The Return Incidents, Topic di Scrittura

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nith85
view post Posted on 5/5/2012, 16:54 by: nith85
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Il paese dei Balocchi

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Questa notte, dopo l'incontro tra Odile e Catherine.

Fin dalla prima volta in cui aveva sentito piangere quel neonato tra le braccia di sua madre, aveva pensato che lo avrebbe amato per sempre. Si era presa cura di lui ogni momento della sua infanzia, lo aveva aiutato a crescere, a camminare, a parlare. Gli aveva insegnato tutto quello che lei stessa sapeva sulla loro natura ma, forse, non gli aveva mai detto quanto immenso fosse il sentimento che provava per lui.
Seduta sulla sabbia, lasciava scivolare le mani sui granelli che le solleticavano la pelle. Sentiva l’aria salmastra invaderle le narici, pizzicarle la gola ma non era per quello che piangeva. L’alba stava per sorgere e non riusciva a togliersi dalla mente il testo di un libro che aveva letto.

“Mi sono bruciato gli occhi..Impossibilitato a veder la realtà che mi circonda, spaventato dall'irrealtà che sogno, vedo solo la vita che mi ha preceduto, un'esistenza fatta di ricordi e sensazioni assaporate, null'altro mi rimane. “

Un tenue raggio di sole, donava sfumature rosate alla gocciolina che le percorreva la guancia pallida. Non aveva smesso di piangere da quando aveva lasciato il castello di PoG per rifugiarsi in un angolino di spiaggia, completamente sola con se stessa. Voleva estirpare dalla sua mente, dal suo cuore, il freddo che avvertiva. Era come se i suoi sentimenti si fossero congelati nel momento esatto in cui aveva saputo che era stata tradita dal suo stesso sangue. Ma più cercava conforto nel calore della luce appena nata, più sprofondava nel vortice dell’odio. Poteva davvero odiare suo fratello. Lo stava facendo.
Cercò di concentrarsi sull’amore che continuava a provare per Stephan, ma ancora una volta parole dure e pungenti, le riecheggiarono nella mente.

“Mi sono bruciato gli occhi.
Ricordo una notte lontano da casa, vagavo in boschi bui piangendo per la morte della mia amata. Era stata strappata dalle mia braccia per esser sepolta nella terra da un male artificiale, parto dei nostri giorni. Il mio amore era morto con lei, sapevo che non sarei riuscito a guardare un altro viso di donna, non volevo dimenticar il suo dolce volto. Volevo veder esclusivamente lei finchè la morte non ci avesse fatti ricongiungere. “

Si lasciò cadere sulla sabbia, rannicchiandosi come un bambino nel ventre materno. Come il bambino che lei stessa portava in grembo, anche se non ne era consapevole. E chiuse gli occhi, stremata.

Due occhi azzurri fissavano l’immagine disperata della vampira che aveva trovato rifugio sulla spiaggia. L’aveva seguita da quando aveva lasciato il castello e ormai erano ore che era lì fermo nella foresta a guardarla. Riusciva a sentire il suo dolore anche a quella distanza, ma non aveva trovato il coraggio di avvicinarsi a lei nonostante morisse dalla voglia di rivederla. Guardava i suoi lunghi capelli neri sparpagliarsi sulla superficie dorata della spalla. La sua pelle cerea che aveva assunto un colorito più vivo. Inspiegabile per una vampira, ma non era certo quello il momento per porgersi certe domande.
Scese con agilità dal ramo sul quale si era nascosto. Lei stava dormendo ma non poteva lasciarla lì, Armand non avrebbe dovuto ritrovarla perché se fosse successo, sarebbe stata la fine dei giochi. Si mosse con estrema lentezza per raggiungerla. Non voleva svegliarla. Più si avvicinava, più sentiva il senso di colpa montare dentro di lui. Aveva rovinato la vita di sua sorella e lo aveva fatto solo per soddisfare il suo egoismo. Si era trasformato in un mostro solo per appagare se stesso. Quando le arrivò vicino, restò fermo a fissare quel corpo che gli appariva così fragile. Sentiva l’odore di sangue venire dal collo di sua sorella e sapeva cosa fossero quei segni. Chiuse gli occhi e si abbassò su di lei e allungò la mano per toccarle i capelli in una leggera carezza. Catherine si mosse appena, bisbigliando nel sonno.
“Stephan..”
Era come se un paletto gli si era conficcato dritto nel cuore. L’aveva privata della sua felicità e continuava a sperare nel suo perdono. Era da folli. Quel perdono non sarebbe mai arrivato, neppure da una creatura così amorevole come lo era lei. Chiuse gli occhi e si chinò maggiormente per sollevarla tra le proprie braccia. Doveva riportarla a PoG prima che qualcuno, chiunque, si accorgesse della sua presenza. Era la prima volta che la prendeva in braccio. l’ultima volta in cui l’aveva vista era poco più di un bambino mentre in quel momento, tra le sue braccia, sembrava leggera come un soffio di vento. Si girò su se stesso e si incammino lungo il sentiero che, attraverso la foresta, lo avrebbe condotto nella zona dell’isola in cui mai si era avventurato. Camminava lentamente, nascondendosi all’ombra delle altre fronde che facevano da sentinelle sopra le loro teste. Gli animali della foresta stavano iniziando a svegliarsi ma era tutto estremamente silenzioso, come se la natura si inchinasse di fronte al dolore che entrambi stavano provando. Gli sembrava solo di avvertire un lieve sfarfallio, ma pensò che si trattasse di un’illusione. La speranza che sua sorella non avesse perso la sua umanità.
“Perché lo hai fatto..”
Fu la flebile voce di Catherine a rompere quel silenzio. Fu quella domanda a riportarlo alla dura realtà. Lei sapeva cosa era successo e lui non aveva ancora trovato una giustificazione plausibile per il suo comportamento perché ormai si era convinto che quella giustificazione, non esistesse.
“Non dovresti parlare, Catherine. Nessuno deve sapere che sei qui. Ti sto riportando a PoG”
La vampira aprì gli occhi e sollevò la testa per cercare quelli del fratello. Era così cresciuto, era diventato forte e sentiva la sua stretta decisa attorno al suo corpo. Le cadde una nuova e sofferta lacrima.
“Dimmi perché lo hai fatto, Ren..”
Continuò a guardare dritto davanti a se per evitare quegli occhi colmi di dolore. Non sopportava l’idea di vederla soffrire, non sopportava di esser stato lui la causa della sua sofferenza. Non rispose perché qualunque cosa avesse detto, non sarebbe bastata a riportare il sorriso su quelle labbra.
“Il tuo silenzio mi uccide più di quello che hai fatto..”
Credeva di meritarsi una spiegazione perché in fondo a se stessa, sapeva quale era il vero motivo per cui suo fratello si era spinto a tanto. Odile aveva ragione. Armand aveva usato la debolezza di Ren e la sua inesperienza, lo aveva fatto cascare nella trappola di quel mostro con tutte le scarpe. Ma aveva bisogno di sentirselo dire. Voleva sentire la sua voce, voleva che fosse lui a raccontarle come erano andate le cose. Ma tutto ciò che sentì fu..
“Mi dispiace, Catherine.”
Era sincero. Era realmente dispiaciuto e amareggiato. Ma ormai non poteva più tornare indietro qualunque cosa dicesse. Sua sorella aveva pagato le conseguenze delle sue azioni. Avanzò ancora di quale metro, poi finalmente abbassò la testa per guardare quelle lacrime che gli bagnavano la maglietta. Diamine, pensò, cercando di trattenere il desiderio imperioso di uccidere quel vampiro con le sue stesse mani.
“Io giuro che un giorno quel vampiro avrà ciò che si merita.. lo giuro sulla mia testa Catherine”
I suoi occhi brillavano di rabbia. Il pianto di sua sorella lo devastava più di quanto lo devastasse il senso di colpa. Aveva solo 14 anni, era un vampiro molto giovane, ma un giorno sarebbe diventato forte e, quel giorno, sarebbe arrivato quando ormai Armand si sarebbe dimenticato della sua esistenza. Ma Catherine scosse la testa, sollevando una mano per afferrare il mento del fratello.
“Non farai nulla di simile, Ren. L’unica cosa che devi giurarmi è che mi starai accanto. Sempre. Non posso permettermi di perdere anche te”
Non lo aveva perdonato. Il suo dolore non glielo permetteva. Ma non voleva nemmeno escluderlo dalla sua vita, non poteva pensare di non averlo più al suo fianco. Dopotutto quella era una partita ancora aperta e aveva bisogno di contare sulle persone che facevano parte della sua famiglia. Ren aggrottò la fronte lasciando che la rabbia scemasse. Non si aspettava certo un perdono, ma anche il desiderio di sua sorella di averlo ancora nella sua vita gli ricordava quanto fosse stato infimo ciò che aveva fatto.
“Non dovresti nemmeno più volermi vedere..”
Riprese a guardare di fronte a se quando Catherine gli lasciò andare il mento. Sentiva che erano quasi giunti al castello e, presto, avrebbero dovuto dividersi perché Ren era troppo giovane per affrontare gli effetti che il bene aveva sul male.
“Infatti non voglio..”
Lasciò ricadere la testa sul petto del fratello.
“.. ma non durerà per sempre.”
Prima o poi lo avrebbe perdonato. Lo sapeva. Lo sentiva. Ma la sua ferita era troppo fresca per riuscire a provare un minimo di sollievo. Il breve tratto che percorsero, trascorse nel più totale silenzio. Nessuno dei due disse più una parola. Arrivarono nel giardino appena illuminato dall’alba e Ren mise giù sua sorella che con un movimento delle gambe gli aveva lasciato intuire che avrebbe proseguito da sola. Lei si incamminò verso il portone, sempre silenziosa. Lui la guardava allontanarsi con un groppo che gli saliva nella gola. Quanto avrebbe desiderato rincorrerla e stringerla. Ma fu la vampira a voltarsi di scatto e, giratasi verso di lui, iniziò a corrergli incontro per gettarsi finalmente nelle braccia che si erano allargate pronte ad accoglierla. Non si dissero nulla, bastava quell’abbraccio a parlare per loro.
Bastavano le loro lacrime a dire che nessuno, nemmeno il più forte dei vampiri, avrebbe mai potuto spezzare il legame che li teneva uniti.
Condividevano il sangue, erano parte della stessa famiglia, erano nati dalla stessa madre..
.. ma si amavano perché per capirsi, non avevano bisogno di parole.

Catherine&Ren



(Dopo l'abbraccio, Catherine tornerà a casa di Lyra e Matt, mentre Ren tornerà a PoE)
 
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1701 replies since 26/1/2009, 01:11   41234 views
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