The Return Incidents, Topic di Scrittura

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• Mirage
view post Posted on 7/5/2012, 19:18 by: • Mirage
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Inferno, alcune settimane fa

Dulcinea

Erano passati pochi giorni da quando Ren aveva lasciato l’inferno. Sua madre lo aveva cercato disperatamente ma l’unica cosa che aveva trovato era stata la sofferenza. Non aveva idea del fatto che suo figlio fosse scappato con suo padre, ma qualcuno aveva fatto di tutto pur di tenerla all’inferno. Un demone, probabilmente una sentinella, l’aveva trovata nei corridoi del castello e l’aveva torturata, per ore. Senza un apparente motivo. In realtà un motivo vi era, ma Dulcinea non sarebbe mai nemmeno riuscita a supporlo. Non sapeva CHI era suo figlio, non sapeva cosa sarebbe stato capace di fare. Non sapeva che creature molto potenti, oltre Georgian, erano interessate a lui. Devastata in ogni fibra fisica e morale, era stata abbandonata nella stanza delle torture, legata per polsi e caviglie a una ruota che non aveva nulla a che fare con la fortuna. Il sangue le colava dai polsi lacerati, dalla testa, nel petto, molto vicino al cuore, aveva conficcato un paletto di legno. Non abbastanza per ucciderla, ma per metterla fuori gioco sicuramente si.

Aleesha

Anche se ormai era morta, Aleesha era ancora la vitalità in persona. Non stava un attimo ferma e si poteva dire che ormai grazie a questo suo continuo correre avanti e indietro conosceva l'inferno molto bene. Lo stesso, purtroppo, valeva per suo figlio. Suo figlio che non vedeva da un paio di giorno e, quando succedeva, era talmente per breve tempo che non aveva nemmeno un momento per salutarlo. Dopo aver appreso della storia di Maya da suo padre, Noah era diventato sfuggente anche con lei, ma se prima era disposta a lasciargli i suoi spazi, ora era preoccupata per lui. Come tutti i bambini cuoriosi sapeva che i luoghi meno sicuri erano sicuramente quelli che lui prediligeva e, infatti, ora era proprio nel corridoio delle torture che lo cercava. "Noah!" Lo chiamò una volta, aprendo una prima porta che si aprì su una stanza nuova. Quel bambino era così terribilmente umano e in pericolo in un posto simile, eppure lo preferiva li che non solo a Return. "Noah!" Richiamò il figlio, aprendo una seconda stanza. Diede una rapida occhiata in giro, un corpo tumefatto e ferito giaceva appeso sulla ruota delle torture. Quanti ne avevi già visti? Davvero tanti, infatti senza indugiare oltre stava già per richiudere la porta, certo non erano affar suo le pene di quella creatura, quando qualcosa in quel volto straziato le fece spalancare gl'occhi e correre dentro di colpo. "Dulcinea! Per Elvira, cosa.." Cosa le era successo? Bè che era stata torturata le pareva fin troppo ovvio. Iniziò a esaminare ogni ferita e ogni taglio, indugiando insicura con lo sguardo sul paletto.

Dulcinea

Al contrario della lupa,la vampira era l’esatto opposto della vitalità. Non solo per via della sua natura così intimamente legata alla morte, ma proprio perché sembrava che nulla di *vivo* fosse rimasto in lei appesa a quella ruota micidiale. Era rimasta lì per chissà quanto tempo e, dopo tutto il sangue perduto, il suo colorito era diventato violaceo, la pelle quasi rinsecchita e i bulbi oculari, a momenti, le uscivano dalle orbite. Ma non era morta, non completamente. In lontananza le arrivò l’odore di una persona che conosceva molto bene, sentiva delle urla lontane. Non riusciva ad essere certa che si trattasse di Aleesha perché anche quando la lupa parlò dopo essere entrata in quella stanza, quelle parole non le arrivarono chiare nella mente. Era come se l’amica stesse farfugliando e, sebbene tutto la riconducesse a lei, sapeva che all’inferno c’erano demoni capaci di emulare gli altri esseri. “S..” Non riusciva a parlare, né tantomeno a muoversi. Ma non aveva perso lo spirito combattivo che faceva parte di lei. Restò in silenzio qualche attimo per racimolare tutte le sue forze poi disse una sola parola. L’unica che le avrebbe fatto capire se quel’ombra sfocata che vedeva, era proprio Aleesha. “Sangue”.

Aleesha

"Chi è stato.. Vorrei sapere chi ha provato a fare questo.." scuote la testa incredula di aver trovato Dulcinea in quelle condizioni. Continua a girarle intorno cercando di capire com'è messa e, alla fine, sotto tutto quel sangue trova i legacci che la tengono ancorata alla ruota. "SAngue, certo, ma non ora.. Prima devo tirarti fuori di qui.." Sospira, appoggiandosi col corpo addosso alla vampira "Ti darei da bere il mio, ma.." bè, è morta, non le farebbe bene, anzi, peggiorerebbe e basta. "Quando ti senti cedere appoggiati a me, va bene?" Ora le scioglierà i nodi dei legacci, ovviamente il peso di un corpo morto le franerà praticamente addosso, ma è l'unico modo che ha per toglierla da quella ruota letteralmente infernale e poi aiutarla con il paletto " Restisti, farà male, ma.. Oh ti prego Dulcinea, ci sono io!" Era dispiaciutissima delle condizioni dell'amica, così subito inizia ad armeggiare col nodo del primo braccio.

Dulcinea

Per quanto volesse, non riusciva nemmeno a sforzarsi per parlare. I legacci le stringevano polsi e caviglie fino a farla sanguinare, ma non era per quello che avvertiva quel peso opprimente sul petto. La punta del paletto le sfiorava appena il cuore e sentiva che, con un movimento sbagliato, il suo corpo si sarebbe potuto trasformare in cenere. “ah.. ah.. ah..” Non era una risata la sua, ma un urlo soffocato di terrore quando la lupa le si posò sul suo corpo. Non aveva mai temuto così tanto la morte con il quel momento. Aveva paura di perdere tutto quello che aveva costruito, di non poter rivedere i suoi figli. E in quei pensieri che si lasciò scivolare sul corpo dell’amica, quasi inconsapevole di avere un braccio libero. “Aiutami..” Era quello che stava facendo, ma con quel paletto nel petto, era difficile percepire la realtà lucidamente.

Aleesha

"Sh, calma Dulcinea.. Sto cercando di fare piano.."
Infatti, per come poteva, cercava di tenersela addosso senza sfiorare il paletto che, anche se non sapeva essere così vicino al cuore, immaginava comunque tenesse la vampira a un passo dalla morte. Una volta slacciato un polso, passò al secondo, cercando di usare sempre il suo corpo come sostegno per l'amica: non era facile, ma ci riuscì liberandole entrambi i polsi. "Ora viene la parte più difficile.. Devi ascoltarmi, Dulcinea.. Un piccolo sforzo poi non ti chiedo più nulla.. Ti devo liberare le caviglie, ma rischi di rovinarmi addosso e muovere il paletto.." Chiuse gl'occhi un istante e, quando li riaprì, una pedana, che niente non era se non una semplice lastra di metallo creata dalla sua illusione, stava ai piedi della vampira, esattamente a sfiorarne le piante. "Quando senti una caviglia libera appoggiati alla lastra e cerca di tenerti su, si tratterà di un secondo, sarò velocissima a liberare anche l'altra e portarti via.." aspettò un cenno di assenso da parte di Dulcinea, poi iniziò a slacciare i cordini della prima caviglia da liberare.

Dulcinea

Calma. Era davvero quello di cui aveva bisogno, ma non riusciva a smettere di pensare a quello che aveva subito per mano di chi nemmeno sapeva cosa volesse da lei. Era stata torturata senza un’apparente motivo e tutto quello che lei voleva, era solo trovare suo figlio. Le parole della lupa le arrivarono in lontananza, come un’eco appena udibile. Poi sentì entrambi i polsi liberi ma non aveva la forza necessaria per reggersi all’amica e le cadde addosso a peso morto. Aveva capito che, una volta libera dai legacci, avrebbe dovuto cercare di sostenersi da sola e, dopo aver annuito alle parole dell’amica, avverti la sensazione di qualcosa di solido sotto i piedi. Non si chiese cosa fosse e da dove era apparsa quella pedana, ma quando la sua caviglia fu finalmente libera, raccolse tutte le forze che le erano rimaste e appoggiò il piede per terra. “E’ freddo..” Era strano che una vampira sentisse freddo, all’inferno poi. Ma era a un passo dalla morte, dalla morte vera. Girò appena la testa per guardare Aleesha e abbozzò un mezzo sorriso sofferente. Non poteva ancora permettersi il lusso di parlare, ma in qualche modo doveva ringraziarla e quello era il metodo meno dispendioso di energie.

Aleesha

Non voleva contare troppo sulle poche energie di Dulcinea così, non appena vide il suo piede sulla lastra e la sentì parlare, rapida passò alla seconda caviglia, liberando finalmente la vampira da quella orribile ruota della tortura. "Ecco, ci siamo.. Ora sei al sicuro" Non lo era ancora, non di certo con quel paletto infilato nel petto, ma almeno ora era libera e, una volta fatta sparire la pedana così come era apparsa, prese in braccio l'amica, stendendola a terra dolcemente, in modo da non farle sbattere la testa sul freddo pavimento. "Devo toglierti il paletto, Dulcinea.. Cercherò di fare il più piano possibile, ma non prometto niente.. Poi ti porto via e io e Xavier ti aiuteremo, va bene?" Guardò il paletto per interminabili secondi, aveva paura di farle del male, di poter far peggio. Ma certo sarebbe andata sempre peggio anche lasciandole il paletto in corpo, quanto sangue aveva già perso? Dall'odore le sembrava fin troppo. "Ok, al mio tre.. Respira veloce.. Uno.. Due.." lo estrasse prima del tre, con un colpo deciso.

Dulcinea

Aspettò ad occhi chiusi che l’amica la liberasse completamente dalla ruota sulla quale era stata torturata. Non sentiva più i polsi e le caviglie ma quello che più le faceva male, era il paletto che la teneva sospesa tra la vita e la morte. Cercò di tenersi in piedi come meglio poteva, cercando di far forza sulle sue gambe. Sapeva che Aleesha non l’avrebbe mai lasciata da sola a morire e quando capì che ormai si trovava distesa sul pavimento, aprì gli occhi per guardare l’amica. “Fa male..” voleva che facesse presto, voleva liberarsi di quel paletto e trovare suo figlio che pareva svanito dall’inferno. Ma quando la lupa strappo via il paletto con un colpo deciso, il suo estremo dolore venne fuori sotto forma di un urlo acuto. Un fiotto di sangue schizzò, sporcandole appena il viso. Se sentiva come se le avessero strappato via il cuore ma, man mano che i secondi passavano, avvertiva che la sensazione opprimente che sentiva al petto, stesse scomparendo. Allungò la mano per afferrare quella di Aleesha e la strinse. Poi, dopo qualche minuto, trovò la forza di parlare. “Voglio.. andare.. via..” Non poteva più restare in quella stanza che era avvolta dalla sofferenza non solo di esser stata torturata, ma anche che qualcuno avesse potuto fare le stesse cose al suo bambino.

Aleesha

"Lo so che fa male tesoro, lo so.."
In realtà non lo sapeva, ma poteva immaginarlo. D'altronde non era lei quella che per poco era perita dopo un attacco di Morgan? Probabilmente, si disse, la punta affilata del paletto non andava troppo lontano ai denti acuminati della lupa che un tempo era stata sua madre e che, nel suo cuore, ancora lo rimaneva. Voleva urlare con Dulcinea quando sentì il suo dolore, ma in quel momento doveva dimostrarsi forte, un fermo sostegno per l'amica, ma dentro di sè era veramente dispiaciuta di averle provocato dolore, anche solo per aiutarla. Strinse la mano della vampira, sorridendole cauta ma fiduciosa, come se non si fossero appena rimepite entrambe del sangue di Dulcinea. "Ora ce ne andiamo, Dulcinea.. Ti porto da noi, va bene? Probabilmente Noah e Ren stanno giocando insieme da qualche parte, vedrai che tra un paio d'ore torneranno a casa e tuo figlio vorrà vederti sorridere.." Con attenzione sollevò il corpo della vampira tra le braccia, senza il minimo sforzo apparente, e tenendola stretta a sè iniziò a scivolare fuori da quella stanza degli orrori, attenta a non incrociare nessuno che potesse reclamare quel corpo ferito che aveva con sè.

Dulcinea

Lasciò che la lupa la portasse via dalla stanza, il più lontano possibile da quella sofferenza. Ora che si trovava tra braccia amiche sentiva di potercela fare. Lei doveva farcela perché, nonostante ormai fossero grandi, i suoi figli avevano bisogno di lei. Ren soprattutto. Rimase in silenzio finchè non furono fuori e, una volta in corridoio, lasciò ricadere la testa sulla spalla di Aleesha. Poi sospirò, prima di sforzarsi per parlare. “Vuoi dire che anche Noah non è a casa?” Lei sperava che il piccolo umano potesse sapere dove si trovasse suo figlio, sperava di ricavare informazioni utili da lui. Ma a quanto pare erano spariti entrambi e, dopo quello che avevano fatto a lei, stentava a credere che i bambini stessero semplicemente giocando. Scosse piano la testa. “Non è una coincidenza che siano spariti entrambi, Aleesha..” In quel momento doveva solo pensare a riprendersi, ma il suo primo pensiero erano sempre stati i suoi figli. “E inizio a credere che nemmeno quello che è accaduto a me sia una pura coincidenza..” Parlava intervallando lunghe pause a ogni due parole, ma non avendo più quel paletto nel petto le veniva più semplice cercare di parlare. “Dobbiamo trovarli. Dobbiamo capire chi c’è dietro questa storia, Aleesha..” Ma non era il caso di parlarne nel bel mezzo del corridoio infernale. anche se lei non sentiva la presenza di nessuno oltre a loro due, questo nonvoleva significare che non erano osservate.

Aleesha

"Noah ha scoperto da suo padre cos'è successo tra noi e Maya e ora.. Ora si fa vedere a casa davvero poco e ci evita, non vuole parlarci.." Sospirò "deve prima capire da che parte stare, credo.." Purtroppo per loro Noah sapeva dov'era l'amico Ren, dato che i due si erano visti prima della partenza del vampiro, ma non avrebbe mai rivelato i segreti dell'amico. Poi aggrottò la fronte, immaginava che Noah stesse fuori di casa proprio con Ren, non di certo con qualcun altro o da solo. "Vorresti dire che Ren non è più con te, Dulcinea? E dove può essere altrimenti?" iniziava a temere per l'incolumità del suo di bambino, anche se non era poi così piccola, i ragazzi, all'inferno, crescevano a vista d'occhio. Nel mentre contiò a camminare, attenta ad essere veloce ma cauta allo stesso tempo per non rischiare di provare ulteriori malori alla vampira. "Appena Noah tornerà a casa potremmo chiedergli quello che sa, sta tranquillo.. è vero che siamo all'inferno, ma nessuno qui a motivo di fare del male a te o a Ren.." O almeno era questo che lei pensava.

Dulcinea

Annuì con fermezza. Conosceva la storia di quella famiglia e il modo in cui erano morti lei e Xavier. Poteva benissimo immaginare il desiderio di una figlia che vuole uccidere il proprio genitore, lei stessa provava lo stesso desiderio nei riguardi di suo padre. Ma sapeva che persona fosse Aleesha. Lei i suoi figli li amava. “Mi dispiace, Aleesha. So quanto tieni ai tuoi figli. Entrambi..” Sospirò, mentre si lasciava trasportare lungo il corridoio. Scosse la testa, riappoggiandola poi sulla spalla della lupa. “Non lo vedo da giorni ma credevo che fosse con Noah. Non ho idea di dove sia e sono estremamente preoccupata. L’inferno è pericoloso per un ragazzino come lui..” Lei ne aveva avuto la riprova. Chiuse gli occhi mentre sospirò. “Non lo so Aleesha. Credo che ci siano persone estremamente interessate a mio figlio, tanto da volermi togliere di mezzo. Quello che non mi spiego è come siano arrivate qui..” Non sapeva che suo padre e il padre di Ren, avevano più di un contatto negli inferi. “Spero che Noah torni presto a casa..” e lo sperava non solo per lei, ma anche per l’amica che aveva già dovuto lasciare una figlia. Si lasciò andare a una smorfia di dolore. la ferita al cuore le doleva, era stata davvero vicina alla morte. più di quanto lo era mai stata. se poteva ancora sperare di rivedere le persone che amava, era merito di Aleesha. "Grazie, Aleesha.."

Aleesha

"Credo che siano loro che non l'abbiano ancora capito però, sai?"
Sorrise, mandando sul ridere quella frase che in realtà le metteva davvero trsitezza. Forse Noah no, non era ancora a questi livelli, ma era ormai certa che con Maya un rapporto fosse irrecuperabile. Intanto continuò a camminare, i corridoi si facevano mano a mano più luminosi, sebbene la luce rimanesse pur sempre fioca e tetra come si confaceva a un luogo del genere. "Noah torna a casa la notte, certo tardi per non farsi vedere da noi, ma ritorna.. Ma non c'è Ren con lui, spesso si fermava a dormire da noi, ma se non è con Noah, non saprei cosa dirti.. Qui nessuno lo conosce e, seppur ci sia della pessima gente, non ho mai visto far del male gratuitamente a un bambino" e infatti non era andata così, ma loro certo non potevano saperlo. "Persone tipo chi, Dulcinea?" Intanto, tra camminare e parlare, erano ormai arrivate alle stanze della lupa e di Xavier. Con una pedata degna del fratello, Aleesha aprì la porta, poggiando delicatamente il fragile corpo dell'amica sul divano. "Mi ringrazierai quando ti vedrò stare meglio, poi Ren lo cercheremo insieme e tartasseremo Noah di domande.." Non poteva sapere che quella sera nemmeno Noah sarebbe rientrato.

Dulcinea

“Non è necessario che loro lo capiscano. L’importante è che sia così per te..” Perché una madre, ama sempre i propri figli.. qualunque cosa accada. Chiuse gli occhi quando intrapresero il corridoio appena più illuminato, con le poche forze che le restavano non riusciva di certo anche a sopportare la luce, seppur fioca che fosse. Annuì, lasciando che l’amica la conducesse fin dove lei e il suo compagno risiedevano. “Speravo anche io di saperlo con tuo figlio. Di saperlo a casa tua. Quando ho deciso di venire all’inferno è perché sapevo che avrei potuto contare su di voi” Fece una pausa per riprendere fiato e riaprì gli occhi quando si sentì adagiare sulla superficie morbida del divano. Provò una leggera sensazione di sollievo e si portò una mano al petto dove sentiva che quello squarcio era ancora aperto. “Credevo che qui fossimo al sicuro, ma inizio a credere che lo abbiano trovato” Parlò prima che l’amica le chiedesse di chi pensava si trattasse e, a quella domanda, richiuse gli occhi sospirando “Mio padre.. e suo padre”. Sentiva che le forze le stavano venendo meno e che aveva bisogno di riposare. Non era saggio farlo in quelle condizioni, ma non riusciva a controllare il sonno che, lentamente, stava prendendo possesso del suo corpo. Riuscì ad annuire, nella speranza che Noah avesse potuto aiutarle. Ma non sarebbe andata così. Quella notte, le due madri, avrebbero pianto entrambe la scomparsa dei loro figli.
 
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1701 replies since 26/1/2009, 01:11   41242 views
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