The Return Incidents, Topic di Scrittura

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..Kady..
view post Posted on 25/5/2012, 21:59




Qualche minuto fa...

“Aether, dovete fare qualcosa. Non posso proteggerla così!”
“Dagon, non spezzerò un incantesimo di chissà quale potente creatura, solo per compiacerti.”

Il dialogo si stava svolgendo in corridoio. La porta era socchiusa e, all’interno della loro stanza, Ginevra riposava ancora convalescente.
Per una creatura come Dagon era difficile accettare l’idea di essere un semplice umano, ma ancora più difficile era l’idea di non poter proteggere sua moglie.
Quando, pochi giorni prima, aveva sentito il proprio cuore battere, la paura era diventata accecante, così accecante da fargli dimenticare che la cosa più importante era lì, accanto a se. Viva e desiderosa d’amore. Di lui. Ma come poteva donarle la sicurezza di un tempo, se lui stesso non l’aveva più? Come poteva far tornare ogni cosa al proprio posto restando così fragile e vulnerabile?
Aveva chiamato Aether e le aveva chiesto di ridargli almeno i suoi poteri, ma la sua risposta era stata un semplice no. Avrebbero dovuto cavarsela da soli, come sempre, come in ogni situazione per ogni abitante dell’isola.
Il fatto era che il Demone questa volta non aveva idea di cosa fare. La sua condizione di umano gli aveva preso parte della forza -certo, poteva sempre uccidere a mani nude- oltre tutti i suoi poteri. E gli aveva dato un maledetto cuore pulsante. Naturalmente, Ginevra lo adorava.

“Non vi ho chiesto di spezzare l’incantesimo, vi ho chiesto di..” – sospirò. Era inutile, non avrebbe ottenuto niente di ciò che voleva. Sbirciò un attimo nella stanza, prima di riappoggiarsi al muro di fronte al quale la Madre lo fissava, eterea e meravigliosa come sempre. Era una bellezza che non era paragonabile a niente di terreno, una bellezza che qualsiasi uomo avrebbe avuto paura di assaporare, di provare a desiderare. E, soprattutto, era pericolosa. Forse nessuno meglio di Dagon poteva sapere QUANTO lo fosse – “aiutarla. Aiutate lei, per favore.”

Aether lo guardò da sotto le ciglia, così bionde da sembrare bianche. Non era solita aiutare le proprie creature, ne a facilitare loro la vita. Return, del resto, era il loro castigo. Tutti ci erano finiti per un motivo particolare, ovvero la mancanza per loro di un posto in qualsiasi altro universo. Era intervenuta però, alcune volte, per salvare la vita di questo o di quell’altro, per dare un appiglio a chi lo meritava. E a ben pensarci Ginevra aveva sempre svolto una vita regolare, non aveva causato guai a nessuno se non a se stessa, e questo, decise, la rendeva una creatura appunto meritevole. Non così tanto da riavere la sua abituale vita, ma abbastanza da ricevere un piccolo vantaggio -“Va bene. Dagon, farò qualcosa per lei. Per voi. Ma qualsiasi cosa accada da ora in avanti e in qualsiasi modo tu decida di usare il mio dono, questo sarà l’unico aiuto che avrete da me. Sia chiaro.”

Sparì per alcuni istanti dalla vista del Demone e, quando ritornò, aveva tra le mani una busta e una piccola scatola. Le porse all’uomo.
Dagon aprì prima la scatola, che rivelò al suo interno due piccole boccette identiche sia nella forma che nel contenuto. Mentre le osservava, la Madre spiegò il loro utilizzo – “hai detto di non avere i tuoi poteri. Queste funzionano come uno di questi, Dagon. Prima che ti trasformassero eri capace di trasmettere ricordi alle persone, giusto?”.
Il semidio fece un cenno di assenso con la testa e passò alla busta, al suo interno trovò due biglietti dorati. I classici biglietti della stella, quelli che permettevano di lasciare l’isola. L’uomo faticò a capire il perché di questo regalo, tanto che aggrottò la fronte, in attesa di una spiegazione che non tardò ad arrivare – “vi serviranno, per sopportare.”
Seguì un solo sguardo tra i due, un lungo sguardo che permise al Demone di capire ogni cosa. Quello di Aether non era solo un piccolo aiuto, era esattamente ciò che gli serviva per andare avanti o almeno, era un ottimo punto di partenza.
Certo, avrebbero sofferto, ma la Madre era stata così astuta da fornire loro sia il veleno, sia la cura.
“Grazie infinite” – fece un cenno del capo alla Quinta Essenza, accompagnato da un leggero inchino. Era il suo modo di mostrare gratitudine alla donna che, forse, per la prima volta da quando si conoscevano, aveva contribuito in modo sostanziale a salvare ciò che di più importante aveva nella vita.
Ora sapeva esattamente cosa fare, e non vedeva l’ora.

Dagon {Aether}
 
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_mika_chan_
view post Posted on 6/6/2012, 22:43




Maya
Camminava lentamente lungo il sentiero che portava al castello di Poe, ma non guardava dove stava andando. La sua mente continuava a pensare all’incantesimo, a quello che Psiche aveva fatto qualche sera fa. Osservò la sua mano, coperta da un guanto nero, e pensò che in quella mano vi fosse il potere di Azrael. Noah sarebbe stato protetto, di questo era certa. Ora doveva solo trovarlo.
Alzò gli occhi e osservò il sentiero di fronte a lei. Aveva avuto informazioni che suo fratello si trovava sull’isola. Era saluto assieme a Layla e suo figlio e ora era a Return. Il fatto che lui non fosse andata a cercarla, come la volta precedente era un chiaro segnale che quel ragazzo ancora ce l’aveva con lei. Non era andata a salvarlo da Sorat, quando lui gli aveva mandato il messaggio, ma era andata a chiedere aiuto ad Azrael, e lui, come aveva promesso le aveva dato il suo aiuto. Il fatto che suo fratello fosse sull’isola in quel momento significava appunto che era di nuovo libero.
Sapeva Noah quello che era accaduto? Oppure continuava a pensare di essere stato abbandonato anche da Maya? Era una cosa che odiava, perché è vero che non voleva occuparsi di lui ma, sapeva bene quello che si provava quando si scopriva di essere lasciati soli, di essere abbandonati. E proprio dalle persone di cui maggiormente ci si fidava.
Prese un po’ di fiato e poi riprese il cammino. La strada al castello non gli era mai sembrata così difficile da percorrere. Eppure Noah era li, bastava solo aprire una porta.

Noah
Il ragazzo aveva lasciato il piccolo amico Gael e sua madre solo poche ore prima e ora si trovava in quella che a una prima occhiata sembrava una stanza dismessa nel castello di PoE. Un letto fatto, ma con le lenzuola ricoperte di polvere, i cassettini aperti, gl'armadi vuoti. Sembrava una stanza abbandonata e un po' lo era, infatti era stata lasciata molto tempo prima dai suoi genitori, dopo che sua sorella li aveva uccisi. Ci pensò meglio: la sua non sorella e i suoi non genitori. Avevano fatto lo stesso con lui, lo avevano abbandonato. Loro lo avevano lasciato nelle mani di Sorat. Quel demone lo aveva aiutato, dopo tutto, anche se non si fidava ancora di lui, ma gli aveva dato la prova che lui non mancava a nessuno. Maya non era andata a riscattarlo, seppur gli avessero spedito il suo stesso sangue. Nemmeno chi credeva che un tempo una volta fosse suo amico si era fatto avanti. Era ritornato, solo e umano, sperando che qualcuno venisse a scusarsi. Ma ancora non c'era l'ombra di niente e nessuno se non quella di un ragazzo di sedici anni che si sedeva sul letto dove un tempo dormirono i suoi genitori, alzando una nuvola di polvere assieme a un sospiro.

Maya
Il passo procedeva incerto. Non si era mai sentita così nervosa. Un sacco di dubbi le riempivano la mente. Se lui non l’avesse fatta entrare? Se non avesse voluto il suo aiuto? Comprensibile. Lei stessa gli aveva detto parole dure e orribile per tenerlo lontano da questo posto.. e ora, ripensandoci, non aveva fatto altro che farlo finire tra le braccia di Sorat. Sorat.. lo odiava, come mai aveva odiato nessuno. Amon era un burattino nelle sue mani e nonostante il suo agire non era riuscita in alcun modo ad allontanarlo da Amon. Aveva costantemente fallito, e temeva di fallire anche questa volta.
Salì le scale fino al corridoio dove vi era una stanza ben precisa. Sentiva che lui era li, lo sapeva.. forse perché in quella stanza c’era stata anche lei molto tempo addietro, quando era tornata sull’isola. Forse perché, nonostante tutto, quella non famiglia era comunque l’unica cosa che entrambi avevano.. e ora Maya, forse lo aveva capito.
Arrivò di fronte alla porta, fece un bel respiro e bussò. Si osservò di nuovo la mano guantata e chiuse gli occhi. Il suo cuore batteva, forte, molto forte.. dietro quella porta c’era quel ragazzino che un tempo aveva odiato e che adesso voleva con tutte le sue forze proteggere.

Noah
In quella stanza non c'era niente che poteva ricordargli la sua famiglia, ma se lo aspettava. Dopo che i suoi genitori erano morti, evidentemente qualcuno si era premurato di sistemare tutto, forse per lasciare spazio a una nuova famiglia.. Ma sapeva che suo Zio Charon si era sempre opposto e, in ricordo della sorella che aveva una seconda volta perso, aveva tenuto la camera lontana da qualsiasi nuova creatura che non fosse.. Di famiglia, appunto. Cercò invano sotto il letto, dentro i cassettini, sopra gli armadi.. Qualcosa che nessuno aveva trovato effettivamente c'era: nel doppio fondo di un comodino trovò delle foglie secche -non si spiegò a cosa potrebbero essere servite- e una serie di foto tessere che ancora la polvere non aveva trovato. C'erano i suoi genitori in quelle piccole foto, sorridevano, si divertivano, si baciavano. In una era presente solo sua madre che guardava per terra.. Riuscì a immaginarsi suo padre che perdeva l'equilibrio e Aleesha che rideva. Chissà dove si erano fatti quelle foto. Qualcuno bussò alla porta, una porta che da mesi era chiusa a tutti, significava solo che suo zio o sua cugina avevano sentito il suo odore e venivano a salutarlo. Rimise via le fototessere, il suo piccolo segreto, e andò ad aprire, rimanendo di sasso di fronte a Maya, senza nemmeno una parola.

Maya
Quando Noah aprì la porta lei fece un passo indietro senza rendersene conto. Guardò il ragazzino e si ritrovò a pensare quando fosse cresciuto in quel periodo. La prima volta che lo aveva visto, non era alto nemmeno la metà di ora e adesso, bè adesso era alto quanto lei, almeno questo le sembrava al primo colpo d’occhio.
Rimase in silenzio per un bel po’, non sapeva che dire o come cominciare.. sembrava tutto così difficile. Era così difficile! Abbasso lo sguardò e incontrò la sua mano. Ricordò il motivo per cui era li e risollevò la testa.
<noah, che fai a Return?> non era certo quella la frase che avrebbe voluto dire, ma ovviamente per Maya era tutto difficile, anche esprimere quello che provava <non saresti dovuto venire, non devi stare a Return ma..> chiuse gli occhi e ripresa a parlare <se sei qui significa che Azrael mi ha aiutato..>.
Quanto sapeva Noah di tutta quella storia? Ora lo avrebbe scoperto..

Noah
Guardò di rimando la sorella, aggrottando subito la fronte, serio. La permanenza da Sorat lo aveva fatto diventare parecchio diffidente con tutti, in primis con quelli che erano la sua famiglia o i suoi amici. Rimane infatti sulla porta, con una mano sulla maniglia come se quella discussione fosse destinata a finire da un momento all'altro e non avesse nessuna intenzione di farla entrare dentro nella stanza. Noah è parecchio alto, ha ereditato l'altezza da zio Charon e quindi è probabile che sia anche già più alto di Maya.
<ho accompagnato una persona, sta tranquilla, non sono venuto a cercarti..> Guarda la mano guantata senza fare domande, poi annuisce <se sono qui significa che qualcuno che non ha niente a che fare con me mi ha salvato dalla prigionia di un demone, al contrario della mia famiglia, che se n'è lavata le mani> lei compresa, ovviamente.

Maya
L’astio che sentiva nelle parole di Noah era giustificato, lei stessa in passato si sarebbe comportata in quel modo. Non poteva certo rimproverarlo, se lui era così la colpa non era che sua.
<azrael non è una persona che non ha niente a che fare con te.. era l’unico che potesse sfidare Sorat per liberarti.. e lo ha fatto.. e ora sei qui..> fece un passo verso di lui osservando la sua mano sulla maniglia <lo so che non sei qui per me.. stavolta sono io che ti cercavo.. ho bisogno di parlarti Noah.. credo che sia arrivato il momento che noi due parliamo>
Appoggiò la sua mano su quella di lui. Una volta maya odiava i contatti.. Una volta sarebbe fuggita da tutto questo, invece ora, quello che voleva fare era abbracciare quel ragazzino che si trovava di fronte. Abbracciarlo e proteggerlo. I suoi stupidi genitori c’erano riusciti.. erano riusciti a fargli amare quel ragazzino, che lei aveva odiato con tutte le sue forze.
<non mandarmi via..> non sapeva che altro dire. Lo guardò, sperando che Noah non fosse come lei. Che in lui ci fosse ancora qualcosa di quello che era, e che l’inferno e Sorat non lo avessero cambiato poi così tanto..

Noah
<già, se non fosse stato per lui sarei ancora la, vero? Perchè mamma e papà non hanno alzato un dito.. E tu nemmeno.. TU che hai ricevuto il mio sangue!> Da un pugno alla porta, con la mano libera.
<dannazione, Maya! L'unica che volevo vedere eri tu, volevo che fossi tu a liberarmi, invece non hai fatto niente..> Ha avvertito Azrael, ma non si è mossa di persona, questo vuol dire. Lascia ricadere la mano sul fianco, stringendo l'altra attorno alla maniglia ancora più forte.
<ora vuoi parlarmi? Perchè dovrei ascoltarti? Quando io volevo vedere te non mi hai lasciato aprire bocca, ora perchè non dovrei trattarti allo stesso modo, eh?> Già, sorat lo aveva proprio trasformato. nonostante tutto, però, non riuscì a mandare via la mano della sorella dalla sua.
<dammi un buon motivo per non farlo..> forse, una seconda possibilità gliela poteva dare.

Maya
<non è come pensi Noah> doveva spiegargli che lei non aveva fatto altro che preoccuparsi per lui da quando aveva ricevuto il suo sangue, ma le sembrava così difficile da fare. Non era brava con le parole, spesso non riusciva mai a dire quello che voleva ed anche adesso. Osservò la mano che aveva sulla maniglia e poi tornò a guardare lui <un buon motivo.. non lo so, non dovresti avere un buon motivo, anzi dovresti mandarmi via, hai ragione ma.. sei mio fratello.. e l’ho capito solo ora che il sangue è qualcosa di molto più forte di quello che pensavo.. ho avuto paura per te, non faccio che avere paura per te Noah.. ho chiesto ad Azrael di aiutarmi perché io non sarei mai riuscita a liberarti da Sorat.. lui lo sapeva.. io ho fatto solo quello che potevo, cercare un modo per proteggerti> lo guardò di nuovo negli occhi. Era triste e dispiaciuta. Non era la Maya che Noah aveva conosciuto la prima volta, era cambiata.. l’isola e le persone che vi abitavano l’avevano cambiata e bè, adesso era davvero sincera. Il ragazzo che aveva di fronte, suo fratello, lei ci teneva.. ci teneva così tanto al punto da aver paura di perderlo.

Noah
Erano proprio le parole che voleva sentire. Voleva che lei fosse sua sorella, che gli volesse bene. Gli mancava la sorella maggiore che lo consigliasse, che nascondesse piccoli segreti con lui, che lo coprisse coi genitori quando succedeva qualcosa. Voleva quella sorella che non aveva mai potuto avere, ma non era ancora sicuro di averla ritrovata. La guardò molto a lungo, dopo averla ascoltata, togliendo la mano dalla sua ma solo per aprire la porta e farla accomodare dentro se desiderava.
"Dimmi, Maya.. Se non ti fosse arrivata quella bottiglia di sangue.. Sarebbe rimasto sempre tutto uguale, vero? Avresti continuato a ignorarmi e far finta che non esistessi.." E non sapeva di essere nemmeno il contenitore di una parte dell'anima di Azrael.

Maya
A quel gesto lo guardò. Pensava che la avrebbe mandata via, ma non era così. La invitava ad entrare e lei, dopo un primo passo incerto si ritrovò in quella stanza che aveva sempre cercato di evitare <e’ strano entrare qui dentro.. ho sempre fatto finta che non esistesse ma, sapevo che ti avrei trovato qui>.
Si voltò a guardarlo e si rese conto di quanto loro due si somigliassero. Stessi capelli, stesso guardo.. ora più che mai Noah gli somigliava. Ero così assurdo. E la domanda che lui gli aveva appena posto meritava una risposta <la verità Noah? Non lo so. Azrael mi ha chiesto se ti avessi voluto a Return quando gli ho chiesto aiuto. Mi ha chiesto se volessi averti vicino ma gli ho detto di no.. e non l’pho fatto perché non lo voglio ma perché ha paura. Non so proteggere me stessa, non so gestire quello che mi accade al di fuori di quella che sono.. come potrei prendermi cura di te? E poi i tuoi genitori, alla fine, con te hanno fatto un buon lavoro. Però.. voglio provare ad aiutarti.. voglio farlo, per quello che posso. Ho avuto un regalo da Azrael, che mi ha permesso di ottenere un incantesimo di una strega molto potente.. E’ una protezione Noah. Ed è per te.. permettimi di.. proteggerti..>
Aveva parlato senza fare alcuna pausa. Le parole erano uscite come un fiume. Voleva che lui si fidasse e lei ci stava provando in tutti i modi, anche parlando e dimostrandogli affetto, la cosa che per lei era la più difficile.

Noah
Il ragazzo infondo era di animo buono e, quella che aveva davanti a lui, era una sorella con cui, bene o male, avrebbe voluto avere una qualche specie di assurda relazione familiare. Chiuse la porta non appena lei entrò, andandosi a risedere sul letto impolverato.
<non sapevo dove andare, Zio Charon non fa entrare nessuno qui in attesa che uno di noi due la riusasse..> e Maya è palese non l'ha fatto, per cui per il momento, finché starà a Return, la userà lui.
<maya, io non ho bisogno di te.. Non per quello che pensi tu, almeno.. Sono grande abbastanza, sono un umano che è vissuto all'inferno fino l'altro ieri.. Credi davvero che non sappia cavarmela?> Sospirò, guardandosi attorno e poi riguardando lei.
<e perché dovrei fidarmi di una strega o di Azrael?> Certo Azrael lo aveva *salvato* da Sorat, ma al di la di questo rimaneva colui che aveva tolto sua sorella dai suoi genitori.. E di questa strega, non sapeva niente.
Maya
<perché la strega da cui sono andata, è Psiche.. tua zia> sua zia, ovvio, perché lei aveva rifiutato la sua famiglia, quindi anche gli zii. Anche Ginevra all’inizio era rientrata nel gruppo dei parenti da ignorare ma, alla fine, la ragazza era riuscita a darsi largo dentro Maya e per qualche strano motivo Maya si era legata a lei. C’erano poche persone sull’isola a cui teneva, e una di queste era appunto la cugina. <non sai cavartela se un demone come Sorat riesce a rapirti Noah.. e per quanto mi sia possibile io, ho cercato una soluzione al problema. Sarai protetto da Sorat, non potrà mai farti del male.. e io potrò sentirmi più tranquilla>
Lo guardò in faccia. Era preoccupata, si vedeva. E voleva tanto che lui si fidasse di lei. Alzò la mano che portava coperta dal guanto e lentamente lo tolse. Poi lo guardò di nuovo.
<tu sei legato ad Azrael in un modo che è difficile da spiegare, ma Azrael non farebbe mai del male ad una persona a lui legata. Non ne farebbe a me, non ne farà mai a te.. ma Sorat.. Sorat potrebbe volerti morto, Noah, credimi.. E se ancora sei vivo è solo grazie ad Azrael.. lascia che faccia quello che devo per proteggerti, per favore..>
Chiedere per favore non era certo da lei, ma era cambiata.. completamente cambiata. Ed ora più che mai, considerando che si trovava privata della sua natura di angelo della morte ed era certa che fosse per colpa di Adam, che nel risvegliarla si era preso una parte della sua anima.

Noah
<oh..> Ecco, che si trattasse di sua, loro, zia già cambiava le carte in tavola. Al contrario di Maya aveva sempre avuto un buon rapporto anche con gli zii oltre che con Ginevra, per cui che l'incantesimo provenisse da lei significava andare sul sicuro.
<sorat non mi ha proprio rapito, Maya.. Lui..> Lui lo aveva rapito, ma non voleva dargliela vinta così facilmente <lui mi ha aiutato a farti muovere un po', non era un vero e proprio rapimento.. Ostaggio e rapitore d'accordo non si vedono molto spesso..> Ma non era convinto lui stesso delle sue parole. Le guardò la mano, non capendo cosa significava quel gesto. Ma poi si rabbuiò subito dopo.
<cosa vuol dire che sono legato ad Azrael? è perché sono tuo fratello? Io non voglio avere niente a che fare con lui, Maya, non con lui..> Non con chi aveva rovinato la sua famiglia.

Maya
Scosse la testa alle parole del ragazzo. Sorat era sicura che lo aveva ingannato ma non pensava che Noah fosse d’accordo con lui al punto di lasciarsi rapire. Sospirò e poi lentamente cominciò a sfilare il guanto.
<non so in che modo Sorat ti abbia convinto Noah, ma credimi.. se lui ti ha *rapito* anche se ti credevi di essere d’accordo non lo ha fatto per te, ma solo per sfidare Azrael.. Ci sono alcune cose che ancora non conosci, cose che non dovresti sapere per il tuo bene ma..> già, un ma.. Maya gli avrebbe detto la verità? Non lo sapeva ancora, ma era certa di non voler nascondere il legame di Noah con Azrael, dato che un legame esisteva. Appoggiò il guanto sul mobile e si avvicinò al fratello
<noah, credimi.. tu sei molto più legato ad Azrael di me, questo è certo.. e lo sei da che sei venuto al mondo. La tua esistenza è legata a lui molto più di quanto tu possa solo immaginare.. e Sorat lo ha scoperto. Per questo ti ha portato via, ti ha illuso per tenerti con se.. Tu eri solo un vittima della loro eterna lotta> allungò la mano verso il ragazzo, mostrandogli il palmo <in questa mano c’è l’incantesimo di Psiche, lascia che lo trasmetta a te Noah>

Noah
<ok, poniamo che tu abbia ragione e che io sia stato solo una pedina per il loro.. Gioco, come lo chiami tu.. Ora sono libero, no? Da Sorat, Azrael mi ha liberato..> non che non confidasse in sua zia, ma c'era qualcosa in tutta quella storia che non si sapeva spiegare, ma non gli andava a genio. La guardò avvicinarsi, sempre serio, ascoltandola.
Era legato ad Azrael addirittura più di lei? Non gli aveva specificato come e in che senso, ma in questo momento.. non voleva saperlo, aveva capito una cosa da tutto questo discorso e quella gli bastava per ora. Guardò la mano della sorella, allungando la sua verso di lei
<va bene, mi fido dell'incantesimo, fallo..>

Maya
<sei libero ma non sei al sicuro. Sorat potrebbe sempre venire a cercarti e potrebbe farti del male..> alle sue ultime parole però Maya si avvicinò di nuovo al ragazzo, annuì quando lui gli disse di farlo e fece come Psiche gli aveva detto. Appoggiò la sua mano sulla testa del ragazzo e poi, come le era stato detto, tracciò una croce ben distinta sulla fronte del ragazzo. Una leggera scossa dopo aver compiuto quel gesto le fece formicolare la mano. La tolse poco dopo e poi osservò il fratello.. Aveva avuto effetto? C’era riuscita? La mano era percorsa da uno strano formicolio che ancora non accennava a passare <tutto bene Noah?> lo guardò, in attesa che il ragazzo le dicesse qualcosa.

Noah
Lui non credeva che Sorat fosse ancora interessato a lui, ma non disse niente ad alta voce, infatti aspettò che Maya facesse quel che doveva fare. Tenne gl'occhi aperti, fissi sulla sorella, osservando ogni gesto e sbarrandoli leggermente quando lo stesso brivido che aveva percorso lei, percorse lui. Rimase un attimo in silenzio, poi annuì, alzandosi e spostandosi da lei per non farsi toccare ancora. Non le guardò la mano tremare preoccupato, guardava solo lei.. Serio.
<bene, hai fatto quello che dovei.. Perché sono legato ad Azrael, vero? L'ho capito dalle tue parole, prima, Maya.. non ti interessa niente di me, vero? Se non fossi legato ad Azrael non ti saresti mai sprecata, sarei rimasto il fratello non desiderato, un innocente da odiare.. Ora ti senti meglio? Spero di si, puoi andare..>
Non sapeva nemmeno lui dove aveva imparato a essere così freddo, ma pensava ancora di non essere niente per lei, niente che valesse la pena considerare se non fosse così legato a un uomo che dopo tutto lui odiava.

Maya
Lo guardò quando Noah pronunciò quelle parole. Sapeva che lui non gli avrebbe mai creduto, lo sapeva ma nonostante tutto sperava che alla fine il ragazzo avrebbe compreso. Era suo fratello, il sangue non mente.. E lei senza nemmeno sapere come si era affezionata a lui al punto di volerlo proteggere.
<forse all'inizio era così, non voglio mentirti, non te lo meriti. Eri legato ad Azrael quindi la tua vita mi interessava per quello, ma ora.. Ora è diverso.. Non so spiegarti quando sia cominciato ma ho iniziato a pensare a te non come un essere legato all'angelo ma come una persona legata a me. Sei mio fratello Noah, ed anche se non vuoi credermi io credo di essere legata a te per quello>
Fece un passo indietro abbassando lo sguardo.. Se non le avrebbe creduto non avrebbe fatto niente.. Lo avrebbe aspettato, questo era certo, finché un giorno non sarebbe tornato da lei.

Noah
Non le credeva, non del tutto. Non riusciva a fidarsi pienamente di quella ragazza.. Eppure in cuor suo lo desiderava con tutto se stesso. Sognava ancora la sorella maggiore che non aveva mai avuto.. E ora che ce l'aveva davanti, non riusciva a fidarsi completamente di lei.
<vorrei crederti, lo vorrei davvero.. Ma sei davvero cambiata dal nulla?> mosse appena a disagio le braccia e le spalle, come se sentisse i postumi dell'incantesimo.
<non te lo so spiegare nemmeno io, Maya, ma non riesco a fidarmi di te, come non mi fido ora né di Azrael, né di Sorat..> forse perché ora le ricordava troppo sua madre, la madre che aveva abbandonato anche lui. Si alzò per accompagnarla alla porta.
<tra un paio di giorni torno all'inferno..> quindi questo era un addio.. O un arrivederci?
<grazie, comunque, dell'incantesimo..>

Maya
Seguì Noah verso la porta. Le sue parole le facevano male ma infondo, in passato, lei aveva detto di peggio a quel ragazzo. Lo meritava, e lo sapeva. Non si aspettava certo un suo perdono. Ma dentro di lei sperava che prima o poi Noah l’avrebbe perdonata.
Si voltò, di fronte alla porta e lo guardò un’ultima volta <c’ho messo tanto a cambiare, da quando sono in questo posto.. ed è dovuto alle persone che vi ho incontrato. Mi hanno fatto capire che ci sono cose importanti, persone importanti. Ed ho capito che odiavo te perché odiavo ed odio quei due.. ma in realtà tu sei una vittima, proprio come me..> accennò un leggero sorriso, prima di voltarsi ed uscire dalla porta pronunciando le sue ultime parole, prima di andarsene <aspetterò il tuo ritorno Noah.. ci sarò, quando deciderai di darmi un’altra possibilità.. Nel frattempo, fai attenzione.>
 
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..Kady..
view post Posted on 1/8/2012, 22:09





Sabato sera, Point of Evil, rupe..

SAM
< L’anticristo http://data.whicdn.com/images/32929312/tum...1_500_large.jpg. ha questo volto. Si è lasciato crescere i capelli e la barba non è curatissima, ma si sa.. E' un uomo ed è tutto normale. L'uomo vestito di nero stanotte è sopra la rupe più alta di Return. Da lì la vista è mozzafiato. Si vedono i castelli: l'oscuro PoE e lo scintillante PoG. Il mare che luccica sotto le luci della notte e delle stelle. Sta fumando una sigaretta con gli occhi puntati all'orizzonte e siede sopra su un masso vicino alla riva. Intorno: il silenzio.>

DAGON
<il Demone, finalmente ritornato tale, il cui bel volto è conosciuto ormai a tutti, durante queste ultime settimane ha perlustrato l'isola in lungo e in largo senza arrivare a conclusione alcuna. Stasera, deciso a vagare verso i posti più nascosti, si è spinto fino alla suddetta rupe. Non che nutrisse speranza di trovarvi Sam, e invece. Non appena si accorge della presenza di qualcuno si ferma, lasciando che i suoi poteri gli svelino l'identità del ragazzo senza mostrarsi. Solamente quando è sicuro di aver finalmente trovato ciò che gli interessava più di qualsiasi altra cosa, fa qualche passo avanti. Anche lui vestito di scuro, le mani nelle tasche dei jeans, arriva alle spalle dell'uomo senza dire una parola. Sta ancora assaporando il sollievo di averlo lì, a portata di mano.>

SAM
Tana per Sam.. <lascia uscire il fumo dalle labbra verso l'alto, senza girarsi. Ma la voce ne tradisce un vago sorriso. Si porta nuovamente la sigaretta alle labbra e poi gira il busto. Gli occhi assottigliata ed una appoggiata su un ginocchio. Ora sì che gli si vede un sorriso stampato sul volto, il suo solito sorriso spavaldo. Conosce il demone abbastanza bene da sapere chi sia, insomma Harleen gli ha detto praticamente tutto, tanto per essere precisi.>

DAGON
<dagon e Sam hanno giocato a fare gli imbecilli più di una volta, con Adam quando Samael voleva attaccarlo e al Castello quando ha sparato alla lanterna appesa al muro. Si conoscono eccome. Certo Harleen è servita perché altrimenti non avrebbe potuto sapere che Ginevra è la sua donna. Quella che ha ucciso. Nonostante il 'piccolo' dettaglio sorride anche lui, togliendo le mani dalle tasche per allargarle lungo i fianchi> se non ti conoscessi avrei potuto credere che ti stessi nascondendo. Ti cerco da settimane, Samael.. <fa un passo avanti, incrociando ora le braccia al petto, nuovamente serio> perché. <non c'è bisogno che si spieghi, quel perché vuole dire una sola cosa: perché Ginevra, perché l'hai uccisa.>

SAM
<inarca un sopraciglio.> Sei tu che non hai cercato bene, amico mio, non sei proprio un cercatore.. Tuttavia questa è un'isola e prima tutti si incontrano, cosa dici? <gli scappa una risata, dà un ultimo tiro alla sigaretta che poi getta giù dal dirupo. Si gira compltamente verso Dagon restando seduto e dando così le spalle al paesaggio. Incrocia le dita fra di loro e la lascia a penzoloni in mezzo alle ginocchia.> Ed ora vuoi la tua vendetta? Facciamo a mezzogiorno? A mezzanotte? Effettivamente a mezzanotte sarebbe più semplice.. Andiamo a farci l'ultima cena e poi ci spariamo come fosse aperta la caccia ai cervi.. <rimane con quel sorrisetto da idiota poi alza entrambe le sopraciglia.> Ma da quel che mi risulta nessuno è morto o si è fatto male, no?

DAGON
Sai com'è, ho fortunatamente ancora una donna che mi aspetta la sera, per cui non ho passato tutto il tempo a cercarti.. <altrimenti Ginevra lo avrebbe mandato a cagare, e avrebbe fatto bene. Sospira, è difficile mantenere i nervi saldi ma purtroppo Sam non è il primo pirla che può prendere a pugni senza finire in qualche casino ancora più grosso> Samael.. <rotea gli occhi> se dovessimo spararci ci ammazzeremmo e qualcosa mi dice che alcune persone non sarebbero affatto contente se ci mettessimo a fare i cretini. <tipo Lucifero ad esempio, o James, o le due donne che attendono chissà dove all'insaputa di tutto> Anche se non nego che mi piacerebbe molto. <si appoggia con la spalla ad un albero, cercando di mantenere la calma> qualcuno è morto invece, e questo qualcuno avrebbe potuto finire all'inferno per sempre. Per colpa tua e dei giochetti della tua donna, per cui direi di saltare direttamente la cena e arrivare al dunque. <ovvero?>

SAM
Uh, giusto.. Ben sappiamo quanto tiri il.. <si schiarisce la voce ridacchiando divertito.> Richiamo femminile, naturalmente.. Mi pare logico.. Vuoi mai che il letto si raffreddi? <samale stasera le vuole prendere ed anche forte, ma non ha mai paura di niente e soprattutto non tace mai. Lui rimane seduto e apoggia il mento alle nocchie delle mani intrecciate.> I Cretini? ma qui ci sono questioni d'onore.. E poi siamo adulti, non credo che qualcuno ci direbbe qualcosa.. <alza appena le spalle rendendo la cosa molto ovvia. Per lui.> Anche perchè sai.. Mi dicono che il tuo arrivare al dunque non sia esattamente stringerci la mano e fumare la sigaretta della pace.. Giusto? Cosa vuoi fare? Prendermi a pugni? <apre le leggermente le mani gesticolando.> Risolviamo la cosa come due bruti ignoranti?

DAGON
<solleva le sopracciglia> dannazione, sei anche peggio di quanto pensassi.. ma veramente tu sei riuscito a trovarti una compagna figa come quella strega? Incredibile.. <senti chi parla. L'unico motivo per cui Dagon non gli è ancora saltato addosso è per il ruolo che ricopre all'inferno, altrimenti a quest'ora sarebbero già rotolati giù dalla scogliera. Probabilmente morti entrambi> appunto. Questioni d'onore. E queste.. questioni in passato mi sono costate parecchio.. <un braccio spezzato e un arto meccanico quando si è messo contro Sorat. Sbuffa appena> il mio arrivare al dunque è che non devi toccare Ginevra, altrimenti la prossima volta piuttosto che venire qui andrò direttamente da Harleen, e ti assicuro che troverò un modo per farla finire dove merita <all'inferno> pur ostinandosi a voler apparire buona. <accenna un sorriso> mi aiuterebbe a scaricare la rabbia, in effetti.. <prenderlo a pugni> ma non vogliamo ritornare a casa con la faccia gonfia, no? Alternative? <un luogo dove poter fare i coglioni senza doverci necessariamente rimettere le penne, come direbbe Anacleto, appunto!>

SAM
Ho un sex appeal irresistibile, sei tu che non lo capisci.. <alza le spalle, semplice, no? ma non ha ancora abbandonato il suo sorriso irritante.> Oh! <agita una mano per aria e quasi scoppia a ridere.> Vai da Harleen.. Vai pure a cercarla.. Ma ti dò un consiglio, così perchè mi stai simpatico.. <allunga il collo verso il demone come se gli stesse per svelare un segreto.> Se ti acchiappa ti fa un culo così.. Non so se mi spiego.. Quelli come te se li mangia probabilmente fra il pranzo e la cena.. Meglio che ti scontri con me, se vuoi venire alle mani.. Lei ti appenderebbe per le palle sulla pubblica piazza come monito per i posteri, sai.. Tende a diventare violenta quando si arrabbia.. <se la ride divertito poi sospira ed infine si alza quasi controvoglia.> E perchè, no? Una sana dose di cazzotti e siamo tutti felici.. Il primo che finisce giù dalla rupe vince.. <allarga le braccia.> O in alternativa...

DAGON
Irresistibilissimo.. <scuote la testa, guardandolo come se avesse di fronte un pazzo appena scappato dal manicomio e non una persona che potrebbe quasi essergli parente. Sorride appena al discorso su Harleen, senza scomporsi poi troppo> quanta fierezza, dev'essere proprio una grande donna, allora. Ma dimentichi un particolare, le streghe bianche non possono uccidere senza un motivo. Io sì. E non credo ci voglia un grande genio per lanciarle un pugnale nel cuore. Del resto, è quello che hai più o meno fatto tu.. <ritorna serio, guardando giù dalla rupe quasi stesse davvero valutando l'idea> fosse per me, lo farei immediatamente, ma ho fatto una promessa che intendo rispettare. <quella di ritornare da Ginevra, possibilmente vivo e non in orizzontale> vada per l'alternativa.. <anacleto, fermali, adesso.>

SAM
Cazzate! <scoppia a ridere in una fragorosa risata.> Avrebbe un milione di motivi per scaglirti nel culo il suo bastone da strega.. Quanta gente hai ammazzato? Più o meno quanto me, non fare il santo che l'aureola ti sta proprio male su questa testa che ti ritrovi.. <bambini al'asilo> Prova a lanciarle un pugnale nel cuore.. No, seriamente, ti invito a farlo.. <continua a ridere. Lui conosce abbastaza da conoscere e Harleen, ecco. Di sicuro non avrebbe paura.> Vedi, la mia amata.. < Si porta una mano al petto con fare melodrammatico.> Non è una povera damina piagnucolante che ha bisogno di due braccia forti che la proteggano.. Si protegge anche troppo bene da sola.. <qui si provoca a caso, benissimo. Allarga le labbra in un ghigno malsano quando Dagon acconsente e intorno a loro il paesaggio cambia. Man mano si alza un vento forte che profuma di mare e spazza via tutto ciò che li circonda. E man mano.. Prende vita un sogno........ Non sono più sulla rupe, ma in ben altro luogo.>

DAGON
<sospira appena> quanta gente ho ammazzato? Direi troppa. O almeno abbastanza per non avere motivo alcuno di non accogliere la tua sfida e provare davvero a lanciarle un pugnale nel cuore, sono proprio curioso di sapere come potrebbe difendersi da una lama dentro la carne.. <sbatte poi le palpebre, ridendo e abbassando la testa nel frattempo> il santo? Come siamo blasfemi questa sera.. <all'asilo sono molto migliori di loro, secondo me. Risolleva la testa per guardarsi attorno, la fronte ora aggrottata> Ginevra non è una damina piagnucolante, tu le hai sparato al cuore! <alza giusto un poco la voce, perché finché si diverte a fare ironia su di lui non c'è problema, ma gli ha già detto che la sua donna non deve toccarla, in nessun modo. Fortunatamente decide di eliminare la distanza e colpirlo proprio quando il sogno inizia, distraendosi subito dopo per guardarsi attorno> ma che cazzo..

SAM
Sì, sì, colpiscila.. Mi raccomando mira bene e lancialo forte.. <lui è convinto che Harleen appena si vede arrivare un pugnale addosso lo scansa e glielo ritira in fronte. Crede molto nella sua donna.> Oh, poverina, le ho sparato al cuore.. <finge pure di frignare. Non ho parole. E quando gli arriva il colpo lo prende, ma glielo ridà pure sulla mandibola. Però diventa più serio.> E allora! Vuoi che ti rompa la faccia prima che abbia finito la mia opera, idiota che non sei altro.. <e nel frattempo la realtà si sfrangia mentre Sam si massaggia dove è stato colpito. Il mare all'orizzonte li circonda, il cielo si riempie di stelle che cambiano la loro posizione e una vela spiega accogliendo l'aria salmastra della notte. Lanterne appese all'albero maestro. Il legno umido e scricchiolante sotto i piedi. Sono su una nave.. E non una nave qualcunque.> Benvenuto a bordo, mozzo..

DAGON
<probabile che Harleen lo scansi, così come è probabile che se lo prenda in pieno. Dipenderebbe dal fattore sorpresa, un pò come ha fatto Sam quando ha sparato a Ginevra appunto> sarà fatto. <dopo di che si prende il pugno facendo un passo indietro> ma che cazzo ne so io, cosa accidenti stai facendo? <ora devono anche discutere su quando e come darsele, ottimo. Nel frattempo continua a guardarsi attorno, sempre più perplesso. Sbatte le palpebre, accarezzando la superficie liscia della porta di una cabina di legno poco distante da loro> una nave. Fantastico. Con tutti i posti che c'erano dovevi scegliere proprio quello più instabile, eh? <però gli scappa da ridere, perché di tutte quante ne ha provate negli anni, questa ancora non gli era capitata. Ed è veramente assurda. Apre la porta della suddetta cabina, afferrando una spada che scivola contro di lui mentre la nave si inclina appena. Col piede ne getta una verso Sam> dato che dobbiamo giocare.. <ma. Perchè.>

SAM
Poi me lo faccio raccontare da lei.. <ridacchia, sicuro che Harleen gli farà mangiare il coltello. Crede molto nella sua strega.> Sto solo cercando di dare un tono serio a tutto questo.. Non vuoi fare a botte? Molto bene.. Useremo altri stratagemmi.. Assolutamente puliti.. <alza le mani in segno di resa.> Non è instabile se sai come domare le onde.. <sam sembra stare assolutamente a proprio agio nonostante gli scossoni. Tira un vengo fortissimo che gli scompiglia i capelli e appena vede arrivare la spada la prende al volo e la rigira nella mano> Giochiamo.. <apre le labbra in un sorriso. Ha accettato la sfida...>

DAGON
<sfodera la spada, guardandone la lama lucida e affilata più di un rasoio> davvero è possibile domare il mare, Sam? E' una signora, e le signore sono difficili da gestire.. <sorride appena, allargando un poco le gambe per tenere meglio l'equilibrio. A differenza di Samael, se Dagon dovesse rotolare per il ponte, rischierebbe di sfondare l'orlo e finire in acqua, pesante com'è. Socchiude gli occhi per via del vento> mi ha insegnato mio padre a giocare con questi affari, sono sicuro invece che tu abbia fatto più che altro esperienza sul campo.. <eccome. Si prepara a colpire, sicurissimo che l'uomo parerà perfettamente. Del resto che fretta c'è, hanno tutto il tempo di giocare sul serio, oserei dire giorni. Peccato che ancora non lo sappiano. Mi viene in mente la scena di Jack e Will dentro la bottega del fabbro, in quanto ad idioti, ci siamo!>

SAM
<assolutamente. Come teste onorevoli sono uguali. Sam rimane con il sogghigno sicuro di sè.> E allora mettiamo a proprio agio questa signora, amico mio.. <para il colpo, infatti, perfettamente e con una grazia che non si direbbe di Samael che sembra tanto grezzo. E così i nostri due eroi lotteranno nel mare agitato che li incita alla lotta. Quanto durerà non lo sanno neppure loro, ma è sicuro che saranno ore e non saranno mai stanchi. In sogno difficilmente ci si stanca, ma Samael non se ne preoccupa ora.. Non sa come andrà a finire, ma crede davvero di avere la padronanza del sogno. In realtà.. Qualcosa gli sfugge, ma lo scoprirà solo a tempo debito. Ciò che è certo è che non barerà per mezzo del suo potere.. Sarà un incontro ad armi pari a bordo di una nave antica che sa di mare e di guerra.>

Dagon - Samael.
 
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..Kady..
view post Posted on 13/9/2012, 23:10




All’alba di quella mattina, mentre lei dormiva esausta sul pavimento, lui la prese in braccio, la portò a letto e se ne andò.
Prima di farlo, però, prese un vecchio foglio di carta, la punta di una matita e, per la prima volta nella sua vita scrisse una lettera. Non era esattamente una lettera d’amore, ma era quanto di più vicino ad essa potesse arrivare.
Le parole uscirono di getto in una calligrafia elegante ma frettolosa.

“Non ho mai scritto una lettera, a nessuno e per nessun motivo. Non sono bravo con le parole, soprattutto con parole come queste, per cui cerco di andare subito al dunque. Ti starai chiedendo perché io non sia lì con te a darti il buongiorno e dirti queste cose di persona, il motivo è semplice: siamo entrambi troppo devastati per affrontare l’ennesima lite della settimana.
Io non vado bene per te, e non avrei mai dovuto legarti a me in questo modo, questo è quello che penso adesso, che mi passa per la mente mentre ti scrivo e ti guardo dormire. Ho sempre saputo che sarebbe stato troppo per te da sopportare. Lo sarebbe per tutte le donne con un cuore ed io, anche se un cuore non lo ho, me ne rendo perfettamente conto. Ma ti volevo talmente tanto che ad ogni segnale ho preferito lasciar perdere pur di tenerti con me, egoisticamente. Perché è quello che sono, un egoista che pretende tanto e che in cambio è capace di dare troppo poco. Non posso continuare a distruggerti la vita, avrei dovuto lascarti con Adam, non farti innamorare di me (nonostante i vari tentativi di allontanarti non mi sono mai impegnato realmente per farlo, perché per quanto sapessi di essere un folle ti desideravo in un modo che andava ben al di là della mia determinazione. Già da allora la colpa è stata mia, ma la carne è debole e la mia nei tuoi confronti lo è stata fin dal primo momento, o forse dovrei dire fin dal primo morso?) ed ora saresti felice, con un uomo capace di renderti tale, di darti tutto quello di cui hai bisogno.
Io non posso cambiare Ginevra, non posso escludere la mia natura per stare con te, non posso essere un’altra persona per essere amato e ti giuro, ho sperato con tutto me stesso che tu potessi riuscire davvero a capirmi e apprezzarmi per quello che ero realmente. Ho sperato che tu potessi andare oltre quello che sono, che ti entrassi sotto la pelle al punto tale da non dover affatto dubitare di me. Mai. Quando ti ho sposata ho sperato che il tuo amore, un giorno, sarebbe stato così forte da permetterti di starmi vicino, soprattutto negli sbagli, perché dentro di te saresti stata certa che mai ti avrei fatto fare male di proposito.
La tua paura nei miei confronti ed il tuo rifiuto, l’averti sentita tremare sotto la mia mano, mi hanno fatto capire che non è così, che, tirando le somme, ho sbagliato tutto anche con te. Perché sì, è di nuovo colpa mia, sempre mia e di quello che sono nel profondo, nonostante le fette di torta, le case sugli alberi e le aurore boreali. Sono un Demone dell’Inferno. Ed a quelli come noi non è permesso amare. O forse ci è permesso, solo per darci modo di assaggiare i dolci morsi di quei denti affilati che i sentimenti come l’amore portano con se, morsi feroci, che non guariscono quasi mai. E quando lo fanno, lasciano il deserto in te. Sai, era quel deserto che mi portavo dietro io prima di conoscerti, prima di incontrare i tuoi occhi, la tua frivolezza di ragazzina, la tua bellezza di vampira, il tuo corpo da donna. Tu non hai idea di quanto sia difficile resisterti, di quanto in questo momento vorrei gettare via questa stupida lettera e perdermi in te fino a non ricordare più nemmeno il mio nome. Ma sto divagando.
Se io dovessi tornare a Casa mia, da solo e per sempre, per la mia gente avrò fallito con te. E tu sarai nuovamente libera di rifarti una vita, una vita DEGNA dei tuoi sorrisi e della tua dolcezza.
Tuttavia, nonostante tutto, ho fatto una promessa, e per quanto bastardo io sia, non intendo tradire anche questa. So di averti detto, all’inizio di questa cosa che non ho nemmeno il coraggio di chiamare lettera, che non voglio rovinarti più la vita. Ma non sta a me decidere, non da solo, se a questo punto ti farò più male andando via o restando con te. Ho promesso che sarei ritornato da te, sempre. Ed è quello che farò se tu dimostrerai di volermi ugualmente con te, di non volere solo l’uomo che ti ha detto ‘ti amo’ a Londra, ma anche e soprattutto quello che ti ha ferita e che, probabilmente, senza volerlo, lo farà ancora.
Non sarò mai, Ginevra, mai, il marito, un padre o l’uomo che ogni donna sogna. Ma sarò l’uomo che, a modo suo, ti starà accanto per tutta la vita. Devi solo decidere tu, e ti prego di farlo con estrema lucidità, se davvero sei pronta a questo per me, per noi.
Continuare, nel caso opposto, sarebbe solo una sofferenza continua, alternata da meravigliosi ma falsi momenti di gioia tra due persone che sapranno di non poter stare insieme davvero.
Ti aspetterò, pronto a qualsiasi cosa tu sceglierai. Se non verrai, capirò. Mi riterrò libero dalla mia promessa e tornerò a fare ciò che mi riesce meglio, ciò per cui sono nato: uccidere. Belial non vedrebbe l’ora di avermi in uno dei suoi eserciti e, del resto, non avrei più niente da perdere, una volta persa te.
(So cosa stai pensando adesso, ed è vero, ti avevo anche giurato che non ti avrei mai permesso di andare via da me, ma te lo avevo giurato prima che la tua reazione mi facesse capire molte cose. Tu non hai idea di quanto io speri di sbagliarmi, ma non posso e non voglio condizionare la tua decisione con le mie parole. Ti prego, sii razionale o la prossima volta, sarà peggio per noi. )
Sai dove trovarmi.

P.s. Se non si fosse capito bene, ho detto riflettere e decidere LUCIDAMENTE, Ginevra. Non piombare qui dopo due ore, perché sarebbe come non aver risolto niente. E non piangere, so che lo stai facendo, posso quasi sentire il sapore delle tue lacrime salate.

P.p.s. Siccome sono fondamentalmente uno stronzo, e dovrai abituartici se sceglierai di restarmi accanto, ti prego calorosamente di non dirmi mai più che quello che farò sarà l’ultima cosa di cui godrò con te. Metti in conto, nella tua scelta, che se me lo ripeterai andrò a prendere le elfe che ti piacciono tanto a darò a loro e soltanto a loro TUTTO il mio piacere. Ora so che hai messo il broncio, così come so che non credi assolutamente che farei una cosa del genere. Ma hai detto delle brutte parole, brutte per due che, come noi, vivono di contatti.

Rifletti, Ginevra. Tutto questo non è uno scherzo. E, soprattutto, cresci, sciocca ed indisponente ragazzina.


D.

Scrisse le ultime parole con un sorriso leggero sulle labbra, firmò con la sua iniziale, calcando più volte con la matita. Sarebbe bastato.
Piegò il foglio a metà e lo ripose sotto la loro foto incorniciata. Il primo oggetto personale che insieme sistemarono dentro la casa sull’albero. La lettera sarebbe stata visibile solo ad un occhio molto attento, ma lui sapeva che lei l’avrebbe trovata, prima o poi, perché addosso a quel pezzo di carta ci avrebbe sentito il suo odore.
 
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view post Posted on 11/10/2012, 20:04
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La scorsa notte, Castello di PoE, Camera di Dagon {e Ginevra}

Non se n’era andata, non ce l’aveva fatta. Dire che non ci aveva pensato era una bugia, ci aveva riflettuto a lungo, certo per quello che poteva definirsi “riflettere” nello stato in cui il demone l’aveva lasciata. Ma anche in quella terribile confusione che le si era creata attorno, aveva mantenuto salda l’unica cosa che poteva definirsi il suo punto fermo: Dagon. E li, in quella stanza, Dagon era presente in ogni cosa e forse era proprio per questo che non era riuscita ad andarsene. O forse, anche, perché preferiva rimanere coerente con quel poco di coerente che c’era in lei, facendo la rompipalle, come lui amava definirla, fino all’ultimo, rimanendo li fino a che lui non sarebbe tornato e riprovarci, a parlare, a discutere, a scusarsi… Insistere. Ancora una volta, ancora mille. Non era più quella che scappava ad ogni problema, lo aveva promesso a se stessa e soprattutto a lui. Non sarebbe scappata, ma avrebbe trovato la soluzione. Tutto pur di riaverlo con sé, avrebbe fatto di tutto e mai questa parola aveva compreso così tanto.
L’aveva lasciata in piedi in mezzo alla stanza e ancora era li, non avrebbe saputo dire se erano passati secondi, minuti oppure ore, per quel che ne sapeva lei era già passata una vita intera da quando l’aveva lasciata. Lasciata. La parola le rimbombava in testa come un’angosciante cantilena che si ascolta per caso ma che non si riesce più a togliere dalla mente, perché è qualcosa di talmente insidioso che, anche volendo, turba così tanto da non poter fare a meno di pensarci.
Non ci credeva ancora e decise che non doveva crederci, che forse era un brutto sogno che durava da settimane e che ora era culminato in un incubo vero e proprio. Si convinse che, una volta sveglia, non se ne sarebbe neppure più ricordata e la sua vita sarebbe continuata così com’era prima di tutta quella confusione: lei e Dagon.. Soli. Neppure l’idea di un possibile figlio l’avrebbe mai sfiorata così com’era stato fino adesso. Invece, proprio come se l’avesse richiamato ai propri pensieri da un’epoca lontana, nella sua mente, nelle sue orecchie e, maledicendosi, anche nel suo cuore, risuonò di nuovo quel flebile rumore che era diventato parte dei suoi giorni.
Tum tum
Non avrebbe saputo come definirlo. Era più forte del battito d’ali di una farfalla, ma meno rumoroso di quello di un passero. Era meno intenso dello schiocco di un bacio appassionato ma più sentito di un cauto sfiorarsi di labbra.
Tum tum
Era come sentire i passi di qualcuno di conosciuto, qualcuno di conosciuto ma lontano che piano piano si avvicinava. Qualcuno che, una volta arrivato nel cuore della notte, per non svegliare chi era già addormentato si toglieva le scarpe camminando sul tappeto.
Tum tum
Era il battito del cuore di suo figlio. La sua gioia e la sua condanna. Si sfiorò la pancia. C’era una lieve rotondità che, si rendeva conto, avrebbe notato solamente lei che poteva così accuratamente accorgersi dei cambiamenti del suo corpo. Era ancora in quel periodo in cui, secondo lei, la gravidanza rimaneva qualcosa di segreto tra una madre e un figlio. Nessuna pancia che sottolineasse la cosa agli altri, nessuno che accorgendosi di questa avrebbe potuto fare domande. Era in quel momento delicato in cui solo lei lo sapeva e poteva ancora gelosamente custodirlo. Decise in quel momento di provare disgusto per quelle madri che si facevano toccare il pancione dalle amiche come se fosse un vestito nuovo. Il suo pancione sarebbe rimasto suo, qualcosa da proteggere e non da sbandierare in giro. Decise anche che lei non si sarebbe mai comportata così perché lei non avrebbe mai avuto l’occasione di arrivare a quel punto della gravidanza. Ma l’avrebbe interrotta prima. Ora.
“Abbiamo fatto un grosso casino io e te, lo sai?”
Tum tum

Si asciugò le lacrime e chiamò a gran voce la Madre. Non si sarebbe di nuovo fatta prendere in giro da quel suono lieve e sconcertante che ora le rimbombava nelle orecchie. Era stata debole e, maledizione, dava ragione a Dagon. Se continuava a comportarsi così, a cedere a stupidi sentimentalismi, non sarebbe mai stata degna di lui. E lei voleva esserlo, voleva renderlo orgoglioso di sua moglie, non farlo pentire di averla scelta.
“È colpa tua, tu hai fatto un grosso casino. Io non ti volevo, non ti ho mai voluto. Si può sapere perché hai scelto me? Non voglio fare la madre, capito? Non posso, non so come si fa e ti farei più male che bene.. Mi capisci? Questa cosa non può esistere..”
Tum tum

Richiamò la Madre un paio di volte ad alta voce. Nessuna risposta, nessun alone luminoso, nessun rumore. Nessuno, tranne uno.
Tum tum
“Devi smetterla, ok? SMETTILA!”

Urlò l’ultima parola, sfogando con questa tutta la rabbia verso di lui. Richiamò ancora la Madre e ancora e ancora e mai nessuno le rispose. Continuò fino a che non venne a mancarle la voce e invece le lacrime ripresero a scendere. Si sedette sul letto, sfinita, rannicchiandosi subito dopo sulle lenzuola che avevano ormai impregnato il profumo di suo marito. Si strinse la pancia in un gesto disperato, indecisa se abbracciare quella parte di Dagon che era in lei o se graffiarla via con tutte le sue forze, sperando che se ne andasse da sola sentendosi indesiderata. Con quell’ultimo pensiero tremendo di terribile speranza si addormentò esausta senza rendersene conto quando ormai il sole stava sorgendo.

Poco fa, Castello di PoE, Camera di Dagon {e Ginevra... E Bau}

Era sveglia ormai da quasi un’ora, il sole era ormai tramontato e l’oscurità regnava sull’Isola. Lo aveva deciso appena aveva aperto gli occhi: se la Madre non voleva venire ad aiutarla, lo avrebbe fatto da sola. Non aveva tempo per cercare qualcuno e ancora meno per convincere chicchessia. Aveva bisogno che tutto tornasse com’era prima, aveva bisogno di Dagon e, quando lui sarebbe tornato sperando di avere la camera libera, l’avrebbe trovata. E questa volta sarebbe stata sola, nessun bambino indesiderato in mezzo a loro. Gli avrebbe fatto capire quanto ci teneva a lui, quanto fosse importante... Quanto fosse al di sopra di tutto e soprattutto di tutti per lei.
Aveva passato l’ultima ora a cercare un oggetto con cui tempo fa aveva familiarizzato e non per sua scelta. Non sapeva dove lo tenesse però Dagon, perché non le era mai interessato curiosare tra le cose del marito né, tanto meno, aveva mai avuto bisogno di questa cosa in particolare. Le rimaneva solo il comodino da frugare e fu proprio nel cassetto di questo che lo trovò. Era in un astuccio elegante, di velluto nero, leggero e pesante al tempo stesso per i ricordi che portava con sé. Si sedette sul tappeto ai piedi del letto, tenendolo tra le mani e sfilando con cautela il velluto. Appoggiò la custodia per terra e, con timore e reverenza al tempo stesso, esaminò alla luce della luna ciò che teneva ora in mano. Un bisturi. Se lo ricordava perfettamente e con lui ricordava allo stesso modo il dolore che aveva provato quando Dagon, il suo salvatore, le aveva tagliato entrambi i polsi fino a farla quasi morire… E allo stesso tempo a salvarle la vita.
Era consapevole che quel dolore ora sarebbe stato mille volte più forte? Si. Voleva farlo? Si. Era pronta? Se continuava a pensarci non lo sarebbe mai stata, aveva bisogno di agire subito, di... Eliminare il problema. Non voleva lasciare spazio ai sensi di colpa, non voleva pensare a quello che veramente stava facendo, non voleva pensare nemmeno per un attimo che stava per uccidere suo fi... NO, non era suo figlio. Era qualcuno di indesiderato che stava rovinando la sua vita e quella di suo marito. Era qualcuno a cui aveva sbagliato ad affezionarsi, qualcuno che andava eliminato, un peso che non voleva.
Si alzò, accese la luce,si mise davanti allo specchio.
Si svestì lasciando cadere a terra ogni indumento, il bisturi duro in mano, e, preso un profondo respiro, cominciò a tagliare.
Ginevra non era Dagon, Ginevra non era un chirurgo.
Ginevra non sapeva quello che stava facendo ma lo faceva comunque.
Ginevra era solo guidata dal folle amore per suo marito.
Non aveva idea di quale fosse il punto giusto, di come si tenesse in mano quell’infernale arnese né di come lo si dovesse usare. Sembrava tenesse in pugno un coltello da cucina e, proprio come avrebbe fatto questo, il bisturi nelle sue mani inesperte non tagliava la pelle, la lacerava senza pietà.
Non smise. Non si fermò nemmeno un istante. Non quando iniziò a sentire il dolore peggiore della sua vita, né quando a incredibile velocità il sangue cominciò a uscire copioso dal taglio che le sfigurava la pancia, né quando le sembrò, in lontananza, di sentire dei guaiti e qualcuno o qualcosa, in quel momento non si rendeva conto di nulla se non del suo corpo, che grattava contro la porta.
Continuò a tagliare, gemendo e singhiozzando, insensibile alla debolezza di tanto sangue perso, troppa l’adrenalina in circolo per quel gesto sconsiderato, valutando in quel momento di follia se il taglio bastava oppure no, se era profondo quanto le occorreva. Non lo sapeva, ma sperò di si, perché nella sua pazza logica insensata era ora di incidere verso l’interno, di estirpare letteralmente suo figlio dal suo grembo.
Puntò il bisturi al centro del taglio, iniziando con una smorfia orribile in volto a tagliare verso l’interno. Si fermò solo perché d’un tratto ebbe la sensazione che l’inferno stesso fosse fuori dalla porta. Si girò esitante, il bisturi fermo dentro la ferita aperta, il sangue che continuava a colarle lungo le cosce formando una pozza scura, densa e sempre più vasta ai suoi piedi. Un ringhio basso e sommesso. La porta barcollò. Il bisturi la tagliò dove non doveva perché le stava tremando la mano. Aveva paura e non capiva cosa stava succedendo. Un secondo ringhio, più feroce del primo, più intenso e crudele. La porta questa volta volò dai cardini e un mastino infernale si avventò su di lei senza lasciarle il tempo di accorgersi di quello che stava succedendo.

Edited by • Mirage - 11/10/2012, 21:32
 
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pucca85
view post Posted on 28/11/2012, 02:31




Edonil
<c'è un vecchio capannone alla periferia del villaggio, probabilmente un vecchio magazzino abbandonato di un qualche negozio, sarebbe vuoto se non per qualche scatola di cartone sparsa in giro e per delle catene che pendono da una delle travi di ferro del soffitto..le catene legano i polsi di un elfo dai capelli biondi, i lineamenti delicati caratteristici della sua razza accentuati dalla giovane età, è evidente che non dimostra più di 16 anni...il ragazzo non mostra nessuna ferita sul corpo, non un taglio, nemmeno un graffio, ma quel che resta dei suoi vestiti è macchiato di sangue..e c'è del sangue anche sul pavimento, vicino ai piedi dell'elfo..respira ancora, ma non si muove, ha gli occhi chiusi e un espressione supplicante in viso.
Di fronte a lui c'è una ragazza della medesima età, lineamenti delicati simili a quelli del ragazzo, ma dai capelli bianchi come la luna e la pelle nera come la notte che sembra essersi fermata dentro quel capannone..stringe un pugnale nella mano destra e lo punta diritto verso il cuore dell'elfo> io te lo avevo detto..<sussurra queste parole sfiorando le labbra del ragazzo..non lo ha scelto a caso..è un suo compagno di classe, uno che probabilmente si divertiva a prenderla in giro per quello che è, uno che probabilmente le piaceva..si prende anche quella specie di bacio, guardandolo..
Sono giorni che lo tiene lì, torturandolo e ferendolo per poi curarlo..ogni volta facendolo arrivare quasi a morire per poi ricominciare da capo..ha scoperto di aver ereditato un potere interessante da sua nonna..ma adesso il giochino si è rotto e lei si è stufata..stringe più forte il pugnale nella sua mano e allo stesso tempo lo preme con più decisione anche contro il petto del ragazzo,ma ancora non affonda..>

Belial
<probabilmente l’ha tenuta sotto i suoi occhi per giorni. Probabilmente sapeva di quell’amore pure e ingenuo che, spesso l’esperienza ci insegna, si tramuta in un doloroso scambio di battute pungenti in cui il più forte –o presunto tale- si prende il diritto di sbeffeggiare la parte che crede debole. Sicuramente avrà conosciuto le parole di scherno rivolte alla giovane drow, tuttavia non è intervenuto. No. Solo ora ha decretato che può entrare in scena. Solo ora che ha studiato quanto può essere sadica la sua piccola creatura. Rumore di passi sul cemento del caseggiato. Tic. Toc. Tic. Toc. Un orologio che scandisce i secondi. Sempre più vicino, l’aria si riempie di un profumo inconfondibile. Zolfo e fiori freschi, acqua di colonia costosa. Una risata spezza il silenzio e un’ombra si allunga lungo il pavimento fino a sfiorare le creature viventi, una macchia di petrolio che si spande e inghiotte tutto ciò che incontra.> Vero.. Ve lo aveva detto.. <una voce spezza il silenzio. Una voce profonda, altrettanto inconfondibile. La voce del demone di nome Belial. Il cilindro a nascondergli i lineamenti crudeli e perfetti, solo gli occhi luminosi rischiarano quei tratti tanto malvagi che un tempo altro non furono che quelli di un angelo. La camicia ben inamidata, la giacca che gli cade perfettamente sui pantaloni di fine fattura. Impeccabile come sempre osserva la scena con un’aria divertita, uno spettatore di un’arena che guarda due gladiatori lottare sino alla morte in un macabro spettacolo.>

Edonil
<distoglie lo sguardo dal ragazzo quando sente la voce di Belial, lo guarda, riducendo gli occhi quasi incolori a due fessure, non lo sa se è disposta a farsi vedere da qualcuno in quel momento..non si era accorta che ci fosse qualcun altro nel vecchio magazzino..si distrae solo un attimo però, poi torna a guardare il giovane elfo che non ha nemmeno sentito la voce del demone..
Torna a stringere il pugnale, ha il respiro affannato quasi come quello del ragazzo che ha di fronte, ma stavolta non esita più..affonda la lama del pugnale nel petto dell'elfo, nel punto esatto in cui si trova il cuore..quando estrae l'arma il sangue comincia ad uscire dalla ferita e lei non fa altro che guardalo morire, osserva ogni cosa..
Il momento in cui l'elfo apre gli occhi per un'ultima volta, il momento in cui esala l'ultimo respiro..quello in cui la luce della vita abbandona gli occhi del ragazzo.
Accarezza i capelli biondi per un'ultima volta, con dolcezza, con la stessa mano sporca di sangue con cui ancora stringe il pugnale, poi lo lascia cadere per terra, il rumore metallico dell'arma sul pavimento è come se la svegliasse..ed a terra ci finisce anche lei, in ginocchio di fronte all'elfo morto..
Ha fatto quello che voleva, è vero, ma adesso deve fare i conti anche con l'altra parte di sè..quella parte che somiglia tanto ad una ragazzina spaventata di 16 anni..adesso non si torna più indietro, e lo sa bene.
Ha appena ucciso l'unico ragazzo per cui avesse mai sentito qualcosa, un qualcuno che però l'ha fatta soffrire come solo un amore adolescenziale può fare..adesso è il momento in cui si rende davvero conto di quello che ha fatto..
Si osserva la mano sporca di sangue e trema..ha preso una decisione questa notte, forse la più importante della sua vita..ha davvero deciso da che parte stare..>

Belial
L’amore è un suicidio.. <si porta ad appoggiare una spalla ad una colonna fatiscente del capannone sul quale sono disegnati strani segni che potrebbero sembrare privi di senso. Incrocia le braccia al petto ed osserva la scena in ogni minimo dettaglio. Non gli è sfuggito nemmeno un solo sussurro di Edonyl, troppo vecchio per non capire cosa ha provato in quel momento.> L’amore è sofferenza.. Hai imparato questo, piccola mia, stasera? <domanda con semplicità accennando un sorriso di comprensione. Poi sospira.> Se posso farti un appunto, però.. L’avrei tenuto un po’ più agonizzante.. Insomma.. Una morte tanto rapida per un cuore spezzato? <scuote la testa, un rimprovero quasi paterno, ma senza ombra alcuna di ira.> No, mia cara.. Un cuore spezzato merita molto di più.. Ora.. Non voglio dire che un cuore si possa aggiustare con tanta facilità, ma sicuramente è una buona base per partire dalle macerie.. <assottiglia lo sguardo e stacca la spalla dalla colonna per avvicinarsi alla drow e quindi al cadavere del ragazzo.> Ora dimmi.. Cosa hai provato mentre affondavi la lama? Sollievo? Rabbia? Hai rivisto nei suoi occhi le sue parole di scherno? <scuote la testa scostando un ciuffo di capelli imbrattato di sangue del ragazzo.>

Edonil
<all'inizio non sembra nemmeno sentire le parole del demone, troppo presa da quello che ha fatto, l'adrenalina che sente addosso non le consente di essere lucida.
Non è semplice cercare di riprendere il controllo, il cuore sembra scoppiarle in petto..se ne rimane in ginocchio, con lo sguardo perso nella pozza di sangue ai piedi del ragazzo, fino al momento in cui Belial tocca il giovane elfo..
In quel momento torna ad impugnare il coltello e si alza in piedi di scatto puntando l'arma contro il demone..> non toccarlo..<non sa bene quello che sta facendo, tutto questo è forse troppo grande per lei, ma sa che quella è roba sua..> non toccarlo..<dal suo punto di vista il ragazzo ha sofferto abbastanza, in fondo sono giorni che lo tortura portandolo quasi alla morte per poi ricominciare dall'inizio..> adesso è finita..<continua a puntare la lama del coltello contro il demone, è probabile che nello stato in cui si trova, affonderebbe la lama pure nel suo di petto..le trema anche un po' la voce mentre parla, ma non la mano..quella è ferma e la stretta è sicura..>volevo sapere cosa avrei provato a vederlo morire..come mi sarei sentita dopo aver cancellato quel suo sorrisetto per sempre..adesso sì..sono sollevata..<sembra farsi pensierosa poi, ma non accenna a farsi meno aggressiva> l'amore è un suicidio..forse hai ragione, forse stanotte è morta una parte di me che mi mancherà più di quanto potrà mai mancarmi lui..<perchè forse quel ragazzo non le mancherà per niente..non le mancheranno certo tutte le parole di scherno che lui le ha rivolto, ne tanto meno l'indifferenza con cui la guardava..
quella però è la morte della parte di sè che è uguale a sua madre, la fine di un'infanzia passata nell'amore di chi l'ha cresciuta con affetto..adesso non potrà più giocare a fare l'elfetta buona a PoG con i nonni..> Ora dimmi tu Belial..cosa succede adesso? <glielo sta chiedendo davvero, come se pretendesse una risposta dal demone, guardandolo negli occhi e continuando a puntargli contro il pugnale>

Belial
<quando Edonil brandisce il coltello lui si gira e con somma calma si avvicina muovendo pochi passi. Di nuovo il ticchettio dei passi a scandire i secondi che passano. Allunga una mano e le prende il polso col quale tiene impugnato il coltello. La stringe fino a farle mollare la presa e prendere possesso dell’arma bianca.> E’ tutto tuo, fiore di campo.. <ritrae la mano e rigira il pugnale con fare ipnotico mentre inizia a camminare avanti ed indietro fra il ragazzo ucciso e la ragazzina tremante.> Sai, io credo che lui non ti mancherà affatto.. Cosa dovrebbe mancarti? I sorrisi di scherno? Le parole crudeli? O forse le illusioni che sono peggio di sassate sul cranio? <si ferma esattamente fra lei e il ragazzo coprendone così la visuale.> Ora cosa succede? Cosa credi che succederà? Passeranno i giorni.. I mesi.. Il suo nome verrà cancellato dalla tua mente e al suo posto arriveranno altri nomi, altro sangue.. Altra sofferenza.. Poiché, mia cara, credevi forse di far parte di un mondo buono? Tu non ti sentirai mai in colpa per quello che hai fatto stanotte..

Edonil
<non ci vuole molta della forza del demone prima che le si dipinga sul volto una smorfia di dolore e molli la presa sul pugnale, è fragile come ogni drow..si massaggia il polso mentre osserva ogni movimento di Belial, poi guarda per un secondo anche il corpo del giovane elfo..forse, adesso che non può più farle del male, le sembra anche più bello..> nessuno è come me..<non si capisce se lo dica con una nota di orgoglio o con del dispiacere, in fondo ci sono entrambe le cose nel tono della sua voce> dovrebbe mancarmi, è così che dovrebbe essere no? tutti nella vita arrivano a desiderare qualcosa così tanto da volerla distruggere quando si rendono conto che non potranno mai averla..in pochi arrivano a farlo davvero però..io non credo che ci sia qualcosa di sbagliato, forse è per questo che non mi sentirò mai davvero in colpa per quello che ho fatto stanotte..<scuote la testa quando il demone si ferma tra lei ed il ragazzo e parla quasi con rabbia adesso> lui mi ha fatto male, questo è quello che si meritava..se la giustizia non esiste sarò io a fare la mia..ma è stato bello crogiolarmi nelle mie illusioni, almeno per un po'..<è giovane, ed ogni tanto, non le dispiace far finta di essere come ogni sua compagna di scuola..lei non ha amiche se non sua sorella..che è l'esatto opposto di lei..> davvero non c'è posto per niente di normale per me? io..forse dovrei vergognarmi per aver solo pensato che potevo essere come ogni ragazza della mia età..non lo so..<lo sa che la risposta alla sua domanda è quel ragazzo morto ed incatenato..> altri nomi ed altro sangue, questa è la verità..<guarda la lama del coltello nella mano di Belial, è ancora sporca di sangue..> un mondo buono esiste, ma è evidente che io non ne faccio parte..e se davvero è così forse dovrei trovare un modo per ricordarmi questa notte per sempre..

Belial
<il demone continua a far roteare il pugnale nella mano mentre ascolta le parole della fanciulla e ne osserva i gesti: si sofferma sugli occhi e sulle labbra che si muovono ipnotiche e senza freno, come se fossero i suoi stessi pensieri a voler essere vomitati all'aria tiepida della notte.> Nessuno è come te.. Oh, sì, forse.. Ciò che mi perplime ora è.. Edonil, vuoi tu essere normale o vuoi che nessuno sia come te? Decidi prima questo.. Vuoi essere omologata al resto dell'universo e goderti il tuo focolare domestico, il tuo angolo sicuro in cui nulla possa toccarti.. Oppure vuoi innalzarti a qualcosa che gli umani definirebbero "speciale"? Vuoi esserlo Edonil? Vuoi essere speciale come non ha mai capito questo poveretto che giace ai tuoi piedi? <lo indica con un cenno del mento con una vena di disprezzo nella voce. Per lui non è altro che carne quel cadavere.> Goditi questa immagine di Lui a terra ai tuoi piedi.. E cerca di ricordare le urla che ha lanciato quando lo hai colpito.. Ma io credo che tu non abbia agito con la giusta razionalità, sai? Ma sei ancora giovane.. Hai ancora così tanta strada davanti a te.. Se troverai il sentiero giusto.. <sentenzia con malizia e un tono mellifluo di chi ha la sicurezza di avere la risposta nelle proprie mani.>

Edonil
<abbassa lo sguardo sulla sua mano ancora sporta di sangue e cerca di pulirla come può strofinandola contro il vestito che indossa, sta cercando di prendere tempo prima di parlare, quello che ha fatto stasera è stato preparato con cura..l'unica cosa che non era prevista è proprio la presenza del demone che si diverte a giocare con il suo pugnale> Non c'è mai stato niente di normale in me, io non voglio essere come gli altri, non voglio vivere nell'ipocrisia di un'amicizia fraterna professata come possibile, quando poi quello che lega una persona ad un'altra è solo il raggiungimento di un interesse personale..non voglio credere nell'amore se poi fa così male, io voglio prendermi quello che mi spetta..<fa una piccola pausa fermandosi di nuovo a guardare il giovane elfo, avrà anche agito in modo razionale e pensato, ma le motivazioni che l'hanno portata a compiere quel gesto non hanno niente a che fare con il raziocinio>è per questo che è successo tutto..<si ferma di nuovo a pensare per qualche secondo, poi alza lo sguardo sul demone, fissandolo in quegli occhi che sembrano vedere cose che a lei sfuggono> Ti starai divertendo immagino..dal tuo punto di vista la situazione deve sembrarti quasi comica, tu te ne stai lì con il tuo cilindro ed il tuo completo impeccabile e sembri conoscere ogni risposta..è proprio questo che seduce nel male, non è così? Fornire modelli di felicità realizzabili è un po' il tuo mestiere..conoscenza e successo in vendita al migliore offerente..e credo che per stasera io abbia avuto la mia dose..
 
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1701 replies since 26/1/2009, 01:11   41233 views
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