsi, infatti una volta inghiottito si avvicina al drago, chinandosi su di lui> Hei, apri la bocca, bravo.. Così.. <ovviamente lo aiuta lei, facendogli finalmente ingoiare la parte di briciole di foglia rimasta> Ingoia Liam, avanti! Se rimani qui ti porto avanti a calci.. <certo!>

Liam

<anche se lei parla per tenerlo sveglio, lui non può risponderle e non ingoia nemmeno quando lei gli infila a forza la pastura nella bocca. Sembra morto, tant’è che anche il petto ha smesso di muoversi. Era atterrato praticamente sotto l’albero del veleno e su di lui l’effetto è stato devastante. Nel mentre che Elle lo aiuta, però, alle sue spalle è arrivata -è proprio sbucata fuori dal lago- una creatura meravigliosa e lucente. Nuda con il capo ricoperto di fiori intrecciati ai capelli http://exogino.files.wordpress.com/2011/08/ninfa3.jpg “Si salverà..” <il suo volto è sorridente. Suppongo che Elle si distrarrà a guardare chi è arrivato alle sue spalle e, proprio in quel momento, Liam ingoia l’achillea e riapre gli occhi lentamente, trovandosi di fronte a quella donna.. una ninfa>

Elle

Liam! Liam per favore, ingoia.. Dai! <lo incita cercando di spingerli a forza l'antidoto in bocca, ma se lui non collabora, è difficile fargli ingoiare qualsiasi cosa> Liam ti prego.. <le sta iniziando a venire da piangere e ormai più che fargli ingoiare ha preso a scuoterlo> Liam.. <si accorge della ragazza solo perchè, cos' lucente, ne nota il bagliore contro l'albero violaceo> Chi..? <si gira, rimanendo ancora una volta incanta dalla figura> Ne sei sicura? Sono arrivata tardi, io.. è colpa mia.. Liam.. <lo sta sussurrando a fior di labbra e, non appena lo vede seriamente rinvenire, lo abbraccia di slancio, stritolandolo> Oh per fortuna, credevo.. Non fa niente, non fare più scherzi simili.. <un burlone!>

Liam

<la creatura continua a sorride ad Elle, ed è lei a parlare> “Sono talmente certa che quanto ho detto si è appena avverato..” <e lo dice come se lei c’entrasse qualcosa con la ripresa del drago. Liam si lascia stritolare sorridendo appena e incanalando tanta aria nei polmoni. Come quando stai sott’acqua tanto tempo e poi riaffiori in superficie> Prometto di non atterrare più sotto alberi velenosi.. ma non darti alcuna colpa. Sto bene e sei stata brava.. <solleva una mano per accarezzarle i capelli e, dietro di lui, magicamente sta apparendo un’altra porta, probabilmente l’ultima>” Voi volete passare.. “<nella mano della donna è comparsa una chiave che tende verso la ragazza. Liam si rimette seduto, senza mollare Elle, e guarda la creatura luminescente> Basta con gli indovinelli, però.. <la ninfa scuote la testa, non sono gli indovinelli che vuole ma qualcosa che Elle porta sulla sua camicia> “No. Niente indovinelli.. noi preferiamo.. le perle..” <e infatti è proprio alla perla che la donna rivolge un ultimo sguardo. La porta ormai si è completamente realizzata>

Elle

<ora non molla Liam manco a morire, ha paura che torni a perdere i sensi da un momento all'altro> Si ma ci ho messo troppo, dovevo essere più veloce.. <notare che aveva già gl'occhi lucidi, ma se li asciuga rapidamente rivolgendo la sua attenzione di nuovo alla ninfa> Fa che questa sia l'ultima porta, per favore.. <è una preghiera non si sa bene per chi, ma ancora prima che la ninfa le guardi la perla, se la stava già sfilando dalla camicetta per porgergliela in cambio della chiave> Ecco, è la perla più bella che abbia mai visto.. <infatti ora che gliela dona la osserva meglio ed è proprio stupenda, così nera> Ora possiamo passare?

Liam

<si tiene stretto ad Elle e si alza. L’erba lo ha completamente ristabilito ma ha perso un po’ della sua forza> Elle ci hai messo il giusto. Non ti ho nemmeno detto che questo albero era velenoso. Hai capito tutto da sola e sei stata bravissima. Non ti avrei scelto se non sapevo che sarebbe stato così.. <fa una smorfia e poi lascia che Elle possa donare la perla alla ninfa, che la raccoglie tra le sua mani, lasciando cadere la chiave in quella di Elle> “Grazie..” <le sorride, è una creatura buona.. ma dietro quella porta Elle non avrà la stessa fortuna> “Fate attenzione.. e ricordate l’artiglio di Drago vi tornerà utile..”<lancia un ultimo sguardo a Liam e la porta che si era formata sul tronco dell’albero si apre magicamente, mentre la ninfa scompare esattamente com’era apparsa> L’artiglio di drago.. sai di cosa parla, vero? <la verbena. E’ chiamata artiglio di drago e, se Elle si ricorda bene, Liam si stava rigirando un fiore tra le mani quando lei è arrivata davanti alla sala degli specchi çç> Dovremmo andare.. ma prima.. <schiude la mano e appare questa www.spicesmedicinalherbs.com/img/verbena-officinalis.jpg >

Elle

<lo ringrazia con un sorriso perchè si è fidato di lei, è già tanto che si limiti a quello e non a slanci più passionali, tempo al tempo. Tiene stretta la chiave nella mano, guardando l'elfa e accennando un sorriso anche a lei> Grazie.. L'artiglio di drago? <ovviamente, a primo acchito non pensa alla pianta ma a qualcosa di materiale, come un vero artiglio di drago o qualcosa che lo ricordi, ma alla domanda di Liam fa mente locale e annuisce> La verbena, giusto? Era nel tuo libro.. Aspetta, non era il fiore che avevi.. <infatti, sorride tra sè e sè quando vede il fiore in mano a lui> Appunto.. <prende il fiore tra le mai, riprendendogli la mano con l'altra> Andiamo?

Liam

Come vedi, ho fatto bene a riporre la mia fiducia in te.. sei sveglia Elle. Molto più sveglia delle frivole ragazze della tua età che girano al vulcano.. <infatti nessuna di loro è mai riuscita ad avvicinarlo. Nessuna di loro conosce i suoi segreti. Le stringe la mano e, dopo averle lasciato il fiore, si avvia alla porta. Questa volta nessuna caduta accidentale.. semplicemente percorreranno un lungo corridoio che, alla fine, li porterà in una caverna dove, al centro, si trova una teca di vetro, chiusa a chiave.. contenente questo http://emmegreca.files.wordpress.com/2009/...icale.png?w=418 > Eccolo.. <liam sorride. Attorno a loro una calma surreale. Troppo strana e soprattutto troppo semplice> Quello è l’artiglio della discordia. Il tuo premio. E’ un pugnale che tanto tempo fa aveva il potere di assoggettare a se chiunque lo guardasse. I migliori combattenti lottarono per averlo e molte città vennero rase al suolo.. <tiene lo sguardo fisso sull’arma, senza mollare la mano di Elle. Ma in un angolo della caverna c’è nascosto qualcosa o, qualcuno, che.. prende la parola al posto di Liam> “.. quegli stupidi non sapevano nemmeno come usarlo. Eppure lo volevano. Vero Liam?” <lentamente si fa avanti, ma in quel buio pesto è difficile capire cosa sia quella che appare solo un’ombra> “In ogni caso, la storia continua così: Degli stregoni, stufi di tutte quelle guerre per un pugnale, formularono un incantesimo che gli donò un potere diverso, ma allo stesso modo importante. Poi lo diedero ai draghi per custodirlo. E io, sono il suo unico custode.." <finalmente esce dall’ombra. E’ il drago che si trovava sullo specchio solo che, questa volta, è in tutta la sua grandezza www.planetcalypsoforum.com/gallery/...dragon_mean.jpg >” Il suo potere adesso è quello di portare alla verità.. e tu lo vuoi, vero Elle? Quanto ti piacerebbe conoscere la verità sui tuoi genitori.. su.. tuo fratello..” <la guarda, torvo.. mostrando le fauci> “peccato che non lo avrai mai..” <liam tiene lo sguardo fisso negli occhi del suoi simile> Non lasciarti distrarre da quello che dice Elle. Puoi prenderlo. Devi solo crederci..

Elle

Non sarei la degna erede dell'Araldo, altrimenti.. <già, e probabilmente Thiamanth non avrebbe fatto tanto se non fosse stata degna. Lo segue lungo il corridoio, sempre tenendolo per mano> Ecco cosa? <all'inizio non capisce bene cos'è, ma man mano che si avvicinano riconosce la forma di un pugnale> Che brutto potere, causa solo danni qualcosa di simile, ma hai detto che ERA il suo potere.. Ora? <ma non ha nemmeno il tempo di alzare lo sguardo su Liam per farlo continuare che qualcuno prende il suo posto> Gli stregoni sono stati saggi allora.. Quindi è questo il realtà l'artiglio di drago di cui parlava all'inizio? <parla con Liam, riferendosi a quello che disse il drago dello specchio. Per sicurezza continua a stare vicino a lui, che non si sa mai con un drago così grosso> Sei sicuro che posso? <ovvio che le viene il dubbio dato quello che le ha appena detto il drago. Si guarda però la chiave che tiene in mano, se ce l'ha lei, si dice, un motivo c'è, e infatti fa qualche passo verso la teca, con la chiave in mano. Si gira ancora una volta verso Liam, poi, finalmente, apre la teca, rimanendo però immobile che non è sicura sia tutto finito li>

Liam

No, non lo saresti. Penso che gli daresti grandi soddisfazioni se restassi.. <un po’ è quello che vuole lui, ma sa che la ragazza dovrà tornare a Return, quando verrà il tempo. Le tiene la mano, per tutto il tempo in cui il drago termina la storia che aveva iniziato lui. E solo alla fine, guarda Elle per rispondere alla sua domanda> E’ tuo Elle. Hai superato tutte le prove.. adesso.. devi solo prenderlo.. ci penserò io a tenerlo a bada.. <perché si, non sarebbe stato così semplice. Infatti quando Elle si avvia verso la teca, il drago verde si alza in volo, pronto a fermarla. E’ diretto proprio contro la ragazza, determinato a fermarla a qualsiasi costo. Sta per abbattersi su di lei, ma proprio in quel momento qualcosa di molto grande e rosso, si frappone tra i due www.santharia.com/pictures/isilhir/...re_dragon_2.jpg > Sbrigati, Elle.. <la voce era un ringhio adesso e lo sguardo di fuoco, Elle non l’aveva mai visto nella sua reale forma> Non le torcerai un capello.. l’artiglio è suo e non sarai tu ad impedirle di prenderlo.. non senza passare sopra il mio cadavere.. <e, giratosi verso il drago verde, lo attacca, sprigionando dalle fauci una fiammata diretta al guardiano. Non servirà a ucciderlo ma, almeno, Elle potrà recuperare il pugnale mentre liam lo tiene occupato>

Elle

Lo so.. <dice solo questo, infondo lei è divisa dal tornare o no a Return, anche se ha promesso a suo padre alla fine ed è una promessa che vuole mantenere> Sei sicuro? <glielo chiede perchè non vuole metterlo in pericolo, anche se immagina che Liam sappia il fatto suo in quanto a tenere a bada un drago> O mio dio! <è meravigliata e impaurita da quel Liam che ora non conosce. I due draghi occupano gran parte dello spazio e, guardandosi alle spalle, non vede nient'altro che un'immensa massa rossa contro quella verde. Finamente si decide a infilare la mano all'interno della teca, estraendo il pugnale e sollvandolo in aria> Ce l'ho, Liam, l'ho preso! <lo abbassa, tenendolo stretto in mano>

Liam

<non risponde più alle domande di Elle. E’ troppo impegnato a lottare e ad evitare che il guardiano lo oltrepassi per arrivare alla teca e quindi ad Elle. Sta cercando di afferrarlo con i suoi artigli e glieli infilza praticamente nelle spalle. IL drago verde ringhia furioso e cerca di divincolarsi.. ma Liam, per quanto sia molto pacato nella forma umana, diventa una vera belva quando è drago. Una belva capace di uccidere un suo simile se si frappone tra lui e la sua meta. Riesce in qualche modo ad immobilizzare il grardiano e punta lo sguardo su Elle che finalmente è riuscita a prendersi il pugnale> La verbena.. <un urlo simile a un ruggito. Deve strofinarla sulla lama e poi, con decisione, colpire il guardiano dritto al cuore. Le avrà detto come uccidere un drago e Elle, ha il pugnale giusto>

Elle

La verbena? <ha un attimo di confusione, probabilmente perchè è intimorita dal combattimento tra i due, date le moli imponenti, ma sir icorda del fire che le aveva donato prima Liam, riprendendolo subito in mano quando le viene alla mente. Lo strofina lungo tutta la lunghezza della lama per un paio di volte, sperando questo basti> O mio dio, ma sei sicuro? E se il nonno non vuole? <dubbio lecito, ammazzare un drago del genere è un affronto diretto a Thiamanth ma pensa anche, che se è li, un motivo c'è e probabilmente l'Araldo è già a conoscenza di tutto. Il suo essere minuta ora a confronto dei due draghi gioca a suo favore, perchè può insinuarsi in mezzo a quegli immensi corpi senza fatica, arivando praticamente di sospresa accanto al drago guardiano e, con un colpo preciso, salta per infilargli il pugnale nella pelle coriacea fino a devastargli il cuore>

Liam

E’ un drago guardiano.. <e con ciò intende dire che se è stato messo a vegliare su un pugnale così speciale, c’era la possibilità che qualcuno potesse ucciderlo per appropriarsi dell’arma. Poi Liam non avrebbe mai fatto fare ad Elle una cosa contro il volere del boss. Continua a tenere a bada il drago verde e, quando si accorge di Elle, cerca di tenerlo fermo il più possibile affondando maggiormente gli artigli nelle squame delle spalle. Il guardiano, colpito al cuore, si dimena e gli artigli delle zampe posteriori stanno per colpire Elle> Elle.. <un ringhio risuona in tutta la caverna facendola vibrare e liberando pezzi di pietra dalle pareti. Liam ha fatto scudo alla ragazza con un braccio e gli artigli del drago gli hanno lacerato la pelle coriacea. Il guardiano, ferito a morte, si accascia al suolo mentre Liam, tornato umano per il colpo, si appoggia alla pancia del drago ormai sul punto di morire, tenendosi il braccio ferito con l’altra mano> Ce l'hai fatta.. <un sorriso soddisfatto, misto a smorfie di colore. Ma ha ragione. Il guardiano è morto e Elle ha il suo pugnale. E' finita>

Elle

<non avrebbe avuto la prontezza di sfuggire alla zampata di un drago se non fosse intervenuto Liam, infatti non ha nemmeno tentato di scappare, si è solo accucciata coprendosi la testolina bianca con le mani e chiudendo gl'occhi, che riapre solo quando sente il drago stramazzare al suolo e la voce di nuovo umana di Liam> Ce l'abbiamo fatta.. <gli sorride, andandogli subito vicino> Grazie, mi hai salvato la vita.. <un po' per ciascuno. Gli bacia le labbra, ma senza nessuna malizia, è il suo modo per ringraziarlo> Ora ce ne dobbiamo andare..

Liam

<scuote la testa> Io non ho fatto granchè.. e poi te lo dovevo. Sei stata tu a salvarmi dal veleno dell’albero. <ricambiò quel bacio, ma stancamente. Lottare lo ha spossato e si vede. Lascia che il braccio ferito gli ciondoli di fianco e poi, con quello sano, l’avvicina a se e se la stringe al petto> Non abbiamo alcuna fretta. Ho cambiato idea sai? Penso che l’appuntamento al lago della ninfa sia abbastanza adeguato dopo una giornata come questa.. <le soffia nell’orecchio, bisbigliando> E poi quell’acqua è miracolosa.. <le bacia leggermente il lobo e beh.. direi che entrambi si sono guadagnati come minimo, una settimana intera di nullafacenza>

FINE
 
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view post Posted on 27/2/2012, 21:25
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Venerdì notte, Point of Evil

Ginevra

Una giovane vampirina, tale http://data.whicdn.com/images/10877258/tum...1_400_large.jpg, aveva ben pensato che forse -FORSE- era arrivato il momento di rifarsi viva con quella che, fino a poche settimane fa, era la sua compagna di stanza e ora aveva il dubbio non lo fosse più. Era appena rientrata dalla caccia e, costatato che Dagon non era in camera, aveva fatto dietrofront, scendendo di un piano per ritrovarsi a bussare contro la porta di quella che, in fondo, era ancora camera sua.
"Cathy ci sei?" ma ancora prima di finire la frase stava già aprendo la porta: era stata lei stessa a imporre l'incantesimo di chiusura a quella porta e, oltre a Cathy, era l'unica a sapere la *parola magica*.

Catherine

L’altra vampirina www.modelresource.ca/Scene/Sept10/anais_1.jpg scalza e seduta sul parapetto della finestra aperta, con i lunghi capelli sciolti che ondeggiavano accarezzati dal vento, stava ascoltando un pezzo www.youtube.com/watch?v=JxPj3GAYYZ0 che le ricordava i primi giorni passati insieme a Stephan. Stringeva tra le mani la custodia del CD e guardava fuori nonostante avesse sentito arrivare la sua amica, che ormai non vedeva da giorni. Non aveva la sua solita aria sognate. Era spenta e il suo sguardo assente, inespressivo. Voleva provare a sentirsi come le aveva insegnato l’angelo Castiel, ma non ci riusciva. Il sangue di Armand si stava facendo sempre più strada dentro di lei e provare sentimenti come l’amore era diventato difficile, era come se quell’interruttore si fosse spento. Non rispose nemmeno a Ginevra. Rimase lì seduta a fissare fuori come se quell’arrivo non l’avesse affatto toccata.

Ginevra

"Non con troppa enfasi eh Cathy.. Ok che potevo farmi sentire anche prima, ma pensavo di esserti mancata almeno un po'.." tutto questo le era uscito di getto non appena, una volta entrata, aveva osservato l'amica di sempre rimanere li ferma, impassibile a qualsiasi cosa intorno a lei. Apposta fece sbattere la porta piuttosto forte, per chiuderla e farsi notare, dopodichè con un gesto di stizza mise in pausa lo stereo e si fermò dietro a Catherine con i pugni sui fianchi.
"Return chiama Catherine, Return chiama Catherine, rispondete se c'è qualcuno in linea!"

Catherine

Continuò a guardare fuori senza prestare la minima attenzione a ciò che le stava dicendo Ginevra. Era già uno sforzo immane restare nella camera piuttosto che andare fuori, nella foresta, a nutrirsi di qualche gustoso elfo. Tuttavia aveva perfettamente colto le parole dell’amica. “Mi sei mancata.. ma non pensavo che saresti tornata così presto..” Disse, ma senza troppa convinzione o emozione. Le era mancata, questo era certo ma.. a quanto pareva non riusciva a modulare la voce per lasciarle intendere che non stava mentendo. Si voltò, quando le arrivò dietro e la guardò con quegli occhi vacui, che non le appartenevo. Sembrava davvero che non fosse a return con la mente, ma che quel corpo fosse solo una marionetta in mani molto più forti di lei. “Devi dirmi qualcosa, forse?” riusciva a sentire il suo distacco, se ne rendeva conto da sola che qualcosa dentro di lei era cambiato, ma non aveva la forza per ribellarsi. Se non ci riuscivano i ricordi di Stephan, non sarebbe riuscito a svegliarla null’altro.

Ginevra

"Così.. Presto?" con la fronte aggrottata le poggiò le mani sulle spalle, stringendogliele appena con quel calore che solo un'amicizia sincera può dare. "Catherine, se tu non te ne fossi accorta, e mi sa che è proprio così, sono praticamente DUE settimane che non dormo qui.." Era accigliata, si aspettava una reazione diversa che andava dai salti di gioia per averla rivista all'estrema ira per averla abbandonata senza nemmeno un biglietto. Avrebbe gradito allo stesso modo entrambe, piuttosto che quella Catherine apatica che aveva davanti. Ricambò lo sguardo quel tanto che bastava per capire che non stava parlando con Catherine ma con la bambola di Armand.
"Si ma, lascia perdere.. Tanto che io dorma qui o li ormai credo non faccia più troppa differenza, no?" Sapeva che non era colpa di Cahty quel comportamento, ma non riusciva a non essere arrabbiata per tanta indifferenza.

Catherine

La sua espressione non cambiò. Non riusciva a mostrare interesse per il ritorno a casa dell’amica anche se nel profondo sapeva che la cosa avrebbe dovuto farle piacere. “Due settimane non sono poi così tante e poi, non sono io che devo dirti cosa fare. Se vuoi restare lì restaci.. non è una cosa che mi riguarda” E invece la riguardava perché proprio in quel momento aveva bisogno che qualcuno le stesse vicino. Aveva bisogno della sua amica che le stringesse la mano e le dicesse che prima o poi, tutto si sarebbe risolto per il meglio. Abbassò lo sguardo sulle mani di Ginevra che le stringevano la spalla, poi tornò a guardare gli occhi della vampira sempre con lo sguardo svuotato. No. Quella non era assolutamente la Catherine che tutti conoscevano. Era una freddezza che prima o poi l’avrebbe trasformata in ciò che lei per prima odiava: un mostro con i denti a punta. Scrollò le spalle e prima di rispondere, mandò la testa all’indietro per tornare a guardare la luna. “Ti ho già detto che puoi fare quello che ti pare. Non sono la tua fidanzata ed entrambe sapevamo che prima o poi ci saremmo dovute separare..” In realtà dentro di lei qualcuno stava urlando e stava dicendo che la voleva lì, al suo fianco. Ma quelle parole non uscirono dalla sua bocca e nemmeno si manifestarono come pensiero.

Ginevra

"Cosa stai dicendo, Catherine? Abbiamo smosso mari e monti per vivere insieme, ci siamo messe contro tua madre per poter farti venire qui e ora mi parli come.. Come se niente fosse? Bene allora.." No, non andava proprio niente bene e non poteva nemmeno iniziare a mettere via le sue cose e andarsene del tutto, primo perchè quella, dopo tutto, era la SUA camera, secondo perchè non poteva di certo presentarsi da Dagon con armi e bagagli dopo come si erano concordati. Quindi per qualche minuto rimase in attesa di calmarsi, pensando bene a quello che stava succedendo. Quella non era la sua Catherine, di questo ormai ne era sicura.
"Giusto, tanto prima o poi te ne andrai anche tu, no? A proposito, hai sentito Stephan?" Non sapeva nemmeno lei da dove le veniva quel tono acido, ma vederla li immobile senza lottare le dava sui nervi.

Catherine

Continuò a guardare la luna, nonostante sentiva le parole dell’amica. Non riusciva a comportarsi diversamente, l’unica cosa che riusciva a pensare era che Ginevra stesse esagerando. E infatti lo ammise anche ad alta voce. “Non capisco perché ti scaldi così tanto, Ginevra. Stai andando a dormire al piano superiore.. che ti aspettavi, che ti legassi alla sedia costringendoti a restare qui?” No, questo non lo avrebbe mai fatto. Non faceva parte di lei, così come non faceva parte di lei quella totale indifferenza. Ancora riusciva a pensare con la sua testa ma era difficile continuare ad essere la stessa persona di prima, soprattutto perché iniziava a non sentire più niente. Nemmeno il nome di Stephan la fece sobbalzare. “ No. Non l’ho ancora sentito e ormai.. probabilmente è morto..” Questa, era decisamente una cosa che Catherine non avrebbe mai detto. Infatti si voltò e punto gli occhi chiari dell’amica. Era una richiesta d’aiuto la sua e sperava che Ginevra la cogliesse. Non voleva essere così fredda.. spietata. Voleva essere semplicemente Catherine.

Ginevra

"No di certo ma almeno un *mi mancherai* oppure *mi da fastidio* sarebbero stati graditi.. Una qualsiasi emozione da parte tua sarebbe gradita!" Sapeva di parlare contro un muro di cemento armato ora, ma continuava a provare fastidio per quella Catherine così strana che aveva di fronte.
"Cos'hai appena detto?" Ecco, questo era il colmo. Poteva forse arrivare a capire il totale menefreghismo se lei se ne andava, ma sentir parlare di Stephan a quel modo le dece venire i brividi.
"Catherine.." le andò vicino, stringendo la mano ghiacciata della vampira nella sua "Cathy cosa ti sta succedendo?" la risposta la sapeva da sola, ma finchè non glielo diceva lei stessa, poteva far finta non fosse così.

Catherine

Scossa la testa, ritornando poi a guardare l’amica. “Emozioni?” Non riusciva nemmeno a sorridere sarcasticamente. Il suo volto era rimasto sempre inespressivo, nonostante dentro di se riusciva ancora a percepire che tutto ciò era sbagliato. “Non posso Ginevra. Non posso provarne. E’ come se qualcuno avesse spento quell’interruttore e entrambe sappiamo a chi attribuire la colpa..” Armand. Era stato lui a donarle il suo sangue. Era stato lui a farla sua e, nonostante lei avesse provato a respingerlo, non era così forte da contrastarlo. Posò lo sguardo sulle loro mani che si stringevano e tutto ciò a cui si lasciò andare fu un lieve sospiro. Aveva detto una cosa così assurda che era comprensibile che Ginevra reagisse a quel modo. Questo lo sapeva. “Sono le conseguenze inevitabili di averlo dentro di me, Ginny..” Per un attimo sembrò che i suoi occhi luccicassero. Le sembrò di sentire le lacrime affiorare.. ma fu solo una sensazione che scomparve nel giro di qualche secondo.

Ginevra

"Lo odio.." Armand, ovviamente. L'aveva sempre odiato, lo odiava dal giorno in cui l'aveva lasciata dissanguata e legata in una cripta e il sapere di non poter far niente contro di lui glielo faceva odiare ancora di più.
"Troveremo un modo, Cahty, troveremo il modo di troncare questa cosa.. Scrivi a Stephan, se non lo fai tu lo faccio io, dobbiamo sapere quando ritorna per spedirti da lui SUBITO!" Se prima era contraria a vederla partire, ora non vedeva l'ora, sperando che il non essere più una vmapira sulla terra la potesse aiutare a ritrovare sè stessa.
"Lo odio, ma non lascerò che ti porti via.." le si avvicinò sfiorandole una guancia con un bacio delicato. "Superemo anche questa, va bene?"

Catherine

“Lo so” Era al corrente delle vicissitudine che aveva dovuto subire l’amica per colpa di Armand, ma in quel momento non le riusciva bene di provare pena. Aveva ancora lo sguardo perso nel vuoto quando Ginevra le chiese di scrivere subito a Stephan.. “E cosa dovrei dirgli? Che sono diventata la marionetta di un vampiro molto più potente di me?” Sbatté le ciglia, provando una sorta di risentimento nei confronti di quello che, a conti fatti, ormai era il suo master. Qualcosa dentro di lei si stava sciogliendo. “Non lo so. Guarda in che stato mi ha ridotta..” adesso una vena di malinconia si poteva leggere nella sua voce, probabilmente era stata colta da un breve attimo di lucidità, soprattutto quando Ginevra la baciò. La trattenne, stringendole le braccia attorno al collo. Stava tremando ed era chiaro che non era per via del freddo che nessun vampiro poteva avvertire. “Non lasciarmi da sola..” Ecco. Questa era Catherine. Una bambina fatta di porcellana che non riuscì a trattenere la lacrima che le solcò la guancia.

Ginevra

"No, che hai bisogno di lui, che hai bisogno di rivederlo presto e che hai bisogno di stare assieme a lui per stare bene.." Non era troppo lontana dalla verità, infatti sorrise. "Cercarlo, dvi andartene di qua il prima possibile, non credevo di poterlo mai dire.." Ricambiò l'abbracio stringendosi forte forte l'amica. "non ti lascerò mai da sola, ora vieni a dormire in mezzo a me e Dagon, va bene?" rise per allegerire il momento tanto serio e, purtroppo, triste, ma poi tornò seria anche lei.
"Non ti lascerò mai Cathy, ricordatelo, ci sarò sempre, qualsiasi cosa dovesse succedere, va bene?"

Catherine

Continuò a tenersi stretta all’amica mentre le lacrime prendevano a scende più copiosamente. Era come se si fosse svegliata da una stato di coma e adesso tutta la tristezza e la malinconia le si riversasse addosso. “Vorrei che fosse qui anche lui a dirmi che tutto va bene..” allentò la stretta sull’amica per asciugarsi le lacrime con la mano. “Gli scriverò e se non mi risponderà andrò io stessa a cercarlo sulla terra. Non voglio che questa situazione mi porti a fare qualcosa di cui potrei pentirmi..” E lei non era in grado di controllarsi. Non più. Accennò un mezzo sorriso a quanto aveva detto l’amica “Sono sicura che Dagon ci sbatterebbe entrambe fuori dalla sua camera..” Tornò a stringere Ginevra, tornando seria. “ Lo so. Per me è lo stesso. Sei mia sorella dopotutto..” E per tutta la notte riuscì a mantenere il controllo delle sue emozioni. Confidò le sue perplessità all’amica e, in fondo al suo cuore, pensò che poteva ancora esserci una speranza. E quella speranza si chiamava Stephan.

Catherine&Ginevra
 
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view post Posted on 1/3/2012, 16:34
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Ieri notte - Spiaggia.


Catherine
Seduta sulla cima della scogliera che si affacciava sull’oscurità dell’oceano, se ne stava una vampira http://foliomontrealblog.com/wp-content/up...1/03/00180h.jpg con le gambe a penzoloni nel vuoto. Erano giorni che ormai si sentiva diversa. Non riusciva più a provare le emozioni come una volta, ma queste erano le inevitabili conseguenze di avere dentro di se il sangue di un vampiro come Armand. Alternava momenti di lucidità a momenti di completa e totale indifferenza, anche se ormai i primi, si facevano via via più rari. Stava fissando il mare blu scuro con lo sguardo vuoto e assente e aveva la sensazione di non essere sola, fatta eccezione per il corpo molto di un elfo che le giaceva accanto, rannicchiato, ormai privo di vita. Sembrava una bambolina di porcellana, la pelle cerea sotto i raggi lunari. Le labbra rosse sporche di sangue e i capelli corvini che ondeggiavano mossi dal vento. In apparenza poteva sembrare innocua, ma gli squarci sul collo del povero elfo stavano ad indicare una sola cosa: era una predatrice.

Armand
In giro, quella notte, c'era anche Armand. Nascosto nel suo mantello nero con i capelli legati in una coda bassa, stava camminando a passo umano verso la scogliera. C'era voluto poco a capire dove fosse rintanata Catherine e ora, stava appunto andando da lei. Voleva capire come si sentiva la ragazza e se, finalmente, era pronta per imparare qualcosa da lui. Arrivò piano alle sue spalle, senza fare alcun rumore. Il vento, sulla scogliera, era più forte e in pochi istanti tolse il cappuccio dalla testa di Armand, liberandone il volto. Rimase in piedi, dietro la vampira, in attesa. Avrebbe subito sentito il suo odore, era logico, e presto si sarebbe voltata verso di lui. Non aveva fretta, non si preoccupava di quanto c'avrebbe messo a farle capire che era giusto quello che aveva fatto. Avrebbe lasciato che con il passare dei mesi tutto sarebbe diventato più facile per entrambi e finalmente Catherine avrebbe accettato il suo essere un "nuovo" vampiro.

Catherine
Non ci mise molto a capire che la sua sensazione era corretta. Non era da sola sulla scogliera e alle sue spalle si trovava il vampiro che l’aveva ridotta in quello stato di completa indifferenza. Il suo sguardo vacuo continuò a vagare sulla superficie del mare notturno, soffermandosi poi nel punto in cui la linea d’orizzonte lo separava dal cielo di un blu ancora più profondo. Nessuno dei due parlava e pareva che nemmeno Catherine avrebbe rotto quel silenzio. Passarono diversi minuti prima che con un gesto leggero della mano, la vampira spingesse il corpo morto dell’elfo oltre la scogliera. Si udì un tonfo e uno scrosciare dell’acqua quando l’elfo cadde in acqua. “Credevo ti fossi dimenticato di me..” Nessuna particolare inclinazione della voce. Era come se il suo vero io si fosse assopito, lasciando spazio a quella fredda e indifferente creatura della notte. Girò la testa e i capelli le sferzarono sul volto. I suoi occhi erano luminosi per il sangue che aveva bevuto poco prima, ma allo stesso tempo, avevano perso quella vivacità che li contraddistinguevano. Si alzò con estrema grazia e, una volta in piedi, fissò con insistenza gli occhi del vampiro che aveva di fronte.

Armand
Si avvicinò di qualche passo, solo quando Catherine lasciò cadere il corpo dell'elfo. Sorrise tra se, pensando che quel gesto significava molto di più di quanto lei stesa poteva immaginare. "Sarebbe impossibile dimenticarmi di te, anche se lo volessi.. hai il mio sangue.. e ti sento.." finì per avvicinarsi, fino a osservare la ragazza negli occhi come lei stessa fece. Sorrise, leggermente e poi tornò a guardarla negli occhi "Sento ogni tua emozione.. ogni tuo più intimo desiderio.. sento tutte le tue sensazioni Catherine.." allungò una mano fino a sfiorale i capelli, che tenne tra le dita finché il vento non glieli portò via "Ma c'è qualcosa che ancora mi sfugge.. c'è qualcosa dentro di te che ti sta trattenendo, che vuole impedirti di essere un vampiro.. devi lasciarlo andare Catherine, devi liberati di quella parte di te che vuole a tutti i costi essere umana" non aveva senso girare intorno alla questione. L'aveva osservata, l'aveva sentita e sapeva, sapeva che se non si fosse liberata dell'altra parte di lei, avrebbe prima o poi avuto di nuovo il sopravvento.

Catherine
Continuò a fissare il vampiro e non ebbe nessuna esitazione quando lui le accarezzò i capelli. “E io sento te, dappertutto..” E sebbene da qualche parte dentro se stessa sapeva che tutto ciò era sbagliato, la sua voce non tradiva nessuna incertezza. Apparteneva a lui, lo sapeva e tanto vale arrendersi a quanto il destino aveva in serbo per lei. “Davvero riesci ad avvertire in me emozioni?” lo guardò, era scettica. “Perché io non sento niente se non questa perenne voglia di sangue, Armand..” E l’elfo che era volato oltre la scogliera lo stava a dimostrare. Catherine aveva sempre avuto rispetto per la vita altrui, come le aveva insegnato suo padre. Ma, dopo aver scambiato il suo sangue con quello del vampiro che aveva di fronte, non era più in grado di stabilire cosa fosse giusto o sbagliato. Indietreggiò di un passo, facendosi pericolosamente vicina al bordo della scogliera. Inclinò la testa verso il basso per guardare di sotto, in mare che si infrangeva sugli scogli. “Umana..” un ricordo affiorò nella sua mente. Si, voleva diventare umana, stare con Stephan. Ma come poteva, adesso? Tornò a guardare il vampiro. “cosa devo fare?”

Armand
"E tu senti me.. ovunque tu sia.. sentirai sempre il mio sangue e saprai che mi appartieni.." era un monito, questo è certo.. anche per il futuro. le ricordava che lui avrebbe semrpe fatto parte di lei, per sempre. Sorrise appena ed annuì "Le tue emozioni ci sono ancora, Catherine.. devi solo permettere loro di emergere anche come vampiro.. la gioia di bere, di cacciare.. di sentire il vento sulla faccia.. Di poter sentire a chilometri di distanza.. il tuo essere vampiro deve riempirti di calore.. questo corpo così freddo, verrà scaldato da quello che sei" la osservò per un istante e poi le porse la mano.. la sua mente vide il ragazzo e per un istante avvertì una forma di pericolo.. come se quella figura potesse in qualche modo rovinarle tutto "Devi cominciare a fidarti di me.. devi lasciarmi entrare in te Catherine.. lascia che ti guidi.. lascia che ti mostri quello che puoi essere.." e così dicendo le prese la mano stringendola nella sua, senza mai smettere di guardarla.

Catherine
Non c’era bisogno che lui glielo ricordasse. Sapeva bene che ormai sarebbe appartenuta a lui. Ma non per sempre, lei doveva.. no. Non ricordava più cosa avrebbe dovuto fare. “Non è possibile. Qualcosa si è spento dentro di me..” E si notava dal modo in cui parlava, dai suoi occhi. L’unica cosa che le era rimasta era la grazia nei movimenti, sembrava l’inanimata ballerina di un carrillon. Prese la sua mano e per un momento guardò le sue dita intrecciarsi a quelle del vampiro. Tutto era sbagliato in quel contatto, non doveva fidarsi di lui ma non poteva farne a meno. Lo aveva dentro e non riusciva più a ribellarsi a lui. “Anche se volessi, non potrei non fidarmi di te. Lo hai detto tu stesso che ormai ti appartengo. Devi solo mostrarmi la strada, Armand. Devi insegnarmi ad essere quello che tutti vogliono che io sia” lei lo voleva? Perché chiederselo. Ormai non era più importante.

Armand
Continuò a tenerle la mano, delicatamente, e lentamente l'avvicinò a se, per allontanarla dalla scogliera. non che cadendo si sarebbe poi fatta granché ma.. era ancora legata al suo lato umano.. e questo le impediva di essere forte e poter usare appieno i suoi poteri di vampiro "Qualcosa si è spento.. ma appunto, si è solo spento Catherine.. io provvederò a riaccenderlo, non temere" inclinò appena un po' la testa continuando a guardarla. Nonostante fosse una sciocca sentimentale, a lui quella vampira interessava. amava le sfide, le aveva sempre amata, e Catherine nulla era che una sfida "La fiducia si conquista con il tempo, e non perchè il nostro sangue è mischiato.. puoi non fidarti di me, ancora.. lo sento che c'è qualcosa che ti tiene allerta.. ma vedrai che riuscirò a farti cambiare idea, non temere.." le accarezzò la guancia e le alzò il viso, per fissarla negli occhi "Tu devi essere quello che sei.. non devi diventare un vampiro perchè gli altri lo vogliono, ma perchè lo sei.. sei nata così, a differenza di altri che lo sono diventati e non comprendi la bellezza di questo dono. Con me lo capirai.." ne era certo. Avrebbe fatto innamorare Catherine del suo essere vampiro, a tal punto che non avrebbe più desiderato mantenere la sua parte "umana".

Catherine
Si avvicinò a lui, tornando sullo roccia stabile. Era talmente vicina al vampiro che riusciva a percepirlo come un tutt’uno con se stessa. Le era capitato già una volta di sentirsi così legata a qualcuno ed era stato con Stephan, anche se per motivi completamente differenti. “Sembri sicuro di quello che dici. A me non importa cosa avverrà, se riuscirò insieme a te ad accendere quell’interruttore. Tutto quello che mi interessa adesso è..” Lo guardò, sollevando la testa quel tanto che bastava affinchè i capelli le si scostassero dal volto. “..uccidere.” Sentiva il desiderio di morte sotto la pelle. Il sangue la stava richiamando e non riusciva, non desiderava, declinare quell’invito. Rimase fredda al contatto con la mano del vampiro che le accarezzava la guancia. Era vero. Sapeva che non era una fiducia consapevole quella che provava per lui, ma, per lo meno, lasciava apparire uno spiraglio nel muro che aveva costruito per difendersi da lui. Un miro che preso si sarebbe sgretolato. “Allora insegnami ad amare me stessa. Se è vero che questa non è una maledizione ma un dono. Mostrami come usarlo. Sono qui Armand. E sono disposta a darti credito..”

Armand
Il sentirsi così legata a lui era dovuto al sangue, Armand lo sapeva, e lo aveva fatto proprio per quello perchè ogni volta che lei titubava, lui poteva farla tornare sulla *retta via*. Ed era quello che stava facendo quella sera.. Catherine era pensierosa.. si stava ricordando di quel ragazzo e lui non voleva che accadesse. Le prese di nuovo la mano e l'avvicinò alle sue labbra leggermente "Riusciremo a fare tutto, stanne certa.." poi alzò lo sguardo su di lei e sorrise "non è uccidere la vera bellezza di quello che siamo.. ma è il sangue.. quello che ti entra nelle vene, che ti scorre lungo tutto il corpo.. è la nostra vita.. è la cosa più eccitante che possa esistere.. ancora più di un orgasmo.." Le si avvicinò e l'abbracciò lungo il fianco, deciso ad incamminarsi con lei fuori dalla scogliera, verso la foresta, un luogo più sicuro e più tranquillo.. un luogo più adatto a dei vampiri "Una maledizione.. che sciocchezza.. lo capirai presto che questo è un dono.. stanne certa.. E per farti comprendere meglio quello che intendo.. verrai con me a caccia stasera ma.. non uccideremo le nostre vittime.. perchè essere un vampiro non significa essere anche un assassino" e così dicendo si incamminò con lei verso la foresta, pronto ad insegnarle tutto quello che sapeva, nella speranza che Catherine, finalmente si lasciasse andare.

Catherine
I pensieri legati a Stephan si stavano via via affievolendo senza che lei fosse in grado di trattenerli. Castiel aveva provato ad insegnarle come fare per tornare ad essere se stessa, ma adesso li con lei, non c’era nessuno a prenderla per mano e a portarle alla mente quei dolci ricordi. Si lasciò condurre dalle braccia del vampiro, sentendo un fremito lungo tutta la schiena quando iniziò a parlare di sangue. “La vita può scorrere dentro di noi e, con i nostri modi per intendere colori, profumi, tutto può sembrare.. possibile. Perfino che un cuore morto torni a battere..” L'aveva letto da qualche parte e ripetè quelle parole a voce alta. Sbattè le ciglia mentre le braccia del vampiro le cingevano la vita. Non aveva più motivo per resistergli. Era un vampiro e quella notte lo avrebbe dimostrato non solo a lui, ma soprattutto a se stessa.

Catherine
&
Armand
 
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..Kady..
view post Posted on 3/3/2012, 01:43




Questo pomeriggio - Villaggio

GUENWYVAR
<la giovane Guen si è svegliata da poco. Non aveva niente da fare ed essendo molto presto per fare qualunque vampirica cosa, ha deciso di uscire e andare nella foresta. Stavolta però si è spinta un pò oltre, infatti è nascosta dietro un albero che si affaccia sulla piazzetta del villaggio piena di gente. Ragazzine a spasso, bimbi che giocano, donne che fanno shopping. Decisamente troppo per lei che sospira senza trovare il coraggio di avanzare verso quel genere di vita. Ha anche cercato di indossare qualcosa di più normale, frugando tra i vestiti di sua mamma http://weheartit.com/entry/18613780 ha persino la fascetta in testa e i capelli neri lisci e meno selvaggi del solito. Però non riesce proprio ad avviarsi in mezzo alla folla!>

ADAM
<il buon fatato http://3.bp.blogspot.com/-4VxWkt_Mrsk/TraG...ellGiardina.jpg si è svegliato molto presto questa mattina deciso a fare il suo giro di ronda al villaggio. E’ stato in una casa di elfi dove un padre, disperato, piangeva la malattia che aveva colpito il proprio figlioletto. E’ riuscito a donare un po’ della sua serenità a quella famiglia e adesso, dopo aver compiuto il suo dovere, sta uscendo proprio da quella casa molto vicina al limitare della foresta. Non riesce subito a scorgere Guen. Lei si nasconde tra gli alberi ed è vestita in un modo inusuale per lei. Però il dubbio gli viene di aver notato qualcosa.. qualcuno più che altro.. e, con passi misurati fingendo quasi indifferenza, si avvia verso il punto in cui ha visto un ombra muoversi dietro i tronchi>

GUENHWYVAR
<ma Guen al contrario ha subito notato Adam. Ne sente l'odore ed avendo un udito e una vista molto acuti data la sua doppia natura, era impossibile gli sfuggisse una persona conosciuta. Ragion per cui spalanca gli occhi, andandosi a nascondere di colpo dietro l'albero, con la schiena poggiata contro di esso e gli occhi chiusi così tanto da tenerli strizzati. Però sente quel profumo avvicinarsi, per quanto lei speri di sentirlo andare via. Si vergogna, non tanto di stare con Adam, anzi, ma di mostrarsi così impaurita nei confronti di quel mondo che in fin dei conti si trova solo a due metri da lei.>

ADAM
<purtroppo Adam non ha i suoi stessi sensi. Non si accorge che quella creatura è Guen. Si avvia verso la foresta e, senza accorgersene, gli passa di fianco arrivando fino a una schiera di alberi successivi> Uhm.. <è certo di aver visto qualcosa muoversi tra gli alberi ma, con lei che cerca di nascondersi sempre di più, è impossibile che riesca a scorgerla. Fatto sta, però, lei è praticamente alle sue spalle> Eppure ero certo che.. <si guarda ancora un po’ attorno, ancora senza voltarsi. Ha la sensazione di non essere solo ma, davanti a lui non c’è proprio nessuno se non file infinite di alberi> Ma, forse l’ho solo immaginato.. <e lentamente si volta, trovandosi praticamente faccia a faccia con lei. La guarda senza sbattere le ciglia. Non se l’aspettava e soprattutto non si aspettava che lei si nascondesse da lui> Guen..

GUENHWYVAR
<trattiene il respiro fino alla fine, riaprendo gli occhi solo per spiare i movimenti dell'ex angelo. Se da una parte vorrebbe che Adam andasse via e non la vedesse così conciata - che poi è vestita come una qualsiasi ragazzina della sua età - e così vicina al villaggio, dall'altra vorrebbe anche che lui si accorgesse di lei. Ed infatti quando lo vede voltarsi e ritrovarsela praticamente davanti sospira, chinando la testa in un primo momento> ciao Adam.. <allarga le braccia e contemporaneamente solleva gli occhi dorati su di lui> ti prego, non chiedermi perché sono vestita come una liceale in piena crisi ormonale, tipo quelle che passeggiano lì.. <indica la piazzetta dietro di se> perché non ho una spiegazione sensata da darti. <o meglio la ha, ma si vergogna come detto prima *_*>

ADAM
<continua a guardarla ma, più che su tutto il resto, è concentrato sugli occhi di lei che lo fissano> Ciao.. <muove dei passi verso la drow vampira, fermandosi prima che la vicinanza sia esageratamente troppa e lei si senta ulteriormente a disagio> Piuttosto che farmi domande sciocche sul modo in cui sei vestita, mi chiedo perché ti stavi nascondendo.. ti stavi nascondendo da me, Guen? <inclina la testa. E’ serio e davvero non capisce perchè lei debba vergognarsi> Pensi davvero che io possa giudicarti.. io.. <fa una pausa, sospirando mentre solo adesso guarda il modo in cui è vestita> .. pensavo di essere stato chiaro con te. A me vai bene esattamente come sei. Va bene ogni cosa che fai perché è una scelta tua. E comunque.. <torna a fissare quegli occhi> .. io non ti trovo affatto somigliante a una stupida liceale, sei molto bella..

GUENHWYVAR
<spalanca gli occhi ascoltandolo, ce lo ha di vizio, quando qualcuno dice o fa qualcosa che in qualche modo la fa imbarazzare reagisce sempre così> no! Cioè.. sì e no. Mi.. mi sento stupida così vestita, nascosta a spiare gli altri. Volevo che tu non mi vedessi, ma volevo anche che tu mi vedessi.. <fossi in Adam non perderei troppo tempo a capirla. E' una ragazza di 17 anni e come tutte le ragazze di 17 anni ha il suo modo bizzarro e incomprensibile di approcciarsi con l'altro sesso> mi dispiace. <sgrana nuovamente gli occhioni gialli quando lo sente dire che è bella, poggiandosi istintivamente le mani sulle guance> oh.. <abbassa lo sguardo a terra, poi si volta lentamente verso il villaggio, dandogli le spalle> davvero? Io mi sento brutta <!> e sciocca al loro confronto.. <indica le stesse ragazze di prima, tutte tipette belle sveglie che giocano con l'acqua della fontana poco distanti da loro.>

ADAM
<continua a sorriderle dolcemente e con fare comprensivo. Adam non ignora mai nessuno e cerca sempre di capire gli altri, è nella sua indole e non a caso si ficca molto spesso nei guai. Poi nel caso di Guen la sua voglia di capirla e maggiore perché, appunto, lui la trova davvero meravigliosa e vorrebbe che anche lei aprisse gli occhi a questa realtà> Non devi sentirti stupida. La tua è solo curiosità per qualcosa che non conosci, per qualcosa che credi essere così lontana da te e dal tuo modo di vivere ma allo stesso tempo di affascina.. <le prende la mano, intrecciando le dita alle sue e incoraggiandola a voltarsi verso le ragazze che giocano con un cenno della testa> Un po’ come noi due. Così diversi eppure, credo tu sia l’unica con cui riesco a parlare senza sentirmi giudicato in qualche modo. <se lei si volta, lui continua a tenerle la mano portandosi al suo fianco, molto lentamente e senza alcuna insistenza> Io fermamente convinto che se tu passassi loro di fianco, saresti sommersa da sguardi d’invidia.. sei bellissima, Guen. E devi riconoscerlo.. <e per bellissima Adam non intende solo per l’aspetto esteriore, anzi>

GUENHWYVAR
Non lo credo, quel qualcosa E' lontano da me, Adam. <sospira. E' vero che ha passato molto tempo sulla terra, ma non è certo andata in giro a far chiacchiericcio con le altre ragazzine della sua età, ha solo studiato, sempre. Il massimo del suo divertimento è stato ascoltare gli aneddoti del suo maestro attorno ad un fuoco, non molto di più. Ah, e il matrimonio di suo zio, l'unico evento ufficiale al quale ha partecipato> mi affascina ma non posso farne parte, mi sentirei a disagio là in mezzo ancor di più se dovessero puntarmi tutti gli occhi addosso. <e pensare che da piccola ci andava sempre, fu proprio nei pressi di quella fontana che conobbe Eve, ad esempio. Ma ora è tutto diverso. Quel gesto così intimo dell'intrecciare le dita della mano con le sue poi, le fa balzare il cuore in gola, ma ancora una volta non si ritrae ed ancora una volta non si capisce se per rispetto ed educazione o se per puro piacere. O, magari, entrambe le cose> avere un bel viso <questo lo riconosce, sa di essere bella da vedere ma non normale come quelle ragazze> non basta per essere bellissime, sto imparando. <da chi? °°>

ADAM
Certo è lontano da te ma è anche vero che ti incuriosisce scoprire come sono tutte le altre ragazze della tua età, altrimenti non saresti qui, vestita in un modo che solitamente non ti appartiene.. <continua a tenerle la mano. Sa dell’imbarazzo di Guen per i contatti fisici ma questi sono gesti spontanei che Adam fa senza nessuna malizia. Del suo passato conosce molto poco, ma sa per certo, che Guen non ha proprio nulla da invidiare alle altre ragazze> Chi lo dice che non puoi farne parte, eh? Questo posto appartiene a tutti noi. Appartiene a quelle ragazze, appartiene a me e appartiene a te. Se non ti senti pronta ad uscire dalla foresta possiamo tornare indietro, ma sei davvero sicura che non vuoi nemmeno a provare a capire se tutto questo.. <ed intende il fatto di avere amici, giocare, ridere e vivere in mezzo alla gente> .. può piacerti? Io sono con te e ti prometto che se quelle ragazze ti guardano mettendoti a disagio, le sistemo io.. <ridacchia, cercando di incoraggiarla a mettere da parte la sua timidezza> Non stavo parlando solo del tuo bel viso. Hai molto da mostrare e per quel che ho visto io, sei una persona meravigliosa bella fuori quanto dentro..

GUENHWYVAR
Già.. <sospira nuovamente> c'è molto più di quel che vedi. <annuisce, lei sa di essere molto altro, ma sa anche di non poter assolutamente essere COME le altre> io non posso giocare, ridere e vivere in mezzo alla gente. <già il fatto che non le piace essere toccata è un grande problema per lei> sono tutti troppo esuberanti e prendono troppe confidenze.. <alza le spalle> io sto bene come sono, da sola e con quei pochissimi amici che ho già <e dicendolo lo guarda sorridendo> sono solo curiosa di sapere com'è quel mondo così diverso dal mio, ma alla fine è sempre la mia vita che farei non la loro. <ovvero ritornerebbe a vivere nella foresta, non farsi toccare, vestirsi di foglie e vivere la notte> se uscissimo mano nella mano penserebbero cosa di me e di te, esattamente? <ride appena, muovendo le orecchiette nere> certo, andiamo, ora muoio dalla voglia di vederti fare a botte con delle ragazzine per me. Credo le prenderesti, quelle scarpe che indossano sembrano pesare un sacco! <si sta rilassando appena, se non altro>

ADAM
E io spero che mi lascerai vedere oltre. Non voglio che ti nascondi da me, Guen. <come è accaduto poco prima, quando lei ha cercato di appiattirsi contro l’albero per timore, o forse vergogna, di farsi vedere vestita come tutte le altre ragazze> Se non vuoi che prendano troppe confidenze puoi decidere di non darne a nessuno. Certo, ci sono persone che non chiedono il permesso prima di intromettersi nella tua vita, ma io credo che tu sappia come difenderti. La vita che conduci nella foresta è sicuramente la più adatta a te. Tu appartieni alla natura e la rispetti. E la natura accoglie tra le sue braccia creature come te.. ma.. <guarda le loro mani e, sentendo ciò che dice lei, pensa che non voglia dare impressioni sbagliate a chi li vedrà uscire mano nella mano dalla foresta. Quindi scioglie l’intreccio> .. non devi avere timore di mostrarti al mondo per come sei davvero.. <le sorride caldamente> Adesso non potranno pensare proprio niente su noi due. Avanti andiamo.. ho proprio bisogno di fare a cazzotti con qualcuno.. <e ride, muovendo qualche passo fuori dagli alberi, verso la piazzetta del villaggio>

GUENHWYVAR
<se potesse arrossirebbe, di nuovo. Con Adam le capita fin troppo spesso, forse perché è così diretto con lei. Ciel non lo era, non che ci fosse questo gran rapporto tra di loro ma comunque era meno schietto dell'ex angelo.. e per il resto Guen non ha mai avuto altri rapporti con dei ragazzi, se escludiamo suo zio, suo padre e il suo maestro> non volevo nascondermi da TE, mi dispiace se hai pensato che non volessi vederti. In cuor mio lo volevo, avevo solo timore.. <appunto di farsi vedere così curiosa e così conciata. Quando le lascia la mano spalanca di nuovo gli occhi andando a riprenderglila nuovamente d'istinto ma abbassando subito dopo lo sguardo a terra> mi sento più sicura così se non ti infastidisce. <il colmo, lei che chiede a qualcuno se un suo contatto da fastidio> e sì, so come difendermi ma vorrei evitare di far finire in tragedia la mia prima uscita al villaggio.. <ride appena, seguendolo fuori e rimanendogli appiccicata ._.>

ADAM
<il bello di Adam è che non è diretto con l’intenzione di farla sentire in imbarazzo. Lui pensa e tutto ciò che pensa, dice. Senza filtri. Molto spesso può sembrare esagerato, ma nei confronti di Guen ha sempre agito con il massimo del rispetto> Volevi vedermi.. <e la cosa provoca in uno un sentimento piacevole, che non sa ben spiegarsi. Ma l’ascolta comunque, prima di prender parola> Timore di cosa esattamente? Di quello che avrei pensato se ti avessi vista vestita così? <la guarda girando la testa. Punta gli occhi, ovviamente. Dei vestiti e di tutto il resto poco gli importa> Sai cosa è stata la prima cosa che ho notato quando mi sono girato e ti ho guardata? Lo strano brillio che avevano i tuoi occhi spalancati. Sembravi così.. indifesa anche se so benissimo che non è così. <perché per quanto Guen sia delicata, è anche una guerriera selvaggia e per certo sa il fatto suo. Abbassa lo sguardo sulle loro mani quando è lei ad afferrarlo e poi torna a guardarla, sorridendole> Non mi infastidisce. Mi piace darti sicurezza anche se tra poco dovrai essere tu a darne a me quando quegli scarponi si pseranno sulle mia ginocchia.. <ride ancora e, mano nella mano, passano davanti al gruppetto di ragazze che stavano giocando alla fontana. Adam non commenta, non dice niente. E nemmeno guarda le ragazze>

GUENHWYVAR
<annuisce al 'volevi vedermi' senza aggiungere altro> sì. Timore che vedessi una diversa Guen da quella dei giorni scorsi.. <alza le spalle> è una cosa stupida, me ne rendo conto. <sopratutto considerando ciò che si sono detti le volte passate sul non giudicarsi> i miei occhi brillavano? <sorride appena> ero veramente spaventata in quel momento, non sapevo decidere tra lo sperare che mi vedessi e lo sperare che te ne andassi.. <anche lei in quantro a filtri è messa male, si vede. Distoglie lo sguardo per vedere attorno a se mano a mano che cammina, trovando persino il coraggio e la voglia di passare la mano libera sulla superficie dell'acqua della fontana per toccarla. E' agitata ma felice allo stesso tempo, infatti si volta di nuovo verso di lui, gioiosa, quando le ragazze la guardano come se vedessero qualsiasi altra persona e non un mostro estraneo come credeva di apparire lei> è bello. <cosa? Tutto probabilmente, anche se il sole un pò le da fastidio ed infatti spesso si trova ad arricciare gli occhi o nasconderli con la mano> grazie, Adam.

ADAM
Era un timore infondato, però. Perché tu non sei una Guen diversa. Sei sempre tu, qualunque sia il tuo abbigliamento. Sei Guen e non devi mai preoccuparti che io possa pensare una cosa diversa.. <annuisce, tenendo la testa girata mentre camminano> Si brillavano. E dimmi, alla fine ti ha fatto piacere che io mi sia accorto di te e mi sia fermato? <aspetta che gli risponda prima di notare il modo in cui lei ha accarezzato l’acqua della fontana. Sapeva che non sarebbe stato poi così male per lei permettersi un po’ di tempo lontano dalla foresta e dal suo mondo. Nota anche il fatto che è un po’ agitata e per questo le stringe la mano più saldamente come a volerle comunicare che c’è lui e andrà tutto bene> Si.. è bello. <le sorride, allungando l’altra mano per scostarle una ciocca di capelli da volto e portargliela dietro l’orecchio. Si è fermato e si è messo di fronte a lei in modo da poterla guardare negli occhi> Prego. <e poi tace. Restando a guardarla in silenzio>

GUENHWYVAR
<annuisce di nuovo. Adam fa un sacco di domande difficili, alle quali lei comunque risponde con piacere> sì, mi fa piacere che tu ti sia fermato e sia con me adesso. <gli sorride e si ferma assieme a lui un pò distante dalla fontana e da quelle ragazzine che comunque non hanno ancora smesso di giocare. Guen le guarda per un ultimo istante prima di ritornare a guardare Adam ancora col sorriso sulle labbra. Di nuovo quella strana sensazione di avampare quando le sposta i capelli dal volto per portarglieli dietro l'orecchio nero> già.. <si schiarisce la voce, non riesce a sostenere il suo sguardo in quel silenzio imbarazzante che si è creato, dunque decide di avvicinarsi appena e poggiargli la manina sulla spalla e poi attorno al collo, esattamente come fa quando vuole abbracciare Ephram, stringendosi lentamente a lui. E' il secondo ragazzo che tocca in quel modo, il primo a non essere suo parente *_*>

ADAM
<la guarda. Ma questa volta non c’è il sorriso rassicurante sulle sua labbra. E’ sconcertato anche lui dal senso di piacere che quella risposta gli ha provocato> Bene.. <lunga pausa, prima di avere di nuovo il controllo di se stesso e di quelle cosine tanto strane che si chiamano emozioni> .. perché fa piacere anche a me. <guen è l’unica persona con la quale riesce a lasciarsi andare e non perché glielo ordina la sua educazione o la sua indole o diabolici patti di sangue. Lo fa per una ragione a lui completamente sconosciuta. Lo fa per quella strana alchimia che si viene a formare tra due persone che, seppur completamente diverse, sono in grado di parlare la stessa lingua. Continua a guardarla intensamente quando avverte le sue mani attorno al suo collo. Sembra tutto così giusto e naturale che, senza controllo, le sue braccia si stringono sulla vita di lei e il suo naso sfiora quello della vampira/drow. Non dice niente, ma dopotutto a che servono le parole in questi casi? Niente. Inclina la testa e lentamente sfiora le proprie labbra con quelle di lei in un bacio molto, molto delicato.>

GUENHWYVAR
Sì.. <il sì è riferito al suo 'bene'. Ora non sente molte cose da dirgli, anzi, in verità non le viene nemmeno un discorso sensato da fare. Ed è strano, perché una delle caratteristiche di Guen è che ha sempre qualcosa da dire e di cui parlare per intrattenere le persone. E' solitaria, ma insieme a lei non ci si annoia, bizzarra combinazione. Ad ogni modo le braccia dell'ex angelo sulla sua vita le fanno salire un brivido lungo la schiena, brivido che si distribuisce lentamente in tutto il suo corpo quando si ritrova a baciare le labbra del ragazzo. Non lo aveva mai fatto prima ed è tutto così coinvolgente e pazzesco e irresistibile che sembra quasi non riuscire più nemmeno a compiere un pensiero sensato. Importante però è che ricambi, cosa che le viene naturale e anche bene con le due belle nature che si ritrova. Ora se non si stacca lui, lei non lo fa, non sa quando si deve interrompere la cosa *_*>

ADAM
<lo stesso brivido viene a lui. Sebbene questo non è il suo primo bacio, è comunque la prima volta che sente che è giusto. Le tiene le mani sulla schiena mentre ricambia il bacio in pieno giorno, al villaggio, sotto gli occhi delle ragazzine che adesso, per curiosità, li stanno guardando. Adam ovviamente non se ne accorge tanto è catturato da quella sensazione piacevole che avverte alla bocca dello stomaco. Non aveva programmato di baciarla, è nato tutto spontaneamente e questo contribuisce a rendere quel bacio molto naturale e per nulla volgare. Si allontana lentamente, tenendo gli occhi chiusi per un po’. Li riapre solo quando non avverte più il loro sfiorarsi e la guarda negli occhi, non è imbarazzato ma ha uno sguardo che tradisce una certa confusione> Io.. <non sa cosa dire. E’ imbarazzato perché ha idea che lei non abbia affatto gradito questa sua eccessiva confidenza> mi dispiace, forse non avrei dovuto.. <e fa un passo indietro, liberandola anche dal suo abbraccio..

GUENHWYVAR
<oh abbiamo anche il pubblico di ragazzine, belline *_* comunque lei appunto lascia che sia lui a staccarsi, e quando lo fa non può resistere dal puntargli gli occhi in viso. Al contrario di Adam, è imbarazzatissima lei ed infatti sembra una statua. Sbatte le palpebre, portandosi una manina nera alle labbra. Ancora non si capacita del fatto di aver appena dato il suo primo bacio, fino a pochi giorni fa il pensiero non le aveva mai nemmeno sfiorato la mente ne tanto meno credeva sarebbe potuto accadere così in fretta> cosa.. <aggrotta la fronte, ritrovandosi improvvisamente così 'lontana' da lui> non lo farai più, quindi? <ancora un battito di ciglia, poi due, tre, prima di fare un frettoloso passo indietro anche lei> scusa, meglio che io vada allora.. <la vergogna *_*>

ADAM
<si, ragazzine che li guardano quasi commosse e imbambolate. Per loro deve essere un gesto molto romantico. Poi sono estetici loro due, quindi saranno un bel vedere. Comunque lui la guarda, non è freddo ma pare non essere più così lucido come lo era prima. Non perché non gli sia piaciuto, anzi, è tutto il contrario. Solo pensa di aver esagerato con lei che a momenti nemmeno voleva toccarlo> Io non so nemmeno perché l’ho fatto adesso.. <aggrotta la fronte, si rende conto che non è una bella cosa da dire e infatti cerca subito di spiegarsi meglio> Cioè.. se lo rifacessi, ti darebbe fastidio? Prima.. <stava per aggiungere altro ma lei si allontana con l’evidente desiderio di allontanarsi> Mi dispiace Guen.. <stiamo sfiorando la tragedia, ma sono entrambi molto impacciati sotto certi aspetti e nemmeno Adam è così esperto. Anzi, non lo è per niente tant’è che abbassa la testa senza nemmeno provare a fermarla> Ho rovinato tutto..

GUENHWYVAR
<infatti lei sgrana nuovamente gli occhi a sentirlo> non lo sai? <non sa se restarci male o se prenderlo semplicemente per quello che lei pensa sia per Adam. Ovvero un attimo di troppo in cui ha provato tenerezza nei suoi riguardi> no, non fa nulla.. <si copre il volto con le manine nere poi si volta e si toglie le scarpe, gliele lascia lì perché le danno fastidio e perché non riuscierebbe a correre con quelle ai piedi. Cosa che fa appunto, passando in tutta fretta in mezzo alle ragazzine che la guardano scioccate per poi posare i loro occhi incazzati su Adam che ha rovinato anche la loro favola. Ora lo picchieranno sul serio mentre Guenhwyvar andrà a rintanarsi nella sua amata foresta fino a data da destinarsi.>
 
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view post Posted on 7/3/2012, 16:59
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Ieri notte al teatro del villaggio..


Louis
Il teatro di return era stato in delirio per lo spettacolo che si era rappresentato quella notte. Lentamente si era svuotato di tutti gli entusiasti spettatori che avevano assistito alla rappresentazione. Nel salone principale, sul palcoscenico, si trovava il vampiro http://images2.fanpop.com/images/polls/297...552636_full.jpg Era seduto su un divano di scena e, accanto a lui, era sdraiata una fanciulla dai capelli color dell’oro e le labbra scarlatte. Il suo colorito era piuttosto pallido, la vita stava lentamente lasciando quel corpo e il vampiro l’accompagnava in quel momento, accarezzandole delicatamente i capelli con la sua mano cerea. Il petto della fanciulla si muoveva a ritmi irregolari e Louis, ascoltava quel dolce rumore del battito cardiaco che stava via via scemando, sorrideva con le labbra e i canini macchiati di sangue. Era stato meraviglioso bere da una fanciulla così vitale e si stava godendo quel momento in completa solitudine.

Armand
Dentro il teatro, nel perfetto silenzio di quel momento la porta si aprì provocando un rumore fragoroso. Era Armand che, dopo alcune ore passate a cercare il "fratello" finalmente lo aveva trovato. Il tanto amato/odiato Louis era a teatro, come se nulla fosse.. e la cosa lo irritava particolarmente. Con i capelli neri che gli ricadevano lungo le spalle, una camicia bianca leggermente sbottonata Armand faceva il suo ingresso in quel posto, diretto, senza nemmeno guardarsi attorno, verso la poltrona in cui era seduto Louis. In un istante era di fronte a lui e senza nemmeno dargli il tempo di aprire bocca girò di scatto il collo della ragazza, facendola morire sul colpo. e poi, i suoi occhi azzurri fissarono quelli del fratello, per un lunghissimo momento.. Non serviva parlare, Louis lo sapeva perchè era li e sapeva pure i sentimenti che in quel momento Armand provava. Forse, se non ci fosse stato Lestat tra loro due, lo avrebbe ucciso all'istante ma.. era per Lestat che tratteneva il suo gesto, solo epr lui "Louis.. mi fai schifo.." furono le uniche parole che uscirono dalla sua bocca.

Louis
Il forte rumore della porta non lo scompose. Sapeva chi aveva appena fatto in suo ingresso nel salone. Erano giorni che evitava di incontrare Armand, sapeva che suo fratello era in collera con lui ma non ne sembrava preoccupato. Fece roteare il collo per stirare i suoi muscoli, proprio nel momento in cui Armand spezzava il collo della ragazza. Sarebbe morta in qualunque caso. “Devi avere proprio una particolare propensione per gli ingressi plateali, Armand. Lo spettacolo stasera non era avvincente come quando sei tu a calcare il palcoscenico..” In quel momento stesso i suoi occhi si posarono su quelli del fratello. Un sorriso si contrapponeva alla collera del vampiro dai capelli neri. Un sorriso sanguinolento. “Oh, che peccato.. e io che ti amo così tanto. Per pietà Armand, dimmi.. cosa ha fatto questa volta il tuo vile fratello?” Sapeva perfettamente cosa aveva fatto, ma era proprio quella la reazione che si aspettava da lui. Lo avevano sempre ridicolizzato per la sua attitudine ad innamorarsi, a provare sentimenti sinceri. E adesso? Adesso aveva dimostrato che non era il solo. Certo, se fosse stato il solito Louis avrebbe agito per vie meno catastrofiche ma, sfortunatamente, era diventato il vampiro che tutti avrebbero voluto fosse fin dalla notte in cui Lestat lo aveva trasformato. “Non dirmi..” Il suo sguardo si abbagliò, pieno di finto sbalordimento. “Il mio caro fratello si è offeso per quello che ho fatto alla donna che ha catturato il suo cuore..” Sorrise, portandosi un fazzoletto alle labbra per pulirle dal sangue. “Che romantico..”

Armand
Alzò lo sguardo sul fratello, carico solo d'ira. Non c'era più nessun sentimento al momento che tenesse legato Armand a Louis.. se erano ancora legati, l'unico motivo era Lestat, ed era per lui che continuava trattenersi dal fare quello che desiderava. "Non sono in vena di scherzare Louis, sinceramente da te, mi sarei aspettato qualcosa di diverso.. ma di nuovo sei riuscito a deludermi, sai?" scosse la testa e si abbasso fino al suo volto, in modo da guardarlo bene negli occhi "Ci sono confini che non si possono oltrepassare.. lo sai bene tu e lo sa bene Lestat.. ci sono persone che non devono essere sfiorate.." e mentre gli parlava la sua mano andò a prendere i capelli del fratello fino a stringerli in una coda "Sei impazzito Louis e.. mi stava bene finchè ti divertivi a fare il vero vampiro ma.. non devi oltrepassare il confine.. e tu lo hai fatto.." lo sguardo era severo, molto severo "Non ho mai sfiorato con un solo dito la donna di cui eri innamorato, anche se l'ho sempre odiata.. ma rispettavo quello che c'era stato tra voi, nonostante tutto.. ed invece tu hai dimostrato non solo di non tenere a me, ma non rispettare nemmeno le nostre regole" no.. Armand nonostante odiasse così tanto Nebi, la quale era quasi riuscita a portar via Louis da loro, non l'aveva mai toccata.. Ginevra bè.. lei era un caso del tutto diverso.. lei aveva sfidato Lestat ed Armand.. e Louis non l'aveva mai amata.. Lo sapevano benissimo entrambi.. e i suoi pensieri furono trasmessi anche al fratello.

Louis
Non si sentiva legato ad Armand solo per Lestat. Lui continuava ad amarlo e se aveva agito così con Lisa era solo perché era geloso, geloso che amasse qualcun altro come amava loro due. “Ti saresti aspettato qualcosa di diverso dal vecchio Louis, Armand. Io ho agito esattamente come avresti fatto tu. Niente di meno e niente di più..” Sollevò la testa quando il fratello lo afferrò per i capelli. Lui non aveva regole. In amore non esistono cose del genere e la gelosia che provava lo spingeva a pensare che con Lisa si era comportato esattamente come avrebbe fatto qualsiasi altra persona follemente innamorata. Peccato che era solo la sua situazione di follia a lasciargli credere che quello fosse il modo migliore di agire. Sollevò una mano per posarla sulla guancia di Armand. Lo carezzò con le dita, delicatamente, mentre il sorriso non si cancellò dal suo volto. “Proprio non lo capisci, Armand? Non lo capisci il motivo per cui ho allontanato da te quella ragazza?” Non voleva perderlo. Voleva proteggerlo da quello che lui stesso aveva fatto quando li abbandonò per stare con Nebi. Adesso si reputava stupido per aver messo in discussione l’amore verso i suoi fratelli per stare con una donna e tantomeno si preoccupava di quello che il fratello aveva fatto a Ginevra. Aprì completamente la mano sulla sua guancia e, con la velocità che ormai faceva parte integrante del suo essere, fece cadere il corpo morto della ragazza sul pavimento del palcoscenico e, al suo posto, fece distendere Armand, sollevandosi poi sopra di lui. “Se mi avessi amato davvero, avresti fatto qualsiasi cosa per portarmi via da Nebi. E avresti ucciso Ginevra.. invece hai lasciato che io andassi con la prima e salvassi la seconda. Chi ha deluso chi, Armand?” Il suo sguardo si fece torvo e crudele, mentre con la mano continuava ancora ad accarezzare la guancia del fratello che si trovava steso sotto di lui.

Armand
"Sei ancora più stupido di prima Louis, e nemmeno te ne rendi conto.." no, all'inizio credeva che questo cambiamento potesse essere positivo nel vampiro. Insomma, finalmente beveva sangue umano e non quello schifo di sangue di ratti o altri esseri immondi ma ora.. ora non era più sicuro che tutto questo andasse bene. "tu hai agito senza riflettere, calpestando le nostre regole.. non hai agito come avrei fatto io.. Se tu lo avessi fatto adesso non ti odierei così tanto quanto in realtà ti odio!" quando si trovò disteso sotto Louis lo continuò ad osservare, sempre con sguardo severo e poi ad un tratto gli tiro via la mano con cui gli accarezzava la guancia e lo spinse indietro, mettendosi seduto. "Se credi che l'amore si dimostir in questo modo Louis, non hai capito davvero nulla di noi.. in tutti questi anni in cui siamo stati assieme, dovresti sapere da solo quello che va bene e quello che non va bene.. Dimmi, hai mai pensato di uccidere Matt o Yvonne? Eppure Lestat li aveva creati per amore, no? Li voleva per se, come noi due del resto. No, te lo dico io, non lo hai mai pensato perchè rispetti Lestat, e perchè sai che non amerà mai nessuno più di me e te.. e lo stesso valeva per me" si alzò dalla poltrona dandogli le spalle. Era disperato, questo è certo.. non perchè aveva amato Lisa, ma perchè Louis aveva messo in dubbio il loro amore, l'amore che lo legava a lui e a Lestat.. ed Armand, nonostante fosse un vampiro che amava essere guardato e sapeva piacere di una cosa era certo: Louis e Lestat venivano prima di ogni cosa al mondo.. ma adesso?
Si voltò per guardarlo di nuovo "Mi hai deluso così profondamente che non puoi nemmeno immaginarlo.. desidero la tua morte in questo momento.. più di quanto in passato desiderassi il tuo amore.. Ti odio Louis, e ti ucciderò se non rimetterai le cose a posto.. se non farai tornare Lisa come prima!"

Louis
Quel cambiamento non aveva portato a nulla di buono. Lo aveva reso folle, lo aveva reso un mostro incapace di pensare ai sentimenti altrui. Voleva solo appagare la sua sete, la sua voglia di vendetta, la sua gelosia. E non se ne sarebbe reso conto se avesse continuato a nutrirsi di sangue umano. “Sarò anche stupido, ma sono consapevole di avere davanti agli occhi una persona che pensavo mettesse la famiglia prima di ogni altra cosa. La stessa persona che diceva a me che inseguivo le donne in gonnella e mettevo da parte chi era davvero più importante..” Nei suoi occhi stava crescendo la rabbia. Rabbia che aveva represso per secoli e secoli di dieta vampiricamente vegetariana. Si scostò e si mise seduto sul divano, con un braccio appoggiato al bracciolo e l’altro steso sullo schienale. “invece tu lo hai capito?” lo guardò, sorridendo sarcasticamente. Quella conversazione stava iniziando a stufarlo e ancora un’altra predica sull’amore e si sarebbe alzato per andarsene. “Matt e Yvonne non sono mai stati un problema per me. Lestat è sempre stato in grado di mettere NOI prima di tutto. E ci sto provando anche io tenendo chiunque altro fuori dalla nostra vita. E quel chiunque altro era la tua bella e dolce strega. Tu ti stavi innamorando Armand. E il tuo desiderio di volermi morto dimostra chi è davvero importante per te” Si alzò, dando le spalle al vampiro che, ormai, gli sembrava di non conoscere più. “Bene, allora inizia ad affilare i canini perché non tornerò sui miei passi. Anzi..” si girò per un momento, guardandolo quasi con ribrezzo. “.. adesso penso proprio che andrò dalla ragazza per farmi consolare. Devo ammettere che le hai insegnato bene come fare per soddisfare i desideri di un uomo..” Schioccò la lingua sul palato, sprezzante, e si voltò pronto ad andarsene.

Armand
"La famiglia? quale famiglia Louis? quella che tu ahi mandato a puttane con la tua follia? Tante grazie ma io di una famiglia con una persona simile non so di che farmene!" Glielo urlò proprio contro, era arrabbiato e nervoso, e le risposte di louis lo innervosivano sempre di più. Non lo stava nemmeno ad ascoltare.. patetico, ecco quello a cui pensava. Era patetico. nascondersi dietro l'amore che aveva nutrito per Lisa, un amore "umano" quando lui non era più un vampiro.. Era questa la sua colpa? Essersi innamorato quando il suo cuore aveva ripreso a battere? Perché da umano, i sentimenti che lo legavano a Lestat e Louis erano sparito, e loro lo sapevano bene. Non li aveva mai traditi, nemmeno adesso.. adesso che avrebbe potuto avere Lisa, se solo gli avesse detto di si, aveva comunque scelto loro "Io ho sempre scelto voi.. ma adesso, riguardo a te, me ne pento amaramente Louis" Ma non gli dette il tempo di andarsene, perchè alla sua ultima frase in un istante fu davanti a lui e lo prese per il collo, sollevandolo da terra. Lo guardò con rabbia e fece la cosa più stupida che potesse fare: lo morse. In un impeto di crudeltà e accecato dalla rabbia morse il suo stesso fratello, e bevve. Bevve il suo sangue, fino a dissanguarlo. Non lo avrebbe ucciso, questo era certo, ma lo avrebbe reso debole, impossibilitato a muoversi per giorni. E solo quando alla fine, si accorse che non vi era più una goccia di sangue nel suo corpo lo lascio cadere a terra e lo osservò pulendosi la bocca "Non avvicinarti più a lei, a me o a Lestat.. non voglio vederti mai più.. perchè la prossima volta, ti pianterò un paletto nel cuore Louis.. e diverrai cenere.. perchè è questo quello che meriti.."
E così dicendo, si voltò e si incamminò all'uscita.. Tra i due ormai non c'era più nulla che li legasse.. Ci sarebbe voluto l'intervento di Lestat forse, per sistemare quello che ormai per Armand era irrecuperabile.
 
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..Kady..
view post Posted on 13/3/2012, 17:41




Le mezze misure sono per le quasi persone.


Ore 2.35 del mattino, Castello di Point of Evil – Torre.

“Ma dove cazzo ti eri cacciato, ti ho cercato dappertutto!”
“Giro giro tondo, casca il mondo, casca la terra..”

James si rigirava tra le mani un piccolo pugnale, facendolo abilmente passare tra un dito e l’altro – “un po’ macabre queste canzoncine per bambini, non trovi?” – sospirò – “Sofia aveva il vizio di leggerti ogni fiaba che le passava per la mente. Tra la nonna di Cappuccetto Rosso che veniva divorata dal lupo e la strega di Biancaneve che moriva ballando su scarpe arroventate, non mi meraviglia che tu sia cresciuto così” – lo indicò dal basso verso l’alto, sollevando le sopracciglia per l’impassibilità mostrata da suo figlio – “andiamo, non fare quella faccia, un po’ di umorismo, su con la vita, Dagon! Non dovresti essere in viaggio di nozze, a proposito?”. – Infilò il pugnale in tasca.

“Posso sapere cosa diavolo ci fai qui, papà? E soprattutto perché..” – scosse la testa. Stava per chiedergli per quale motivo avesse morso una donna incinta, ma conosceva benissimo la risposta. Gli affari di suo padre non erano cose di cui lui doveva interessarsi, ne tanto meno in cui avrebbe dovuto intromettersi. L’espressione rimase tale anche quando lo sentì parlare di viaggio di nozze, non aveva avuto alcun dubbio, nemmeno per un momento, che James avrebbe scoperto ogni cosa prima di chiunque altro – “sei venuto qui per questo? Per parlare di qualcosa che sarebbe dovuta rimanere un segreto?” – roteò gli occhi – “la penultima volta che abbiamo parlato di donne, ti ho dato un pugno in faccia. L’ultima mi hai cacciato via di casa, di nuovo”.

Il Demone vampiro sollevò un dito, come a voler puntualizzare una cosa poco veritiera – “in realtà ti ho cacciato di casa perché ti sei fatto spezzare un braccio, per la precisione dopo aver colpito uno dei nostri migliori demoni per salvare una bambina. Una bambina alla quale non sarebbe accaduto ugualmente niente Dagon, perché Elle non appartiene a Sorat. Ma tu cosa potevi saperne del resto, tu e il tuo voler sempre menar le mani a caso. Non mi meraviglierebbe di trovare la piccola Ginevra con un occhio nero, sai?” – ridacchiò – staccandosi dal muro per avvicinarsi al suo secondogenito – “come va a proposito?” – strappò via la manica della maglia del semidio, controllando, senza attendere risposta, l’arto meccanico.

“Stai lontano da lei, per favore” – Dagon chiuse gli occhi, riaprendoli soltanto per guardare quelli rossi di suo padre una volta che questi si mise di fronte a lui per controllargli il braccio. Lo lasciò fare – “non va. Mi da fastidio, non riesco ancora, a distanza di mesi, a calibrare la forza quando sono nervoso” – e lo era spesso, purtroppo – “e vorrei evitare di fare del male a qualcuno” – sospirò, inutile mentire – “è pericoloso per Ginevra, James. Voglio tornare a Casa e toglierlo” – puntò lo sguardo in quell’arto composto da chissà quale sconosciuta lega, mentre suo padre lo piegava e muoveva per capire se stesse tutto andando bene – “hai sentito quello che ti ho detto prima? Non voglio che tu vada da lei.”

“Perché? Non vorrai dire che” – appoggiò entrambe le mani sul petto, lasciando così andare il braccio cyborg dell’uomo – “non ti fidi di ME? Non le torcerei un solo capello, figlio mio” – poggiò poi una mano sulla sua spalla – “ma non puoi certo vietarmi di andare a salutare la mia dolce nuora. E magari anche ricordarle due o tre cosett..”

“PAPA’!”

“Stavo scherzando” – sbuffò – “quanto sei antipatico, ma davvero hai trovato una donna che ti ha sposato.? No, credo di essere sinceramente meravigliato di questa cosa. Sei sempre così torvo?” – tolse la mano dalla spalla del figlio, indicandogli successivamente il viso – “non ti si può guardare. Sicuro di non essere stato concepito da Cerbero? Sai non mi meraviglierebbe se tua madre avesse ceduto anche alle lusinghe del cane.” – Rise di nuovo per poi fare un passo indietro, avvicinarsi alla grata della finestra e accendere una sigaretta – “il braccio guarisce, ma non è ancora arrivato il suo tempo. Abbi pazienza, ti è stato spezzato di netto, non dimenticarlo. Piuttosto” – con un cenno del capo indicò la mano sana del mezzo Demone – “perché lo hai fatto? Ti sei bevuto il cervello del tutto, decidendo quindi di condannare una donna alla tua eterna vicinanza, oppure, cosa che spero, hai finalmente deciso di mettere la testa a posto?” – Gli sorrise, senza però mostrare i canini appuntiti.

Dagon aggrottò la fronte, suo padre aveva sempre il fantastico vantaggio di riuscire a spiazzarlo. Ma davvero un tizio del genere era un torturatore dell’Inferno? Il vice capo addirittura? L’uomo stentava a crederlo. Non che dubitasse della cattiveria di suo padre, ne della sua poca sanità mentale – “Il fatto che TU chieda a me se io mi sia bevuto il cervello del tutto fa davvero ridere. Credo che appena uscirò di qui mi farò proprio una sana risata. Ha ha ha, che simpatico mio padre!” – si mise a braccia conserte, la manica strappata giaceva a terra – “quanto devo aspettare ancora? Non fingere di non avermi sentito, è pericoloso per Ginevra, in certe situazioni non riesco a controll..”

“Beh, scopa di meno”!

“.. arlo. Sei un coglione!” – Il semidio si avvicino a suo padre che, nel frattempo, si era messo seduto sul freddo pavimento – “senti. Non ho voglia di litigare con te James, non voglio farle del male, come te lo devo dire, in aramaico? NON.VOGLIO.FARLE.DEL.MALE!” – si abbassò all’altezza dell’altro uomo, afferrandolo per un braccio – “dimmi quanto tempo devo aspettare e ti racconterò di lei.” – Lo lasciò andare poi, mettendosi seduto accanto e rubandogli la sigaretta dalle mani.

James si voltò a guardarlo – “qualche settimana, un mese al massimo. Hai la mia parola. Ma adesso” – sghignazzò, accendendo un'altra sigaretta e assumendo un’espressione curiosa – “raccontami tutto! E per favore, non dimenticare i dettagli, tipo la taglia del reggiseno, le sue posizioni preferite e..”

“Aggiungi una sola parola e userò il mio amatissimo braccio meccanico per trasformare la tua faccia in una pentola” – lo sguardo di Dagon era serio e fin troppo pericoloso.

Il Demone vampiro roteò gli occhi – “stavo scherzando, per l’amor dell’Inferno fatti un corso di ironia spicciola, figlio mio. E non guardarmi così, ricordati che se tu puoi trasformare me in una pentola io posso trasformare te in lana d’acciaio, forza ora.” – Riprese a fumare, come se niente fosse.

“Non c’è molto da dire. Non ho messo la testa a posto e ho fatto ogni cosa, beh quasi, in mio possesso per allontanarla.” – scosse la testa, sbuffando – “no. Non è vero. Non ho fatto un cazzo per allontanarla, James. Perché quando mi sono accorto che mi stavo avvicinando troppo, era già tardi per togliermela dalla testa” – si voltò a guardarlo, sorridendo appena – “so di averla condannata ad un eternità di guai e di sofferenze, ma credo di potercela fare a proteggerla.”

“E Yvonne?”

Dagon sospirò, poggiando la testa contro la parete ruvida – “Yvonne appartiene al passato. Un bellissimo passato che non ritornerà. Lei non potevo proteggerla, lei è umana e se l’avessi legata a me e resa immortale non sarebbe comunque mai stata pronta ad affrontare TUTTO quello che potrebbe succedere.”

“Ginevra invece lo è?”

“No. Non del tutto, ma Ginevra non ha gli anni contati papà, ha tutto il tempo per abituarsi a me, al fatto che non dovrà mai abbassare la guardia. E poi sa sopportare, è possessiva quanto lo sono io, siamo molto più simili di quanto sembri. Già il fatto che abbia accettato di sposarmi così, su due piedi, la dice lunga. Sono innamorato di lei.”

“Glielo hai detto?”

“No.”

“Figuriamoci” – James rise, posando di nuovo lo sguardo sul palmo del figlio. In fin dei conti non spettava a lui giudicare e, per quanto giudicasse il loro essersi legati in quel modo fin troppo affrettato, non disse niente. Non disse niente perché sapeva che suo figlio non era affatto incline ai buoni sentimenti, almeno non a quelli così forti e pericolosi, e se aveva osato tanto evidentemente aveva le sue buone ragioni. O almeno lo sperava per lui, per loro, perché non avrebbero mai più potuto lasciarsi, ora.

“Perché è rimasto questo strano segno rosso?” – Dagon si accorse che suo padre gli fissava il palmo, e quella strana espressione di tranquillità nel viso di James non gli piaceva granché.

“Il segno è rimasto perché l’Inferno vi metterà alla prova, Dagon” – Si voltò a guardarlo, accennando un breve sorriso – “metterà alla prova il vostro amore, come fa con tutti, ogni volta in modo diverso.”

“Cosa intendi dire? Ci metterà alla prova in che senso?” – il semidio corrugò nuovamente la fronte, l’espressione faceva trasparire palesemente preoccupazione e allerta nel suo viso.

James finì di fumare in tutta tranquillità, si alzò da terra e solo alla fine decise di rispondere – “prova a fare qualcosa che sai le causerebbe dolore. Prova a tradirla.”

“Cosa? Non ho nessuna intenzione di farlo. Ehi, dove cazzo credi di andare, dimmi cosa significano le tue parole, James!! – il figlio si alzò a sua volta, seguendolo e afferrandolo per il braccio – “dimmelo.”

“Da innamorato sei peggio di un criceto nelle palle, figlio mio” – si scansò, sbuffando – “si riaprirà. Ok? La vostra ferita si aprirà ogni volta che uno dei due farà qualcosa, QUALSIASI cosa che all’altro causerà dolore. Se Ginevra abbraccerà qualcuno un po’ troppo, secondo i tuoi canoni, la tua ferita si riaprirà. Se tu farai a botte con qualcuno, la sua ferita si riaprirà. Potrei farti altri mille esempi simili. Qualsiasi Dagon, qualsiasi stupida cosa che potrebbe farti male se fatta da lei, ti squarcerà nuovamente la carne. E ti consiglio, da buon padre quale io sono, ti consiglio vivamente di evitare di rinnovare la vostra promessa. Ricorda: anche se non lo sa nessuno, secondo le leggi infernali siete marito e moglie, siete sposati e legati. Più volte vi scambierete il sangue, meno riuscirete a staccarvi l’uno dall’altra. E ti consiglio anche di prendere esattamente alla lettera, quello che ti ho appena detto” – gli sorrise, andando poi ad aprire la porta.

Il semidio rimase immobile dopo aver ascoltato quelle parole, lo sguardo fisso su quel palmo arrossato. Sentì un brivido percorrergli la schiena e, purtroppo, non era altro che un brivido di puro piacere. Le parole di suo padre erano state dure e pericolose sia per lui che per la sua compagna, ma Dagon non potè fare a meno di sorridere al pensiero che Ginevra sarebbe stata sua in modo così forte e unico e in quel momento non si sentiva nemmeno di promettere a suo padre che avrebbe seguito il suo consiglio. Si limitò ad alzare gli occhi su di lui, per un’ultima domanda – “cerca di trattarla bene” – sapeva che sarebbe andato da lei, ma se si fosse permesso di allungare anche un solo dito o dire anche una sola parola di troppo, sarebbe sceso all’inferno e lo avrebbe massacrato, a costo di farsi ripudiare per sempre.

James annuì, scuotendo subito dopo leggermente la testa, suo figlio non gli aveva risposto ma era perfettamente a conoscenza del fatto che non gli avrebbero dato retta. Del resto, se all’amor non si comanda, si potrebbero forse comandare due innamorati?

Dagon – James





 
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Mercoledì notte - Foresta (subito dopo l'incontro tra Adam e Castiel in spiaggia)

Adam
Aveva appena lasciato il suo amico e custode Castiel in spiaggia e in quel momento, Adam http://26.media.tumblr.com/tumblr_ls3q4zAu...due0no1_400.jpg , si stava inoltrando nella foresta diretto nel luogo in cui solitamente incontrava Guen. Aveva voglia di stringerla a se e raccontarle tutte le sue preoccupazioni. Dentro di se sapeva che ciò che aveva detto Castiel sull’essere in DUE era corretto. Lei doveva sapere e, nonostante avesse vacillato per tutta la sera, adesso voleva provare a fare la cosa giusta. Potevano affrontare insieme quelle preoccupazioni che ancora lo trattenevano dal cercare Ginevra e quindi la strega che lo avrebbe fatto tornare angelo. Correva, attento a non inciampare nelle grandi radici che sporgevano dal terreno. Non voleva rallentarsi, doveva andare da lei e al sol pensiero le sue labbra si incurvarono in un sorriso. Insieme, ce l’avrebbero fatta.

Ephram
Ma Adam questa sera non incontrerà Guen.. troverà invece lo zio della ragazza il quale si trovava, per qualche caso fortuito, proprio nei pressi in cui si trovavano Castiel e Adam. Senza volere aveva sentito alcuni spezzoni della loro conversazione e bè, c'era voluto poco per capire che la ragazza in questione fosse proprio Guen e Adam fosse l'angelo di cui la nipote gli parlava. Così, senza pensarci troppo su, una volta che Adam aveva lasciato Castiel e si era diretto nella foresta, lui lo aveva seguito. Era rimasto in disparte per un po', finché non aveva pensato che quello fosse il momento giusto per palesarsi e così facendo, si ritrovava ora proprio di fronte all'angelo. L'obbiettivo? Bè parlargli e convincerlo a lasciar perdere Guen.. Secondo lui non era adatto.. sua nipote non aveva bisogno di uno come lui no.. le avrebbe solo incasinato l'esistenza e non voleva. Avrebbe fatto di tutti per impedire che ciò accadesse. voleva proteggere Guen.. e lo avrebbe fatto.

Adam
Continuò a correre verso il laghetto, incurante del fatto che qualcuno lo stesse seguendo, osservando. Non poteva immaginare nemmeno che il vampiro avesse sentito la conversazione tra lui e Castiel. Il suo unico obiettivo, al momento, era quello di parlare con la ragazza, di esporle le sue preoccupazioni per poterle superare insieme. Ma la sua corsa fu arrestata. Conosceva Ephram. Lo aveva incontrato quando il vampiro sembrava indeciso su quale dovesse essere la ragazza della sua vita. Ci aveva parlato, consigliandolo di fare chiarezza su se stesso, prima di fare la sua scelta. Sapeva che lo aveva fatto e che aveva sposato Anthea ed era felice per loro. Ma questo non bastò a non farlo sobbalzare quando gli apparve davanti agli occhi. Indietreggiò di un passo. “Ephram..” aveva il respiro corto dovuto alla corsa. “Mi hai spaventato, accidenti.” Dopotutto la foresta poteva essere molto pericolosa. Ma lui non aveva tempo per fermarsi a parlare. Gli sorrise. “Scusami, ma devo andare adesso” Non voleva essere ineducato, ma parlare con Guen era decisamente più importante. Non sapeva lui fosse suo zio e, soprattutto, non poteva conoscere le sue intenzioni. Lo salutò con un cenno della testa e riprese a camminare, con l’intenzione di superarlo.

Ephram
Si rese conto che era Adam, quell'Adam di cui era geloso, solo quando gli fu di fronte. Fino a quel momento lo aveva sempre osservato di spalle e per lui l'odore che aveva era uguale a quello di tutti gli altri angeli. C'era un motivo per cui non gli piaceva che Guen fosse interessata ad un angelo e quel motivo forse era proprio per il passato e per Anthea. "Adam.. non avrei mai immaginato che l'angelo in questione fossi tu" lo disse a voce bassa, lasciando però che l'angelo riprendesse a camminare. Non voleva certo trattenerlo con la forza ma sapeva che le parole, usate bene, avrebbero sortito lo stesso effetto: farlo fermare. Riprese quindi a parlare, anche quando Adam gli fu di spalle
"Non la troverei.. era con me fino a poco fa e stava rientrando al castello" bugia? verità? che importava "Dico di Guen.. è lei no la ragazza da cui stai correndo? Bè.. ti informo che si tratta di mia nipote.." e poi così dicendo si voltò, aspettando la reazione dell'angelo.

Adam
Adam ignorava la gelosia di Ephram. Con Anthea non era mai andato oltre un semplice rapporto di amicizia e di certo non poteva immaginare quanto Ephram desiderasse tenerlo lontano da Guen. Stava camminando ma lo senti parlare. Si voltò solo con il busto, aggrottando la fronte senza capire. “L’angelo in questione?” Era confuso. Non capiva cosa potesse avere a che fare lui con il vampiro. Guen non gli aveva mai parlato di lui e Adam non era veggente come sua sorella. Ma l’arte di prevedere non gli sarebbe servita perché proprio nel momento in cui si stava ponendo quelle domande, Ephram riprese a parlare. Si girò completamente ma la sua espressione non cambiò. Sapeva chi stava cercando e, nonostante sapesse che molti vampiri avevano la capacità di leggere il pensiero, sentiva che in quel caso non era così. “Tua nipote?” Ephram non era molto più grande di lui e stentava a credere che il vampiro fosse davvero imparentato con Guen. Erano così diversi tra loro. “Mi stai prendendo in giro, vero? Mi hai sentito parlare con il mio amico in spiaggia e adesso vuoi solo farti quattro risate?” ritornò sui suoi passi arrivandogli alle spalle. “E’ così Ephram?” Allungò la mano per toccare la spalla del vampiro. Voleva si voltasse mentre gli rispondeva.

Ephram
Ephram era stato geloso del rapporto di Adam ed Anthea al tempo, e continuava a non vedere di buon occhio quell'angelo. Secondo lui non era adatto alla moglie al tempo ed ora non sarebbe stato adatto alla nipote "Ti sbagli, non vedo perchè dovrei prenderti in giro.. Guen è figlia di mia sorella, Nebi" sorellastra per la precisione ma non lo precisò, non era importante.. "Non ti sto prendendo in giro, non credo che mi interesserebbe farlo ma.. sono preoccupato per quello che ho sentito si.." scosse la testa e lo fissò negli occhi una volta voltato "Guen è ancora una ragazzina.. ha molti dubbi riguardo alla sua vita e.. non devi crearle altri problemi.. problemi che lei non può affrontare. Non lascia avvicinare nessuno e se con te lo ha fatto è stato perchè in te forse vedeva una persona sicura, stabile.. ora cosa ne sarebbe di lei se scoprisse le tue preoccupazioni, le tue paure? E se tu davvero tornasse ad essere quell'angelo che eri e dimenticassi cosa provi per lei? Adam ne soffrirebbe.. ed è mia nipote.. non voglio che accada"
Era bravo a recitare una parte, e quella dello zio preoccupato gli veniva anche troppo bene, ma in fondo lo era davvero.. Solo che, non voleva per nessun motivo che Adam tornasse da Guen. Sapeva che lei ne era attratta e lo avrebbe aiutato anche a discapito di se stessa. E così non doveva andare.

Adam
Al contrario del vampiro, Adam pensava che l’unica donna che avesse mai potuto avvicinare a se in maniera del tutto differente a come era accaduto con le altre, era proprio Guen. Con lei si sentiva libero. Con lei stava bene, anche se non aveva la sua grazia. “Nebi è sua madre..” Nonostante non la conoscesse, aveva avuto modo di parlare di lei con Guen. Ephram non stava mentendo e, adesso, ne era certo perché lo stava guardando negli occhi. “Scusa. Non volevo mettere in dubbio la tua parola è solo che.. “ aggrottò la fronte “non mi aspettavo fosse tua parente.” Si zittì, ascoltando tutto quello che Ephram gli stava dicendo. Fino a poco prima che incontrasse Castiel anche lui aveva nutrito gli stessi dubbi del vampiro. Non voleva coinvolgere Guen in quella faccenda, non voleva che soffrisse. Ma se era vero che tra loro stava sbocciando qualcosa.. scosse la testa, distogliendosi dai suoi pensieri per rispondere “Guen mi piace, Ephram. E ti assicuro che siamo in due a non volere che lei soffra. Per questo credo che lei debba sapere a cosa va incontro con me. Tra noi è nato..” no, non si poteva parlare d’amore. Ma sicuramente qualcosa che ci andava vicino. “.. un sentimento che non posso ignorare.. e non credo nemmeno di volerlo fare. Pensa a cosa succederebbe se lei si ritrovasse ad avere a che fare con quello che ero prima, senza che io le abbia detto la verità. Mi odierebbe, Ephram. Ed io non voglio perderla..” era un discorso egoistico? No, o almeno non del tutto. Voleva davvero che Guen non soffrisse.

Ephram
"E' sua madre già.. e puoi immaginare quanto io tenga a lei.." ad entrambe in effetti, erano la sua famiglia, e lui non aveva problemi a ribadirlo. Continuò a guardare il giovane angelo ascoltando le sue parole "Ti piace adesso.. è questo il problema. Adesso che non sei completamente te, adesso che sei macchiato da poe.. è per questo che lei ti piace.. Ma quando tornerai in te? Perchè tornerai in te prima o poi, suppongo.. sei un angelo!" insomma questa era la realtà. Ephram non era del tutto certo che se Adam fosse tornato quello che era i sentimenti che provava per Guen sarebbero svaniti, anzi, secondo lui sarebbe accaduto l'opposto, ovvero Adam si sarebbe legato ancora di più alla ragazza ma.. Eph era questo che temeva.
"Non è un discorso da angelo questo però Adam.. anteponi il tuo sentimento a lei e a quello che sei.. e non è giusto. Rischierai di farla soffrire, e lo farai sia che le dirai tutto che se invece rimarrai in silenzio. Perchè invece non cerchi di risolvere questo tuo problema prima di starle vicino? Perchè non torni ad essere quello che eri? Solo a quel punto saprai se questo sentimento continuerà a sussistere o meno. Ma pensa.. una volta tornato Angelo, se i tuoi sentimenti per lei svanissero o fossero solo di amicizia.. come potrebbe sentirsi lei? Rischi di farla innamorae di te e poi distruggerla.. almeno a questo chai pensato?" Eph sapeva dove indirizzare i pensieri e bè.. con una persona già titubante era ancora più facile.

Adam
Si, lo immaginava. Perché anche lui aveva iniziato a tenere a delle persone come se fossero parte della sua famiglia realmente. Ricambiò lo sguardo e a quelle parole avvertì un brivido che gli percorse la schiena. Abbassò la testa, rivolgendo gli occhi al terreno. “Non lo so Ephram. Non so quello che potrebbe accadere quando sarò tornato in possesso della mia parte angelica. Se lo sapessi avrei già affrontato la situazione” Quella certezza che aveva provato dopo aver parlato con Castiel, stava mano mano lasciando nuovamente spazio alla confusione. “Però di una cosa sono certo. Ed è che a lei tengo sul serio. Non voglio che soffra a causa mia e mi piacerebbe poterle evitare tutto questo. Ma come? Se mi allontanassi da lei senza una spiegazione credi che non ne soffrirebbe lo stesso?” Si, avrebbe sofferto esattamente come lui. Guen era entrata in punta di piedi nella sua vita, ma adesso era diventata un punto cardinale al quale rivolgeva tutti i suoi pensieri. Si allontanò dal vampiro, andandosi ad appoggiare con la schiena al tronco di un albero. Aveva la testa sommersa di pensieri che di contrapponevano tra loro e non riusciva nemmeno più a guardarlo. Se avesse avuto ragione? Se Guen si fosse innamorata e lui l’avrebbe trattata con l’indifferenza che faceva parte della sua natura angelica? “Ci penso costantemente. Ma non so cosa fare. Voglio solo il meglio per lei ma, onestamente, non lo so cosa è meglio..” Si passò una mano tra i capelli. Ephram era riuscito nel suo intento.

Ephram
"Ed è proprio perchè non lo sai che dovresti pensar bene a quello che vuoi dire a Guen.." ormai era deciso a dissuaderlo e avrebbe davvero fatto di tutto. Tutti i suoi dubbi li avrebbe amplificati al massimo. Se Castiel era riuscito a dargli qualche certezza lui cercava di fargliele crollare. "Se tu ti allontanassi da lei forse ne soffrirebbe ma.. per quanto? Il vostro legame non è ancora così forte.. sarebbe una piccola delusione che in breve tempo passerebbe. Ma se tu invece le rimanessi accanto peggioreresti le cose. Pensa a come la distruggeresti dopo, quando lei proverebbe qualcosa di più che un semplice affetto? Non voglio vedere mia nipote cadere a pezzi, e non lo vuoi nemmeno tu, lo so.." lo seguì con lo sguardo. Sapeva di essere vicino, vicino a fargli abbandonare l'idea.. Voleva che Adam decidesse di stare lontano da sua nipote e.. pian piano ci stava riuscendo, lo sentiva. "Il meglio Adam, lo sai tu e lo so anche io.. Sai bene quello che devi fare.. Devi lasciarla libera finché quello che sei non sarà tornato. Finché tu stesso non farai chiarezza in te, non puoi permetterti di starle vicino. Potresti distruggerla.. Ed è meglio che tu adesso le stia distante, per poi, un domani.. tornare da lei sicuro di quello che sei.. perchè se il tuo ritornare Angelo volesse dire perdere i sentimenti che provavi per lei sarebbe orribile.. Lei non lo sopporterebbe e tu stesso, ti pentiresti ogni giorno della scelta Fatta. E' il momento di mettere da parte l'egoismo e pensare a lei. Se davvero tieni a lei come mi dicono le tue parole Adam.. sai che fare.. e la lascerai libera"
Aveva finito, questo era l'ultimo discorso che gli avrebbe fatto senza imporgli nulla.. Sperava che Adam adesso fosse convinto e lasciasse perdere Guen.. altrimenti avrebbe dovuto usare il suo potere da vampiro ma.. sapeva bene che questo non era giusto. Voleva che Adam rinunciasse da solo e lui, aveva provato a insinuargli il dubbio.


Adam
Le parole di Ephram si erano aperte un varco tra le certezze che Castiel gli aveva dato. Non riusciva a pensare lucidamente a quale sarebbe dovuta essere la scelta giusta per lui e per Guen ma Ephram era suo zio ed era certo che non volesse il male per sua nipote. Lasciò ricadere la mano lungo il fianco, sollevando la testa solo dopo aver lasciato finire il vampiro di parlare. “Lei non vorrà vedermi mai più” E questo lo distruggeva. Non voleva perderla per nessuna ragione al mondo. Ma poteva continuare ad essere così egoista? No. Non con lei. “Ma hai ragione. Non posso continuare a pensare semplicemente a quello che voglio io o al modo in cui mi sento io quando lei mi è accanto. Non sarebbe giusto se io la trascinassi in questa storia, ci sono troppi dubbi che mi assillano e.. e lei non deve soffrire a causa mia.” Il vampiro aveva colpito nel segno. Adam teneva davvero a Guen ma la sua inesperienza faceva in modo che le parole di chi poteva pensare più lucidamente diventassero più affidabili dei suoi stessi pensieri. Dei suoi stessi desideri. “La lascerò libera..” Guardava gli occhi del vampiro così intensamente quando si allontanò dal tronco dell’albero. “.. ma tu dovrai stargli vicino quando io non ci sarò. Dovrai farle capire che io non volevo farle del male ma che sto facendo tutto questo solo per lei. Solo per non farla soffrire.” Era serio. Non voleva che Guen pensasse che non aveva tenuto a lei davvero. Perché adesso ci teneva anche più di prima. I suoi occhi brillavano nella notte. Ma non aggiunse altro. Avrebbe parlato con la ragazza e forse sarebbe stato duro, ma lo stava facendo perche pensava che fosse davvero l’unica cosa giusta da fare. Lasciarla libera. Libera di essere felice. Non si rendeva conto che quella non era una scelta che spettava ne a lui, ne a Ephram, né tantomeno a Castiel. Era Guen che doveva scegliere. Ma Adam era solo un ragazzo e avrebbe dovuto farei conti con qualcosa che ancora non riusciva a comprendere: l’amore.


Ephram&Adam
 
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view post Posted on 19/3/2012, 18:11
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La scorsa notte a mezzanotte, al limitare del villaggio, villetta di Layla ed Ethan

Ormai la temperatura notturna iniziava a essere fresca, ma di un fresco piacevole, il tempo del freddo pungente e dei cappotti pesanti stava lentamente scemando.
Nonostante questo, gli abitanti di Return sembravano aspettare la primavera, il sole e la temperatura tiepida per mettere finalmente il naso fuori di casa, infatti il villaggio sembrava deserto. Probabilmente però, pensò Elle, era tutta suggestione. Forse si immaginava di essere sola, forse la villetta in fondo alla via non era così abbagliante come in quel momento appariva ai suoi occhi e forse nemmeno lo scalpitare degli zoccoli di Brownie era così rumoroso come in quel momento a lei sembrava. Forse, si disse ancora, si sentiva così sotto pressione solamente perchè aveva aspettato troppo, decisamente troppo. Non aveva tenuto il conto, ma sapeva di essere tornata a Return da circa due settimane e di non aver fatto il minimo sforzo per cercare i suoi genitori. Si era confidata con Odile, con sua nonna, con sua zia, persino con Victor, dannazione, ma il coraggio di affrontare le vere persone per cui era tornata -e scappata- le mancava.
Senza nemmeno accorgersene era smontata da cavallo, aveva aperto il cancelletto bianco e aveva attraversato il giardino sul retro, facendo attenzione a non fare alcun rumore, fino ad arrivare alla stalla.
"Non nitrire, non muovere gli zoccoli e non respirare.. Non fare niente, ok Brownie?"
Il cavallo per tutta risposta girò il muso dall'altra parte. Con tutta calma Elle gli tolse la sella, le redini e tutta l'attrezzatura, riponendola al suo posto. Prese poi una spazzola e iniziò a passargliela sulla schiena, col colpi decisi ma al contempo leggeri.
"Ora parlo anche con un cavallo, bene. Senza offesa Brownie, ma davvero, tra poco inizierò a parlare con i muri anche.."
"Potresti sempre entrare in casa e parlare con tuo padre. è sul divano, sta riposando davanti al camino, Layla non c'è.."

Una vocina acuta ma piacevole aveva fatto capolino nella stanza. Elle si guardò intorno e inizialmente non capì da dove venisse, poi la luce della luna illuminò una meravigliosa gatta bianca che, adagiata sul fieno, si leccava placidamente la zampina.
"Cream Puff!"
La gatta restituì lo sguardo con i suoi meravigliosi occhi azzurri e un bel coro di fusa. Dio, come le era mancata! Lasciò cadere la spazzola senza preoccuparsi del rumore, prendendo la sua gatta speciale tra le braccia.
"Scusami se non ti ho cercata, sapevo che mi avresti aspettata solo a casa e non.. Non volevo metterci piede, non ero ancora sicura.. Mio dio scusami Creamy, sono una pessima compagna" forse sembrò solo a Elle, ma le fusa della gatta parvero per un istante una risata. Andò a sedersi dove prima stava lei, sul fieno, tirando su i piedi e tenendosi la gatta sul grembo. Cream Puff, la sua anima, il suo Daimon. Ora che si erano ricongiunte le sembrava di sentirsi meravigliosamente bene.. Quasi completa. Si ricordava ancora di quando suo padre cercò di spiegarle cos'era un'anima e ora, guardando gl'occhioni della sua gatta, lo capiva ancora meglio. Come se lo avesse richiamato da un ricordo lontano, le venne istintivo girarsi e trovarsi faccia a faccia proprio con Ethan che, appoggianto con una spalla alla porta d'entrata alla stalla, la stava osservando. Il suo viso era al buio ed Elle non riusciva a distinguerne bene l'espressione ma, era sicura, quello non era un sorriso.
"Papà?" che domande, ovvio che era suo padre.
"Sentivo delle voci, pensavo fosse tornata tua madre e si fosse messa a parlare col tuo cavallo.. Non sarebbe una novità, credo abbia chiesto addirittura a lui quando potevi tornare.. Mi domando se si aspettasse davvero una risposta.."
"Papà io.."
Non riusciva a schiodarsi dal fieno. Strinse la gatta al petto, affondando le mani nel pelo bianco. Cream Puff era in silenzio, sembrava una semplicissima gatta domestica.
"Tu cosa? Comunque.." il fatato le diede le spalle, uscendo dall'ombra ed entrando nel cono di luce della luna "Mi aspettavo entrassi in casa, Elle. Non intendo più aspettare i comodi di tua madre, sappi che per te vale lo stesso. Sei grande, ormai, se hai qualcosa da dirmi sai do.." il resto della frase fu un respiro mozzato perchè ora due mani stringevano la vita di Ethan. Passarono pochi secondi, prima che il ragazzo si decidesse a girarsi completamente e prendere sua figlia in braccio. La ragazzina iniziò a piangere, nascondendo il viso nell'incavo del collo del padre, e mentre piangeva gli chiedeva scusa, per essersene andata, per essersi arrabbiata con lui, per non essere andata subito a cercarlo e per altri mille motivi ma, probabilmente, Ethan non ne capì neanche uno tanto piangeva forte Elle mentre sviolinava tutto quel lungo monologo di mea culpa.
"Elle calmati per l'amor del cielo non ho capito niente.."
La rimise a terra e, con le sue mani calde sul viso le asciugò le lacrime che le rigavano le guance. La ragazzina prese un respiro, mordendosi il labbro per non ricominciare a piangere.
"Scusa.. Per tutto.."
"Così va meglio.. Vieni qui ora!"
la richiamò a sè con un sorriso, stringendola di nuovo tra le braccia e lasciando che continuasse a piangere ancora per quanto desiderava. Ed Elle pianse, pianse ancora parecchie lacrime prima di alzare il viso dalla maglia ormai imbrattata di trucco di suo padre.
"Sei arrabbiato, vero?" Lo vide alzare gl'occhi al cielo.
"Sinceramente? Non lo so, Elle. Lo ero, perchè pensavo mi avresti cercato appena arrivata invece di startene da tua zia o da altre persone" Ethan sospirò "Forse sono deluso, perchè mi aspettavo un comportamento diverso da te.. E sono decisamente rassegnato a constatare che sei identica a tua madre, e non fare quella faccia perchè lo sai anche tu, signorina. Quindi ti dirò una cosa.." si fece appena più serio "La stessa che ho detto tempo fa a lei. Io non sono più capace di starle dietro, va bene? Tua madre si allontana continuamente e forse sono stufo di correrle dietro, sempre. La amo, davvero, ma ho conservato ancora un po' di amor proprio per pensare un po' anche a me, quindi.. Se ora siete in due a comportarvi così io davvero non so più dove sbattere la testa, per cui.. Che sia l'ultima volta che ti allontani da me, Elle. Se qualcosa ti fa arrabbiare urlamelo contro, prendimi a pugni se necessario, ma non andartene. Intesi?"
"Non ti lascio più, promesso. Ma puoi sempre lasciare la mamma.."
"Elle!"
"Affari vostri, io con te sto bene, ma non voglio vederti triste per lei o per quel.."
fece una smorfia schifata nemmeno stesse parlando di qualcosa di schifoso come un ragno peloso "..coso" riguardò il padre, abozzando un sorriso "Non voglio stare a casa con lei, non ancora. E non voglio lasciare la zia finchè non torna Ephram, è triste e si sente sola.."
"Lo immaginavo. Mi prometti che almeno una volta al giorno ti fai vedere, però?"
"Anche due, promesso!"
Rise,asciugandosi col dorso della mano le ultime lacrime sotto gl'occhi. Poi sospirò, guardando l'espressione del padre e facendosi di nuovo seria.
"Davvero, secondo me dovresti mollarla, tanto non siete sposati.."
"Sei una vipera, Elle. Sai cosa ti dico, invece? Potresti aiutarmi a fare il contrario"
Sospirò, togliendo una ciocca di capelli bianchi dalla guancia della figlia e ricambiando il suo sguardo curioso "Se mi aiuti possiamo trovare una soluzione per togliere tua madre dalle grinfie di Sorat definitivamente. Pensi di volermi aiutare? Consideralo un favore in cambio dell'averti perdonata.." le fece l'occhiolino, aspettando che annuisse.
"Bene, così remissiva mi piaci, dovresti esserlo sempre, sai?" prima di prendersi un'altra occhiataccia continuò "C'è un libro, un libro antico, dalla copertina rossa e probabilmente scritto in una lingua arcaica e sconosciuta. Tuo nonno Dan mi ha detto che al suo interno c'è scritto come liberare qualcuno da Sorat e bè.. Se riuscissi a scoprirlo, costi quel che costi, voglio liberare tua madre.. Ci stai?"
"Libro rosso, antico, Sorat. Immagino non si trovi in libreria o lo avresti già trovato.."
sospirò, aspettando qualche secondo prima di riabbracciare il padre "Va bene, ti aiuterò a cercarlo così *forse* quando si sarà liberata di lui farà meno danni.."
"Elle, da che pulpito.."
"Papà!"
"Ok, non ti paragono più a lei! Questa notte, però, dormirai con me, tua zia già lo sa, magari è la volta buona che Ephram torna e se lo mangia.."
"Sei terribile!"
"Lo so, ora andiamo dentro.."
"Ah, c'è ancora una cosa.."
alzò di nuovo lo sguardo per incrociare quello di Ethan "Buona festa del papà!"

Ethan&Elle
 
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view post Posted on 20/3/2012, 17:12
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Londra, oggi all'alba.


Catherine

Nonostante stesse arrivando la primavera, quella notte a Londra era stata fredda. Fredda per il cuore di una vampira che era tornata umana e aveva scoperto cosa era stata capace di fare, che aveva scoperto chi era diventata. Non aveva chiuso occhi ed era rimasta per tutto il tempo distesa sul grande tappeto del salone della casa di Stephan a piangere. Le ore passavano lente, come ogni volta che qualcosa ci tormenta. Le sembrava di essersi appena svegliata da un incubo e probabilmente era proprio così. Stava iniziando ad albeggiare quando, abbassando gli occhi sul proprio corpo, si accorse degli abiti che indossava. Si tolse le scarpe e, in punta di piedi, si avviò verso il bagno per darsi una risistemata mentre le lacrime continuavano a scorrere lungo le sue guance. Non sopportava l’idea che quel modo di vestire, quel modo di essere, aveva fatto parte di lei e, credeva, che se avesse bruciato quegli indumenti quella sensazione di violenza che le sembrava di aver subito, sarebbe scomparsa. Arrivata nel bagno padronale, si fermò davanti allo specchio e appoggio le mani al lavandino mentre fissava attonita il suo riflesso nello specchio. Gli occhi ambrati avevano assunto un colore più naturale, più caldo. Ma erano cerchiati di rosso e incavati in occhiaia viola. Il trucco le era colato e si mescolava alle lacrime sulle guance. Iniziò a passarsi le dita sul volto lentamente, poi aumentando di intensità. Sempre più forte. Voleva grattare via quella faccia, faceva male ma.. non le importava. Si faceva schifo.

Ginevra

In quella casa, nello stesso momento in cui una prima vampira cercava di togliersi la faccia, una seconda vampirina stava girovagando, ma non a caso. Infatti, dopo aver dormito, o meglio cercato di farlo, alcune ore su un divano sotto la vigile compagnia del demone, aveva avuto le umane necessità di trovare un bagno. Se Cathy si trovava nel bagno padronale, Ginevra aveva usato quello di servizio, ma le era bastato per darsi una sistemata, cambiarsi e pettinarsi. Come sempre quando era umana adorava prendere in prestito i vestiti dell'amica, infatti aveva aperto le valige di Catherine, che lei stessa un paio di giorni prima aveva preparato, *rubandole* un maglioncino leggero ma lungo che aveva messo sopra i leggins, infilati negli immancabili anfibi, e così vestita si era messa proprio alla ricerca dell'amica, non trovandola più sul tappeto, dove era sicura era rimasta a singhiozzare fino a poco prima.
"Cathy?" Non le ci era voluto molto per trovarla, proprio ora stava impalata sulla porta del bagno, guardandola mentre disperata si graffiava "Cathy fermati, per piacere.." le andò vicino, prendendole le mani dal viso e stringendogliele, in modo da abbracciarla da dietro e farle smettere la tortura.

Catherine

Continuò a torturarsi il viso finchè non si accorse che Ginevra era arrivata alle sue spalle. Non riusciva ad affrontare quello sguardo nemmeno guardandolo da dentro lo specchio. Sapeva di aver fatto del male alla sua migliore amica e non credeva che sarebbe mai riuscita a perdonarsi per quello. Lasciò che lei le prendesse le mani ma tenne la testa bassa, continuando a piangere senza dire una parola. Sapeva che Ginevra sarebbe stata comprensiva con lei. Sapeva che non era arrabbiata. Ma lei odiava se stessa e credeva di non meritare che una persona come lei avesse chi si prendesse cura di lei. Si liberò le mani e, sempre tenendo lo sguardo rivolto verso il basso, iniziò a togliersi quel vestito che non le apparteneva. Era un gesto simbolico il suo, quasi come se spogliarsi di quegli abiti volesse dire spogliarsi di quello che era stata fino a poco prima di giungere a Londra. Adesso era al sicuro, ma non lo era dal tormento che provava dentro. “Io non ti merito..” Fu l’unica cosa che riuscì a dire mentre il vestivo scivolava verso terra lasciandola completamente denudata.

Ginevra

"Mh ne dubito, forse quella st..upida vampira di Armand non mi merita, ma tu si.." La lasciò spogliarsi da sola, aiutandola solo a districarsi il vestito dai piedi e poi, senza chiedere nulla, riempì la vasca di acqua calda e bagnoschiuma profumato, sedendosi sul bordo di questa mentre aspettava che si riempisse. Purtroppo Ginevra non aveva un carattere facile e, nonostante sapesse che quella non era la sua migliore amica, l'aveva terribilmente infastidita vederla comportarsi in certe maniere, specialmente con il demone. "Ti vestivi addirittura peggio di me.." cercò di sdrammatizzare, indicando l'abito più velato che altro a terra e poi, di seguito, una pila di vestiti puliti che aveva adagiato poco prima di andarle in contro sul portabiancheria. "Soprattutto.." si alzò, di nuovo, spostando un indumento indicando cosa c'era sotto. Il cofanetto di velluto nero e la chiave di casa di Stephan. "Queste cose sono tue, mi dispiace averti rubato gl'anelli, era l'unico modo per farti parlare con me e Dagon.." altrimenti sapeva che li avrebbe evitati come la peste, lei soprattutto. Tornò sul bordo della vasca, chiudendo l'acqua e indicando all'amica con un sorriso stanco la vasca ormai piena di schiuma e fumante di acqua calda.

Catherine

Il bagno era il posto dove solitamente si confidavano e di dedicavano a loro stesse. Era successo in Giappone, nella loro stessa camera e adesso anche a Londra. Catherine si sentiva sempre coccolata quando l’amica le preparava un bagno caldo, ma in quel momento non riusciva a pensare di meritarselo davvero. “No..” Lei credeva di essersi arresa al volere di Armand. Era certa che se avesse lottato contro se stessa con maggiore forza sarebbe riuscita a controllare quel legame. Ma si sbagliava perché era troppo giovane e Armand troppo potente. Si avvicinò alla vasca coprendosi il seno con le mano, come se fosse infreddolita. Tremava ma non era per il freddo.. era sconvolta. Scosse la testa. “Non devi scusarti per niente, Ginevra..” la sua voce era solo un filo, ma le sembrava assurdo che fosse l’amica a dispiacersi per ciò che aveva fatto. Si infilò nella vasca e solo allora lanciò un occhiata verso la scatolina di velluto e la chiave di quella casa. E ancora una volta fu colta da un pianto inconsolabile. Era troppo per lei, affrontare tutto quello. Non poteva perdonarsi, non ci riusciva. “Lasciami sola..” disse tra un singhiozzo e l’altro. In verità non voleva che l’amica andasse via, ma non voleva nemmeno che si prendesse cura di lei che l’aveva ferita senza riguardo. “Sono un mostro..” ed il fatto che lo riconoscesse, voleva dire che ormai non lo era più.

Ginevra

"No cosa, Cathy? Lo sai tu e lo so io che la colpa di tutto questo casino è di Armand. Avanti, mi ha vista vero quando ero sotto l'effetto del sangue altrui? Non mi interessava di niente e di nessuno se non di me stessa.." Rimase a guardarla dal bordo della vasca, non voleva allontanarsi di certo, infatti rimane impassibile li, una vedetta di guardia all'incolumità psicofisica di Catherine. "E tu sei sotto l'influsso del sangue di un vampiro antico, Catherine, e sei maledettamente giovane per avere la forza di poterlo contrastare.." guardò per un istante la scatolina di velluto "Ma il solo fatto che tu abbia conservato quegl'anelli significa che tu c'eri ancora, Cathy, non ti sei persa del tutto.." Quando la vampira ricominciò a piangere non fece altro che allungare una mano per carezzarle i capelli corvini, rimanendo accanto a lei. "No, Armand è un mostro, non pensare mai più qualcosa di simile di te stessa.. Quando tornerà Stephan andrà tutto meglio, ne sono sicura.." Ginevra non aveva ancora pianto ed era lei stessa stupita di non averlo ancora fatto. Quando si trattava di consolare Catherine si dimostrava sempre più forte di quello che in realtà era.

Catherine

Continuò a piangere prima di riprendere fiato per rispondere all’amica “La colpa non è solo di Armand. Non è stato lui a suggerirmi quelle cose che ho detto di te. Non è stato lui a farmi mordere Elros. Sono stata io, Ginevra. Io..” Ma lei non era certo quella persona. Non avrebbe mai morso Elros e, soprattutto, non si sarebbe mai comportata così con la sua migliore amica. Si immerse completamente nella vasca per evitare quella carezza che credeva di non meritarsi affatto. Ma da umana aveva bisogno di respirare quindi riemerse quasi subito, con il volto lavato dalle lacrime. “Io sono debole rispetto a lui. Ma potevo fare qualcosa.. invece mi sono arresa. E ti ho trattata come mai avevo pensato di poter fare..” La guardò negli occhi per la prima volta. Le sembrava che il soffitto le stesse crollando addosso ma non poté trattenersi. Allungò le braccia verso Ginevra che si trovava sul bordo e la strinse, appoggiando la testolina bagnata sul suo petto mentre le lacrime riprendevano a scorrere. “Non merito il tuo perdono. Non merito nemmeno quello di Stephan. Quando sarà cosa ero diventata mi odierà. Lui odia i vampiri, Ginevra. Butterà via quegli anelli e la promessa che rappresentano. Come si può voler sposare una persona del genere? Come si può volere come amica una persona come me? Vi sto rovinando la vita..”

Ginevra

La ascoltò senza interromperla, guardandola riemergere e spingendole a sua volta il volto sott'acqua, con un sospiro, aspettando di parlare quando la vampira sarebbe riemersa per la seconda volta. "Cathy non ti voglio sentire così, va bene? Devi smetterla di compatirti e prenderti tutte le colpe, perchè non le hai, ok? E la cosa che mi fa più male non sono le parole che sono volate mentre non eri te stessa, sono le lacrime che stai versando ora inutilmente.. Quindi, smettila.." però ricambiò la coccola, sorridendo per i vestiti ora bagnati "Meriti di essere perdonata, sia da me che da Stephan.. E lui in tutto questo potrà odiare solamente Armand, tu non hai fatto nulla, non hai scleto tu di diventare una sua vampira.." le prese il viso tra le mani, guardandola con gl'occhi verdi e dolci che si ritrovava da umana "Smettila di piangere e rialzati, lotta per tornare a essere te stessa e, se proprio insisti nel darti delle colpe, allora lotta per farti rivalere con me e Stephan.. Perchè io so chi è la vera Catherine e so che la mia migliore amica mi vuole davvero bene e non mi avrebbe mai detto niente di simile, mai.."

Catherine

Si passò la mano sul volto per ripulirselo dalla schiuma che le arrossava i già lacrimanti occhi castani. Le parole di Ginevra l’avrebbero sollevata se non si fosse sentita tanto in colpa con se stessa. “Non ci riesco a non sentirmi in colpa per quello che ho fatto, Ginevra..” Era più forte di lei. Non poteva evitare di sentirsi così perché quelle cose le aveva fatte lei e, anche se era sotto il controllo di Armand, non bastava a giustificarla. “Ho fatto male e te e a tutte le persone che mi hanno sempre amata. Mi sono comportata come una..” sospirò, abbassando nuovamente lo sguardo sull’acqua che riempiva la vasca in cui era immersa. “..puttana. Solo poche ore fa stavo per lanciarmi tra le braccia di Dagon! Lo capisci Ginevra? Lo capisci?” Non riusciva nemmeno ad alzare il tono della voce. “Faccio schifo, come amica e come persona. Io.. non potrò mai perdonarmi per questo e non lo farete nemmeno voi. Non potete..” Non spettava a lei decidere, ma non si sentiva tale da poter essere perdonata. Continuò a restare abbracciata a lei, mentre piangeva. L’ascoltava e in fondo a se stessa sapeva che non si poteva arrendere, ma era troppo presto per tornare a rialzare la testa. “non ho mai pensato nulla di quello che ho detto su di te. Non ho mai pensato quelle cose su Dagon. Io ti voglio molto più che bene, ma non posso permettere che torni a farvi del male, Ginevra. Non posso.” Perché se fosse tornata la bamboccia di Armand, sarebbe sicuramente ripiombata nel baratro.

Ginevra

"E chi lo dice che non possiamo, tu?" le venne sinceramente da ridere. "Ascolta, Cathy.." alzò gl'occhi al cielo cercando le parole giuste "Ti ho perdonata dal momento in cui sono entrata in questo bagno, anzi no, da ieri notte quando hai iniziato a piangere perchè eri tornata tu, anche se ero ancora leggermente infastidita da.. Quello che era successo.." appunto da come si era comportata con Dagon. "Ma so anche che la mia Cathy non avrebbe mai nemmeno guardato così il mio ragazzo e che quella non eri tu, assolutamente no. Inoltre a parte fare la civetta dalle lunghe vedute non lo hai nemmeno sfiorato" alzò un dito, un po' più seria "in quel caso probabilmente Armand o non Armand ti avrei staccato la testa.." rise, ma era una risata che sotto nascondeva qualcosa di molto più serio perchè nessuna scusa avrebbe retto di fronte a tanto. "comunque.." le lasciò andare la testolina, alzandosi dalla vasca per porgerle un asciugamano "Ora vediamo si risolvere la situazione, va bene? Qui non c'è Armand, ci siamo noi e tra poco ci sarà anche Stephan.. Pensa a questo, e soprattutto al fatto che dovrai iniziare a imparare a cucinare, lavare, stirare e queste fantastiche cose umane.." cercava di cambiare discorso, per non continuare su quella strada che poteva portare Cathy solo a deprimersi di più.

Catherine

Non rispose alla sua prima domanda. Non era lei che poteva decidere chi doveva o non doveva perdonarla, ma poteva pensare di non meritarsi affatto alcun perdono. “Non ho mai pensato di poter andare oltre con il tuo ragazzo, Ginevra” Forse solo un po’ ieri sera, ma non si trattava di reale attrazione per il demone.. era piuttosto un voler indispettire colei che le aveva rubato quella scatolina che aveva conservato così gelosamente. E poi, nonostante lo stato penoso in cui si era ridotta per il legame con Armand, l’amore per Stephan non era mai morto, altrimenti non si sarebbe tenuta gli anelli. “E in quel caso mi sarei meritata la morte. Dopo tutto quello che hai fatto per me e che stai continuando a fare.. anche se continuo a pensare di non meritarlo” Sollevò la testa e la guardò con gli occhi ancora colmi di lacrime. Amava la sua amica e non voleva perderla. Afferrò l’asciugamano e si alzò per avvolgerselo attorno al corpo. I capelli che si appiccicarono bagnati sulla schiena. “Voglio vederlo. Mi manca terribilmente e.. ho bisogno di lui. E’ questo ciò che più mi importa adesso. Ritrovare me stessa. Una parte ce l'ho già qui.." ed intendeva la sua amica "Il resto verrà da se.” Uscì dalla vasca sollevando prima una gamba poi l’altra. Nuovamente si ritrovò ad abbracciare Ginevra, stringendosi forte a lei per trovare conforto. Sapeva che lo avrebbe trovato “mi sei mancata..” E questo era quanto di più vero le potesse dire per farle capire che era davvero rammaricata per essersi comportata in quel modo con lei. Solo il tempo, però, avrebbe potuto risanare le cose completamente. Il tempo e.. l’amore e l’amicizia che erano fondamento della sua vita. Una ,l'amicizia, l'aveva già ritrovata, se mai l'avesse davvero persa. Per l'altra, l'amore, forse doveva pazientare ancora un po'.

Ginevra

"Meglio così.." Ma in cuor suo lo sapeva, perchè di Catherine si era sempre fidata ciecamente, certo della Catherine impazzita si fidava molto meno, ma alla fine tutto si era risolto per il meglio, almeno sperava, ed era inutile rimuginare su cosa poteva succedere se fosse andata a finire peggio. La strinse forte in quell'abbraccio bagnato, baciandole la guancia tiepida. "Smettila, tu ora meriti solo di rifarti una vita, qui, con Stephan, sapendo che ci sarò sempre per te.. Ok?" Poi le sorrise, guidandola verso il tappeto del bagno, per farle tenere i piedi all'asciutto e aiutarla poi ad asciugarsi e cambiarsi "Allora, sai di cosa hai bisogno ora? Di dormire, prima di tutto, o Stephan tornerà e non ti troverà più dietro quelle terribili occhiaie.." accennò un sorrisò, prima di ricambiare un forte abbraccio e annuire alla sua domanda senza rispondere ad alta voce. Che le era mancata lo si leggeva negl'occhi e non poteva essere più felice di ave ritrovato la sua migliore amica.
"E ora andiamo.." furono le ultime parole che le disse prima di guidarla a letto, in quella che l'amica le indicò come la camera di Stephan, e lasciarla li a riposare, sperando che potesse fare un sonno se non pieno di sogni positivi almeno tranquillo.
 
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view post Posted on 23/3/2012, 17:34
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Inferno.

Che ieri m’illuse, che oggi t’illude..


E’ la vampira Dulcinea che parla ed ho una storia da raccontarvi. Una storia che mi riguarda e che cominciò sulla terra, nel regno di mio padre Georgian Mirel I. Il capo master della Transilvania.
E’ importante cominciare a raccontare dall’inizio, perché quei fatti rivestono un ruolo essenziale. Partono dal giorno in cui tornai al castello dopo aver lasciato la mia primogenita ancora in fasce, alle cure di suo padre nel posto in cui vivevo. Non erano trascorsi molti giorni dal mio arrivo quando mi accorsi che il braccio destro di Georgian, Darren, mi guardava come gli uomini avevano smesso di guardarmi da tempo. All’epoca ero davvero molto fragile sentimentalmente perché avevo da poco perduto l’amore della mia vita, il padre di mia figlia. Fu un corteggiamento lento e graduale ma, alla fine, ci ritrovammo avvolti in un abbraccio d’amore. Sussurrava di amarmi, di volermi tenere con se.. e il mio cuore si sciolse di fronte alle sue parole. Ma non potevo restare. Non potevo abbandonare mia figlia al suo destino sull’isola.. così vi tornai, lasciando l’uomo di cui mi ero innamorata.
Ma lui mi aveva lasciato qualcosa di se. Mi aveva dato un figlio: Ren.

“Mamma! Su andiamo, Noah mi sta aspettando! Ha promesso di portarmi a vedere Cerbero.. Se non vado subito sono certo che cambierà idea fifone com’è!”
Il ragazzino vampiro di ormai 11 anni, stava trascinando sua madre per la mano verso la porta. Era un vulcano e da quando erano giunti all’inferno, non riusciva a restarsene fermo in camera per più di cinque minuti.
“E dai, sbrigati! Cosa hai da restare lì impalata come uno stoccafisso? Sono stufo di starmene qui senza fare nulla!”
Sua madre lo guardava con gli occhi vacui. Nella sua mente si stavano facendo strada i ricordi e la consapevolezza che quanto le aveva detto Darius era esatto. Volevano portarle via Ren. Suo padre lo voleva con se.
“Ren, non credo di poterti accontentare oggi. Ho bisogno di parlarti. Quindi fermati e siediti un attimo. Cerbero lo vedrai un’altra volta..”
Abbassò la testa per guardare l’espressione accigliata di suo figlio. Non gli aveva mai parlato tanto seriamente e, sebbene Ren era solo un bambino, aveva perfettamente capito che sua madre non stava scherzando. Gli accarezzò la testa con una mano. Le dita scivolarono nei suoi capelli scuri che gli sfioravano appena le spalle. Somigliava così tanto a suo padre e questo le strinse il cuore.
“Sediamoci. Ormai sei un ometto ed è tempo che tu sappia la verità sul perché siamo venuti qui.”
Ren per una volta obbedì. Si sedette sul bordo del lettone vittoriano che si trovava al centro della stanza, sovrastato da un enorme baldacchino ornato di stoffe damascate.
“Lo sapevo che la visita ad Aleesha non c’entrava niente. Siamo qui per me. Non è vero? Non volevi che restassi a Return. Ma.. perché?”
Sua madre lo raggiunse, sedendosi accanto a lui. Era la seconda volta che affrontava una situazione tanto delicata con i suoi figli. Era successo con Catherine e non era andata molto bene. Adesso stava riaccadendo con Ren e sperava che, raccontandogli la verità prima che la scoprisse da solo, le cose si sarebbero potute sistemare.
“Perché a Return non eri al sicuro..”
Iniziò a dire, prendendogli la mano per stringerla nella sua. Era suo figlio quello e non avrebbe permesso a nessuno di portarglielo via. Lo avrebbe protetto a costo di vivere all’inferno per sempre.
“Invece sono al sicuro all’inferno?”
A Ren venne da sorridere. Non si immaginava l’inferno come il luogo più sicuro in cui portare un bambino della sua età. Un bambino curioso come era lui.
“Qui vivono i demoni più pericolosi che possano esistere. Perfino le piante vogliono mangiarmi..”
Dulcinea sospirò, avvicinando quella mano così piccola alle sue labbra per sfiorarla con un materno bacio.
“Non sono i demoni le creature che ti stanno cercando, Ren.”
Scosse la testa, sentiva già le lacrime affiorarle.
“E allora chi?”
“Tuo padre.”
“Mio.. mio.. padre?”
Il ragazzino spalancò gli occhi. Aveva sempre desiderato conoscerlo e continuava a desiderarlo ogni giorno. Tutti i suoi compagni di scuola parlavano delle loro giornate trascorse a pescare, giocare, leggere, divertirsi con i proprio papà e lui.. beh lui aveva Charon ma non era la stessa cosa.
“E per quale motivo non dovrei essere al sicuro da lui? Vuole farmi del male? E tu come lo sai? Quando lo hai visto?”
Si alzò di scatto, fermandosi davanti a sua madre mentre cercava di contenere la sua rabbia. Se pensava che sua madre lo aveva incontrato e non gli aveva permesso di conoscerlo.. no, non l’avrebbe mai perdonata.
Dulcinea scosse la testa, lasciando la mano del suo ambino ma cercando il suo sguardo.
“Non lo so cosa ha in mente per te, Ren. Non lo vedo dall’ultima volta in cui l’ho chiamato a Return e tu eri solo un fagotto. Ma se c’è dietro mio padre, sono certa che non v’è nulla di buono che ti aspetta. Ren..”
Si alzò, inginocchiandosi davanti al figlio per prendergli il viso tra le mani.
“.. devi fidarti di me. Qualunque cosa stiano tramando non mi piace che tu ne sia coinvolto. Loro non sono come noi. Loro sono accecati dal desiderio di potere, sono accecati dalla morte e ti assicuro che non è quello che tu vorresti. Hai un sacco di amici. Hai me e Catherine. E tutti gli altri. Non devi mai lasciare che loro ti convincano che seguirli sarebbe giusto. Va bene?”
Gli occhi di Ren divennero due fessure mentre sua madre gli stringeva il viso.
“Ho tanti amici. Ma non ho un padre..”
Dulcinea sospirò lasciando cadere quella lacrima, che cercava di trattenere, dopo che le parole del figlio gli arrivarono come un paletto dritto nel cuore.
“Voglio stare da solo. Non voglio più ascoltarti. Lasciami andare, per favore..”
Aveva bisogno di sfogarsi anche lui.i suoi occhi erano lucidi, probabilmente di collera. Ma non voleva farlo davanti a lei. Appoggiò le mani sui polsi della madre e glieli fece allontanare dal suo viso.
“Ren, mi dispiace tanto..”
Ma per cosa si dispiaceva? Perché suo padre aveva mire egoistiche sul suo futuro? Perché non gli importava nulla di lui se non per arrivare al conseguimento dei suoi obbiettivi? Beh, questo era tutto da dimostrare. Sua madre non gli aveva detto come aveva fatto a sapere quelle cose e lui, non volva crederci. Si allontanò e subito scappò via da quella stanza per andare dall’unica persona che al momento avrebbe sopportato di vedere. Il suo amico Noah.
Dulcinea continuò a piangere disperatamente, lasciandosi cadere sul pavimento. Sperava che questa volta dire la verità l’avrebbe aiutata a proteggere suo figlio. Ma Ren non era Catherine. Ren non si sarebbe mai fidato delle sue parole se non se fosse accertato direttamente. Era un ragazzino scaltro, diffidente e, ormai ne era certa, prima o poi avrebbe incontrato Darren.


Ero scappata all’inferno per evitare che prendessero mio figlio e lo strappassero via dalle mia braccia.
Ma non potevo evitare che accadesse perché Ren voleva un padre.
Che cos'altro c’è da aggiungere, davvero?
La storia è finita.

Dulcinea&Ren
 
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view post Posted on 24/3/2012, 15:10
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Londra - Ieri pomeriggio


DAGON
<il buon (°°) Demone è uscito un paio d'ore da solo questo pomeriggio. Chissà, magari ha portato Ginevra in un qualche supermercato/negozio e ce l'ha lasciata dentro, dal momento che è veramente poco incline allo shopping sfrenato. Passeggiando per le vie londinesi ha deciso di passare a casa di Stephan, sperando di essere fortunato e di non trovarlo, per andare a salutare Catherine dato che dopo la sera dell'arrivo non è più riuscito a vederla. Bussa alla porta quindi, in attesa di una risposta. Nel frattempo ne approfitta per accendere una sigaretta e fumarsela beato, poggiato al muro di fianco alla porta stessa.>

CATHERINE
<la fanciulla umana www.supermodels.nl/ModelPics/anaispouliot/138.jpg è in casa, ma era anche inutile specificarlo perché da quando è arrivata non si è praticamente mossa da lì. Stava cercando di preparare la cena per lei e Stephan, ma cucinare è davvero un’impresa ardua per chi non ci ha mai provato prima. Il suo ragazzo probabilmente sarà uscito per fare delle commissioni e quando lei sente bussare alla porta, afferra uno straccio per pulirsi le mani dalla farina> Stephan, non hai le chiavi? <aspetta qualche istante ma, vedendo che non apre nessuno, si avvia verso la porta e guarda dallo spioncino. Dagon. Questa non se l’aspettava. Sospira, poggiando la testa sulla superficie della porta e solo prima di aprire si stampa sulla faccia un bel sorriso, peccato sia abbastanza tirato> Dagon.. <fa anche ridere, perché ha la punta del nasi tutta sporca di farina>

DAGON
<ed infatti solleva le sopracciglia quando la vede. Getta via la sigaretta nell'apposito cestino, butta fuori dalla bocca il fumo ed infine sorride alla ragazza sulla porta> disturbo? Mi sa che eri alle prese coi fornelli.. o forse dovrei dire che i fornelli erano alle prese con te. <dato che ha la farina addosso, appunto> non.. <si guarda attorno> mi trattengo molto, devo riandare a prendere Ginevra in non so quale negozio londinese, mi ha solo avvisato di portare la macchina. <starà comprandosi una valanga di roba, dal momento che lui gliel'ha strappata quasi tutta di dosso *_*> come stai? <sospira> mi dispiace per.. l'altra sera, non volevo farti del male. Spero che tu lo sappia.. <perché ricorda che si è ferita mentre la teneva in braccio.>

CATHERINE
<lo guarda, cercando si mostrargli la sua espressione migliore. In verità anche lei avrebbe voluto parlargli in privato ma in quanto a coraggio, Catherine è abbastanza carente ultimamente> No. Sono un disastro in cucina, ma sto cercando di impegnarmi.. <si scansa dalla porta, lasciando lo spazio al demone per poter passare. Di lui si fida e non ha senso farlo restare sulla porta> Ti prego, entra. So che non ti piace questo posto ma.. sono sola e mi farebbe piacere poter parlare da sola con te, Dagon. <nello spostarsi si è ritrovata davanti il suo riflesso nello specchio e sobbalza un momento. Non è abituata a specchiarsi ed è sempre un casino quando accade. Si pulisce la punta del naso con le dita e poi torna a guardare lui. Stavolta seria> No. Io sto bene adesso, davvero. E non credo che tu debba scusarti di nulla.

DAGON
<indica il fondo della via> di là ho visto una rosticceria.. se tu e il tuo ragazzo non volete restare a dieta. <quando lei si sposta rimane un pò titubante, ma alla fine annuisce per educazione> solo un attimo. Non è molto carino in effetti parlare sulla porta di queste faccende.. <no infatti, anche se parlano italiano non è il caso di far sapere a mezza Londra i fatti loro. Si guarda attorno ed infine si mette seduto sullo stesso divano dove la prima notte ha fatto da balia alla sua donna. Alza gli occhi su Catherine e sorride brevemente> beh, non ho usato modi molto gentili <alza le spalle> non mi sono comportato da gentiluomo, in nessun senso.. <ne per come l'ha raggirata fingendo di baciarla, ne per averla portata di peso alla barca.>

CATHERINE
Lo so, è da lì che ordiniamo le nostre cene. Volevo provare io per una volta però. <ma sicuramente finirà per ordinare il cibo d’asporto un’altra volta. Richiude la porta e poi segue Dagon fin dentro la sala, fermandosi in piedi davanti a lui> Mi sento un po’ in imbarazzo. Non ho idea di come si facciano gli onori di casa ma.. <finisce di pulirsi le mani sbattendosele sul sedere, ma pare che stia facendo di tutto per evitare il suo sguardo> .. di qualsiasi cosa tu abbia bisogno, non hai che da chiedere. <si va a sedere sul divano di fronte a quello dove è seduto lui, più precisamente si accomoda sul bracciolo con le mani posate sulle ginocchia> Alt, Dagon. Davvero non è il caso che tu prosegua perché qui l’unica che dovrebbe scusarsi sono io. E’ colpa mia se sei stato costretto a comportarti così con me. Se non fosse stato per te e Ginevra io sarei ancora il burattino di Armand. Quindi.. <scrolla le spalle, continuando ad avvertire quella sensazione di disagio di chi sa di essersi comportata da stupida>

DAGON
<agita una mano> Catherine, non hai bisogno di alcun onore di casa, ricordi chi sono? <allarga le braccia. E' sempre un Demone dell'inferno, abituato a ben altro che modi carini e vestiti inamidati> non devi sforzarti di apparire educata e gentile, non con me.. <le sorride. Non è il tipo che bada a queste cose, del resto lui è il primo ad essere poco gentile la maggior parte delle volte *_* ad ogni modo scuote la testa> non hai niente di cui scusarti TU. Semmai dovrebbe farlo il tuo alter ego cattivo, che fortunatamente per ora è stato spazzato via.. <accenna un sorriso> è stato un piacere strapparti dalle mani di Armand. Ed ancor di più un piacere rivederti in 'salute'..

CATHERINE
Si hai ragione. Ma io sono completamente umana qui.. di conseguenza i miei modi sono questi e lo saranno per sempre d’ora in poi. <a lui può dirlo, anche perché avevano già avuto modo di parlarne quando lei aveva deciso di starsene nelle segreta. Gli sorride, tenendo sempre lo sguardo basso. E’ una gran fatica doverlo guardare negli occhi perché si vergogna. Si vergogna del modo in cui si è comportata con lui negli ultimi tempi> Non credo che quella me tornerà più, dovrai accontentarti delle mie di scuse.. <anche perché quel lato di Catherine, dubito sappia cosa vuol dire scusarsi. Si lascia scivolare sul divano e si raccoglie la testa tra le mani. E’ il salute, fisicamente. Ma per il resto si sta solo sforzando di apparire tranquilla> Andiamo Dagon, lo sai anche tu che non riesco a guardarti negli occhi. Questo non mi sembra essere in ‘salute’. Vado avanti e lo faccio per Stephan. Perché lui ha bisogno che io sia forte in questo momento..

DAGON
Ho capito, ti stavo solo spiegando che non devi sforzarti per fare alcun onore di casa.. <le sorride. Lo fa di continuo solo perché se rimane serio rischia di sembrare incazzato, si rende conto di non avere esattamente un aspetto da bravo ragazzo, ne di saper mettere a proprio agio le persone, anzi> ed in questo è compreso il vano tentativo di apparire tranquilla <appunto> non mi devi davvero nessuna scusa e non hai alcun motivo per non dovermi guardare negli occhi. Non sono stupido, so che quella delle scorse sere non eri tu.. <le sposta le mani dal volto per farsi guardare> è quello che devi fare infatti, andare avanti ed essere forte. Sia per Stephan sia per te stessa. Ma per prima cosa devi perdonarti ciò che hai fatto a Return e per farlo devi capire che noi <lui e Ginevra> non ce l'abbiamo avuta con te nemmeno per un momento, Catherine. Non puoi farti una colpa per qualcosa che non è dipeso da te..

CATHERINE
<lo ascolta, abbassando lo sguardo quando lui le fa scostare le mani dal viso. Ancora non riesce perché appunto non riesce a perdonare a se stessa ciò che ha fatto. Magari a Return si sarebbe ripresa con più facilità essendo lì vampira, ma da umana.. beh non è così semplice> E’ quello che mi sento ripetere da giorni un po’ da tutti. Che devo andare avanti. Che devo essere forte. Che devo capire che quella non ero io. Pensi che non ci stia provando Dagon? <con lui sa di poter essere ‘dura’ nei discorsi. Non è certo il tipo da abbracci e carezze il demone, sebbene con Catherine sia sempre stato molto pacato> Ci provo ogni momento e mi sembra di riuscirci ma poi, per qualsiasi cosa, mi ritornano alla mente le mie parole, i miei atteggiamenti. Le persone che ho morso e quelle che ho ucciso.. <le sta venendo da piangere, ma probabilmente non ne ha nemmeno più di lacrime da versare. Si alza, avvicinandosi al camino, che si trova tra i due divani, per guardare la fotografia incorniciata dei genitori di Stephan> Non ho avuto nemmeno il tempo di conoscerlo.. <questa è una riflessione che Dagon non coglierà. Ma si sta riferendo all’uomo nella foto>

DAGON
Evidentemente no, non ci stai provando.. <appunto, con lui può essere dura nelle risposte e riceverà altrettanta schiettezza> il fatto di essere umana non ti da affatto il diritto di arrenderti Catherine. Ci sono umani che hanno cambiato il mondo, davvero tu non riesci a ficcarti in testa che quel che hai detto e fatto è come se sia stato detto e fatto da Armand? Non eri altro che un corpo manipolato. E devi smetterla di pensare al passato, perché è PASSATO. Rivangare ciò che è successo, quando tutti ti abbiamo detto di non aver niente da perdonarti, è inutile. E' una settimana che sei a Londra, anziché stare chiusa in casa da sola quando Stephan non c'è esci, conduci la vita che hai sempre desiderato e che ora puoi avere, invece di struggerti per ciò che è stato, intanto non puoi cambiarlo. <quando si alza la segue con lo sguardo, aggrottando la fronte perché non ha infatti colto> non hai avuto il tempo di conoscere chi?

CATHERINE
E invece si. Pensi che mi sarei messa ai fornelli, altrimenti? Sto cercando di distrarmi, cerco di abituarmi a questa nuova vita. Ma ho uno strano presentimento. Ho paura, paura che questa apparente tranquillità possa finire prima o poi. <non vuole pensare in negativo, ma dopo quello che ha dovuto passare a causa di Armand è il minimo che lei abbia paura. Si volta, stringendosi la cornice al petto con entrambe le mani. Adesso lo guarda anche se non fissandolo> Ho paura che uscendo possa ritrovarmelo alle spalle. Ho paura di sentire la sua voce nella mia testa. Ho paura che venga a portarmi via quello che ho adesso. Mi ha fatto del male, Dagon. E la cosa peggiore è che continua a farmelo anche adesso che non c’è. Adesso che tutto dovrebbe essere alle mie spalle. <le scappa una lacrima che subito raccoglie con il dorso della sua stessa mano. Poi gira la cornice, in modo che il Demone possa guardare la foto dei genitori di Stephan> Suo padre. E’ morto. <per questo lei si sta trattenendo tutto dentro, perché non le sembra giusto addossare sulle spalle di Stephan anche i suoi problemi>

DAGON
Non ti ho detto che non devi avere paura.. tutti ne abbiamo.. <rotea gli occhi> persino io ne ho, adesso. <?> Anche se è un genere di paura diversa dalla tua.. <la paura di perdere la donna che ama, anche se non glielo dice è convintissimo che lei capirà cosa può temere una persona come Dagon> ma questo non mi impedisce di vivere il momento, di sorridere e di godermi la felicità che mi è stata data. Perché ho la vaga sensazione che tu non lo stia facendo? Perché ho la vaga sensazione che tu stia sprecando ogni momento a pensare ad Armand quando dovresti solo prendere il tuo uomo, cambiarti ed andare a gioire fuori di qui? <si alza, avvicinandosi a poggiarle le mani sulle spalle> te l'ho già detto una volta, questo è il modo migliore per dargliela vinta. Lui <armand> non è qui adesso, ci siete tu e Stephan e non devi pensare ad altro che voi due.. <abbassa poi la testa a guardare la foto, prima di riprendere a fissare lei> mi dispiace. Per te e per lui, anche se non lo conosco affatto. Ma per quanto dolorosa possa essere una perdita del genere, non puoi passare il tempo a piangerti addosso.. non ti abbiamo portata qui perché tu sprechi la tua occasione di stare bene, Catherine..

CATHERINE
<ascolta le sue parole incapace di trattenere le lacrime che rapidamente prendono a scorrerle sulle guance. E’ un pianto silenzioso ma non per questo meno sofferto. Sa bene che non è giusto il modo in cui sta affrontando questa cosa, ma Catherine è una ragazza fragile, seppur è nata vampira> Ma non è bello avere paura. Perfino per uno come te deve essere difficile pensare di poter perdere quanto di più prezioso abbiamo. <sospira, asciugandosi nuovamente le lacrime con la mano> Mi piacerebbe tanto poter essere più forte. Mi piacerebbe potermi godere ogni singolo istante della vita qui con Stephan. Uscire, incontrare gli amici o semplicemente passeggiare. Ma non ce la faccio, non riesco a togliermi di dosso questa terribile sensazione di sporco. E’ come se la vergogna che provo per quanto ho fatto mi stesse logorando da dentro.. <abbassa la testa quando lui le si avvicina per posarle le mani sulle spalle. Sa che Dagon sta dicendo il giusto ma lei non ce la fa a reagire diversamente. Si sta creando una maschera che le permette di fingere che tutto vada bene. Almeno quando c’è il suo uomo. Ma appunto, è solo una maschera che non sempre è capace di tenere alzata, come adesso che l’ha lasciata cadere. Rimette la cornice al suo posto e solleva la testa per guardarlo> Non voglio sprecare la mia occasione di felicità. Ma lo hai detto anche tu, prima devo perdonare me stessa. Solo così potrò lasciarmi Armand alle spalle. Solo così non gliela darò vinta..

DAGON
<aggrotta la fronte> no, non è bello avere paura. Non è bello avere un enorme punto debole costantemente visibile che potresti anche non riuscire a proteggere. Non è bello sapere di essere totalmente dipendente da qualcuno. Ma credimi, fa ancora più paura l'idea di viverci senza quel qualcuno.. e allora si va avanti, perché in amore siamo tutti egoisti e preferiamo tremare di paura in due, piuttosto che vivere da soli.. <le sorride, quasi dolcemente, spostando la mano tagliata per asciugarle le lacrime, istintivamente> è a questo che devi pensare Catherine, che per quando doloroso sia quello che provi hai Stephan e senza di lui sarebbe sicuramente molto peggio. E sono certo che lui non merita le tue bugie, la tua finzione e tutto ciò che fai per mostrarti tranquilla mentre dentro scoppi.. è la persona con cui hai scelto di dividere la tua vita, l'unica persona per la quale vivi e per la quale DEVI andare avanti. Perciò <le indica il cuore> togli fuori la forza e volta pagina..

CATHERINE
<lascia che lui le asciughi le lacrime e sorride a quel gesto. Non è la prima volta che Dagon la aiuta ad andare avanti. Proprio lui, l’ultimo dal quale ce lo si aspetterebbe> Mi sembra di leggere qualcosa di autobiografico nelle tue parole. Va tutto bene con Ginevra? <cerca di ridarsi un contegno, tra poco tornerà Stephan e non vuole farsi vedere in quello stato. Dagon ha ragione, deve guardare avanti, deve condividere con lui i suoi problemi. Ma adesso è lui ad avere bisogno di lei> Io non potrei nemmeno pensare di vivere senza di lui. E non mi terrei nemmeno tutto questo dentro se non sapessi che adesso quello debole è lui. Ha perso suo padre Dagon, ed anche se lui dice di star bene io lo conosco. So che sta soffrendo. Guarderà avanti e lo farò per lui.. <gli posa una mano sulla guancia, accarezzandolo appena. E’ un gesto puramente fraterno, un gesto di stima e di affetto> Mi ritrovo ancora una volta a doverti dire grazie. Non so perché ma.. con te riesco sempre a sfogarmi e poi.. mi sento meglio.. <probabilmente, aveva solo bisogno di dire a qualcuno come si sentiva dentro, nel profondo. E Dagon è sicuramente quello più adatto al quale potesse dire certe cose senza correre il rischio di ferirlo>

DAGON
Alla grande.. <le sorride, mostrando la dentatura perfetta, un sorriso spontaneo che le farà capire che stanno veramente bene insieme adesso. Dopo le prime settimane un pò °° incasinate> siamo innamorati e profondamente possessivi.. <figurarsi, nemmeno a dirlo. Sospira appena> credo che tu e Stephan dobbiate imparare a dividere i vostri dolori Catherine. Il fatto che lui stia soffrendo non significa che tu stia meglio.. e che non abbia bisogno della stessa spalla su cui piangere di cui anche il tuo ragazzo ha bisogno. Se ci si mette insieme, uno dei motivi è anche per poter superare ogni cosa, INSIEME appunto.. <le prende la mano con cui gli ha accarezzato la guancia e gliela bacia, prima di lasciarla andare> oh, sarà perché ho delle belle spalle, un sacco larghe e perché con me non devi metterti il problema di farmi restare male, così come io non lo faccio con te. <no, Dagon ti dice ciò che pensa realmente, anche a costo di farti male, non è il tipo che invece ti dice ciò che vuoi sentire. Tale player *_* - guarda l'orologio> credo di dover andare adesso..

CATHERINE
<gli sorride di rimando, lieta di sentirgli dire quelle parole> Mi fa piacere per voi. Ve lo meritate entrambi. Sai, Ginevra è un po’ tarda alle volte.. <ama la sua amica, ma era chiaro all’inizio che Ginevra non aveva idea di cosa volesse dire essere una coppia> .. ma è la mia migliore amica e sa come fare per farti sentire importante. Su di te non mi esprimo, ho già detto a lei quello che penso.. <ovvero che, nonostante l’aria da bad boy, sotto sotto nasconde un cuore d’oro. Sempre di metallo si tratta.> Non fraintendere quello che ti ho detto, Dagon. Lui sa.. <ed intende di quello che ha dovuto sopportare per Armand> .. ma in amore alle volte è anche necessario mettere da parte se stessi per dedicarsi a chi ha più bisogno dell’altro. Io, in fin dei conti, me la sono cavata. Ma.. <affrontare la perdita di un padre non deve essere semplice. Lo guarda baciarle la mano e sorride> Credo che Ginevra metterebbe il muso a entrambi, se ci vedesse.. ma devo farlo.. <gli si fionda tra le braccia, stringendosi a lui in un abbraccio di gratitudine> Grazie, Dagon.. per tutto quello che hai fatto per me. <annuisce e, allontanandosi da lui, lo accompagna alla porta> Credo anche io, prima che costringa qualche commesso a venirti a cercare per tutta Londra. Avresti dovuto vederla l’altro pomeriggio. Stavo per picchiarla..

DAGON
Un pò.. tarda? <gli scappa da ridere, poi scuote la testa> no, è solo priva di esperienze in questo senso Catherine. Non aveva mai avuto una relazione prima e non è facile relazionarsi o sapere cosa è giusto o sbagliato agli inizi, inoltre metti anche in mezzo il fatto che io non facilito certo le cose.. <no, anzi ._.> so che mi ama, anche se alle volte mi fa saltare i nervi, ma le coppie perfetta, sai, quelle non piacciono a nessuno.. <le fa l'occhiolino> importante è che tu non metta TROPPO da parte te stessa e che non lasci che il tuo dolore resti dentro, pronto a scoppiare al momento peggiore. <ride appena quando se la ritrova tra le braccia> io credo di no invece, siamo le persone di cui si fida di più, non crederebbe a della malizia tra noi nemmeno se la vedesse coi propri occhi.. <la stringe, accarezzandole piano la schiena prima di sciogliere l'abbraccio> l'altro pomeriggio mi sono addormentato in albergo.. chiedo scusa, immagino ti abbia ridotto il cervello in poltiglia.. <no, mica! Si avvia alla porta ed una volta in strada si volta a salutarla> mi raccomando. Intanto ci rivedremo prima di partire.. e controllerò di persona se starai seguendo i miei consigli..

CATHERINE
<sorride anche lei, sfiorandogli il braccio con la mano mentre scioglie l’abbraccio> Si, intendevo quello con tarda.. e anche se tu non faciliti le cose, io sono certa che non poteva avere di meglio dalla vita. <si sistema la coda sulla schiena e annuisce> Le coppie perfette esistono solo nelle favole. E diciamocelo, la perfezione è noiosa.. <non per nulla le loro vite sono sempre così movimentate. Una volta sulla porta lo guarda, davvero sollevata dopo la chiacchierata> Uhm.. non lo so sai? Lo hai detto tu che è possessiva. Sicuro metterebbe il muso anche se, sa bene che può fidarsi di entrambi, ricordi? Sei mio cognato.. fai parte della mia famiglia ormai.. <gratta l’aria con la mano quando lui si volta e annuisce> Non pensavo di certo che sareste partiti senza salutarmi. Avrei anche potuto non rivolgervi più la parola. <stava per chiudere ma alla fine riapre la porta all’ultimo> ah, Dagon.. Mi sposo. Quindi prepara i biglietti per Londra un’altra volta.. <e dopo l’ennesimo sorriso, ritorna in casa, in attesa di poter abbracciare il suo amato Stephan>


Dagon & Catherine
 
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