The Return Incidents, Topic di Scrittura

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• Mirage
view post Posted on 20/3/2012, 17:12 by: • Mirage
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Londra, oggi all'alba.


Catherine

Nonostante stesse arrivando la primavera, quella notte a Londra era stata fredda. Fredda per il cuore di una vampira che era tornata umana e aveva scoperto cosa era stata capace di fare, che aveva scoperto chi era diventata. Non aveva chiuso occhi ed era rimasta per tutto il tempo distesa sul grande tappeto del salone della casa di Stephan a piangere. Le ore passavano lente, come ogni volta che qualcosa ci tormenta. Le sembrava di essersi appena svegliata da un incubo e probabilmente era proprio così. Stava iniziando ad albeggiare quando, abbassando gli occhi sul proprio corpo, si accorse degli abiti che indossava. Si tolse le scarpe e, in punta di piedi, si avviò verso il bagno per darsi una risistemata mentre le lacrime continuavano a scorrere lungo le sue guance. Non sopportava l’idea che quel modo di vestire, quel modo di essere, aveva fatto parte di lei e, credeva, che se avesse bruciato quegli indumenti quella sensazione di violenza che le sembrava di aver subito, sarebbe scomparsa. Arrivata nel bagno padronale, si fermò davanti allo specchio e appoggio le mani al lavandino mentre fissava attonita il suo riflesso nello specchio. Gli occhi ambrati avevano assunto un colore più naturale, più caldo. Ma erano cerchiati di rosso e incavati in occhiaia viola. Il trucco le era colato e si mescolava alle lacrime sulle guance. Iniziò a passarsi le dita sul volto lentamente, poi aumentando di intensità. Sempre più forte. Voleva grattare via quella faccia, faceva male ma.. non le importava. Si faceva schifo.

Ginevra

In quella casa, nello stesso momento in cui una prima vampira cercava di togliersi la faccia, una seconda vampirina stava girovagando, ma non a caso. Infatti, dopo aver dormito, o meglio cercato di farlo, alcune ore su un divano sotto la vigile compagnia del demone, aveva avuto le umane necessità di trovare un bagno. Se Cathy si trovava nel bagno padronale, Ginevra aveva usato quello di servizio, ma le era bastato per darsi una sistemata, cambiarsi e pettinarsi. Come sempre quando era umana adorava prendere in prestito i vestiti dell'amica, infatti aveva aperto le valige di Catherine, che lei stessa un paio di giorni prima aveva preparato, *rubandole* un maglioncino leggero ma lungo che aveva messo sopra i leggins, infilati negli immancabili anfibi, e così vestita si era messa proprio alla ricerca dell'amica, non trovandola più sul tappeto, dove era sicura era rimasta a singhiozzare fino a poco prima.
"Cathy?" Non le ci era voluto molto per trovarla, proprio ora stava impalata sulla porta del bagno, guardandola mentre disperata si graffiava "Cathy fermati, per piacere.." le andò vicino, prendendole le mani dal viso e stringendogliele, in modo da abbracciarla da dietro e farle smettere la tortura.

Catherine

Continuò a torturarsi il viso finchè non si accorse che Ginevra era arrivata alle sue spalle. Non riusciva ad affrontare quello sguardo nemmeno guardandolo da dentro lo specchio. Sapeva di aver fatto del male alla sua migliore amica e non credeva che sarebbe mai riuscita a perdonarsi per quello. Lasciò che lei le prendesse le mani ma tenne la testa bassa, continuando a piangere senza dire una parola. Sapeva che Ginevra sarebbe stata comprensiva con lei. Sapeva che non era arrabbiata. Ma lei odiava se stessa e credeva di non meritare che una persona come lei avesse chi si prendesse cura di lei. Si liberò le mani e, sempre tenendo lo sguardo rivolto verso il basso, iniziò a togliersi quel vestito che non le apparteneva. Era un gesto simbolico il suo, quasi come se spogliarsi di quegli abiti volesse dire spogliarsi di quello che era stata fino a poco prima di giungere a Londra. Adesso era al sicuro, ma non lo era dal tormento che provava dentro. “Io non ti merito..” Fu l’unica cosa che riuscì a dire mentre il vestivo scivolava verso terra lasciandola completamente denudata.

Ginevra

"Mh ne dubito, forse quella st..upida vampira di Armand non mi merita, ma tu si.." La lasciò spogliarsi da sola, aiutandola solo a districarsi il vestito dai piedi e poi, senza chiedere nulla, riempì la vasca di acqua calda e bagnoschiuma profumato, sedendosi sul bordo di questa mentre aspettava che si riempisse. Purtroppo Ginevra non aveva un carattere facile e, nonostante sapesse che quella non era la sua migliore amica, l'aveva terribilmente infastidita vederla comportarsi in certe maniere, specialmente con il demone. "Ti vestivi addirittura peggio di me.." cercò di sdrammatizzare, indicando l'abito più velato che altro a terra e poi, di seguito, una pila di vestiti puliti che aveva adagiato poco prima di andarle in contro sul portabiancheria. "Soprattutto.." si alzò, di nuovo, spostando un indumento indicando cosa c'era sotto. Il cofanetto di velluto nero e la chiave di casa di Stephan. "Queste cose sono tue, mi dispiace averti rubato gl'anelli, era l'unico modo per farti parlare con me e Dagon.." altrimenti sapeva che li avrebbe evitati come la peste, lei soprattutto. Tornò sul bordo della vasca, chiudendo l'acqua e indicando all'amica con un sorriso stanco la vasca ormai piena di schiuma e fumante di acqua calda.

Catherine

Il bagno era il posto dove solitamente si confidavano e di dedicavano a loro stesse. Era successo in Giappone, nella loro stessa camera e adesso anche a Londra. Catherine si sentiva sempre coccolata quando l’amica le preparava un bagno caldo, ma in quel momento non riusciva a pensare di meritarselo davvero. “No..” Lei credeva di essersi arresa al volere di Armand. Era certa che se avesse lottato contro se stessa con maggiore forza sarebbe riuscita a controllare quel legame. Ma si sbagliava perché era troppo giovane e Armand troppo potente. Si avvicinò alla vasca coprendosi il seno con le mano, come se fosse infreddolita. Tremava ma non era per il freddo.. era sconvolta. Scosse la testa. “Non devi scusarti per niente, Ginevra..” la sua voce era solo un filo, ma le sembrava assurdo che fosse l’amica a dispiacersi per ciò che aveva fatto. Si infilò nella vasca e solo allora lanciò un occhiata verso la scatolina di velluto e la chiave di quella casa. E ancora una volta fu colta da un pianto inconsolabile. Era troppo per lei, affrontare tutto quello. Non poteva perdonarsi, non ci riusciva. “Lasciami sola..” disse tra un singhiozzo e l’altro. In verità non voleva che l’amica andasse via, ma non voleva nemmeno che si prendesse cura di lei che l’aveva ferita senza riguardo. “Sono un mostro..” ed il fatto che lo riconoscesse, voleva dire che ormai non lo era più.

Ginevra

"No cosa, Cathy? Lo sai tu e lo so io che la colpa di tutto questo casino è di Armand. Avanti, mi ha vista vero quando ero sotto l'effetto del sangue altrui? Non mi interessava di niente e di nessuno se non di me stessa.." Rimase a guardarla dal bordo della vasca, non voleva allontanarsi di certo, infatti rimane impassibile li, una vedetta di guardia all'incolumità psicofisica di Catherine. "E tu sei sotto l'influsso del sangue di un vampiro antico, Catherine, e sei maledettamente giovane per avere la forza di poterlo contrastare.." guardò per un istante la scatolina di velluto "Ma il solo fatto che tu abbia conservato quegl'anelli significa che tu c'eri ancora, Cathy, non ti sei persa del tutto.." Quando la vampira ricominciò a piangere non fece altro che allungare una mano per carezzarle i capelli corvini, rimanendo accanto a lei. "No, Armand è un mostro, non pensare mai più qualcosa di simile di te stessa.. Quando tornerà Stephan andrà tutto meglio, ne sono sicura.." Ginevra non aveva ancora pianto ed era lei stessa stupita di non averlo ancora fatto. Quando si trattava di consolare Catherine si dimostrava sempre più forte di quello che in realtà era.

Catherine

Continuò a piangere prima di riprendere fiato per rispondere all’amica “La colpa non è solo di Armand. Non è stato lui a suggerirmi quelle cose che ho detto di te. Non è stato lui a farmi mordere Elros. Sono stata io, Ginevra. Io..” Ma lei non era certo quella persona. Non avrebbe mai morso Elros e, soprattutto, non si sarebbe mai comportata così con la sua migliore amica. Si immerse completamente nella vasca per evitare quella carezza che credeva di non meritarsi affatto. Ma da umana aveva bisogno di respirare quindi riemerse quasi subito, con il volto lavato dalle lacrime. “Io sono debole rispetto a lui. Ma potevo fare qualcosa.. invece mi sono arresa. E ti ho trattata come mai avevo pensato di poter fare..” La guardò negli occhi per la prima volta. Le sembrava che il soffitto le stesse crollando addosso ma non poté trattenersi. Allungò le braccia verso Ginevra che si trovava sul bordo e la strinse, appoggiando la testolina bagnata sul suo petto mentre le lacrime riprendevano a scorrere. “Non merito il tuo perdono. Non merito nemmeno quello di Stephan. Quando sarà cosa ero diventata mi odierà. Lui odia i vampiri, Ginevra. Butterà via quegli anelli e la promessa che rappresentano. Come si può voler sposare una persona del genere? Come si può volere come amica una persona come me? Vi sto rovinando la vita..”

Ginevra

La ascoltò senza interromperla, guardandola riemergere e spingendole a sua volta il volto sott'acqua, con un sospiro, aspettando di parlare quando la vampira sarebbe riemersa per la seconda volta. "Cathy non ti voglio sentire così, va bene? Devi smetterla di compatirti e prenderti tutte le colpe, perchè non le hai, ok? E la cosa che mi fa più male non sono le parole che sono volate mentre non eri te stessa, sono le lacrime che stai versando ora inutilmente.. Quindi, smettila.." però ricambiò la coccola, sorridendo per i vestiti ora bagnati "Meriti di essere perdonata, sia da me che da Stephan.. E lui in tutto questo potrà odiare solamente Armand, tu non hai fatto nulla, non hai scleto tu di diventare una sua vampira.." le prese il viso tra le mani, guardandola con gl'occhi verdi e dolci che si ritrovava da umana "Smettila di piangere e rialzati, lotta per tornare a essere te stessa e, se proprio insisti nel darti delle colpe, allora lotta per farti rivalere con me e Stephan.. Perchè io so chi è la vera Catherine e so che la mia migliore amica mi vuole davvero bene e non mi avrebbe mai detto niente di simile, mai.."

Catherine

Si passò la mano sul volto per ripulirselo dalla schiuma che le arrossava i già lacrimanti occhi castani. Le parole di Ginevra l’avrebbero sollevata se non si fosse sentita tanto in colpa con se stessa. “Non ci riesco a non sentirmi in colpa per quello che ho fatto, Ginevra..” Era più forte di lei. Non poteva evitare di sentirsi così perché quelle cose le aveva fatte lei e, anche se era sotto il controllo di Armand, non bastava a giustificarla. “Ho fatto male e te e a tutte le persone che mi hanno sempre amata. Mi sono comportata come una..” sospirò, abbassando nuovamente lo sguardo sull’acqua che riempiva la vasca in cui era immersa. “..puttana. Solo poche ore fa stavo per lanciarmi tra le braccia di Dagon! Lo capisci Ginevra? Lo capisci?” Non riusciva nemmeno ad alzare il tono della voce. “Faccio schifo, come amica e come persona. Io.. non potrò mai perdonarmi per questo e non lo farete nemmeno voi. Non potete..” Non spettava a lei decidere, ma non si sentiva tale da poter essere perdonata. Continuò a restare abbracciata a lei, mentre piangeva. L’ascoltava e in fondo a se stessa sapeva che non si poteva arrendere, ma era troppo presto per tornare a rialzare la testa. “non ho mai pensato nulla di quello che ho detto su di te. Non ho mai pensato quelle cose su Dagon. Io ti voglio molto più che bene, ma non posso permettere che torni a farvi del male, Ginevra. Non posso.” Perché se fosse tornata la bamboccia di Armand, sarebbe sicuramente ripiombata nel baratro.

Ginevra

"E chi lo dice che non possiamo, tu?" le venne sinceramente da ridere. "Ascolta, Cathy.." alzò gl'occhi al cielo cercando le parole giuste "Ti ho perdonata dal momento in cui sono entrata in questo bagno, anzi no, da ieri notte quando hai iniziato a piangere perchè eri tornata tu, anche se ero ancora leggermente infastidita da.. Quello che era successo.." appunto da come si era comportata con Dagon. "Ma so anche che la mia Cathy non avrebbe mai nemmeno guardato così il mio ragazzo e che quella non eri tu, assolutamente no. Inoltre a parte fare la civetta dalle lunghe vedute non lo hai nemmeno sfiorato" alzò un dito, un po' più seria "in quel caso probabilmente Armand o non Armand ti avrei staccato la testa.." rise, ma era una risata che sotto nascondeva qualcosa di molto più serio perchè nessuna scusa avrebbe retto di fronte a tanto. "comunque.." le lasciò andare la testolina, alzandosi dalla vasca per porgerle un asciugamano "Ora vediamo si risolvere la situazione, va bene? Qui non c'è Armand, ci siamo noi e tra poco ci sarà anche Stephan.. Pensa a questo, e soprattutto al fatto che dovrai iniziare a imparare a cucinare, lavare, stirare e queste fantastiche cose umane.." cercava di cambiare discorso, per non continuare su quella strada che poteva portare Cathy solo a deprimersi di più.

Catherine

Non rispose alla sua prima domanda. Non era lei che poteva decidere chi doveva o non doveva perdonarla, ma poteva pensare di non meritarsi affatto alcun perdono. “Non ho mai pensato di poter andare oltre con il tuo ragazzo, Ginevra” Forse solo un po’ ieri sera, ma non si trattava di reale attrazione per il demone.. era piuttosto un voler indispettire colei che le aveva rubato quella scatolina che aveva conservato così gelosamente. E poi, nonostante lo stato penoso in cui si era ridotta per il legame con Armand, l’amore per Stephan non era mai morto, altrimenti non si sarebbe tenuta gli anelli. “E in quel caso mi sarei meritata la morte. Dopo tutto quello che hai fatto per me e che stai continuando a fare.. anche se continuo a pensare di non meritarlo” Sollevò la testa e la guardò con gli occhi ancora colmi di lacrime. Amava la sua amica e non voleva perderla. Afferrò l’asciugamano e si alzò per avvolgerselo attorno al corpo. I capelli che si appiccicarono bagnati sulla schiena. “Voglio vederlo. Mi manca terribilmente e.. ho bisogno di lui. E’ questo ciò che più mi importa adesso. Ritrovare me stessa. Una parte ce l'ho già qui.." ed intendeva la sua amica "Il resto verrà da se.” Uscì dalla vasca sollevando prima una gamba poi l’altra. Nuovamente si ritrovò ad abbracciare Ginevra, stringendosi forte a lei per trovare conforto. Sapeva che lo avrebbe trovato “mi sei mancata..” E questo era quanto di più vero le potesse dire per farle capire che era davvero rammaricata per essersi comportata in quel modo con lei. Solo il tempo, però, avrebbe potuto risanare le cose completamente. Il tempo e.. l’amore e l’amicizia che erano fondamento della sua vita. Una ,l'amicizia, l'aveva già ritrovata, se mai l'avesse davvero persa. Per l'altra, l'amore, forse doveva pazientare ancora un po'.

Ginevra

"Meglio così.." Ma in cuor suo lo sapeva, perchè di Catherine si era sempre fidata ciecamente, certo della Catherine impazzita si fidava molto meno, ma alla fine tutto si era risolto per il meglio, almeno sperava, ed era inutile rimuginare su cosa poteva succedere se fosse andata a finire peggio. La strinse forte in quell'abbraccio bagnato, baciandole la guancia tiepida. "Smettila, tu ora meriti solo di rifarti una vita, qui, con Stephan, sapendo che ci sarò sempre per te.. Ok?" Poi le sorrise, guidandola verso il tappeto del bagno, per farle tenere i piedi all'asciutto e aiutarla poi ad asciugarsi e cambiarsi "Allora, sai di cosa hai bisogno ora? Di dormire, prima di tutto, o Stephan tornerà e non ti troverà più dietro quelle terribili occhiaie.." accennò un sorrisò, prima di ricambiare un forte abbraccio e annuire alla sua domanda senza rispondere ad alta voce. Che le era mancata lo si leggeva negl'occhi e non poteva essere più felice di ave ritrovato la sua migliore amica.
"E ora andiamo.." furono le ultime parole che le disse prima di guidarla a letto, in quella che l'amica le indicò come la camera di Stephan, e lasciarla li a riposare, sperando che potesse fare un sonno se non pieno di sogni positivi almeno tranquillo.
 
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