The Return Incidents, Topic di Scrittura

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• Mirage
view post Posted on 2/2/2012, 14:28 by: • Mirage
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Ieri sera, Point of Evil

Si era resa conto di aver rimesso piede in camera a ora tarda quando, effettivamente, notò che il cielo fuori dalla finestra ormai era di un blu talmente scuro da sembrare nero, e certamente qualcuno che non scorgeva così bene le tonalità come lo facevano i suoi occhi poteva affermare senza ombra di dubbio che quello non era nient'altro che un banalissimo cielo nero, ovvio come il fatto che fosse ormai notte.
Era talmente distratta che non aveva nemmeno notato l'elfo che, poco prima di sbattergli la porta in faccia, tentava di raggiungerla per consegnarle un messaggio; era assente e con la testa tra le nuvole e sapeva benissimo il perché, anche se era ancora dura ammettere che il sorridere al nulla cosmico davanti a lei era dovuto al solo fatto che, per un istante, il pensiero di un certo demone le aveva sfiorato la mente.
Pensiero dopo pensiero, non aveva nemmeno apprezzato il fatto di aver messo di nuovo piede al villaggio di pomeriggio, di aver visto il sole tramontare, di aver appena appoggiato sul comodino un caffè da asporto che, con tutta probabilità, non aveva gustato come invece si era aspettata quando lo aveva ordinato allo Starbucks e nemmeno del fatto che, se ora si stava togliendo la giacca, era perché all’esterno sentiva di nuovo il freddo, certo non come lo percepiva una creatura normale, ma questi erano gli standard a cui era abituata lei, una mezza vampira.
Finalmente dopo quelli che parvero lunghissimi minuti si rese conto che qualcuno bussava alla porta: il povero elfo faceva solo il suo lavoro di messaggero, ma questo servì solo a riportare la testa di Ginevra sull’Isola quel tanto che bastò per ordinare all’elfo di attendere pazientemente fuori da questa e di aspettare. Era uscita al villaggio per un buon motivo e, ora che se ne ricordava, iniziò subito a togliere dalla borsa gl’oggetti che aveva comprato: candele blu e un incenso profumato. Doveva trovare al più presto Harleen, la strega di cui le aveva parlato Bonnie, per cui doveva eseguire quello che, per lei, era un semplice incantesimo di localizzazione. Era uno dei primi incantesimi che le aveva insegnato sua madre quando, per scherzare, spiavano suo padre mentre lui non era in casa.
Fece spazio sul pavimento, spostando la valigia, ormai vuota, che non aveva più considerato dal suo ritorno a Tokyo. Cathy era tornata, ma l’aveva vista solo di sfuggita in questi ultimi giorni e, sinceramente, non poteva più aiutarla: lei aveva preso la sua decisione e sapeva, perché lo provava sulla sua pelle ora, quanto si può essere testarde in certe occasioni.
Dispose le quattro candele blu in un immaginario quadrato, agl’angoli, una per ogni punto cardinale. Accese l’incenso, sistemandolo poco lontano, lasciandosi per un momento cullare da quell’aroma di erbe speziate, prima di sparire in bagno a riempire un calice d’acqua. In poco tempo ormai la fragranza impregnava la stanza e, immergendosi totalmente nell’incantesimo, si sedette al centro delle candele, chiudendo gl’occhi mentre, come animate da un fantasma, con un tremolio una fiammella apparve sulla candele ora accese. Appoggiò il calice a terra di fronte a lei, prendendo un respiro profondo prima di concentrarsi. Le streghe erano nate come custodi della natura e degli elementi, infatti era da loro che traevano la loro forza ed era a loro che, ora, chiedeva aiuto. In una lingua arcana e sconosciuta sussurrò alcune parole: stava invocando l’Acqua, chiedendo aiuto alla guardiana dell’isola che regnava su quell’elemento. Il contenuto del calice parve tremare, ma durò tutto solo qualche istante. Alla vampira bastò per sapere che Hydor le aveva dato ascolto. Immerse l’indice e il medio della mano destra nell’acqua e, con un movimento circolare e ripetuto, si concentrò intensamente sulla strega di cui aveva bisogno: pensò e ripensò il suo nome più e più volte, perché aveva solo questo di lei, mentre di nuovo sussurrava una litania in una lingua ormai persa da tempo. Ci volle diverse tempo ma, finalmente, l’acqua sotto le sue dita diventò per un attimo un mare in tempesta. Aprì finalmente gl’occhi togliendo le dita dall’acqua e guardandovi dentro. La superficie tornò piatta e calma come uno specchio e, proprio come se fosse un simile oggetto, rifletté il volto bellissimo e terribile di una donna. Sorrise subito, compiaciuta di esserci riuscita, perché era sicura che quella fosse proprio Harleen; ora non mancava altro che dirlo a Bonnie e, finalmente, concludere questa storia.
Di nuovo qualcuno bussava alla porta, si era dimenticata dell’elfo, non c’era da stupirsene, ma non poteva essere lui perché era sicura di avergli imposto il suo potere. Sbuffò alzandosi velocemente cosa che, unita alle energie perse durante l’incantesimo, le fece venire un immediato capogiro.
“Questo perché lo faccio troppo di rado..” si ripromise mentalmente in quell’istante di esercitarsi di più, non poteva stancarsi così per un incantesimo di base. Riuscì comunque ad arrivare alla porta e aprirla, aggrottando la fronte alla scena che aveva davanti: una bellissima elfa le porgeva un biglietto, sorridendole. L’elfo che aveva vicino, invece, la guardava inebetito come fosse stato appena colpito da un fulmine. Gli tolse subito l’imposizione, facendosi passare anche la sua busta e la scatola che la accompagnava e congedando entrambi con un sorriso. Per un istante rimase indecisa se costringerli o meno a uscire insieme, ma poi decise che non erano affari suoi quelli. Buttandosi di peso sul letto iniziò a leggere: la prima era una lettera di Lyra e, appena finito di leggerla, buttò subito giù qualche riga di risposta, le avrebbe poi riscritto per sapere se alla fine Dagon avrebbe acconsentito o no.

Tu sei l’ultima che deve scusarsi quando mi scrive per chiedermi un favore, Lyra, con tutti quelli che ti ho chiesto io finora sono ancora in debito! Comunque, proverò a chiedere a Dagon non appena lo vedrò, sperando di averlo davvero questo *prezioso ascendente*! Mi dispiace che la contessa sia finita in una situazione simile e, anche se la conosco poco, è sempre stata carina con me e mia madre per cui farò il possibile per farlo accettare. Dobbiamo assolutamente incontrarci, avrai capito da te che, alla fine, è stato lui che ho voluto.. Non sorridere, lo so che lo stai facendo! Ti spiegherò però tutto quando ci vediamo, va bene? Non vedo l’ora e grazie per i cioccolatini, sono davvero ottimi! Dai un bacio alle piccole e saluta Matt, se hai bisogno di farli tramortire tutti per qualche ora sai chi chiamare.. Sto scherzando! Lo so che tu sopporti volentieri anche quel caos perché si tratta della tua famiglia! Saluta davvero tutti, ci sentiamo presto, un bacio
Ginevra


Arrotolò il foglietto che, con qualche parola, prese il volo diretto a PoG. Furba, davvero, ecco come far aumentare il mal di testa in pochi attimi. Sospirò, fortuna che non doveva uscire, o almeno era quello che pensava quando si decise ad aprire anche il secondo biglietto.
“Merda..” lo esclamò sprofondando con la testa nel cuscino: chiuse gl’occhi, decisa a farsi passare il mal di testa prima di uscire di casa e andare a cercare il demone. Peccato che non si accorse nemmeno che lentamente si stava addormentando. L’ultima cosa che fece prima di calare completamente nel mondo dei sogni fu sussurrare qualcosa a fior di labbra che suonavo molto come “stupido”, di certo perché aveva deciso di mandarle un'elfa a consegnarle quel biglietto e non un elfo comune. Però era un sorriso quello che le increspò le labbra poco prima di addormentarsi definitivamente. Sorrideva al pensiero del demone, era decisamente tornata se stessa.

Ginevra
 
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