The Return Incidents, Topic di Scrittura

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Unintended_alone
view post Posted on 29/12/2011, 21:32




La Vigilia di Natale,Point of Evil

Dylan
[Un demone dall'aria un pò attempata, non più giovanissima e di un elevatissimo e ostinato egoismo alla Mors tua vita mea si trova per l'appunto in una serata così fredda e buia nelle sue stanze al castello, illuminate solamente dalla calda luce del camino nel piccolo salottino, quel calore è davvero un qualcosa di eccezionale e mantiene le stanze in un vero torpore. Dylan se ne sta affondato su di una poltrona nelle vicinanze del camino, indossa dei pantaloni scuri con sopra una semplice canotta bianca, di quelle che portano i modeli nelle pubblicità dei profumi e si insomma ci siamo capiti, di quelli che non s?immaginano che effetto fanno alla vista :P è a piedi addirittura scalzi per la mancanza di freddo e gelo in quella stanza, sembra indaffarato con delle scatoline che tiene posate su di un tavolo di legno li vicino e con in braccio un fucilotto (?) con la quale qualche volta si diverte a spaventare gli elfi, lo sta caricando con tutta tranquillità, chinando il capo e posando un occhio nella canna di tanto in tanto, la porta è aperta, poco fa è uscita la figlia e ha dimenticato di chiudere]

Nerha
[La strega qui presente,e per qui s’intende nei corridoi del castello,sta camminando lentamente diretta alla stanza del suddetto demone. O almeno ci sta provando,perché c’è un’ostinata parte di lei che sta cercando di farla desistere dall’andare a bussare alla sua borta.Indossa un vestito lungo,dalle linee morbide,tutto bianco,con una delicata decorazione al centro dei seni.Assomiglia a un po’ a una dea greca,se non fosse per la mantellina corta che le copre le spalle per impedirle di prendere fretto.I capelli corvini sono legati distrattamente in una coda laterale che tiene sulla spalla sinistra.Eccola li..Nota la luce fioca uscire dallo spiraglio della porta quindi si rende conto che è aperta e questo la blocca qualche altro secondo però la incuriosisce anche.Posa una manina sul legno intagliato della camera e spinge per allargare la visuale,provocando un rumorino appena appena sinistro,senza volerlo,preferiva bussare tutto sommato]

Dylan
[Siccome la porta è lasciata casualmente aperta la strega si evita la scocciatura di bussare alla porta del demone, la luce che esce dallo spiraglio della porta risalta sul corridoio buio del castello, all'interno della stanza il salottino con la poltrona sono un pò alle spalle della porta quindi non vi è modo di notare chi siede su quella poltrona accanto al camino, solo una lunga canna scura di fucile fa capolino sullo schienale della poltrona puntando verso la strega che è sulla porta, involontariamente ha causato quel rumorio strano e il demone punta l?arma repentinamente, non si domanda neppure chi c?è la, anche se fosse un elfo domestico questo si spaventerà e fuggirà, fa finta di caricarlo per spaventare la sua vittima]

Nerha
[Non nota nessuno all’interno,men che meno la figura di Dylan dal momento che la stessa pare essere occultata dallo schienale della poltrona.Neanche la mette a fuoco la canna quando fa per socchiudere nuovamente la porta,con una mano,dando comunque le spalle all’ingresso ora che è dentro.Ecco che finalmente il rumore del fucile che si carica la porta a dirigere gli occhi sull’arma e a metterla in evidenza rispetto al resto dell’ambiente]No,non sparare!Sono io,per favore![allarmata fa un passo indietro sbattendo cosi alla porta e richiudendola con le spalle,che per il movimento vengono liberate dalla mantellina che cade per terra] Ahia!
Dylan
[L'intento di spaventare la "vittima" sembra andare a buon fine, d'altronde un demone nullafacente si diverte così, tralasciando il modo in cui impiega il suo tempo a letto (...) Sentendo la voce della seconda donna più vicina nella sua vita in questo momento, abbassa la canna chilometrica del fucile, e dalla poltrona fuoriescono un paio d'occhi brillanti ed un viso scolpito, liscio come una statua, ciocche castane gli incorniciano il volto, le fiammelle del camino creano contrasti di lece ed ombra sulla sua figura, effetto vedo non vedo tipico dei racconti dell?orrore. Un sorriso sinistro guizza sulle labbra del demone e fa per alzarsi dalla poltrona, l?aria spaventata della strega gli provoca un po? di piacere.Lo sapevo che eri tu.. [fa per avvicinarsi posando prima con estrema cura l?arma sul tavolo] ..E se volevo spararti davvero? [indugia sulle ultime parole arrivandole affianco, la osserva..le mani nelle tasche, s?inclina poi e dal pavimento raccoglie la sua mantellina caduta] hai sbattuto contro la porta? [chiede con fare vagamente ironico, di una solita confidenza, involontariamente la mantellina arriva sotto le sue narici e ne assapora il profumo per qualche istante, poi la fissa]

Nerha
[E’ sbattuta col gomito e per quanto non sia stata una botta particolarmente violenta non si può certo dire che non sia fastidioso.Massaggia la parte lesa con la mano guardandolo con occhi appena innervositi,o dalla sua calma,o dalle sue parole,o da entrambe] Se volevi davvero spararmi perché non lo fai,sono disarmata. [ribatte alzando un sopracciglio e studiando la sua espressione seguendo il suo gesto e la mantella fino ad incorniciare il suo volto e gli occhi verdi e profondi del demone.Distoglie lo sguardo,quasi come se il suo fosse troppo intenso per poterlo reggere,dopotutto per chissà quale ragione stasera si sentiva già abbastanza in ansia al solo pensiero di rivederlo] Sembra quasi che tu ci stia provando un certo gusto.Se vuoi dilettarti ancora posso provare a tirare una testata allo spigolo del comodino..mh?Gradisci? [Sta sempre alla porta ma smette di toccarsi il gomito e ispeziona la stanza]Hope non c’è?

Dylan
_> [Si, quando vuole sa essere davvero un'essere odioso,fastidioso.E' talmente tranquillo forse per via di quel calore che avvolge gli interni e le sue piccole cose di routine che ci vuole solo una spranga in testa per fargli girare le cosidette.] Vedi.. ho già posato il fucile.. vuol dire che ci proverò la prossima volta [ribatte ironico, tenendo ancora la sua mantella in mano, i polpastrelli passano sul tessuto morbido, ascolta il suo dire cool sorriso sulle labbra, vagamente allietato dalla proposta, continua a canzonarla un pochettino] Eccitante.. ma non voglio farti dissanguare.. [si avvicina ulteriormente tenendo il palmo della mano contro la porta, in pratica bloccandogli la strada sul lato destro] ti preferisco intatta.. [quegli occhi verdi ritornano ad insinuarsi in quelli dell?altra, non è un?occhiata da famelico arrapato come al solito *tosse* o quasi, la prende solo in giro ?affettuosamente? ] No, ha detto che andava.. non so.. da qualche parte.. [che padre attento..]

Nerha

Perché se dici cosi,tu sei convinto che la prossima volta tornerò a bussare alla porta della tua stanza?[In pratica non ha bussato neanche stavolta,ma è un modo di dire.Il tempo non l’ha certo cambiato,ma è un demone dopotutto,perché dovrebbe essere amabile o dolce?La streghino lo conosce come tale ed è come tale che gli è diventata amica,all’inizio abbattendo ogni pregiudizio di sorta,e ora forse qualcosa di più,qualcosa che neanche lei saprebbe definire.E’ sicuramente una persona che conta,altrimenti perché…E se lo sta chiedendo anche lei in questo momento,perché dovrebbe sentire il bisogno di averlo vicino?Niente di tutto questo traspare dalle sue successive parole]Ti ringrazio.[esclama sarcastica rimettendosi più dritta e cercando di darsi un tono] Mi inviti ad accomodarmi o mi fai restare qui sulla soglia per tutta la notte? Non devi ricevere ospiti troppo spesso tu…O si?Ti ho disturbato forse?Stavi…[osserva il suo abbigliamento deglutendo] Giocando con il tuo arnese? [e per arnese,ha la buona decenza di indicare il fucile,anche se non è cosi maliziosa da pensare a un doppio senso.Senza attendere il permesso fa un passo avanti con l’intento di superarlo per raggiungere il camino]

Dylan
[Il palmo della mano scivola sul legno della porta fino a lasciarla passare e sgusciare dalle sue "grinfie". La stanza oltre al calore confortevole sembra abbastanza accogliente, in qualche angolino o in parte in parte ci sono oggettini o decorazioni natalizie, tutta roba che compra Hope e che ha addobbato lei stessa per svagarsi un pò.] No no.. su accomodati [accanto alla poltrona con la sua roba per il fucile c?è un divanetto senza cianfrusaglie, solamente una stellina di natale dimenticata li] gli ospiti qui sono merce rara sai? [lo sguardo del demone scivola e risale sulla figura della streghina, riferendosi anche a lei ovviamente, si stringe poi lieve nelle spalle] Uhm.. si.. quell?arnese.. il fucile, adoro giocare con cose pericolose.. [altra frase altamente ambigua, stende con nonchalance una manona sulla sua spalla, è calda e liscia, è talmente una scopa alta che il braccio arriva subito da lei] Ti.. ti sta molto bene.. questo vestito.. [aglia, s?incespica sui complimenti, ogni volta che si sforza di essere carino è così]

Nerha
[Sgattaiola via passando sotto al braccio raggiungendo il camino,godendo del tepore che emana e notando le decorazione con le quali è stato addobbato]Ma dai!Non ci credo,eppure sei così ospitale.[ironizza voltando il capo verso di lui quando sente la sua mano calda sulla sua spalla.Per qualche secondo pare non reagire ne al gesto ne alla frase,a quel complimento che pare rendera la voce del demone leggermente incerta.Fissa i suoi occhi vedendoci riflesse le fiammelle del fuoco,e per un po’ pare ipnotizzata dalla luce cangiante che li avvolge,neanche sorride,lo fa alla fine lievemente,posando la sua mano su quella che lui tiene sulla spalla] Credo di aver sentito la tua mancanza,ma..Ho troppa paura di dirtelo. [si renderà almeno conto di quello che dice?Ne dubito,dal momento che ha appena detto una frase che a valutarla presenta di certo un piccolo controsenso.Eppure la proferisce con un’innocenza tale da far capire che davvero,ha dimenticato di collegare il cervello alle parole,forse perché sta utilizzando un altro organo in questo momento,un organo che per qualche strana ragione mentre cerca di affusolare le dita tra le sue,sperando che non neghi l’approccio,prende a battere più intensamente]

Dylan
[Passa sul volto del demone un'espressione leggermete titubante, quasi turbato dalle sue stesse parole,corruga la fronte col viso bagnato dalla luce delle fuoco, non muove un solo passo ma si arresta sul posto, tenendo quella mano ferma li, possente, come se la trattenesse e non le permettesse di andar via, sembra maggiormente più incerto sul suo dire, come ]se non sapesse cosa dirle, ma non lo da tanto a vedere] Di cosa hai paura..Nerha? [le parole del demone scivolano fluide, sono sussurrate soprattutto quando fa il suo nome..] da questo ne deduco che.. non sei più arrabbiata con me..[assume la sua posizione lentamente http://cdn.blogosfere.it/cinefestival/imag...ommercial-3.jpg sfiorandola solo appena con le labbra]

Nerha
[Il petto le si gonfia di profondi respiri,quasi come se avesse faticato ad essere dove si trova e sentisse il peso del suo peregrinare tutto in un colpo,chiedendosi forse,se è quella la meta,se c’è davvero un traguardo ad attenderla alla fine del percorso.Probabilmente lo continuerebbe a ricercare in quell’intenso verde che sono gli occhi limpidi del demone,lasciando che si mischi con i suoi di ghiaccio.Risponde a ritroso alle sue domande,partendo dall’ultima perdendo il contatto visivo con lui quando cambia posizione ma senza tuttavia liberare la sua mano,chiude anche gli occhi e poi da voce al suo pensiero ] Ho paura poiché è notte…Che sia un sogno soltanto,troppo seducente e dolce per avere sostanza. [parole che ruba da una delle sue letture preferite,ma che le vengono spontanee per quanto ci stiano bene.Le labbra sul suo collo le provocano un brivido percettibile,al quale fa eco un sospiro] Non sono mai stata arrabbiata…[sussurra infine]

Dylan
[Il demone non sembra riconoscere la frase proveniente da uno dei libri più famosi che esistano, è forse per questo motivo che gli appare come qualcosa di..sublime, una terra inesplorata] Non dobbiamo per forza cercare una sostanza.. streghina.. [le sussurra all'orecchio in modo delicato e quasi innaturale per come è lui, infine per stonare tutta questa rara dolcezza l?altra mano libera le prende con decisione il suo fianco sinistro, anche attraverso il vestito riesce a tenerla saldamente senza stringere, quello sfiorare delle labbra sulla sua pelle diventano bacia dietro l?orecchio destro, l?approccio prende una forma molto più concreta] eppure è semplice arrabbiarsi con me.. [mormora, non c?è vittimismo nelle sue parole, dette poi assai a caso dato il momento (!)]

Nerha
[La sente la differenza nel suo tono di voce,ma è la prima volta che lo percepisce vagamente dolce,tanto che le resta il dubbio che forse se lo stia immaginando e che quello sia il Dylan di sempre.Però le suscita un sorriso dolce la sua frase mentre anche l'altra mano cerca la sua per mantenerla sul suo grembo,stringendogliela a sua volta con più intensità quando la sua pelle viene percorsa dalle labbra vellutate dell'uomo]E' semplice anche dimenticare con te...Dylan?[lo richiama con un sussurro stendendo il collo per poggiare la testa nell'incavo del suo con la spalla] Buon Natale... [sentenzia con lo stesso delicatissimo tono di voce,mentre lentamente cerca di voltarsi verso di lui senza interrompere la vicinanza.Perché la sua bocca brama la sua.E anche se fuori molto probabilmente nevica e la temperatura rasenta gli zero gradi,dentro di se' sente scogliersi qualcosa che la bloccava da tempo,il magone di un passato triste,che lascia spazio alla speranza che forse potrà davvero essere felice.In futuro é incerto,ma per stanotte...Per stanotte lei lo sarà di certo]

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Nerha&Dylan
 
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..Kady..
view post Posted on 3/1/2012, 21:14




Inferno, notte fonda.

Se ne stava placidamente seduto su di un’enorme poltrona, gli occhi chiusi, la testa poggiata all’indietro sullo schienale. Il braccio coperto dalla lunga giacca nera. Si intravedevano solo le punte delle sue dita coperte dallo scuro ed indistruttibile materiale del quale il professor Pascal le aveva rivestite il giorno prima. Aveva un braccio bionico adesso, ricoperto fino alla spalla di una particolare lega composta da acciaio, diamante grezzo e adamantio. La struttura era agganciata alla sua spalla mediante grossi perni conficcati nella carne, fino alle ossa – “desolato, ma dovrete restare temporaneamente così amico, desolato” – erano state le parole di Keith al suo risveglio.
Gli aveva spiegato ogni cosa, a modo suo certo, ma Dagon aveva ugualmente capito che il pugno dato a Sorat per salvare la piccola Elle, gli era costato caro. I tendini, le ossa e le vene, completamente spezzati, erano impossibili da riparare, ci sarebbe voluto del tempo e intanto il mezzo Demone avrebbe dovuto accontentarsi.. ma si fidava del professore, sapeva che avrebbe trovato il modo di restituirgli il suo braccio intero un giorno.
L’unica cosa che lo infastidiva era la nuova forza del suo cyborg arto: era incontrollabile. Quando credeva di stare stringendo poco o, almeno, il giusto, si ritrovava irrimediabilmente il vetro del bicchiere infranto, spezzato con la sola pressione di due dita. Avrebbe dovuto mettersi d’impegno ed imparare, ma durante le ore successive al suo nuovo ‘se’, Dagon si ritrovò a non avere affatto voglia di studiare la sua nuova parte meccanica, anzi. Passò le 24 ore di convalescenza nella medesima posizione in cui si trovava anche quella notte, immobile, la mente chiusa ad ogni pensiero.
Semplicemente aspettava. Aspettava la visita di suo padre che, stranamente, stavolta tardava ad arrivare. Aveva deciso di affrontarlo, pur avendo pensato di andare via appena finita l’operazione di Pascal, alla fine aveva optato per restare, ricordando le parole di Xavier che, anche se si riferivano ad Yvonne, erano pur sempre giuste. E’ inutile scappare. Inutile.

Qualche ora più tardi fu il brusio di voci provenienti dal corridoio a risvegliarlo dal suo torpore. Non aprì gli occhi, potè distinguere chiaramente ogni tono, erano due persone e le conosceva bene entrambe. Suo padre e sua zia discutevano animatamente, Lestat cercava di calmare suo fratello, di evitare a suo nipote la lite, ma Dagon sapeva bene che James sarebbe entrato da quella porta da lì a pochi minuti.
“Tuo figlio ha un animo nobile James, non puoi fare niente per questo” – la sentì dire il mezzo Demone, la riposta di suo padre non fu affatto dello stesso piacevole tono – “un giorno o l’altro il tuo ruolo qui all’inferno ti porterà al capezzale del nipote che tanto difendi sorellina, e allora, forse mi darai ragione!”.
Lestat, peccatrice suicida che controllava il secondo girone del settimo cerchio assieme a suo fratello, era una cosiddetta Dama Bianca, il suo compito era di richiamare a se, e quindi all’inferno, le anime dannate in procinto di morire. Dagon sorrise a quel pensiero, chiunque avrebbe seguito sua zia alla tomba, la sua bellezza aveva un potere devastante sulla gente.
Ci fu un solo minuto di silenzio prima del caos: la porta della camera in cui riposava il semidio si spalancò con forza, fino a venire scardinata nella parte superiore. James entrò nella stanza e cercò con gli occhi suo figlio. Indossava una maglia nera strappata in più punti e i suoi jeans, macchiati di sangue assieme alle sue mani, fecero capire a Dagon che aveva appena finito il suo turno di torturatore in uno dei cerchi sottostanti.
Si avvicinò di corsa alla poltrona e tirò via la giacca nera che copriva il braccio del mezzo demone – “cazzo! Cazzo, cazzo!” – si mise a girare per la stanza dopo aver scaraventato via il capo scuro. Una mano tra i capelli e la rabbia cieca dipinta sul volto – “io non so se ti rendi conto di quello che hai combinato, Dagon. Guardati, stai diventando una macchina da guerra per colpa dei tuoi stupidi capricci!”.
Il mezzo demone aprì gli occhi e li roteò – “non capisco perché te la prendi tanto, è il mio braccio ed è la mia macchina da guerra. Sei geloso forse?” – sollevò le sopracciglia – “o avresti preferito avere un figlio monco?”
James si fermò in mezzo alla stanza, poi gli si avvicino lentamente, poggiando una mano su ogni bracciolo della poltrona – “avrei preferito che non prendessi a cazzotti uno dei nostri migliori Demoni, Dagon. Mi ripeto: hai idea di quello che hai fatto? Sorat governa i nove cerchi insieme a noi, è un nostro alleato e tu, MIO FIGLIO, ti permetti di colpirlo? Oltre ad essere una mancanza di rispetto nei confronti della tua Casa, avrebbe potuto ucciderti!” – il tono della voce basso, ma duro e affilato come una lama.
Il mezzo demone sostenne lo sguardo, sollevando la schiena e la testa dalla poltrona per avvicinarsi di più. Puntò gli occhi dritti in quelli di suo padre, sentendo dentro se una rabbia crescente per l’ennesima paternale di un uomo che mai lo riterrà alla sua altezza – “voleva prendersi Elle. Avevo fatto una promessa ed io rispetto le promesse, hai capito? Tu e il nonno avete dato un po’ troppo potere a quel maggiordomo da quattro soldi e non me ne frega un cazzo di cosa comanda, va bene? Te lo ripeto papà, avevo fatto una promessa a Von Frazen e l’avrei rispettata anche a costo di farmi uccidere.”
Quelle parole suonarono come uno schiaffo per suo padre ma non erano niente altro che la verità. James lo guardò con gli occhi socchiusi, se avesse potuto lo avrebbe distrutto lui stesso in quel momento – “E per mantenere una promessa rischi la vita? Per mantenere una promessa ti metti a litigare con quello che dovrebbe essere un esempio per te e per tutti i nostri discendenti? – il Demone vampiro strinse le mani attorno alla pelle della poltrona con talmente tanta forza da sentire il legno della struttura scricchiolare.
Suo figlio sbuffò, peggiorando la situazione già ben tesa – “allora non vuoi capire?” - si alzò, costringendo suo padre a mollare la presa ed indietreggiare appena, ora erano uno di fronte all’altro – “ha undici anni, capisci? UNDICI anni. E il Diavolo solo sa cosa le avrebbe fatto. Se tu ti sei scordato di cosa significa essere dei bambini innocenti, cosa che io grazie a te non sono mai stato, a me non importa un bel niente, ficcatelo in testa papà. Io non sono te, non sarò mai te e non voglio nemmeno esserlo.”
James accennò un sorriso, avvicinando le labbra all’orecchio di suo figlio – “per quanto ti ostini a voler fare del bene, alla fine fai solo del male Dagon. A te stesso o agli altri poco importa. Non sei un umano” – gli puntò un dito contro il petto – “non hai un cuore che batte ed è inutile che tenti di comportarti come se lo avessi. Forse dovresti ficcartelo tu in testa una buona volta: noi siamo l’inferno e all’inferno non c’è posto per umane, bambine indifese e principi di bontà. Noi siamo il dolore, il terrore. Noi siamo quello che le persone che tu ti ostini a tenerti strette devono temere. Tu sei un violento, hai il coraggio di uccidere e pestare a sangue qualcuno solo perché non ti va a genio, hai distrutto persino la vita di chi dicevi di amare per cui è inutile che neghi di essere come me. Lo sei, più di quanto pensi.. e se mettessi da parte quei due o tre buoni sentimenti che ogni tanto ti girano per il cervello sarebbe un bene per tutti, figliolo.” – Con questo discorso si allontanò da suo figlio, che però lo afferrò immediatamente con le dita ricoperte di acciaio, costringendolo a fermarsi. Stavolta fu il semidio ad avvicinare le labbra all’orecchio di suo padre – “meglio avere quattro stupidi principi di bontà che fare figli con una donna che non si ama e scoparla pensando ad un’altra, paparino”.
I loro occhi si incontrarono per qualche secondo, la rabbia accesa dipinta in quelli di entrambi.
Senza distogliere lo sguardo, James allungò una mano ad indicare la porta con un gesto secco – “fuori di qui. Adesso.”
Dagon si inchinò solo per raccogliere la sua giacca e gettarla sulla spalla, un sorriso beffardo dipinto sui lineamenti del viso, duri ma perfetti. Non aggiunse niente, la soddisfazione sul suo volto, mischiata alla rabbia per tutto quanto successo, era evidente.
Se ne sarebbe rientrato sull’isola con una buona dose di guai a cui pensare e con l’idea che, nonostante tutto, le parole di suo padre non erano poi così sbagliate.

Dagon
 
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_mika_chan_
view post Posted on 4/1/2012, 00:51




Layla
Osservava Ethan dormire di fianco a lei nel letto, era così vicino che poteva sfiorarlo ma, allora perché non riusciva a sentirlo vicino? Quella gravidanza li aveva allontanati, lo sapeva benissimo, anche se lui cercava di dimostrarsi con lei affettuoso, il fatto che non riuscisse a guardarle il ventre o non volesse sfiorarglielo per paura di toccare il bambino bè.. le faceva male. Perché non era solo figlio di Sorat, ma era anche figlio suo,. Metà dei geni di quel bambino appartenevano a Layla e lei non poteva rimanerne indifferente. Sapeva dal principio, da quando aveva accettato l’accordo con Sorat che non sarebbe stato per niente facile ma amava quel bambino, lo amava tanto quanto aveva amato Elle. C’era qualcosa di sbagliato in lei, perché non poteva voler così bene a quel figlio che Ethan ed Elle odiavano con tutto il loro cuore.. eppure lei lo amava e voleva comunque proteggerlo. La gravidanza le stava rendendo la vita difficile, non solo fisicamente.
Una lacrima argentea le rigò il volto. Non riusciva a dormire. Decise di alzarsi da letto e andare in camera di Elle. Aprì piano la porta e osservò la stanza vuota. Le lacrime le appannavano la vista. Pensò alle parole di Ethan, al fatto che vivere assieme fotte stata la scelta più giusta ma.. lo era davvero? Se non fossero tornati assieme, Elle non si sarebbe mai illusa ed ora, non avrebbe odiato anche suo padre. Ethan era stato tutto per Elle.. sapeva il male che provava ora a sentire sua figlia così lontana. E la colpa era solo sua.. il suo accordo con Sorat, quello stupido accordo con Sorat.
Richiuse la porta e scese le scale. Aveva bisogno di bere e calmarsi. L’ultima volta che aveva pianto così poi si era sentita male.. e non voleva che accadesse di nuovo. Arrivata in fondo all’ultimo gradino invece di dirigersi in cucina andò verso la porta. Girò la maniglia e un vento freddo le trapassò il corpo. Era in camicia da notte e fuori faceva freddo. L’aria che le accarezzava il viso però sembrò rilassarla un po’.. o forse era solo la casa che in quel momento sembrava opprimerla.
Uscì fuori.
I piedi nudi toccarono la neve gelida che ancora ricopriva l’isola. Arrivò fino al cancello di casa e procedette oltre, senza realmente rendersi conto di quello che stava facendo. Erano da poco passate le tre di notte ed in giro non c’era nessuno.
Proseguì lungo il viale che portava al villaggio, camminando lentamente sprofondando piano nella neve. Aveva percorso solo qualche metro quando il respiro cominciò ad essere più pesante.. le guance si colorino appena di rosso. Il freddo le stava entrando addosso e solo ora si rendeva conto che forse non era stata una grande idea uscire.
Sentì le gambe cederle, e non trovò nessun appiglio al quale appoggiarsi.. d’un tratto tutto si fece ancora più nero di come fosse fuori e la testa cominciò a girarle. Perse i sensi e cadde a terra nella neve, che fortunatamente ne attutì la caduta. E rimase li, inerme, per parecchio tempo..

Maya
Si sentiva esausta quella notte. Aveva appena accompagnato l’ultima anima della sera nell’aldilà e come ogni volta accadeva, dopo si sentiva spossata. Occorrevano un sacco di energie per fare quel lavoro, lo sapeva, ma ogni volta era sempre lo stesso. Finché non riposava non riusciva a recuperare. Infatti era decisa a rientrare al più presto al castello e sprofondare nel letto. Gli unici momenti in cui rientrava al castello erano proprio quelli in cui doveva dormire. Aveva provato a dormire altrove ma era scomodo qualunque posto non fosse il suo letto. Non si riteneva viziata per questo ma la sua era una normale constatazione: se non dormiva bene, non riposava adeguatamente e non recuperava le forze. Questo significava lavorare peggio e lei non poteva permetterselo di certo.
Rientrare al castello le ricordava i motivi per cui non voleva starci.. ma vi era costretta, e poi sapeva che a quell’ora di notte non avrebbe incontrato ne Ciel, ne Amon. Si sentiva protetta, nascosta sotto al suo mantello nero come la notte.
Al momento però era da tutt’altra parte dell’isola. E la cosa la innervosiva parecchio, perché avrebbe dovuto camminare un bel po’ per tornare in camera. La sfortuna di vivere a Return era l’impossibilità di usare le ali.. a differenza di Xavier lei a Return non riusciva ad usarle. Non la preoccupava molto la cosa, sapeva arrangiarsi anche senza ma.. in momenti come questi le rimpiangeva.
Ad un tratto si fermò di colpo e chiuse gli occhi. Una voce, una chiamata, a quest’ora. Era convinta di aver terminato il suo lavoro, la lista che compariva delle anime da accompagnare era terminata, ne era certa. Eppure qualcosa era accaduto. Un’anima non destinata a morire, aveva invece intrapreso quel percorso. A volte accadeva. Morti improvvise, suicidi, omicidi.. morti che non erano previste. La sorte a volte costringeva Maya a lavorare più del dovuto. Forse era per questo che odiava le sorprese.
Sospirò e riaprì gli occhi. Il luogo in cui si trovava l’anima era poco distante, fortunatamente, e lo raggiunse in poco tempo. Capì, non appena lo vide, perché la morte l’aveva chiamato a se.
Uscire a quest’ora di notte, nella neve, era da sconsiderati.. chissà da quanto ero li. Si avvicinò lentamente e solo quando fu a pochi passi da quel corpo inerme si rese conto che lei quella persona la conosceva. Era Layla e la cosa ancora più assurda era che dentro di lei portava un’altra anima, perfettamente viva.
La cosa assurda di quella situazione è che per un istante rivide sua madre ed il bambino che portava in grembo.. ma stavolta non era Maya a decretarne la morte, stavolta il fato aveva deciso al posto suo.
Si abbassò ed osservò la cugina bianca in volto, così bella tanto da toglierle il fiato.. il detto “la morte ti fa bella2 era vero, e su Layla era azzeccatissimo. Per un istante desiderò essere come lei ma subito ricacciò via quel pensiero.. non poteva perdere tempo in quei futili pensieri doveva compiere il suo lavoro ma..
Prese tra le braccia la ragazza e posò una mano sul suo ventre osservando il lento battito del bambino che portava in grembo. Rimase ad ascoltarlo per un lungo istante, prima di prendere la decisione più folle di tutta la sua vita.
Layla non era ancora morta, toccava a Maya portarla nell’aldilà.. ma il bambino le impediva di procedere oltre. L’anima di quel bambino non era destinata a morire.. e lei non poteva uccidere contro morte, non questa volta.
Non si spiegava il motivo per cui non riusciva a farlo.. c’era riuscita con Xavier, con Aleesha ma.. ora era diverso.. Layla la conosceva. Certo non aveva più rapporti con lei da parecchio tempo eppure, la conosceva. Avevano lo stesso sangue in corpo e non c’era dubbio: Return aveva cambiato Maya.
Lo sapeva.. erano settimane che si era resa conto di esser cambiata.. ma non credeva a tal punto.
Prese in braccio Layla, che sembrava inconsistente e notò il cancellino e la porta aperta. Capì che era uscita da quella casa e senza pensarci troppo si diresse verso di essa. Entrò dentro e trovato il divano la adagiò su di esso tirandole addosso la coperta che era ripiegata su di esso.
La stanza era calda, segno che il fuoco del camino era rimasto acceso fino a poche ore prima. Spostò i capelli dalla fronte della ragazza e si avvicinò a lei fino a sfiorarle le labbra. Gli angeli della morte potevano impedire ad un anima di lasciare il corpo, se lo desideravano. E fu proprio quello che fece Maya in quel momento.
Spostò la mano dalla fronte della ragazza e si rimise in piedi, osservano che il colorito stava tornando sulla sua pelle. Si ritrovò a sorridere, senza accorgersene. Scosse la testa e prima di allontanarsi da quella casa le bisbigliò alcune parole all’orecchio..

“tuo figlio ti ha salvato la vita..”



Maya - Layla
 
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view post Posted on 5/1/2012, 00:38
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Una lettera verrà fatta recapitare a Return, nelle stanze di Brian Von Frazen, grazie all'aiuto di Dan.

Ciao zio, lo so che mi state cercando tutti, o almeno credo, nonno Dan dice che probabilmente è così e.. Non so se la cosa mi fa piacere o meno. Non volevo mettere in allarme tutta la famiglia, volevo solo che mamma e papà capissero quanto sto male per quello che sta succedendo, facendogliela pagare con lo stesso dolore.
Mi sono già svelata da sola, sono all'inferno proprio dal nonno. Qui si sta bene e, a parte qualche piccolo problema, tutto fila liscio. Non voglio ancora tornare a casa, non sono pronta a vivere di nuovo con loro nè tantomeno a sopportare la presenza di quell'essere mostruoso, figlio di colui che odio più al mondo. Se vuoi puoi far sapere a tutti che sto bene ma che non devono venire a cercarmi, tornerò quando lo deciderò io e nessuno può farmi cambiare idea.
Qui sto bene, ci sono i nonni -ho visto anche nonno Will- e per il momento è l'unico posto in cui voglio stare. Salutami tanto nonna Marleen e nonno Harlan!

Elle

PS
Puoi vedere come sta Brownie? Non mi fido di papà, sei l'unico che capisce qualcosa di cavalli!


Glissando di proposito sull'accaduto tra Sorat e Dagon, decide di scrivere un altro breve biglietto, proprio per il demone, sperando in qualche modo venga recapitato anche questo.. Sono solo tre parole, ma essenziali per lei.

Mi dispiace tanto per il tuo braccio, grazie di avermi difesa con Sorat. Spero tu stia meglio ora e di poterti prima o poi ringraziare di persona.

Elle


._._._._._._._._._._.

Poe, questa notte

Anche apire gl'occhi, in quel momento, sembrava un'impresa titanica, perchè man mano che il torpore del sonno la abbandonava, il dolore iniziava a farsi sentire sempr più forte, fino a costringerla a svegliarsi contro voglia.
Capì subito due cose: la prima è che era su qualcosa di morbido, probabilmente il suo letto. Eppure, l'ultima cosa che ricordava, era il pavimento appena fuori dalla camera di Victor. La seconda cosa è che non era sola, e ci mise poco a individuare chi fosse il l'angelo custode: suo padre, ovviamente.
"Hei bella addormentata.. Con calma, non muovere il braccio se non vuoi tornare a crollare.. Aspetta, ti aiuto io.."
"Cosa.. Ahi.. No, non toccare li.. Ahia!"

Una risata passò tra le labbra di Charon mentre la aiutava a tirarsi su, per farle appoggiare la schiena contro la testiera del letto. In davvero poco tempo si riprese totalmente dal sonno, prendendo un bel respiro prima di posare lo sguardo sulla spalla. Una fasciatura la copriva, dal braccio sino quasi al collo, scendendo fino sotto al seno. Charon padre doveva aver intercettato il suo sguardo perplesso.
"Ti abbiamo trovata ieri notte accasciata fuori dalla stanza del lycan.. Ti abbiamo recuperata al volo, prima che perdessi troppo sangue.. Sai è utile che tua madre possa sempre sentire dove sei, fortunatamente, proprio ieri sera, uno due quaranta sensi diversi che possiede ha capito che ti era successo qualcosa e siamo venuti a cercarti.. " Indica la spalla con un cenno del capo "ti abbiamo portata qui e medicata.. La fasciatura te l'ha già cambiata due volte, ora sembra che tu perda molto meno sangue e che quell'intruglio che ti ha spalmato inizi a rigenerare dal profondo.. Ti ha quasi spezzato l'osso, lo sai? Ora, c'è una spiegazione plausibile a tutto questo prima che vada a cercarlo io?"
"Niente che voglia dirti, papà.. Stavo solo facendo un favore a Catherine, un favore che, a quanto pare, non sono riuscita a portare a termine.. Lascia stare, ci ho provato, non ho più intenzione di andare da lui.. Giuro, non fare quello sguardo!"
"Farò finta di crederti.. Prima di andare, tua madre tornerà tra un paio d'ore a vedere come stai.. Intanto ha detto di prendere questa.."

Le porse una piccola bottiglietta con un liquido viola all'interno. La stappò, annusandola: sua madre era l'unica che riusciva a dare un buon profumo anche alle pozioni più assurde.
"Bevila tutta, mi raccomando.. Io torno domani.. Va bene, non occore alzare gl'occhi in quel modo, tornerò quando avrai bisogno.. Miraccomando.."
La baciò sulla fronte, sistemandole il lenzuolo come se avesse ancora cinque anni e fosse a letto per il raffredore.
La giovane vampira sorrise e lo guardò uscire, non non avrebbe potutto chiedere due genitori migliori, senza di loro sarebbe, con tutta probabilità, ancora fuori dalla camera del lycan riversa sul pavimento. Mandò giù la bottiglietta tutta d'un fiato, riconoscendo ogni singolo elemento che la componeva nonostante il sapore che camuffava gli ingredienti: Psiche era davvero speciale. Nonostante il dolore non aveva voglia di rimanere con le mani in mano, a fatica si alzò ma lo fece, da un vaso di vetro sulla scrivania prese due lunghe piume blu. Doveva spedirne due e con urgenza, ma prima decise di concedersi ancora qualche minuto di riposo, sprofondando in qualche bel sogno per dimenticare almeno per un po' il dolore.

Due piume voleranno a PoG, la prima è per Adam:

SCUSASCUSASCUSA! Mi dispiace, spero non sia stato troppo doloroso per te. Quella che hai sentito era una spalla fratturata da cinque affilatissimi artigli.. Si, la spada non me l'ha tornata ma ero stanca di aspettare e sono andata a cercarlo. Sto bene, sono nel letto fasciata a metà come una mummia.. Appeno sto un po' meglio te lo dimostrerò di persona così la smetterai di agitarti, perchè so che lo stai facendo!
Baci, G


L'altra, invece, arriverà a Lyra:

Lyra, so che non è il modo migliore di ripresentarsi dicendoti che.. Ho bisogno urgentemente di vederti e non è per qualcosa di piacevole. Si tratta di Victor, quindi se non vuoi averne a che fare lo capisco benissimo e non ti biasimo. Ma sei davvero l'unica speranza con lui.. Non preoccuparti, non è successo niente di grave! Ti aspetto domani sera alla fontana del villaggio, vicino a dove ci siamo viste l'altra volta.. Va bene? Se non verrai capirò, la prossima volta che ci vedrmo sarà sicuramente in circostanze migliori, te lo prometto!
Un bacio, Ginevra


Ginevra [con la gentile partecipazione di Charon]
 
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view post Posted on 8/1/2012, 16:34
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Una breve lettera verrà fatta recapitare a Ginevra tramite il fidato amico dell’angelo, Dog.

Cara Ginevra,
ho ricevuto la tua lettera qualche giorno fa e anche se la cosa mi ha alquanto rassicurato (perché a quanto pare puoi ancora usare la mano per scrivere) mi piacerebbe poter costatare di persona che hai ancora il tuo arto destro attaccato al corpo. Si può sapere cosa è successo? Mi avevi detto che avresti aspettato suggerimenti da mia sorella e lei quella sera era con me. Abbiamo subito capito che eri andata da quel lycan. Cosa ti è passato per la testa? Potevi farti ammazzare, lo sai? Capisco che quella spada è tanto importante per la tua amica ma credo che anche lei sarebbe d’accordo con me se sapesse che a momenti ci rimettevi la spalla. E per che cosa poi? Un pugno di niente.
Lo so, so perfettamente che adesso stai sbuffando perché non sopporti che qualcuno ti dica cosa fare.. ma è inevitabile che io mi preoccupi per te e non solo perché ne va della mia pelle. Io sto bene, quindi non scusarti perché poteva benissimo essere il contrario. Certo è stato doloroso ma non oso immaginare come ti sia sentita tu e il fatto di non esser potuto intervenire in tuo soccorso mi provoca un tale risentimento che non so nemmeno come spiegare. Vorrei poter tanto fare qualcosa per te e insieme trovare un modo per aiutare la tua amica senza che tu debba farti male.. come ti ho detto l’altra volta tutti noi abbiamo dei punti deboli, basta solo capire qual è quello del mostro. Perché lo so, so che non ti fermerai a questo. In quanto a testardaggine sei la numero uno..
Adesso per favore, appena puoi fatti sentire, scrivimi.. mandami un biglietto per un incontro.. una delle tue piume.. mi accontenterò anche solo di segnali di fumo, ma non costringermi a venire a PoE per cercarti..sai benissimo com’è andata a finire l’unica volta in cui ho messo piede in quel posto.
Lo sai che potrai sempre contare su di me per qualsiasi cosa.. sei la mia droga, dimentichi? Quindi evita di fare tutto da sola soprattutto perché c’è qualcuno disposto ad aiutarti.
Spero in una tua immediata guarigione.

Il tuo angelo
Adam

 
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view post Posted on 13/1/2012, 22:29
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Ieri a notte fonda.

Catherine

Era giunta a Return solo un’ora fa. Aveva trovato tutto così come l’aveva lasciato. La foresta era immutata, così come il giardino di PoE che aveva percorso silenziosamente per non farsi scorgere da nessuno. Era devastata e non aveva voglia di guardare qualcuno negli occhi e mostrare il suo immenso dolore. Aveva proseguito lungo le scale, un tempo così familiari, adesso così estranee da farle sentire il cuore freddo e non più caldo e scalpitante come lo aveva solo fino a un’ora prima. Era tornata vampira senza che nemmeno avesse il tempo per rendersene conto e, in quel momento, voleva semplicemente essere Catherine.. la ragazza con le guance arrossate per l’imbarazzo. Voleva essere con il ragazzo che amava e che, molto probabilmente, non avrebbe mai più rivisto.
Continuò a percorrere il corridoio, c’era solo un posto in cui voleva essere e infatti è il quella stanza che entrò. La stanza della sua migliore amica che, però, non c’era. Chissà cosa le era accaduto. Quando era partita l’aveva lasciata nelle mani di un demone e di un angelo che avrebbero dovuto salvarle la vita.. sentiva il suo odore fresco nella stanza e sentiva l’odore del suo sangue e di un qualche unguento del qualche non riconosceva la formula. Sospirò profondamente. Magari Ginevra era ferita ma, era certa, che Dagon avesse fatto quel che doveva. Si avvicinò al suo letto, sul quale aveva condiviso molti segreti con l’amica, senza nemmeno rendersi conto che tutta la sua roba era in quella stanza. Si sedette, rannicchiandosi http://weheartit.com/entry/9388810/in-set/99450-catherine lasciando la valigia ai piedi del letto. Aveva ancora la lettera in mano ma era sola. Sola senza di lui.
E non era più la stessa Catherine.

Ginevra

La mezza vampira, al contrario dell'amica, era di umore euforico, ma probabilmente la colpa la possiamo dare al fatto che fosse appena emersa dal mare dopo un tuffo di svariati metri e, stranamente, era ancora viva, non fosse per le condizioni in cui riversavava ora che sembravano più che altro averla appena vista uscire da un rave. Infatti era andata a recuperare i vestiti - compresi i jeans del demone che magari prima o poi gli tornerà- ma alla fine si era rimessa solo gl'anfibi e il giacchetto, il resto lo teneva ancora in mano quando, grazie alla velocità vampirica, si era ritrovata davanti alla porta della sua camera dopo pochi secondi. Sente l'odore di Catherine dentro la stanza, ora se la vedrà entrare praticamente così http://28.media.tumblr.com/tumblr_lw3qb23W...lf9eso1_500.png solo coi capelli bagnati, in mutande e anfibi.. Devo dire una visione divina appena tornata. "Catherine!" Nemmeno il tempo di entrarea che le sarà già addosso, stringendosela forte. "Dovrei odiarti per avermi lasciata per così tanto tempo, ma sono solo felice tu sia tornata! Allora?" Catherine sei sicura di essere nel posto giusto?

Catherine

Sentiva l’odore di Ginevra avvicinarsi ma non riusciva a smettere di piangere ne, tantomeno, a sollevare la testa. Lui le aveva chiesto di restare in quella lettera, ma lei era andata via senza nemmeno dargli una spiegazione. L’avrebbe odiata e questo le faceva male, male davvero. Avvertì la voce di Ginevra e il suo abbraccio bagnato. Non riusciva ancora a parlare ma le scappò un sorriso nel sentirsela addosso. Le era mancata terribilmente eppure, anche in quel momento, pensava che non fosse return il suo posto. Sollevò la testa e guardò l’amica con gli occhi rossi e il viso completamente bagnato dalle lacrime. Tra un singhiozzo e l’altro riuscì a sussurrare il suo nome. “Ginevra..” Si, le era mancata davvero e non mancò di ricambiare l’abbraccio e di appoggiare la testa su una spalla così amica. “Io.. io..” voleva dirla tante cose ma non riusciva ancora a parlare. Prima doveva calmarsi e pensò che fosse stato meglio iniziare dal far leggere la lettera alla vampira. Gliela indicò con uno sguardo.. era accanto a loro, sul letto.. bagnata anch’essa dalle sue lacrime.

Ginevra

"Cosa c'è? Cos'è successo?" Non si aspettava di certo quel genere di ritorno, l'aveva immaginato in tutto un altro contesto, sicuramente con più gioia e meno lacrime. "Cathy.. Ti ha fatto del male?" Ovviamente parla di Stephan, è la prima cosa che va a pensare. Si siede sul letto accanto a lei, buttando i vestiti dietro a sè per prendere la lettera e iniziare a leggerla. Ci impiega poco tempo nel farlo, ma preferisce leggerla un paio di volte per capire bene come sono andate le cose. "Oh cavolo.. Mi dispiace così tanto, davvero.. Posso vedere cos'è succeso?" ovvero leggerle la mente, carpendo informazioni direttamente dai suoi pensieri, così sarà molto più facile capire cos'ha combinato la vampira a Londra. Nel frattempo, non ha smesso un attimo di tenerle una mano sulla schiena, coccolandola.

Catherine

Scosse la testa, lui non le aveva fatto niente se non farla innamorare. Lei, al contrario invece, gli aveva mentito e lo aveva ferito. Dopotutto gli aveva tenuto nascosto che era una delle creature che lui ammazzava.. “No, lui non mi ha fatto niente Ginevra.. mi ha sempre rispettata e..” si asciugò le lacrime e lasciò che l’amica leggesse quelle riga che lui le aveva scritto. Anche lei le aveva lette e rilette svariate volte e tutte le volte che lo faceva, provava il forte desiderio di scappare per tornare da lui. Attese che Ginevra finisse e poi annuì alla sua domanda, aggiungendo anche a parole.. “ti prego, fallo..” per raccontarlo a voce, sarebbe stato troppo doloroso. Avevano condiviso molti momenti felici e, ripercorrere quei tempi andati.. sarebbe stato devastante. Anche se lei devastata lo era già. Si rannicchiò su se stessa, metre si lasciava coccolare dalle carezze di Ginevra.

Ginevra

"Shh.." Le carezza la testolina, guardandola negl'occhi mentre, con ancora in mano la lettera, sonda la mente di Catherine, ripercorrendo in breve tempo la sua visita a Londra, così da capire bene cos'è successo e cosa ha portato a farla ritornare a Return se, evidentemente come c'era scritto nella lettera, Stephan le aveva chiesto di restare.
"Tuo padre è un idiota, lasciamelo dire.. " aggrotta la fronte, una volta finito di usare il suo potere, scuotendo la testa per il malomodo in cui Catherine era stata cacciata da Londra.
"mi dispiace davvero, è l'unica cosa che posso dirti ora.. Se tu tornassi la faresti solo peggio, tuo padre lo scoprirebbe sicuramente.. Hai agito bene, Catherine, per Liz e per Stephan, è lui che non l'ha voluto capire.." Darius. è pienamente dalla parte dell'amica in questo momento, ma perchè la pensa come lei, non si sarebbe fatta scrupoli di dirle il contrario se fosse stato così.
"Fortuna che vivi qui, ora.." le sorride, allargando le braccia, o meglio IL braccio, per indicare la stanza. "Ho portato le tue cose mentre eri via, con l'aiuto di tua madre -anche se ha stressato per il tutto tempo.. Ora sei libera Cathy, di fare quello che vuoi senza di loro.."

Catherine

Piangeva silenziosamente, mentre l’amica le sondava la testa per ripercorrere il suo soggiorno nella città dove aveva lasciato il cuore. I suoi occhi, sebbene arrossati dalle lacrime, non erano i soliti. Catherine era sempre stata una ragazza dolce, sensibile e vispa.. ma in quel momento era una donna con il cuore infranto. Ginevra doveva conoscere bene quella sensazione dopo averla vissuta per via di Louis.. “Dillo pure, perché è la stessa cosa che penso io. Non ha voluto nemmeno ascoltare le mie ragioni Ginevra..” Singhiozzava, mentre parlava. “Ha deciso per me senza che io potessi metterci bocca. E prima di lui lo aveva fatto mia madre spedendomi a Londra. Non sono un pacco postale io! Ho un cuore, anche se non batte più, e.. e lui lo ha ignorato..” Lui, il suo adorato padre. Si lanciò nuovamente tra le braccia dell’amica ma subito si scostò per guardarla negli occhi. “Cosa?” Era stata lei a chiederle di andare a vivere insieme, ma non si aspettava di tornare e trovare le cose già belle che pronte. Sondò la stanza che effettivamente era piena delle sue cose. Poi tornò a guardare l’amica.. “Co.. cosa hai fatto? Ginevra.. grazie. Io.. grazie” Era la cosa che più voleva, poter essere libera di vivere la sua vita senza i condizionamenti imposti dai genitori. “Se non ci fossi stata tu qui, mi sarei lasciata affogare nell’oceano di Return..” Sapeva che avrebbe trovato chi la capiva. E quella persona era proprio lì con lei, ancora una volta a tenderle la mano. “ti adoro..”

Ginevra

"Non lo so, io tuo padre non l'ho mai conosciuto ma me ne hai sempre parlato bene, pensavo potesse essere più comprensivo con te.." fa spallucce, tornandole la lettera e riabbracciandola quando se la ritrova di nuovo tra le braccia "Fai piano.." sotto la giaccia non si vede, ma ci sono ancora le bende, probabilmente ora bagnate, fortuna che l'acqua di mare dicono aiuti le ferite, magari ci buttiamo dentro anche il cuore di Cathy per qualche ora. "Non guardarmi così, me l'hai chiesto tu.. Devo ammettere che ci ho dovuto pensare, perchè ero arrabbiata con te.. non tornavi più e ti permettivi anche di voler vivere con me?" cerca di imitare una faccia seria e arrabbiata, ma ora a vederla così triste non le riesce, infatti le viene da ridere "Ho pensato che fosse una bella sorpresa farti trovare tutto pronto al tuo ritorno "Non dirlo nemmeno per scherzo, Catherine, cosa faccio poi io senza di te? Ho cercato di sostituirti con tuo fratello, ma non è la stessa cosa.." ride, alzandosi finalmente in piedi per sfilarsi gli anfibi. "Anche io, Cathy.. Sono contenta tu sia qui, finalmente.." quanto le è mancata? TANTO.

Catherine

“Lo pensavo anche io Ginevra. Davvero.. ma l’unica cosa che ha saputo dirmi è che l’ho ferito, agendo alle sue spalle. Io.. ho semplicemente fatto la cosa giusta da fare. Sia per Liz che per.. beh.. per lui..” Riavvicinò le gambe al petto e le cinse con le braccia. Anche fare il suo nome era diventato difficile senza dover scoppiare nuovamente in lacrime. “cosa ti è successo? Sento l’odore del tuo sangue e di qualcosa di molto appiccicoso che ci metti sopra, anche se profuma.. che hai combinato Ginevra? Io.. pensavo Dagon ti avesse rimessa in sesto..” La guardò, fissando lo sguardo da dove sentiva provenire quell’odore. “e perché sei fradicia come un pulcino?” Solo adesso stava mettendo bene a fuoco la figura dell’amica. Le lacrime le avevano offuscato la vista ma adesso che avevano smesso di cadere, riusciva a vedere come tutti i vampiri sanno fare. “Lo so, sapevo che l’avresti trovata una pretesa assurda. Alla fine conta che sono tornata.. anche se una parte di me è rimasta là..” cercò di scacciare il pensiero e allungò una mano, per scostare il lembo della giacca che copriva le bende.

Ginevra

"Era arrabbiato, Catherine, pensala così.. A mente lucida avrebbe agito diversamente, anzi.. Credo che già ora si stia mangiando le mani per averti spedita a casa.." Si guarda la spalla, una volta tolti gl'anfibi, tornandole vicino mentre si sbottona il giubbotto e la lascia sbirciare "ho tentato un'impresa eroica che è finita male, Dagon non centra niente.. Quella storia è finita, per fortuna.. Non hai più un'amica con problemi gravi di droga, dovresti essere contenta.." ridacchia infine, togliendosi anche la giacchetta "Perchè c'è stato un bagno di mezzanotte fuori programma.." che è una cosa molto intelligente da dire a metà gennaio, almeno evita di dirle che si è lanciata da una scogliera con quella spalla li rischiando di rompersi l'osso del collo.
"Ma alla fine ho pensato anche io che era a soluzione più sensata per averti vicino.. E non pensare che con me non ci siano regole, signorina! Ogni volta che esci voglio sapere dove vai e con chi sei, sappilo.." però ride, perchè si dicono già di norma tutto quindi non c'è alcun problema.
"Io ho bisogno di un bagno caldo e anche tu.." le porge la manina, alzando un sopracciglio mentre la guarda investigarle la ferita. Fortuna che la vede ora che è quasi guarita.

Catherine

“Non ne sarei così certa, Ginevra. Mio padre ha tante qualità ma ha dei difetti , uno di questi è l’orgoglio. Non so se riuscirà mai a capire il motivo per cui sono andata contro di lui.. anche se alla fine.. gli ho fatto solo un favore..” Le guardò la ferita, spostando appena la benda che ormai era fradicia. Stava guarendo, vero.. ma sicuramente Catherine riusciva a capire il dolore che aveva dovuto provare. Ne ignorava il motivo però, non poteva sapere che era per la sua spada. “Non sei mai stata così vaga con me.. suppongo che ci sia un motivo per tutto questo mistero..” Ginevra era già in mutande e lei iniziò a staccarle quella benda perché era evidente ne servisse una nuova. Era meglio se si fosse concentrata sui problemi dell’amica, per non pensare più ai suoi anche se un sospiro di tanto in tanto continuava a scapparle e cn esso una lacrima che prontamente raccoglieva. “sono contenta per te se stai meglio.. era diventato insopportabile venire a ripescarti cieca a PoG. E in ogni caso.. nessuna delle due ha davvero bisogno di un bagno caldo..” Non avvertivano il freddo. “Il tuo è solo una stratagemma per vedermi nuda. Adesso sembri davvero una dittatrice se inizia a parlarmi di regole.. d'altronde dovrai rispettarle anche tu..” E dopo aver terminato di levare via il bendaggio dell’amica, si alzò per dirigersi verso il bagno ancora vestita. La strada la conosceva bene e si.. pensava anche lei che un bel bagno caldo in compagnia dell’unica persona che ora voleva al suo fianco, potesse essere una buona idea per rilassare i nervi.

Ginevra

"Bè scusami tanto, ma se non lo capisce è davvero stupido.. Non è così difficile arrivarci.. L'hai fatto per loro infondo, hai fatto un enorme favore a Liz, chissà com'era contenta di saperne qualcosa della sua famiglia.. " Le sorride, guardando la spalla e di nuovo lei.
"Esattamente, saprai cos'è successo solo quando lo deciderò io.. Ma è un segreto per un buon motivo, vedrai.." Ovvero aspetta che la veela le porti notizie della spada, solo quella volta dirà a Catherine cos'è successo con Victor. La lascia fare, guardandosi comunque la ferita con una smorfia.. Poteva essere in via di guarigione ma a lei faceva ancora schifo. Le raccoglie una lacrima con le dita, baciandole delicatamente entrambi gl'occhi, ridendo poi a sentirla. "Anche se potrebbe sembrare così.. In realtà ne abbiamo bisogno tutte e due.. Io sono pieno di sale e, a dispetto tuo, il freddo parzialmente lo sento.." o almeno, aveva ricominciato a sentirlo un po' da quando stava poco bene "e a te serve qualcosa per rilassarti.. All'alcool a fiumi ci pensiamo domani, dopo che ti sarai fatta vedere ancora sobria da tua madre e tuo fratello.." le fa l'occhiolino, prendendole la mano per seguirla in bagno.

Catherine

“E’ quello che dico anche io. Liz sembrava entusiasta di conoscere qualcuno che facesse parte del suo passato, della sua famiglia..” Alzò le spalle, non sapeva come sarebbe andata a finire con suo padre, ma al momento non voleva nemmeno saperlo. Cercava di restare concentrata su Ginevra, sulle coccole che le stava dispensando e delle quali aveva estremo bisogno. Pensava a quello che le stava nascondendo, ma tacque, fino a quando la ragazza non le prese la mano per raggiungerla in bagno. Usò quel piccolo lasso di tempo per spogliarsi e aprire il getto dell’acqua che, veloce, riempì la vasca quasi fino all’orlo. “Beh qualunque cosa sia, niente potrebbe essere un buon motivo per spaccarsi una spalla. Ma adesso ci sono io qui e mi prenderò cura di te come si deve..” Rimasta nuda, con Ginevra non aveva bisogno di spegnere la luce, si infilò nella vasca e si posizionò in maniera tale che anche l’amica ci potesse entrare. Le lasciò la mano solo nel momento in cui immerse entrambe le braccia in acqua. “Ren.. chissà quanto sarà cresciuto..”

Ginevra

Lascia perdere il discorso riguardante suo padre, ha capito che, al momento, non c'è niente da aggiungere in proposito. La segue in bagno, sedendosi sul bordo della vasca mentre pensa Catherine a riempirla. "Ecco, in realtà era tutta una scusa per le tue coccole, lo ammetto!" Si certo, è difficile crederci, se lo avessere fatto apposta non sarebbe una settimana passata ormai con le bende e una ferita non indifferente. Una volta che Catherine è dentro si libera anche lei dell'intimo, seguendola e accoccolandosi contro di lei, solo una mano fuori dall'acqua per prendere il sapone in modo da creare la giusta quantità di schiuma.
"Un sacco.. Ora parla e cammina, sai? E soprattutto mi ama follemente, ci siamo fidanzati a tua insaputa.. Ovviamente sarai la testimone al nostro matrimonio.." Ride, girandosi per osservarla.

Catherine

Sollevò la testa a guardare Ginevra quando si sedette sul bordo nella vasca, prima di immergesi con lei. Aveva capito che l’argomento Darius era caduto e le andava più che bene così al momento. Meno parlava della sua esperienza a Londra e meglio era. “Non hai bisogno di scuse per avere le mie coccole.. e poi adesso siamo diventate conviventi anche agli occhi degli altri.. il prossimo passo sarà le coccole in pubblico..” Però a ridere proprio non ce la faceva, non quando aveva ancora le lacrime agli occhi. Si sciacquò il viso e poi si accucciò anche lei vicina all’altra vampira quando entrò in vasca. “Davvero? Mi manca terribilmente ma al momento non ho voglia di andare da mia madre. Ci penserò domani. Tuttavia.. scommetto che sei stata la sua prima parola ma.. fossi in te non lo direi troppo in giro, sei solo stata il mio rimpiazzo..” ovviamente scherzava. Era grata a Ginevra anche per il fatto che si fosse presa cura della sua famiglia. “Grazie Ginny..” e questo, le veniva dritto dritto da quel cuore che aveva lasciato in Inghilterra.

Ginevra

"Il prossimo passo sarà mio padre che entra da quella porta chiamandoti *nuora*, ti riempirà di attenzioni per fare in modo che la mia strada rimanga questa.." ride, scuotendo la testa per gl'ultimi avvenimenti, se suo padre sapesse, probabilmente la legherebbe a Catherine per il resto dell'eternità.
"Ovviamente sono stata la sua prima parola, era la mia vendetta personale nei tuoi confronti questa.. Ma rimani la sua sorellona, io sono la sua baby sitter e lui è la mia guardia del corpo, il nostro è un rapporto di puro interesse!" si sporge col viso per baciarle la guancia, carezzandogliela poi. "Di niente, ora.. Ricordati di non andare mai più da qualche parte senza la sottoscritta, va bene?" ma non attenderà risposta, ora che l'ha ritrovata se la terrà vicino il più possibile. Si accocola di nuovo a lei e li rimmarrà finchè l'acqua non diventerà fredda o, più probabilmente, finchè l'alba non le costringerà a coricarsi.

Catherine&Ginevra
 
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..Kady..
view post Posted on 17/1/2012, 18:15




La scorsa notte – Point of Good

Erano da poco passate le tre del mattino e la giovane ragazza non riusciva a prendere sonno. Si era alzata, lasciando suo marito a letto, sveglio e sorridente, ed era andata a controllare la stanza delle sue bambine. Proprio pochi giorni prima avevano cambiato arredamento, spostato le culle e messo due letti alle loro amate piccoline. Stavano crescendo a vista d’occhio, inutile negarlo.
Si era seduta sul letto di Odile: la bambina dormiva a pancia in su, le labbra socchiuse in un respiro lento e regolare. I boccoli biondi erano sparpagliati sul cuscino e le davano un’aria così dolce e angelica che Lyra non era riuscita a trattenere un sorriso.
Le sue figlie erano la cosa più bella che avesse mai fatto nella sua vita, la sua famiglia era la sua gioia e suo marito era quel punto fermo senza il quale niente sarebbe più esistito poiché tutto sarebbe inesorabilmente crollato come un castello di carte.
L’amore era una cosa meravigliosa, andava vissuto, assaporato e.. e mentre pensava a quanto la sua vita fosse felice, le era venuta in mente una persona.
Aveva sorriso e si era lentamente alzata dal letto per andare a sedersi alla piccola scrivania delle sue bambine e, una volta afferrata la metà di un foglio da disegno, si era messa a scrivere:
Cara Ginevra,
forse saprai già tutto, ma nel caso ti informo che ho recuperato la spada di Catherine. La ho qui a casa mia adesso, nascosta alle mie figlie e custodita dentro un fodero. Le prossime sere mi troverai alla scuola di danza, porterò la spada con me così, quando vorrai, potrai venire a prenderla. Non è stato molto difficile prenderla a Victor, come ben saprai. E pensare che è sempre stata lì, più o meno visibile a tutti.

Mentre scriveva, la sua bambina si era alzata dal letto e le si era avvicinata. Il viso ancora gonfio di sonno e la forcina con la pietra nera, regalo della sua zia Bonnie e dalla quale ormai non si separava mai, goffamente infilata tra i capelli – ‘che fai, ma? No dommi?’.
La giovane veela l’aveva presa in braccio, sorridendo – “scrivo a Ginevra, tesoro. Ricordi, l’amica della mamma..” – la piccola creatura si era appoggiata alla madre, richiudendo nuovamente gli occhi – ‘sauta Inneva alloa’.
Lyra aveva quindi ripreso a scrivere, aggiungendo le parole di sua figlia nella lettera all’amica:
Ci vediamo presto, so che non tarderai a venire a trovarmi, e spero non solo per via della spada. Ti saluta un’assonnata Odile.
p.s. alla fine hai scelto, vero? Fallo Ginevra, l’amore è una cosa meravigliosa!
Un grosso bacio
.”

Dopo aver rimesso la sua dolce bambolina a letto ed essersi assicurata che stesse nuovamente dormendo un felice sonno profondo, aveva lasciato la stanza con la piccola lettera in mano. L’avrebbe spedita domattina stessa e poi avrebbe portato la spada con se alla scuola di danza.
Era finalmente arrivato il momento per le sue figlie di diventare due ballerine, o almeno di provarci. Mentre per Lyra era arrivato il momento di ritornare a letto, tra le braccia di suo marito, al sicuro.


Lyra
 
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view post Posted on 19/1/2012, 11:14
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- L'altra sera.. a Point of Good -

Sta ormai per sorgere l'alba, lo avverte così distintamente. Riesce a fatica star concentrata sullo scrittoio, da sola nella propria stanza. Ha provato più e più volte come iniziare a scrivere ma, e quanto sembra sciocco pensarlo, nel momento in cui la punta della penna incontra la carta si trova bloccata. Forse perchè non vuole affrontare che un pezzo importante di sè..non sia più su Return. Non ha niente da recriminare, o da giudicare, sulle scelte che hanno portato l'amica a intraprendere una simile strada. Ma andata fuori dai confini dell'isola ha perso ogni contatto, e giustamente se ne sente preoccupata. Come quando hai un presagio. Neppure lei, che può scrutare il capriccioso moto del Tempo, riesce a definire dove la porterà questa decisione. Spera solo non troppo lontana, e non in senso fisico. Anche se quella mancanza la sente tanto prevaricante.
Dovrebbe esser semplice, per cui, scrivere quello che prova. Mettere su carta che Elle le manca già tanto, e sperare di ricevere conferma del suo star bene. Perchè l'ultima volta..lei non stava bene. Non ha potuto incontrarla prima della partenza, e tuttavia le strappa un mezzo sorriso il ripensare al suo agire..anche se è fonte di malinconia. Perchè nel gesto della graziosa ragazzina dai capelli nivei ha rivisto sè stessa bambina, quando delusa dal mondo che la circondava ha cercato un'alternativa, una via di fuga, in cui essere felice..sperando con tutta sè stessa che chi le aveva fatto male potesse patire la solitudine, il rancore, che giorno dopo giorno si accresceva nei territori di Point of Evil. Bhè..forse dovrebbe tralasciare il dettaglio che..continua comunque a restare bambina. E come una bambina avrebbe bisogno di conforto, adesso. Vede così tante cose, ha così tanti dubbi..e niente di quanto lo scorrere del Tempo le pone innanzi le piace. Nemmeno è in grado di fornirle risposte. Oscilla i piedini che non riescono nemmeno a toccare il terreno quando resta seduta su una sedia, tanto è minuta e piccina, nel frattempo mastica l'estremità della penna con disappunto innanzi alla vacuità del foglio che ha di fronte. E' una bella carta, rosa pastello con tante decorazioni. Elle non potrà aver dubbio su chi possa mandare qualcosa di tanto...rosa. Però non può mandare solo quella, ammesso che riesca a farla ricevere alla fanciulla. Un tempo Cassiel le aveva detto che dalla spiaggia era possibile accedere a quella struttura che si scorge in lontananza. Da lì se ne erano andate le persone più importanti della propria vita, e da allora non le ha più riviste. Quanto può pregare che con Elle sia diverso. Anche se teme il giorno in cui torneranno a guardarsi, e allora dovrà confrontarsi sicuramente con una ragazza in procinto di diventare quell'adulta in cui non riesce a sbocciare. Si cresce così velocemente a Return, e anche in certi luoghi sconosciuti al di fuori di questo. Ma per sè..questo è un altro discorso. Un tasto estremamente dolente che la fa sentire storpia, un essere finito per metà e sospeso in un limbo infinito, quello di un'eterna infanzia. Una maledizione quando..tu sai di aver abbandonato quella fase molto tempo fa, e solo per non soffrire ancora di più.. interpreti il ruolo di una bambina, la piccola bambolina di porcellana che adora vestirsi come una principessa e acconciarsi i capelli boccolosi. La realtà, però, è molto diversa. E' così triste essere adulti..senza essere effettivamente diventati grandi. Ohh..diamine, si perde sempre un pò troppo spesso in queste riflessioni così cupe. Sbuffa, contrariata dal suo stesso rimuginare su quella questione così spinosa. Deve..sforzarsi di cercare il lato positivo, in tutto ciò. Elle tornerà, e la troverà ad aspettarla perchè vuole accoglierla con un sorriso e un abbraccio immenso che varrà per tutti quelli di cui la lontananza le ha private. E.. magari..in questo suo viaggio Elle potrebbe riuscire a trovare anche, a sua insaputa, qualcosa che possa riuscire ad aiutarla con quanto le preme sul capo come una spada troppo pesante da sopportare da sola.
Cerca di sorridere mentre azzarda per l'ennesima volta a scrivere. Magari con la lettera potrà arrivarle anche quello stesso sorriso. Ce ne è sempre bisogno, specialmente quando in certi momenti non si è in grado di sorridere più.
Scriverà così, quindi, come le stesse parlando. E, in questi istanti in cui si abbandona ai momenti di dolcezza che hanno condiviso, nuovamente le sembra di sentirla vicina. Scalda quel cuore che non batte più da tanto.

"Ciao Elle!
Si, si..lo so, sono davvero un'immensa tiratardi ma non avrai mica creduto che mi sfuggisse il fatto che ti sei regalata una vacanza senza di me, vero? E' impossibile non notare la tua assenza..d'altronde..io altre amiche, a parte te, non le possiedo..oppure sono ancora troppo piccole per giocare! Ma non voglio sembrare egoista (ò_ò anche se posso esserlo! non crediamo che no!), non sono di certo la sola a cui manchi...però a me manchi di più, di più! Spero che, ovunque tu sia, queste parole possano arrivarti. Io non so dove sei..posso solo immaginarti in un posto lontano, un posto dove tu possa realizzare chi desideri essere ma che.. potrai lasciare un giorno senza rimpianto per tornare qui, da me. Perchè..l'ho già detto che mi manchi? bhè, non mi costa effettivamente niente ribadirlo, specialmente se questo farà si di far passare prima il tempo che mi separa dal rivederti. Le giornate (o nel mio caso le notti) si trascinano particolarmente lente in tua assenza. Vorrei poterti scrivere che è tutto ok, davvero. Che in realtà sto semplicemente a godermi le serate senza pensiero o minaccia che possa turbarne la quiete. Ma non posso mentire con te, e non sarebbe comunque giusto dire una bugia. Zio Dante è il solito casinista, e ancora lui e Leah non si sono riappacificati nonostante io cerchi di farli incrociare più spesso che posso. Sembra che vi sia sempre qualcosa che lo impedisca, e puoi immaginare quanto possa essere snervante la cosa. In realtà..so che non è tranquillo lo zio. Anche se viene sempre a darmi il suo sangue, ed ad assicurarsi che sto bene, vedo che la sua testa è altrove (e se ci fosse la zia, direbbe sicuramente che una testa non l'ha mai avuta o, se ce l'ha, è di certo vuota..ma io non sono per niente d'accordo!). Il colmo? credo proprio che la testa ce l'abbia da tua zia, quella che ha i capelli bianchi come i tuoi e che si è sposata tempo fa. Non è una cosa che gli faccia molto bene. E ho la certezza che, nuovamente, ogni volta che esce sia per incontrarla, anche per breve. Ho paura di quello che potrebbe capitare a entrambi. A mio zio perchè..gli voglio bene, è normale. Ma non voglio neppure che accada qualcosa di male alla tua parente, in qualche modo mi sembrerebbe come venisse fatto del male a te. Strano, vero?
Anche Lilja, l'unicorno, si dice preoccupata. Si è fatta ancora più sfuggente, pare che sia impegnata in qualche ritiro mistico-non-so-cosa perchè c'è qualcosa che sembra si stia preparando..immagino vorrà essere preparata a sua volta..credo..non c'ho capito molto onestamente. Deve aver scelto l'interlocutrice sbagliata, forse se parlasse con Legolas, o Castiel, ne ricaverebbe maggior chiarezza. Io so che dice la verità..riguardo il fatto che stiamo andando incontro a tempi neri...ma neri neri! Il problema è che, nel concreto, non so davvero cosa compiere per dare un contributo che possa essere efficace quando preferirei di gran lunga che la mia maggiore preoccupazione fosse quella di scegliere il muffin da mangiare a colazione. Non credo che sia comunque possibile, in ogni caso. Sembra che coprirsi gli occhi mentre avvengono cose brutte non funzioni poi un granchè per riuscire a ignorarle. Però, ogni tanto, c'è qualche evento che è capace di far dimenticare le preoccupazioni per un pochino. Lunedì ci sarà una festa, ho sentito alcune elfe parlarne e.. credo proprio che ci andrò. Non sarà la stessa cosa senza di te, Elle ..potrò però fingere di stare là solamente ad aspettarti, e che giungerai inaspettatamente per divertirci insieme. Non mi farò vedere triste, anche se tu non ci sarai. Anzi, cercherò di divertirmi il più possibile perchè è importante poter sorridere nei momenti che la vita ci riserva. A volte sono momenti talmente brevi che sprecarli sarebbe un vero peccato, e per quanto io spero con tutta me stessa che accada..anche se non dovessi trovarti..mi sembrerà di averti lì. Sai.. anche se non so se ti arriverà questa lettera, ma confido nelle capacità straordinarie di cui ho sentito spesso favoleggiare circa le Stelle del Pentacolo, vorrei poter avere tue notizie. Non posso sapere dove ti trovi, nè in che condizioni sei.. come ti ho detto ho solo la mia fantasia che cerca il più possibile di giustificare la tua assenza con un'immagine di te più serena, e felice. Ma se ne avessi modo.. fammi sapere che stai sorridendo e che hai trovato la tua strada. Anche di più.. fammi sapere se hai/avrai bisogno, per qualunque cosa, perchè non esiterei un secondo a raggiungerti, fosse anche per breve. Perchè se è vero che desidero tanto poter aiutare il mio prossimo dopo aver passato così tanto tempo a portargli dolore, è anche vero.. che la prima a cui rivolgo questo pensiero, ogni notte che apro gli occhi, sei tu..amica mia...
Intendo andare a trovare Odette e Odile quanto prima, sono convinta che nonostante siano ancora piccole.. sentano a loro volta che qualcuno di speciale ora è lontano. Forse solo dietro l'angolo, appena dietro i nostri cuori..anche se non possiamo vederti. Avremo tante cose da raccontarci, e da vivere, per quando tornerai.. per cui..non farci aspettare troppo, te l'ho già detto che manchi tantissimo, no?

Ti adoro, meravigliosa fanciulla dai capelli bianchi. Con il più sincero e assoluto dei sentimenti, quello che grazie a te permette al mio cuore d'esistere e di vivere..
Ti adoro.. e ti abbraccio forte forte. Ma sii cosciente che non è molto gratificante farlo ipoteticamente, l'abbracciarti. Per cui conserverò queste premure per il tuo ritorno, e allora avrai tutti quelli che non ti ho potuto dare, più qualche extra..specialmente se mi porterai qualche regalino (ammesso che sia possibile, e fermo restando che il più grande regalo.. saresti comunque tu)

Chandra Krystle"

Sigilla la lettera con un bacio, lasciandoci dentro parte del proprio cuore, dopo averla riletta più volte anche ad alta voce. La ripone quindi dentro una busta, in cui lascia cadere dentro anche qualche petalo di ciliegio. Questa è una delle cose belle quando si va a trovare l'unicorno: è possibile trovare fiori e frutti del tutto fuori stagione. E poi quei petali..hanno un significato del tutto unico, per loro due. Piovevano come fiocchi di delicata neve quando una creatura in un corpo da bimba era nel giardino di Point of Good, completamente sola, e rassegnata alle parole del ragazzo dai capelli bianchi. Si può credere facilmente al destino quando è così ironico..che sia stata proprio una bambina che possedeva lo stesso colore nei capelli ad aiutarla a rivedere il mondo.. con un'innocenza che al tempo aveva perduto. Forse è davvero una questione di Karma, perchè le persone più importanti della sua vita hanno un'alta percentuale di possibilità di essere coi capelli bianchi. Ne sorride a quel pensiero, trascinandosi gradualmente verso il letto. Talmente è la stanchezza che crolla subito dopo, avvolta nel soffice delle coperte, divenendo poi immobile, morta come prevede il sonno diurno dei vampiri.

Un sonno tanto privo di sogni, quanto prodigo a condurla in un incubo lontano.



Chandra
Potresti essere una peccatrice
ma la tua innocenza è mia


Edited by Lithea - 19/1/2012, 13:04
 
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Alis3
view post Posted on 19/1/2012, 20:00




[La scorsa notte, castello di point of evil...]

La prima cosa che sentì Eve fu il freddo...il vento pungente sulla pelle, l'odore della foresta che le entrava nelle narici, il suono del suo respiro affannato..troppo affannato...stava correndo, se ne rese conto quando le immagini presero vita davanti a lei, macchie verde scuro che si susseguivano davanti ai suoi occhi sfuocate come se le vedesse appena, solo di sfuggita...però tutto era rallentato, come una scena al rallentatore. Si accorse che era una visione perchè il suo corpo non rispondeva ai suoi comandi, correva senza sentire le gambe che si muovessero...sapeva di essere lei ma sapeva altrettanto bene che non era reale tutto quello che vedeva, non adesso almeno...non stava succedendo adesso, era un sogno...un sogno premonitore... ne aveva avuti tanti dopotutto, sogni, visioni...sapeva riconoscerli bene e sapeva che non poteva modificarli...solo vederli, spettatrice della sua stessa vita. Quello che non riusciva a spiegarsi era la paura...aveva paura... poteva sentire una fredda, tremenda sensazione che la inseguiva... e non era mai successo prima...non aveva mai avuto paura assistendo ad una visione. Il suo corpo si voltò senza smettere di correre e la visuale cambiò di colpo..ora guardava alle sue spalle e vide chiaramente una freccia dietro di lei...non riuscì a vedere altro, né chi la scagliava né da dove, sapeva che normalmente in pochi istanti...nemmeno secondi.. la freccia l'avrebbe raggiunta...ma tutto era rallentato...irreale, quindi non si stupì di riuscire a mettere a fuoco a lungo la freccia che si avvicinava lentamente.
Era una delle sue... non avrebbe potuto sbagliarsi nemmeno volendo... era una freccia di Calen, non c'è n'erano di uguali... erano fatte appositamente per lui, lei lo sapeva e sapeva riconoscerle, non aveva dubbi...era una delle sue... avrebbe urlato se avesse potuto...avrebbe spalancato gli occhi per lo stupore...ma la sé stessa di quella visione non fece nulla di tutto ciò, come se non fosse stupita...come se sapesse già... e non era difficile intuire che era esattamente per quella visione che stava vivendo ora che lei sapesse già. Avrebbe voluto non vedere il resto...non sentire... ma non aveva facoltà di scelta, il suo corpo si voltò di nuovo guardando in avanti, sentì ancora la fredda sensazione rincorrerla freneticamente, più vicina...sempre più vicina... affrettò la corsa...ma invano. Poco dopo la sentì... non aveva provato mai niente del genere, né in sogno né nella realtà... un dolore lancinante alla schiena... un dolore che penetra nella carne nel punto colpito e si irradia velocemente... solo in quell'istante udì la sua stessa voce, un grido di dolore agghiacciante... sapeva esattamente cosa sarebbe successo...ma non quello che avrebbe provato..non era pronta a provare qualcosa si simile. Il corpo si sbilanciò in avanti fino a cadere...sentì l'erba fresca della sera sul volto, un liquido caldo scendere lento sulla schiena... sangue...molto sangue...si rendeva conto che ne perdeva tantissimo...strinse con la poca forza rimasta le mani a pugno attorno all'erba umida e chiuse gli occhi... li riaprì e poi lentamente li richiuse di nuovo... sentì il dolore che si attenuava...che affievoliva piano piano...come se tutto diventasse ovattato... li riaprì nuovamente, capì chiaramente che l'intento era di rimanere sveglia...viva, nonostante il dolore, nonostante il sangue... sentì che stava scivolando nell'incoscienza e non sapeva se mai si sarebbe risvegliata, non c'era nessuno attorno a lei...nessuno l'aveva raggiunta. In un secondo comprese la fredda sensazione che la inseguiva cosa fosse... la tremenda, agghiacciante sensazione che circondava tutta la visione... quel terrore cupo, che sentiva come un peso sul cuore... era la morte... e non era mai stata così vicina come allora.

Un urlo nella notte...riaprì gli occhi di colpo e si ritrovò nel suo letto... nella sua stanza di point of evil... respirava affannosamente...il cuore batteva all'impazzata, l'urlo era il suo...ma non si stupì che nessuno accorse alla sua porta...era a poe che si trovava e non aveva nessuno lì vicino a lei, lo sguardo smeraldo, spaesato e sconvolto, si alternò ad ogni angolo della stanza buia..come a sincerarsi che fosse veramente lì... si tirò su di colpo mettendosi seduta e d'istinto passò una mano dietro la schiena trovandoci solo il tessuto liscio e setoso della camicia da notte...niente frecce...niente sangue... ma sapeva cosa aveva visto...non era la prima volta che aveva una visione, tutto era reale...assolutamente reale anche se ancora non era avvenuto. Le tremò la mano quando la ritirò dalla schiena e rimase in silenzio a sentire unicamente il battito del suo cuore, il respiro ancora affannato e il susseguirsi di mille pensieri. Ancora agitata e sconvolta si alzò dal letto di scatto...non aveva risposte a nessuna delle sue domande ma su di una cosa era certa... se lo aveva visto sarebbe avvenuto, non si era mai sbagliata su una visione purtroppo... e la prima persona con cui ne doveva parlare era lui. Raggiunse lo scrittoio e freneticamente cercò carta e penna per mandare un messaggio a Calen... razionalmente sapeva che era inutile scriverlo immediatamente e che prima di domani mattina non avrebbe potuto farglielo ricevere, ma non riuscì comunque a trattenersi...doveva fare qualcosa per quanto inutile fosse... decise che non avrebbe scritto a calen esattamente cosa aveva visto...voleva parlargliene di persona, scrisse solo poche righe, che la mattina dopo, prestissimo, gli avrebbe fatto recapitare in busta chiusa.

“Lo so che tutte le sere ricevi il mio biglietto come ci eravamo ripromessi in modo da sapere che sto bene, e che quindi non ti aspettavi questo biglietto adesso... ma è veramente importante e non ho potuto aspettare a questa sera. Non preoccuparti, sto bene e non mi è accaduto niente... ma ho bisogno di vederti, di parlarti... al più presto, anzi questa sera stessa... per favore.
Non incontriamoci al solito posto nella foresta... poi ti spiegherò il perchè, vediamoci in spiaggia, ti aspetterò vicino agli scogli... per favore non mancare.
Tua.. Eve.”

EVE
 
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Giovedì notte, dopo il matrimonio di Ephram e Anthea

Il giovane fatato, dopo aver sistemato con cura le coperte attorno all'esile corpo di Layla ed essersi assicurato che dormisse tranquilla e non più scossa dai conati di vomito o dal tremore, decise di lasciare la casa per cercare la figlia come, tra l'altro, aveva promesso alla demone poco prima che perdesse i sensi.
Fortunatamente non dovette allontanarsi tanto, il suo sesto senso paterno lo accompagnò direttamente alla piccola stalla sul retro della casa, dove una ragazzina dai lunghi capelli bianchi era seduta sul fieno accanto a Brownie, il suo fidatissimo cavallo nero.
"Ti sei già cambiata.." Esordì così, constantando che la bambolina non indossava più il vestito rosso da damigella, ma era vestita molto più comodamente, come se dovesse partire da un momento all'altro.
"Non ho intenzione di restare qui.. Ma questo lo sai già, vero?"
"Lo immaginavo.."
Le si sedette vicino, facendosi spazio tra i sacchi di fieno e di mangime per cavalli con cui, buon per lui, ormai aveva una certa affinità o, ne era sicuro, Elle gli avrebbe rinfacciato a vita di non essersi preso cura del cavallo.
"Come si sta dal nonno? Ti tratta bene? Elle.. Non devi per forza stare la solo perchè sei arrabbiata con noi.. Tua madre è distrutta e non lo sto dicendo per farti venire i sensi di colpa, lo è veramente.. Non sopporta ti averti fatta soffrire.. E io nemmeno.. Non puoi rimanere? Puoi sempre stare dai nonni.." Quali nonni non lo precisò, ma per lui era indifferente purchè rimanesse li sull'isola con loro, ma la negazione della figlia arrivò repentina.
"Non mi sento affatto in colpa per essermene andata.. Papà.." alzò finalmente gl'occhi sul padre, ricambiando un identico sguardo malinconino.
"Non sono arrabbiata con te.. Cioè si, tu potevi dirmelo.. Noi ci siamo sempre detti tutto, lo sai che odio le bugie quanto te.. Ma tu lo sapevi e non hai detto niente.. Cosa stavate aspettando? Che mi accorgessi che la mamma era incinta? O magari pensavate che prendessi quella pancia per un'overdose di muffin?"
"Non spettava a me dirtelo, Elle.. "
sospirò, allungando una mano per carezzarle i capelli bianchi "Ammetto che tua madre avrebbe dovuto chiarire tutto quando ti ha detto che doveva scendere per qualche tempo all'inferno, e che ha sbagliato a non dirti nulla.. Ma se te l'avessi detto io sai cosa sarebbe successo? Che tu avresti ritenuto tua madre una bugiarda peggiore di quello che non è adesso e io non sarei stato nient'altro che uno spione, che non vedeva l'ora di far passare tua madre per un'ipocrita.. Ma io, e nemmeno tu, non sono così, lo sai.. Volevamo dirtelo insieme per farti capire che poteva esistere la speranza di.. Formare un'assurda famiglia tutti insieme.."
"Questa non è una famiglia, quello non è nemmeno tuo figlio e non sarà mai"
sottolineò bene la parola mai "Mio fratello.. E ora quella non è nemmeno mia madre, mi ha presa in giro.. Mi credete forse stupida?"
"Non dire sciocchezze, Elle, sei più intellignte e furba di noi due messi assieme.. Lo sai com'è Layla.. Ha paura di fare casini, allora si allontana con scuse idiote, non sapendo che ogni volta che torna e la verità viene fuori il casino è ancora peggiore.. Ma ho imparato una cosa in tutto queso tempo.. Lo fa sempre in buona fede.. Fa così perchè spera di non deludere mai nessuno.. Ti ha nascosto da me perchè, se tu fossi stata la figlia di Sorat, io non avrei saputo niente di un figlio non mio.. E ora ha nascosto a te tutto questo perchè non voleva perderti.."
"Alla fine mi ha persa comunque.."
Si accoccolò al padre, stringendosi forte alla tenuta ancora elegante di Ethan.
"Come fai a starle vicino? Non ti fa.. Schifo che quel bambino sia di Sorat?"
"Devo essere sincero? Schifo è riduttivo, Elle.. Lo odio con tutto me stesso, eppure.. Eppure so che quell'essere è innocente quanto te.. Non ha scelto lui di chi essere figlio nè di venir concepito perchè qualcuno lo pretendeva.. Pensaci, Elle, lui, alla fine, non ha colpe.. Di conseguenze, mostricciattolo"
le strappò a malapena un sorriso "Sono vicino a tua madre perchè nemmeno lei ha avuto scelta.. Non lo ha fatto apposta, lo sai che odia Sorat quanto noi due.. E nonostante sia una casinista cronica la amo più di chiunque altro e non riuscirei mai a lasciarla da sola ora che ne ha davvero bisogno.. E poi" indicò la parte di casa visibile fuori dalla stalla "Non mi sono spaccato la schiena per niente, quella casa va usata, a costo di legare tua madre a una sedia o al letto.." rise, insieme a lei, passando qualche minuto in silenzio, accoccolati all'ombre di Brownie.
"Non voglio tornare ancora a casa, non riesco a starle vicino.. Dal nonno si sta bene, mi sta insegnando tanto.. E ho conosciuto tanti draghi, sai? Non è così male come sembra, e poi.. Mi ha raccontato tutto, so che non appartengo a Sorat ma che sono legata a lui come sua discendente.." alzò la gamba del jeans all'altezza della caviglia, mostrando a Ethan una specie di tatuaggio che, però, non era nero come i soliti ma sembrava semplicemente un'ombra sulla pelle di Elle, infatti lo si notava solo in controluce e, ovviamente, rappresentava un piccolo drago.
"Signorina, non è troppo presto per queste cose? Tuo nonno mi sente, davvero.." Però non riuscì a stare serio e ridette, se suo nonno la trattava bene, lui poteva sopportare la distanza purchè Elle fosse felice.
"Ah, c'è una cosa per te.. L'ho trovata qualche giorno fa, credo sia di una tua amica.." Le porse una lettera, baciandole poi la fronte e alzandosi in piedi.
"Mi raccomando, qualche volta fatti sentire.. So quando hai intenzione di tornare ma spero tu lo faccia prima.. Tua madre ha bisogno di te.. E anche io, soprattutto io.. Buonanotte, mostricciattolo.."

Ethan&Elle

._._._._._.

Lettera di risposta a Chandra, che le verrà recapitata invece oggi da un elfo postino un sacco ritardatario

Chandra! Sono una pessima, pessima amica, davvero! Non ti ho nemmeno avvertito che me ne sarei andata e ormai sarà passato quanto, un mese? Forse di più da quando ho lasciato l'isola. Sono stata avventata e ho agito di impulso, ma anche adesso non riesco a pentirmi di quello che ho fatto. Ma forse tu saprai già tutto, vero? Bè, tu parli di mia zia, io invece un giorno ti racconterò di quanto mio nonno le somigli. Sono stata all'inferno, da lui, ed è davvero una persona fantastica e, soprattutto, ha i capelli bianchi come i miei. Ma ora non sono nemmeno più la, sembra stia facendo apposta il giro dei miei parenti, ma non è intenzionale.. Ora sono da un altro nonno, si chiama Thiamanth e sono sicura che se curioserai in qualche libro di antiche leggende sui draghi lo troverai, ma non spaventarti! Al contrario di quanto si pensi mi tratta bene e ho un sacco di privilegi la dove vive, anche se è un burbero e non ha una parola gentile che sia una per nessuno, ma mi sta insegnando un sacco di cose e, quando ci inconteremo, non vedrò l'ora di mostrartele! Purtroppo sono fuori da questo clima dell'isola che sembra nascondere qualcosa di grosso in realtà.. Ma tu non devi preoccuparti di queste cose, Chandra, intorno a te c'è chi ti aiuta e ti difende e poi, sei una bambina, devi pensare solo a stare bene e divertirti, lascia che si occupino gli adulti di certe questioni! Spero tu abbia partecipato alla festa di cui parli, avrei voluto esserci solo per vedere quanto eri bella tutta vestita bene e acconciata come una principessa! Se dovessi incontrare Odette e Odile fammi il piacere di abbracciarle forte forte anche per me, di loro che mi mancano tremendamente e non passa un momento in cui non lo pensi.. Tornerò presto, credo, o quando me la sentirò di vivere di nuovo con una madre bugiarda e un fratellastro che odio. Ma quando sarà, prometto che sarai una delle prime a saperlo, dobbiamo assolutamente rifare una nottata come quella dell'ultima volta, magari questa volta proprio con le gemelle!
Mi manchi, Chandra, spero di vederti presto!
Baci, Elle
 
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view post Posted on 25/1/2012, 18:46
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Questo pomeriggio, Tokyo

Ginevra

Una ragazza umana accompagnata dal un forte mal di testa e dal vago senso di nausea e malinconia, che probabilmente non erano dovute solo alla sbronza della sera prima, si trova in una delle librerie di tokyo, seduta a uno dei tavolini della zona lettura, con un enorme bicchiere di caffè davanti e un libro sulle ginocchia: caffè e libro, l'abbinamento perfetto che le aveva sempre portato conforto, persino sull'Isola. Aveva perso Catherine dietro uno scaffale qualche minuto fa, ma contava di ritrovarla presto, altrimenti sapeva che il bagno era comunque una buona opzione dove andare a cercarla. Il libro che sta leggendo è questo e non è nemmeno troppo stupita di ritrovarlo in una libreria del genere, dato che l'insegna fuori dall'edificio prometteva "occulto e misteri" all'interno. Ginevra per prima sapeva che le favole raccontate in quel libro non erano solo per umani speciali e affascinati dalle arti oscure, ma erano dedicati veramente a streghe e maghi e lei, facendo parte della specie, appunto, le conosceva tutte a memoria grazie a sua madre, che gliele raccontava da bambina. Ma si sa, agl'umani piace credere che certe cose non esistano realmente ma, nonostante questo, non sapevano nemmeno loro quanto erano vere nel mondo da dove proveniva la vampira che, ora, era immersa nella lettura mentre sorseggiava il caffè dalla cannuccia.

Catherine

Un’altra ragazza umana così vestita http://data.whicdn.com/images/20817436/ber...+woop_large.jpg ,con tanto di occhiali da sole che le coprono le profonde occhiaie dovute a una notte insonne e post sbornia, si trova esattamente dove l’amica pensava che fosse. Stava curiosando tra gli scaffali di manga a tema magico, quando presa dal forte impulso di rimettere anche l’anima, era scappata nel bagno della libreria. Non era stata per niente bene la mattina ma, dopo questa ultima confessione inginocchiata davanti a una tazza vecchia, ma pulita, iniziava a sentirsi meglio. Infila gli occhiali da sole nell’orlo della maglietta e si sciacqua il viso prima di uscire per andare a ripescare Ginevra. L’aveva vista dirigersi verso i tavoli da lettura ed è lì che la trova dopo aver girato attorno agli stessi scaffali per due volte consecutive. Le si siede di fronte e la guarda cercando di scorgere il titolo del libro.. ma l’odore del caffè le arrivava alle narici quasi come se avesse ancora i sensi che generalmente appartengono ai vampiri. “Ti arrabbieresti molto se facessi volare il tuo caffè nella spazzatura? Quell’odore mi urta terribilmente lo stomaco” Qualcuno dietro di lei fa il verso che di solito si fa quando si chiede a qualcuno di tacere, ma Catherine rotea gli occhi cercando poi gli occhi umanamente verdi dell’amica. “Adesso mi alzo e lo meno, chiunque sia stato” Forse, più che di un caffè, lei, aveva bisogno di una camomilla.

Ginevra

Rimane ancora con lo sguardo fisso sul libro, http://data.whicdn.com/images/21321785/594...601_z_large.jpg probabilmente sta rileggendo la stessa frase per la quindicesima volta senza relmente capire cosa c'è scritto, ma finalmente nota l'arrivo di Catherine e le viene da ridere a guardarla.
"Ancora? Ricordarmi di non farti bere mai più, Catherine.. Cos'è, già la terza volta questa mattina?" Non occorreva essere vampiri per sentire certe cose, purtroppo. Il caffè lo allunga verso di lei, indicandoglielo minacciosa, anche se ora di minaccioso in lei non c'è niente, specialmente perchè da umana sembra una comunissima e dolce ragazza.
"Bevilo, piuttosto.. E mangia qualcosa, devi fare tappo.." Disse l'esperta in materia. Si dondola leggermente sulla sedia per far cenno al signore dietro Cathy che non intendono disturbare oltre, infatti abbassa la voce avvicinandosi al'amica, mentre posa il libro sul tavolo, tenendo il segno con il dito.
"Shh, stai calma.. Diventi violenta quando stai male, sai?" però le viene di nuovo da ridere, almeno nella tragedia trovano il lato comico.

Catherine

Osserva il caffè che si sta minacciosamente avvicinando al suo naso e poi l’amica che glielo porge. “Non lo so, non ho tenuto il conto.. ma spero di aver finito” Sente lo stomaco sottosopra e la prospettiva di mangiare o introdurre qualsiasi cosa nella bocca, non è poi così alettante. “Mi dispiace ma per il momento passo. E poi ho visto un bel ristorantino venendo qui, forse potremmo farci un salto dopo per..” Si volta, guardando male il tizio che ancora le sta ordinando di tacere. Torna su Ginevra, abbassando di qualche tono la voce. “..riempire lo stomaco di entrambe” Allontana il caffè con una mano, riavvicinandolo alla sua proprietaria. Poi guarda il libro e finalmente riesce a scorgere il titolo. “ The Tales Of Beedle The Bard..” Lei non lo conosce. Ama leggere ma i suoi soggetti preferiti sono altri, come le storie di Samurai e Geishe. Non per niente aveva scelto proprio quella città come meta del loro viaggio. “Di cosa si tratta? Mi sembravi estremamente interessata e soprattutto ti stai preoccupando fin troppo del fatto che possano cacciarci da qui..” Certamente non per colpa di Ginevra. Si passa una mano nei capelli, per sistemarseli. Ha gli occhi profondamente rossi e gonfi, segni della notte tormentata che avevano passato. “E’ una caratteristica che non mi abbandona nemmeno sulla terra. Quando sono..” Depressa, voleva dire.. “Triste, divento altamente irritabile..

Ginevra

Fa spallucce, ultimamente offre caffè a tutti quelli che trova nel post sbronza, con lei aveva sempre funzionato, ma di certo non insiste.
"Allora dopo ci andiamo, tu hai bisogno di rimettere nello stomaco qualcosa di solido.. E io di mangiare.." perchè facendo un rapido calcolo è circa da due giorni che non mangia: lunedì sera aveva saltato la caccia per uscire col demone e ieri di certo non aveva fame, oggi ancora meno, ma se non vuole svenire di li a poco le conviene nutrirsi di qualcosa. Spinge il libro verso di lei, lasciando perdere il segno che tanto conosce a memoria ogni singola parola e riprendendosi il caffè, che sorseggia di nuovo stringendo le guance quando la cannuccia non aspira nient'altro che il fondo del bicchiere. "In realtà è un libro di fiabe, me lo leggeva sempre mia mamma quand'ero piccola e mi calma ritornare con la mente a quando avevo cinque anni e il problema più grave era raccogliere fiori.." sorride, indicandole il libricino che è piuttosto fino "Stavo rileggendo la storia dei Tre Fratelli, prima che l'uragano Cathy disturbasse la quiete pubblica.." continua a parlare sottovoce, anche se le occhiatacce del signore arrivano anche a lei.

Catherine

Annuisce con quella sua espressione che è un misto tra lo sconvolto e la tristezza. “Spero ti piaccia il pesce.. siamo in Giappone e non possiamo tornare a casa senza aver assaggiato la loro specialità: il sushi” Non ha idea se l’amica sappia cosa sia, ma a Return aveva sentito dire che avevano aperto un ristorantino con cucina tipica giapponese, anche se lei non ci aveva mai messo piede per ovvi motivi di dieta. Afferra il libro e lo apre mettendosi alla ricerca proprio della fiaba che stava leggendo Ginevra. La prima cosa che attira la sua attenzione è sicuramente una figura rappresentata da un triangolo con al centro una stecca che spacca un cerchio. Aggrotta la fronte. “Cosa è questo?” volta il libro per farle capire a cosa si sta riferendo, non ha la forza per mettersi a leggere, il suo mal di testa potrebbe perfino aumentare. “non chiedermi di leggere se mi ami come dici.. Raccontami..” E’ più una supplica la sua.. “e soprattutto, non parlare di uragani in un paese che da poco ha subito una terribile catastrofe naturale..” Catherine è informata su quella terra.

Ginevra

"Non so di cosa tu stia parlando, ma assegeremo anche questo sushi.. Watson.."
le viene da ridere a ripetere il soprannome che le aveva affibiato ieri sera designandola aiutante nell'ardua impresa di scrivere tre parole su un foglio di carta che, alla fine, è stato inutile. Le prende il libro di mano, sorridendo a vedere quel simbolo il simbolo dei doni della morte.." le riporge il libro, mettendosi comoda quando si prepara a raccontare.

C'erano una volta tre fratelli che viaggiavano lungo una strada tortuosa e solitaria al calar del sole. Dopo un po' i fratelli giunsero ad un fiume troppo pericoloso da attraversare. Essendo versati nelle arti magiche ai tre fratelli bastò agitare le bacchette per costruire un ponte. Ma prima di poterlo attraversare, trovarono il passo sbarrato da una figura incappucciata: era la morte. Si sentiva imbrogliata perché di solito i viaggiatori annegavano nel fiume. Ma la morte era astuta: finse di congratularsi con i tre fratelli per la loro magia e disse che meritavano un premio per la loro abilità a sfuggirle. Il maggiore chiese una bacchetta più potente di qualsiasi altra al mondo, così la morte gliene fece una da un albero di sambuco che era nelle vicinanze. Il secondo fratello decise di voler umiliare la morte ancora di più e chiese il potere di richiamare i propri cari dalla tomba, così la morte raccolse una pietra dal fiume e gliela offrì. Infine la morte di rivolse al terzo fratello, un uomo umile, lui chiese qualcosa che gli permettesse di andarsene da quel posto senza essere seguito dalla morte e così la morte con riluttanza gli consegnò il proprio mantello del invisibilità. Il primo fratello raggiunse un lontano villaggio armato della bacchetta di sambuco e uccise un mago con cui in passato aveva litigato. Inebriato dal potere che la bacchetta di sambuco gli aveva dato, si vantò della sua invincibilità... ma quella notte un altro mago rubò la bacchetta e per buona misura gli tagliò la gola. E così la morte chiamò a se il primo fratello. Il secondo fratello tornò a casa, tirò fuori la pietra, la girò tre volte nella mano. Con sua gioia la ragazza che aveva sperato di sposare prima della di lei morte prematura, gli apparve. Ma presto ella divenne triste e fredda perché non apparteneva al mondo dei mortali. Reso folle dal suo desiderio il secondo fratello si tolse la vita per unirsi a lei. E così la morte si prese il secondo fratello. Riguardo al terzo fratello, la morte lo cercò per molti anni ma non fu mai in grado di trovarlo. Solo quando ebbe raggiunto una veneranda età, il fratello più giovane si tolse il mantello dell'invisibilità e lo donò a suo figlio, poi salutò la morte come una vecchia amica e andò lieto con lei, congedandosi da questa vita da pari a pari.

~ www.youtube.com/watch?v=1Xs1mnEKlCc ~
[Cit. HP e i doni della morte, parte 1 - JK Rowling, le fiabe di Beda il Bardo]



Quando finisce di parlare, lasciando completamente perdere il discorso della catastrofe dato che lei non sa nulla, le sorride, prendendole la mano e girandola col palmo verso l'alto.
"La morale della storia è che nessuno può sconfiggere la morte, tuttavia.. Il messaggio nascosto è, appunto, quello dei doni della morte: si dice che se li possiedi tutti e tre puoi diventare il padrone della morte" le disegna un cerchio sul palmo della mano, sfiorandoglielo appena col dito indice "La pietra della resurrezione, si fa beffa della morte portando indietro ciò che essa ti ha tolto.." chiude il cerchio in un triangolo "Il mantello dell'invisibilità ti nasconde dalla morte.." infine disegna una linea dritta che attraversa il triangolo e il cerchio "E la stecca della morte, si dice l'unica bacchetta in grado di fare qualsiasi cosa.." le lascia la mano, sorridendole di nuovo.
"è una fiaba, ma a quanto dice la mamma esiste veramente chi crede nei doni e per secoli li ha cercati, ma invano.."

Catherine

“Se ti fa sentire meglio, io non ho idea di chi sia tale Warson..” e infatti non lo sa nemmeno nominare. “Ma questa storia sembra affascinante.. i doni della morte..” Ripete quanto detto dall’amica, imprimendosi nella mente quel simbolo. La prima immagine che le si raffigura è Maya con un pacco regalo in mano, ma quando Ginevra prende a raccontare la storia dei tre fratelli, quella immagine scompare così come il sorriso che aveva sulle labbra. Si fa sempre più attenta a che l’amica non si lasci sfuggire il minimo dettaglio.” Furbo il terzo fratello.. Non solo la morte era astuta..” Incrocia le braccia sul tavolino e la fissa concentrata. Loro due sanno che quella storia può essere realtà, anziché fiaba.. ma mille domande le turbinano nella testa. Aspetta che l’amica finisca la sua storia e le disegni il simbolo sulla mano, prima di rivelare i suoi dubbi. “Ammetto che si tratta di una storia molto bella, ma una domanda mi viene spontanea. Hai detto che tua madre pensa che c’è qualcuno che realmente crede nei doni della morte, anche se nessuno è mai riusciti a trovarli..” Ritira la mano, guardandola come se davvero ci fosse il disegno fatto da Ginevra. “Quindi mi chiedo.. tu ci credi? E pensi che da qualche parte esistano davvero questi doni?” A lei sembrava una faccenda fin troppo complicata, ma non era certamente lei l’esperta di magia.

Ginevra

"Furbo, si.. O semplicemente umile e intelligente come lo vuol far passare chi l'ha scritta.." si rimette comoda, giocando con la cannuccia nel bicchierone di caffè ormai vuoto, alla fine prendendola e iniziando a mordicchiare l'estremità. Lancia un'occhiata al signore dietro di loro che, tutto silenzioso, alla fine si era messo anche lui ad ascoltare Ginevra e ora, colto sul fatto, si alza, lasciandole sole nell'angolo lettura.
"Non lo so sinceramente, non ci ho mai pensato.. Era una fiaba che mi raccontava da bambina, non mi interessava sapere se potevo o no sconfiggere la morte.. E a dirla tutta, siamo vampire.. Io credo che la morte l'abbiamo già sconfitta.." Effettivamente, nascere praticamente morte non è da tutti. "e poi se ci pensi, abbiamo dei poteri assurdi che ci permettono di fare qualsiasi cosa.. E le persone che perdiamo non sono del tutto.. Perse per sempre.." alluderà al fatto che da poco è stata all'inferno a trovare gli zii che, teoricamente, sono morti.
"Siamo già le padrone della morte, ora che mi ci fai pensare.." le viene da ridere, lasciando perdere anche la cannuccia ora e riprendendo il libro, alzandosi per andare a riporlo dov'era.


Catherine

“Non so quanto la parola umile possa essere associata a qualcuno che ha come obiettivo quello di sfuggire alla morte. Ma furbo e intelligente sicuramente si.. anche io avrei scelto il mantello.” Lancia una veloce occhiata all’uomo che si sta allontanando e finalmente si sente libera di alzare un po’ di più la voce. “Diciamo che noi rappresentiamo la morte nel suo aspetto.. positivo in quanto possiamo continuare a condurre un’esistenza più o meno piacevole. Ma credo qui si parli di morte.. intendendo dire quella vera. Quella da cui non si può fare ritorno..” E sa che Ginevra ha incontrato i suoi zii all’inferno, ma all’inferno giacciono anche anime senza corpi che di dimenano per trovare una pace che non avverrà mai. Sospira, scacciando via quel pensiero. Rimane in silenzio mentre Ginevra a riporre il libro e quando torna, troverà una Catherine sorridente.. come non si vedeva da tempo. “lo sai che mi piace sentirmi padrona della morte? Io credo che.. dobbiamo rendere indelebile questa cosa e.. ho giusto in mente una cosa che potremmo fare” Si alza e prima che l’amica possa rimettersi seduta, l’afferra per la mano e la conduce con urgenza fuori dalla libreria che si trova su una strada che costeggia un fiumiciattolo http://weheartit.com/entry/21327254/in-set/102080-places la giornata è molto fredda e i ciliegi più che di fiori, son ricoperti dal ghiaccio.

Ginevra

"Chi non vorrebbe sfuggire alla morte, Catherine? L'eternità è uno dei desideri più richiesti.. E poi in un certo senso le stiamo sfuggendo anche noi. no? Siamo venute qui dove siamo due semplici ragazze come tante altre e non due vampire con strani e nefasti poteri" Rimane un po' tra gli scaffali, curiosando per vedere se riconosce qualche altro libro, ma dopo qualche minuto torna già da Catherine, aggrottando la fronte quando la vede sorridente.
"Indelebile in che senso?" ci pensa un attimo, ma ha capito dove vuole andare a parare l'amica. Ieri sera era ubriaca, ma qualcosa si ricorda "Bè è sicuramente meglio questo dei nostri nomi sul sedere.." le viene da ridere, al ricordo di quelle due ore in cui sono riuscite miracolosamente a ridere e scherzare senza pensare a nient'altro.
"Ginevra.." appunto "dove mi stai portando così di corsa?" è perplessa mentre la segue, ma non può fare il contrario se non tenerle la mano e andare ovunque Catherine voglia.

Catherine

“Si, ma con la differenza che a noi non è stata data nessuna facoltà di scegliere. Noi siamo nate così e a me è andata anche peggio perché di umano non ho proprio nulla. E sai quanto questo mi costi al momento” Sospira presa da un enorme senso di malinconia, pensa ogni momento al suo Stephan e muore dalla voglia di vederlo adesso che è sulla terra. Ma suo padre le ha sequestrato il cellulare e non ha imparato il suo numero a memoria. Si riscuote da questi pensieri e continua ad avanzare sulla strada, tenendo l’amica per la mano. “Vedo che mi hai capita subito. E’ in momenti come questi che capisco perché non te non c’è bisogno di parlare anche quando non hai quei abominevoli e nefasti poteri” Sorride. “No, direi che dobbiamo scegliere un altro punto, non ho intenzione di mostrare il mio sedere a uno sconosciuto” arrivate davanti a una porticina con un’insegna al neon che porta la scritta *Tatoo* si volta per guardarla. “allora, sei pronta a ricevere il tuo dono della morte, Catherine?”

Ginevra

Non le risponde perchè rischierebbe di parlare troppo e rovinare la sorspresa che ha organizzato per Catherine, infatti mentre questa mattina la vampira si trovava in bagno e lo guardava da una prospettiva diversa, lei è riuscita miracolosamente a mettersi in contatto con Stephan e sa che ormai manca poco.
"Perchè sono un imbecille e tu non sei da meno e tra sceme ci si capisce?" ride, ricordando le cose demenziali che si sono dette la scorsa notte, aggrottnado la fronte quando arrivano di fronte al negozio. è vagamente tesa, d'altronde sa che il suo corpo è completamente umano e gl'aghi li sentirà tutti. "Vorrei essere di nuovo ubriaca ora.." Guarda Catherine, stringendole la mano e sorridendole "Prontissima, Watson!" e lo sarà davvero, a farsi tatuare il simbolo dei doni della morte, uguale all'amica, sperando che le aiuti veramente a sconfiggere i loro *demoni*.

Ginevra&Catherine
 
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view post Posted on 27/1/2012, 18:18
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Questo pomeriggio, appena dopo il tramonto, PoE

Ginevra

<la vampira è finalmente tornata nel suo elemento e quindi rigorosamente al nero http://data.whicdn.com/images/15316351/tum...1_500_large.jpg anche nei vestiti. Sta uscendo ora dalla sua camera, ma non a caso. Infatti ha tutta l'intenzione di intraprendere la scampagnata verso PoG o, almeno, fino a un luogo comune in cui far arrivare Adam per chiarire una volta per tutte questa storia, peccato non si aspetti che il tragitto sarà molto meno lungo di quanto creda, nonostante sappia che ci sia qualcosa che non va, per via del loro patto e di quello che le ha raccontato Dagon>

Adam

<se Ginevra è tornata nel suo elemento, e quindi è tornata vampira, si accorgerà subito che l’odore del ragazzo che sta cercando non è poi così lontano. Lui si trova in una stanza poco più in là di quella della vampira ed è seduto a letto con i vestiti ancora a brandelli http://i2.listal.com/image/1293591/936full...ll-giardina.jpg Probabilmente ha passato tutta la giornata di ieri disteso in quella stanza -dove di sicuro lo avrà adagiato Aether- privo di sensi, e adesso che si è svegliato ed ha capito dove si trova è convinto di poter andare via a casa sua, ha provato a mettere il piede a terra ma, il suo piede non è sano.. così come non lo è il suo braccio e così come non lo è la sua.. anima>

Ginevra

<infatti come inizia a percorrere il corridoio, in realtà diretta alle scale, si ferma davanti a una porta, come se qualcosa le dicesse che è li quello che cerca. Si appoggia alla porta, con l'orecchio sul legno per sentire un qualsiasi voce e rumore che le indichi che Adam sia effettivamente li dentro, perchè l'odore che sente è proprio il suo, anche se con qualche tonalità diversa> Adam? <bussa alla porta> Sei tu? Perchè se sei tu e sei a PoE voglio una spiegazione immediatamente! <non immagina nemmeno perchè sia li veramente, da quello che ha saputo dal demone non le sembra comuque logico, se Adam stesse male perchè gl'è crollata la casa addosso, lei per logica penserebbe di trovarlo a Pog, al sicuro>

Adam

<lui, è talmente confuso che nemmeno si è accorto di esser tornato a sentire il legame con la vampira. E’ intento a controllare il suo piede, quando si rende conto che da dietro la porta qualcuno gli sta parlando. Quel qualcuno che proprio non vuole vedere. Infatti solleva lo sguardo verso la porta ma non fiata. Si è appena ripreso e a stento ricorda quello che è accaduto alla casetta sull’albero. Ma nel toccare il piede, inavvertitamente, sfiora un punto che non avrebbe dovuto sfiorare e stringendo i denti in una smorfia di dolore, si lascia scappare> Maledizione.. <adesso Ginevra non avrà dubbi sul fatto che sia davvero lui. Ma in ogni caso, Adam non le risponde, perché appunto pensa di esser stato portato lì da qualcuno per errore e lui pensa che anche questa volta, subirà gli effetti di quel posto>

Ginevra

ADAM! <lo urla, quando sente la fitta al piede e le cede leggermente la gamba in mancanza del sostegno, ma è un secondo, in cui aggrotta la fronte perplessa e riprende a bussare con insistenza contro la pronta> Adam fammi entrare, ORA! <ovviamente, lei senza il suo permesso non può mettere piede in quella stanza> So cosa diavolo hai combinato! Fammi entrare o continuo a urlare qui fuori! <infatti continuerà a inveire contro il legno finchè l'angelo non le darà ascolto>

Adam

<sbuffa, sopprimendo ancora smorfie di dolore. Non vuole mostrarsi a lei ridotto in quello stato e non vuole tantomeno raccontarle cosa e perché è successo con il demone. Anche se è probabile che già lo sappia> Che cosa vuoi, Ginevra? <il tono è distaccato, ma non può continuare a sopportare le urla della vampira e il suo costante sbattere contro la porta. Sbuffa, sedendosi sul letto e cercando di appoggiare il piede a terra, senza far pressione, però> Entra.. <la porta non è chiusa a chiave e dopo l’invito lei potrà fare sicuramente da sola. Quello che vedrà aprendo, sarà un fatato pieno di graffi, con uno squarcio aperto sul braccio e una serie di ossa del piede, rotte. Ma è già una fortuna che sia ancora vivo..> Perché sei tornata? <lui era stato chiaro, stai fuori più che puoi. Ma ha sentito la sua assenza per due giorni appena>

Ginevra

Non lo so, giocare a carte forse? Secondo te cosa voglio? Entrare e capire perchè mi fa male un piede, ad esempio.. O perchè diavolo sei a PoE! <continua a battere sulla porta, lo vuole prendere per sfinimento ed effettivamente ci riesce, entrando non appena lui le da il via libera> Ci voleva tanto per dire la parola magica? <ma rimane scioccata sulla porta, passando in due secondi da arrabbiata a intristita e avvicinandosi a lui> Che cavolo.. Come ti sei ridotto? <sorvola appositamente sulla domanda, di certo non gli va a spiegare perchè e per chi> Il tuo odore sembra diverso.. <chissà come mai>

Adam

Non ho idea del motivo per cui mi trovo qui.. <non ha ancora avuto modo di pensare al fatto che, avendo perso la sua parte angelica, il suo corpo da fatato è interamente legato a una creatura di PoE e di conseguenza il suo posto è diventato quello> .. ma so per certo che non appena riuscirò a mettere il piede a terra me ne andrò via. E toglierò il disturbo.. <c’è una vena di sarcasmo in questo, ovviamente. Ma non lo ha detto di proposito. Non la guarda, quando si avvicina> Sono caduto da un dirupo.. <che è caduto è vero, in tutti i sensi. Ma il dirupo c’entra poco e niente. Piega un ginocchio per riportare il piede rotto sul letto e con la mano cerca di muovere le dita dei piedi> Ah.. <fa male, ovvio. E un pizzico di quel male lo avvertirà anche Ginevra> Lo senti diverso perché.. io sono diverso.. <infatti Ginevra, se gli guardi il collo, la catenina che racchiudeva le sue ali è magicamente scomparsa>

Ginevra

Cioè ti sei ritrovato a PoE dal nulla? <lo guarda perplessa perchè anche per lei il fatto sembra a dir poco assurdo, Si avvicina al letto ma non si siede, le è bastato uno sguardo per capire che ce l'ha con lei per parecchie cose e vuole evitare di dargli fastidio per nulla, anche se solo a ricordarsi che lui ora non ha proprio tutta questa stima per lei e che non gli dispiace farlo presente, si risente leggermente. Certo è che non se ne va, non ora che lo vede in quelle condizioni> Si anche io cado spesso dai dirupi, specialmente quando mi prendo a pugni con gl'atri.. Le ali son volate via senza di te? <lo dice sarcastica, alludendo al fatto che Dagon l'ha già messa al corrente della situazione e che se fosse veramente cascato da un dirupo con quelle avrebbe potuto volare e salvarsi, non sa quanta ragione ha in realtà. La smorfia di dolore la fa in contemporanea con lui, muovendo il suo di piedino e fermandogli la gamba con la mano fredda, un anestetico involontario> è successo quello che sospettavi? <quella sera dopo il matrimonio ne avevano parlato e le ci vuole poco per tirare a indovinare>

Adam

Mi sono svegliato poco fa e mi sono subito reso conto che non ero a casa mia, ma bensì dalla parte sbagliata. Questo posto puzza di.. odio, bugie, rancore.. vendetta. E io non voglio che queste cose mi coinvolgano un’altra volta. Mi è bastato quello che ho combinato con te.. <e che ora vorrebbe potesse svanire nel nulla quel legame che si, di certo non lo fa star bene> Se sai già cosa è successo, allora potresti evitare di chiedere e farmi perdere tempo. Non ti pare che ne abbia già perso abbastanza, con te? <e non ha molta voglia di parlare dell’accaduto e soprattutto, non ha voglia di farlo con lei. Più che una poco di buono, come pensa Dagon, per lui Ginevra è diventata una persona totalmente inaffidabile. Bugiarda. Codarda. Continua a risponderle senza dare molte spiegazioni> E’ esattamente quello che è successo.. <ha perso le ali, la capacità di infondere la sua protezione. Ha perso tutto ciò che aveva di angelico. Però non aggiunge particolari alla storia> Si.. <ed è la risposta alla sua domanda finale. Alla fine la smette anche di torturarsi il piede e, quando lei gli afferra la gamba lui si gira e la guarda facendole ben capire che non lo deve toccare. La sente, sporca.. e non perché è stata a letto con Dagon ma perché l’ha fatto prima di parlarne con lui pur sapendo che l’angelo lo avrebbe avvertito. Pur sapendo che lui si era *dichiarato*. E non una volta sola, bensì due.>

Ginevra

Il rancore lo stai già provando, mi dispiace, ma si capisce benissimo.. <e lei non fa altro che sentirsi sempre più in colpa ogni secondo che passa. Lo guarda, triste, aggrottando la fronte quando le da ragione e capendo in poco cos'è veramente successo> Sei.. Sei solo fatato ora? Non c'è più la tua parte angelica? <si guarda intorno, sempre perplessa> Forse è per questo che sei qui, Adam.. Potrebbe essere secondo te? Ma non si spiega comunque come tu ci sei arrivato.. Sai teletrasportarti ora? <e non è una domanda così idiota, c'è chi lo sa fare veramente> Non guardarmi così, Adam, non funziona.. <sospira, cercandosi di far vedere dura ma, dentro di sè, è tutto il contrario, quindi in realtà funziona benissimo> Lascia perdere.. Per un secondo quello che ti ho fatto.. Posso aiutarti? Col mio sangue staresti meglio in breve tempo.. <ma ha come idea che non sarà facile convincerlo a farsi aiutare proprio da lei>

Adam

Non è rancore. <no, piuttosto delusione e non perché non è stato lui la *scelta* ma perché si è sentito offeso, preso per i fondelli. Tutte cose che avrebbe fatto a meno di provare se, anziché seguire la sua parte fatata, avesse dato retta a quella angelica> E in ogni caso voglio evitare che sopraggiungano anche quei sentimenti che, sono certo, qui sanno come farsi strada dentro di me. <la ascolta, annuendo al fatto che ora è semplicemente un fatato che si sta leccando le ferite, in senso figurato, s’intende> Quante volte devo ripeterti che non lo so? Non posso teletrasportarmi e in ogni caso, ti pare che avrei scelto questo posto? <no, se ne sarebbe andato a casa sua ed è la prima cosa che proverà a fare quando sarà in grado di camminare. Poi pare riflettere sulle parole della vampira, cercando sempre di sottrarsi al suo tocco> Io spero di no. Se.. se resto qui non ho speranza di ritrovare quella parte di me che, proprio adesso, mi servirebbe tanto. <scuote la testa, senza degnarla di uno sguardo> No.. faccio da me. Adesso se non ti dispiace vorrei restare da solo. Credo ci sia qualcun altro adesso che abbia bisogno delle tue *cure* <anche gli angeli sanno essere, stronzi *_*>

Ginevra

Bè se continui a rispondere con quel tono, Adam, a quei sentimenti la strada la stai spianando da solo! <lo guarda torva, se non peggio, perchè si sente in colpa e lo dimostra arrabbiandosi con lui per non arrabbiarsi con se stessa> Non lo so, Adam, se è stata una cosa inconscia non hai scelto tu dove finire.. <sospira, levando finalmente la mano dalla sua gamba> starai qui finchè non ti sarai rimesso, dove pensi di andare con quel piede rotto? <glielo guarda, alzando le mani in segno di resa quando lui ripete di non voler farsi aiutare da lei> Adam.. Mi dispiace.. <riabbassa le mani ed è ovvio che ora stia parlando della sua scelta> Posso almeno provare ad aiutarti ora?

Adam

<lo sguardo glaciale non muta nemmeno di fronte alle parole di lei> Cosa ti aspettavi, Ginevra? Di essere accolta con un tappeto rosso? O che il povero Adam ti avrebbe capita, passandoti una mano sulla spalla dicendoti: va bene così.. non importa? <adesso la guarda, dritto negli occhi. E’ arrabbiato ma il tono della sua voce non ha cambiato inflessione> Beh a me importava. Importava esser preso un attimo di più in considerazione.. ma evidentemente il sesso per te viene sopra ogni altra cosa, no? <gira nuovamente la testa, sembra quasi disgustato. Purtroppo è la prima volta che si trova ad affrontare una situazione del genere e il non poter avere il controllo dei sentimenti, dato che la parte angelica se l’è giocata, di certo non l’aiuta a mantenere la calma> Non voglio pensarci. Perché se ci penso l’unica cosa che mi viene in testa è che sono finito qui perché è a te che appartiene questa parte di me. <e non gli piace per niente, adesso. Resta in silenzio per un bel po’ e quando lei allontana la mano lui si aggrappa alla ringhiera del letto e si tira su, senza appoggiare il piede malconcio per terra. Se ne vuole andare, non vuole parlarle perché finirebbe per offenderla e poi, purtroppo, pentirsene. Ma sentirle dire *mi dispiace* proprio gli fa saltare i nervi. Perché a suo modo di vedere le cose, la soluzione era semplice: tenersela nelle mutande, parlarne con lui e poi darla a chi le pareva. Ma i fatti sono andati in un altro modo> Me ne vado. <si, andrà molto lontano saltellando con un piede solo in quello stato malridotto in cui si ritrova>

Ginevra

Non ho pensato nemmeno un momento che me la facessi passare liscia, Adam, ma renditi con to che, come hai detto tu.. Se sei qui è perchè io e te abbiamo un legame, quindi, anche se mi odi e ti faccio schifo, al momento sono l'unica che può fare qualcosa per te.. Quindi metti da parte un attimo l'orgoglio, Adam, e cerca di capire che da qui non puoi muoverti.. Non muoverti! <vede che vuol andarsene, ma anche con l'aiuto del suo potere gli impone di non andarsene da li. Tanto la odia già, odio su odio giù, lo fa per lui> Non ti voglio zoppicante per i corridoi di questo castello, un fatato malconcio a PoE dura poco, fidati.. <sospira, alla fine sedendosi sul bordo del letto che a lui piaccia o no> Non era mia intenzioni ferirti, ascoltami: lo so che ho sbagliato a fare quello che ho fatto, di nuovo, senza dirti niente.. Avrei voluto venire a cercarti un secondo dopo aver capito che era Dagon che volevo.. Ma non l'ho fatto e sono stata un'idiota e hai tutte le ragioni di offendermi.. Ma non provarci nemmeno a darmi della... <alza gl'occhi, non ci riesce nemmeno a dirlo perchè le fa male sapere che lui lo pensa> Perchè se il sesso fosse stato così tanto importante per me, Adam, l'avrei fatto anche con te.. E non avresti potuto dirmi di no, lo so io e lo sai tu.. Quindi, per piacere, se sono riuscita a rispettarti evitando di.. Dartela per poi farlo con un altro, per piacere pensaci.. E se potrai mai, perdonami per aver agito alle tue spalle.. <perchè alla fine il casino sa di averlo fatto lei e non solo con l'angelo>

Adam

<lo sa che lei è l’unica a PoE della quale può fidarsi davvero, soprattutto per quel che riguarda la questione della stregoneria. Ovviamente non è consapevole di avere una sorella quindi non sa che, nel caso, potrebbe contare anche su di lei. Ma comunque non gli importa> Mi posso fidare di te? <trattiene una risata, solo perché lei, avendogli imposto di non muoversi, lo ha anche indotto ad appoggiare il piede a terra e la cosa non gli fa affatto bene. La risata diventa smorfia> Come fai a dire una cosa del genere e a pretendere che io ci creda? <si volta e la guarda negli occhi, male> Non costringermi a stare qui perché ne posso, ne voglio. Soprattutto se sono nella stessa stanza dove sei tu. <non la vuole vedere, non gli piace per niente il modo in cui è stato trattato nonostante quello che prova per lei non sia proprio definibile come amore, inteso nel senso più viscerale del termine. E’ più un qualcosa di aulico, puro.. che va davvero oltre l’atto fisico> Balle.. <gira nuovamente la testa a guardare la porta. Non le crede, non più. E’ troppo facile scusarsi DOPO> Se non volevi ferirmi sapevi cosa fare e con questo non intendo dire che dovevo essere io per forza. Non l’ho mai preteso. L’unica cosa che ti ho chiesto è stata quella di essere chiara. E non l’hai fatto. <si avvicina alla parete e si appoggia con la mano a questa, non può tenersi in piedi per troppo tempo da solo> Io non ho fatto niente, te lo stai dicendo da sola.. <e in ogni caso non ha mai detto che è una di quelle, e nemmeno lo pensa davvero. E’ solo convinto che in lei sia prevalsa la passionalità> e se non vuoi che io arrivi a pensarlo, smettila di parlare di rispetto perchè qui l’unico che ha rispettato qualcuno sono io. Mai. Mai. <e torna a guardarla, serio> ho pensato al sesso come fine quando ero con te.. <periodo di PoE escluso, s’intende> .. e se *io* avessi voluto quello, stai tranquilla che tu non ti saresti tirata indietro, quando mi infilavi le mani nelle mutande.. <e lui anche in quei casi si è solo limitato a farsi usare> E anche dopo.. sono sempre stato io a non far si che si potesse andare oltre un bacio. Ti ho trattata con la più preziosa delle creature, ti ho regalato attimi di pura felicità.. <sorride amaramente, scuotendo la testa> .. e stai continuando a farmi passare per il patetico innamorato.. <perché se lei sta lì, lui si arrabbia e le fa davvero pensare che gli rode perché l’ha persa, quando non è così. Dopo questa sfortunata avventura il suo cuore diventerà più freddo del ghiaccio> Lasciami in pace, ti prego.. non spetta a me perdonarti. Non sei mia e, probabilmente, non lo sei mai stata..

Ginevra

Adam non fare il sarcastico ora, TU hai bisogno di aiuto e sai che IO posso dartelo.. <effettivamente, deve ancora andare a cercare Bonnie per farsi aiutare e, ora più che mai, ha intenzione di rintracciare la strega, sfortuna che non ha più la scusa di potersi andare a bere un caffè> E torna a letto.. <perchè il piede che fa male lo sente anche lei, imponendogli solo di non andarsene in giro per PoE come una caramella in un centro diabetici, per ilr esto, se vuole alzarsi può> Per un attimo, Adam, metti da parte me.. Metti da parte la Ginevra.. Stronza che ti ha voltato le spalle e ha agito dietro queste.. Perchè sono d'accordo che meriterebbe una sberla.. Ma quella Ginevra.. Ti vuole anche bene, anche se non vuoi sentirtelo dire, è un affetto sincero nei tuoi confronti.. <che è quello che alla fine ha sempre sentito per Adam, o non lo andava a cercare ogni volta che aveva bisogno dei suoi famosi abbracci angelici. In tutto questo lei è ancora seduta sul bordo del letto, sforzandosi di guardarlo con l'aria più impassibile che le riesce, perchè è divisa tra il volerlo prendere a parole e l'essere drammaticamente preoccupata> Si che lo sono, lo sa che parte di uno è parte dell'altro.. <sorride amaramente perchè crede che in questo momento Adam sarebbe capace di fare qualsiasi cosa pur di levarsi dall'impiccio del patto> Andrò a cercare la strega di cui ti avevo parlato, va bene? Tornerò quando avrò notizie utili..

Adam

Cosa non ti è chiaro Ginevra del: “Non ho bisogno di te?” <dopotutto una strega potrebbe anche cercarsela da solo, anche se logicamente ci impiegherebbe molto più tempo. Si avvicina al letto saltellando su un piede solo e increspando le labbra a ogni salto. Non è nelle condizioni per stare in piedi e di fatti, nonostante la vicinanza con lei, si siede> Come faccio a mettere da parte tutto questo, Ginevra? Eh? Perché non me lo imponi.. <scuote la testa, passandosi la mano sulla ferita che ha anche sul braccio. Un taglio non molto lungo ma abbastanza profondo. Rimane in silenzio per qualche momento e Ginevra sentirà che la sua rabbia sta lentamente scemando per lasciare il posto a una profonda delusione. La ascolta, senza nemmeno sbattere le palpebre e alla fine annuisce> Sai che ti dico, fai come ti pare ma io, me ne tornerò a casa non appena sarai uscita da questa stanza. <non vuole stare con lei, non vuole stare a PoE, non vuole il loro legame. Vuole solo un po’ di quella pace che è in grado di donare ma che, non sa regalare a se stesso>

Ginevra

è a te che non è chiaro il concetto, Adam.. Dove pensi di andare saltellando? <lo guarda risedersi sul letto e alla fine cede perchè, purtroppo, è triste per lui e il suo viso è un libro aperto> Perchè non è così facile come sembra.. <dovrebbe imporre un po' troppe cose per farlo star bene fino a rischiare di rovinare la mente di Adam, sapesse che è già stata in un certo senso "rovinata"> Si, vedremo.. Verrò a raccoglierti quando ti troverò fuori dalla porta a terra.. <abbozza un sorriso, alzando e dirigendosi alla porta. Si gira solo quando ormai è fuori, prima di chiudersi la porta alle spalle> Torno appena posso.. <ovvero quando avrà buone notizie da dargli>

Adam&Ginevra
 
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..Kady..
view post Posted on 1/2/2012, 21:12




Pochi minuti fa..

Sigaretta tra le labbra, sguardo serio, jeans strappati, anfibi e camicia nera aperta sul petto. Teneva entrambe le mani in tasca.
Era buio, ma le persone come Dagon non avevano certo paura di muoversi tra le Tenebre, anzi, a dire il vero, le persone come Dagon non avevano paura di niente, o quasi.
Era diretto in una qualche locanda a bere qualcosa, a cercare di distrarsi dai troppi pensieri che gli giravano per la testa nell’ultimo mese.
Tolse una mano dalla tasca per afferrare la sigaretta e spegnerla, attratto dal potere di quel braccio meccanico che spezzò il filtro in due, come fosse polvere.
L’incontro con Sorat all’inferno era solo uno dei tanti guai in cui si era cacciato, ma diamine, non aveva avuto scelta! Quale uomo avrebbe permesso che una bambina così piccola finisse nelle mani del proprio carnefice? Quale uomo l’avrebbe addirittura gettata tra quelle mani? Suo padre, sicuramente. Ma lui no, lui era diverso, almeno in parte, e non si sarebbe mai stancato di dirlo.. forse perché convincere se stesso era l’unica cosa che potesse fare per non dover dare ragione a James e ammettere che, in verità, gli somigliava più di quanto credesse. Ad ogni modo aveva pagato per quello che aveva fatto, aver colpito uno dei Demoni più potenti dell’inferno gli era costato un braccio spezzato e un conseguente arto praticamente indistruttibile, del quale, in realtà, avrebbe fatto volentieri a meno: muoverlo era un problema, era difficile calibrare la forza e ancora, a distanza di settimane, non ne era capace.
Sospirò. Dovette fermarsi e chiudere gli occhi un istante per scacciare dalla propria mente il ricordo di quella sera in spiaggia. Era stato così.. maledettamente stupido. Sapeva, lo sapeva benissimo, che avrebbe dovuto tenere a distanza tutte le persone che amava, perché avrebbe rischiato di fare loro del male, ma questa convinzione non era bastata per tenersi lontano da Trillian. Cosa avrebbe dovuto fare, dopotutto? Cacciarla via? Non sarebbe servito. La conosceva, e bene. Esattamente come lei conosceva lui. Se le avesse detto di andare via non lo avrebbe fatto, avrebbe capito che qualcosa non andava e avrebbe insisto per aiutarlo. Così aveva pensato che passare un paio d’ore con lei, facendo attenzione, sarebbe servito per destare ogni sospetto. E invece..
.. invece aveva rovinato ogni cosa, di nuovo. Non solo aveva rischiato di ucciderla passando in quel tratto di foresta buia, ma le aveva anche irrimediabilmente spezzato il cuore per la seconda volta. Si appoggiò al tronco di un albero e chiuse definitivamente gli occhi, lasciando che la nuca si sbilanciasse all’indietro.
Era veramente geloso di quella vampira? Cazzo, si. Se fosse rimasto in spiaggia un secondo di più avrebbe preso Adam e lo avrebbe strangolato con una sola mano e ancora adesso, quando ripensava alle mani dell’angelo che la stringevano, gli veniva voglia di spiumarlo e appenderlo per i piedi ad un ramo.
Si sfregò la fronte con la mano sana, sbuffando e chiedendosi come fosse potuta accadere una cosa simile. Ginevra era una ragazzina testarda e dispettosa e okey, aveva anche un bellissimo fondoschiena, ma Dagon dubitava che questo bastasse a giustificare una gelosia simile. Dopotutto non era la prima volta che qualcuna decideva di portarselo a letto e nel contempo fare lo stesso con altri due, o tre uomini. Era capitato con Marleen, con Lenore e persino con Gretel. Tutte donne meravigliose, capaci di farti perdere la testa ma delle quali non era stato mai, nemmeno per un istante, minimamente geloso. E allora? Cosa diavolo aveva la mezza vampira in più? Non sapeva assolutamente spiegarselo. Quello che sapeva, ed anche con assoluta certezza, era che non riusciva a starle lontano e per quanto ci provasse, per quanto sapesse di stare di nuovo sbagliando tutto, per quanto fosse certo che le avrebbe fatto del male, gli bastava vederla per non essere più capace di farla andare via.
Cercava di dare la colpa al fatto che la bellezza di un vampiro è praticamente irresistibile e siccome la giovane ragazza diceva di volerlo, chi era lui per negarle un po’ di tempo insieme?
Gli venne da sorridere e riaprì gli occhi, stava riempendosi la testa di un mucchio di stronzate e, così come aveva sempre saputo che Yvonne non avrebbe mai potuto essere la sua compagna per la vita ma non lo aveva mai ammesso, ora si ostinava a non ammettere che Ginevra avrebbe potuto ricoprire un ruolo fondamentale nella sua esistenza. Quale fosse questo ruolo però, Dagon non lo avrebbe mai detto, probabilmente nemmeno sotto tortura. Solo la sera prima, dirle che non c’era solo del sesso tra i due, era stato una gran fatica.
Fece per staccarsi dall’albero quando avvertì mentalmente la presenza di qualcuno, il primo istinto fu quello di nascondersi e si rese conto subito di aver fatto la scelta giusta: a qualche passo di distanza passeggiava una giovane ragazza, bella e letale come poche, era Maya, la cugina della vampira, nonché figlia del suo ex cognato Xavier.
Dagon non tardò certo a ricordare la promessa e l’accordo fatti con l’amico giù all’inferno ed in quel momento più che mai era convinto che quell’angelo della morte meritava di vivere la sua vita di adolescente, anche se per poco tempo soltanto. Era un peccato che non potesse vivere le emozioni che persino a lui erano state concesse, sarebbe stato davvero ingiusto se Maya non avesse visto oltre, proprio come aveva fatto lui, rinunciando a divertirsi e ad essere semplicemente una donna come tante altre. Il semidio lo sapeva per certo, a volte non essere nessuno di importante aiutava parecchio, non era stato forse un umano qualunque, sulla terra, quando si era innamorato di Yvonne? E per quanto sbagliato fosse per lui un sentimento simile, non ringraziava infinitamente quella donna per aver fatto parte della sua vita e per avergli fatto capire che non esistevano solo la violenza e la vendetta? Dagon sperava che per Maya sarebbe stato lo stesso, sperava che vedere anche una sola volta il mondo con gli occhi dell’amore le sarebbe bastato per non rinunciarvi mai più.
Rimase quindi nascosto nell’ombra, attento a non fare il minimo rumore, mentre, ricordo dopo ricordo, tolse a Maya la minima possibilità di sapere chi fosse Azrael. Suo Padre, l’uomo che diceva di servire e adorare, cancellato in una manciata di istanti. Il Demone non lasciò nella mente della fanciulla alcun vuoto temporale: la giovane avrebbe semplicemente creduto di essere cresciuta a Return, come una normale figlia benvoluta, amata e piena di entusiasmo per la propria vita. Per una settimana intera, Maya, quell’angelo ribelle, austero e freddo come i mesi d’inverno, sarebbe stata una dolce, premurosa e calda ragazza, piacevole da vivere come una notte di fine estate.
Finito il proprio compito, Dagon sorrise soddisfatto, era sicuro di avere fatto un lavoro perfetto stavolta, ma voleva verificare. Scacciò dalla sua mente ogni pensiero, compresa l’idea di andare a bere whiskey alla locanda. Ora aveva qualcosa di molto più importante da fare, ovvero scoprire per primo la nuova Maya e accertarsi che avrebbe vissuto nel pieno, la sua prima settimana di *vera* esistenza.

Dagon
 
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..Kady..
view post Posted on 1/2/2012, 21:53




C'è posta per te!

Biglietto fatto recapitare a Ginevra da un elfo:

Cara Ginevra,
mi scuso anticipatamente per essermi fatta sentire solo adesso e solo, nuovamente, per questioni personali. Non voglio rubarti tempo prezioso e, sinceramente, non ne ho molto a disposizione nemmeno io dal momento che le mie figlie stanno per smontare la loro cameretta, ed il peggio è che mio marito da loro retta.
Ma veniamo al dunque, spero anzitutto tu stia bene e spero di non disturbare e che non sia un pessimo momento, nel caso fosse così sappi che non devi preoccuparti a non accettare la mia richiesta e tenterò di rivolgermi altrove.
Il fatto è questo: una mia carissima amica, la Contessa Bathory (lo so, è strano che io abbia simili amicizie li a Point of Evil, ma da una veela che stringe patti di sangue con le Demoni, cosa ci si può aspettare mai?), è tenuta prigioniera nelle sue stanza da suo marito, vittima di continue violenze. La piccola Chandra ha avuto una terribile visione su di lei e mi ha chiesto di fare qualcosa per liberarla. Credimi, ci ho pensato tanto, ma alla fine non mi è rimasta altra alternativa che rivolgermi a te per poter arrivare a.. Dagon. Lui saprà sicuramente come aiutare Erzsébeth, ha la forza e le conoscenze necessarie per farlo e tu, beh immagino tu abbia un prezioso ascendente su di lui no? Se dovessi chiederglielo direttamente io, dopo quello che Matt ha fatto a Trillian, temo che mi riderebbe in faccia, se non peggio.
Se riesci, per favore, prova a convincerlo, te ne sarei immensamente grata e, naturalmente, ti ripagherei alla prima buona occasione, come sempre.
In attesa di poterti finalmente rivedere per un pomeriggio spensierato che non comprenda un qualche scambio di favori, ti saluto mandandoti una scatola di cioccolatini appena fatti ( CLICK ) e un abbraccio.

p.s. fammi sapere se accetterà, così potrò continuare le mie ricerche e trovare qualcuno disposto ad aiutarci in questa folle impresa.

Grazie infinite,

Lyra



Altro biglietto fatto recapitare alla vampira e sempre questo pomeriggio, ma da un'elfa femmina:

Sono in giro, se mi vuoi, cercami.

D.
 
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view post Posted on 2/2/2012, 14:28
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Ieri sera, Point of Evil

Si era resa conto di aver rimesso piede in camera a ora tarda quando, effettivamente, notò che il cielo fuori dalla finestra ormai era di un blu talmente scuro da sembrare nero, e certamente qualcuno che non scorgeva così bene le tonalità come lo facevano i suoi occhi poteva affermare senza ombra di dubbio che quello non era nient'altro che un banalissimo cielo nero, ovvio come il fatto che fosse ormai notte.
Era talmente distratta che non aveva nemmeno notato l'elfo che, poco prima di sbattergli la porta in faccia, tentava di raggiungerla per consegnarle un messaggio; era assente e con la testa tra le nuvole e sapeva benissimo il perché, anche se era ancora dura ammettere che il sorridere al nulla cosmico davanti a lei era dovuto al solo fatto che, per un istante, il pensiero di un certo demone le aveva sfiorato la mente.
Pensiero dopo pensiero, non aveva nemmeno apprezzato il fatto di aver messo di nuovo piede al villaggio di pomeriggio, di aver visto il sole tramontare, di aver appena appoggiato sul comodino un caffè da asporto che, con tutta probabilità, non aveva gustato come invece si era aspettata quando lo aveva ordinato allo Starbucks e nemmeno del fatto che, se ora si stava togliendo la giacca, era perché all’esterno sentiva di nuovo il freddo, certo non come lo percepiva una creatura normale, ma questi erano gli standard a cui era abituata lei, una mezza vampira.
Finalmente dopo quelli che parvero lunghissimi minuti si rese conto che qualcuno bussava alla porta: il povero elfo faceva solo il suo lavoro di messaggero, ma questo servì solo a riportare la testa di Ginevra sull’Isola quel tanto che bastò per ordinare all’elfo di attendere pazientemente fuori da questa e di aspettare. Era uscita al villaggio per un buon motivo e, ora che se ne ricordava, iniziò subito a togliere dalla borsa gl’oggetti che aveva comprato: candele blu e un incenso profumato. Doveva trovare al più presto Harleen, la strega di cui le aveva parlato Bonnie, per cui doveva eseguire quello che, per lei, era un semplice incantesimo di localizzazione. Era uno dei primi incantesimi che le aveva insegnato sua madre quando, per scherzare, spiavano suo padre mentre lui non era in casa.
Fece spazio sul pavimento, spostando la valigia, ormai vuota, che non aveva più considerato dal suo ritorno a Tokyo. Cathy era tornata, ma l’aveva vista solo di sfuggita in questi ultimi giorni e, sinceramente, non poteva più aiutarla: lei aveva preso la sua decisione e sapeva, perché lo provava sulla sua pelle ora, quanto si può essere testarde in certe occasioni.
Dispose le quattro candele blu in un immaginario quadrato, agl’angoli, una per ogni punto cardinale. Accese l’incenso, sistemandolo poco lontano, lasciandosi per un momento cullare da quell’aroma di erbe speziate, prima di sparire in bagno a riempire un calice d’acqua. In poco tempo ormai la fragranza impregnava la stanza e, immergendosi totalmente nell’incantesimo, si sedette al centro delle candele, chiudendo gl’occhi mentre, come animate da un fantasma, con un tremolio una fiammella apparve sulla candele ora accese. Appoggiò il calice a terra di fronte a lei, prendendo un respiro profondo prima di concentrarsi. Le streghe erano nate come custodi della natura e degli elementi, infatti era da loro che traevano la loro forza ed era a loro che, ora, chiedeva aiuto. In una lingua arcana e sconosciuta sussurrò alcune parole: stava invocando l’Acqua, chiedendo aiuto alla guardiana dell’isola che regnava su quell’elemento. Il contenuto del calice parve tremare, ma durò tutto solo qualche istante. Alla vampira bastò per sapere che Hydor le aveva dato ascolto. Immerse l’indice e il medio della mano destra nell’acqua e, con un movimento circolare e ripetuto, si concentrò intensamente sulla strega di cui aveva bisogno: pensò e ripensò il suo nome più e più volte, perché aveva solo questo di lei, mentre di nuovo sussurrava una litania in una lingua ormai persa da tempo. Ci volle diverse tempo ma, finalmente, l’acqua sotto le sue dita diventò per un attimo un mare in tempesta. Aprì finalmente gl’occhi togliendo le dita dall’acqua e guardandovi dentro. La superficie tornò piatta e calma come uno specchio e, proprio come se fosse un simile oggetto, rifletté il volto bellissimo e terribile di una donna. Sorrise subito, compiaciuta di esserci riuscita, perché era sicura che quella fosse proprio Harleen; ora non mancava altro che dirlo a Bonnie e, finalmente, concludere questa storia.
Di nuovo qualcuno bussava alla porta, si era dimenticata dell’elfo, non c’era da stupirsene, ma non poteva essere lui perché era sicura di avergli imposto il suo potere. Sbuffò alzandosi velocemente cosa che, unita alle energie perse durante l’incantesimo, le fece venire un immediato capogiro.
“Questo perché lo faccio troppo di rado..” si ripromise mentalmente in quell’istante di esercitarsi di più, non poteva stancarsi così per un incantesimo di base. Riuscì comunque ad arrivare alla porta e aprirla, aggrottando la fronte alla scena che aveva davanti: una bellissima elfa le porgeva un biglietto, sorridendole. L’elfo che aveva vicino, invece, la guardava inebetito come fosse stato appena colpito da un fulmine. Gli tolse subito l’imposizione, facendosi passare anche la sua busta e la scatola che la accompagnava e congedando entrambi con un sorriso. Per un istante rimase indecisa se costringerli o meno a uscire insieme, ma poi decise che non erano affari suoi quelli. Buttandosi di peso sul letto iniziò a leggere: la prima era una lettera di Lyra e, appena finito di leggerla, buttò subito giù qualche riga di risposta, le avrebbe poi riscritto per sapere se alla fine Dagon avrebbe acconsentito o no.

Tu sei l’ultima che deve scusarsi quando mi scrive per chiedermi un favore, Lyra, con tutti quelli che ti ho chiesto io finora sono ancora in debito! Comunque, proverò a chiedere a Dagon non appena lo vedrò, sperando di averlo davvero questo *prezioso ascendente*! Mi dispiace che la contessa sia finita in una situazione simile e, anche se la conosco poco, è sempre stata carina con me e mia madre per cui farò il possibile per farlo accettare. Dobbiamo assolutamente incontrarci, avrai capito da te che, alla fine, è stato lui che ho voluto.. Non sorridere, lo so che lo stai facendo! Ti spiegherò però tutto quando ci vediamo, va bene? Non vedo l’ora e grazie per i cioccolatini, sono davvero ottimi! Dai un bacio alle piccole e saluta Matt, se hai bisogno di farli tramortire tutti per qualche ora sai chi chiamare.. Sto scherzando! Lo so che tu sopporti volentieri anche quel caos perché si tratta della tua famiglia! Saluta davvero tutti, ci sentiamo presto, un bacio
Ginevra


Arrotolò il foglietto che, con qualche parola, prese il volo diretto a PoG. Furba, davvero, ecco come far aumentare il mal di testa in pochi attimi. Sospirò, fortuna che non doveva uscire, o almeno era quello che pensava quando si decise ad aprire anche il secondo biglietto.
“Merda..” lo esclamò sprofondando con la testa nel cuscino: chiuse gl’occhi, decisa a farsi passare il mal di testa prima di uscire di casa e andare a cercare il demone. Peccato che non si accorse nemmeno che lentamente si stava addormentando. L’ultima cosa che fece prima di calare completamente nel mondo dei sogni fu sussurrare qualcosa a fior di labbra che suonavo molto come “stupido”, di certo perché aveva deciso di mandarle un'elfa a consegnarle quel biglietto e non un elfo comune. Però era un sorriso quello che le increspò le labbra poco prima di addormentarsi definitivamente. Sorrideva al pensiero del demone, era decisamente tornata se stessa.

Ginevra
 
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